SARO' LE TUE ALI

Post N° 116


Nel pomeriggio arrivò                                    il libeccio, dopo i suoi denti – messaggeri – del mattino Scorrendo sul mare lo spronò e lo convinse a ritenere enormi le notizie di lontano, e il mare corse con lui, quasi tuonando verso la spiaggia. Dialogavano sul filo dell’acqua                                                    e insieme dell’aria, correndo e volando, e si mescolavano in schiuma e in schizzi – bolle dell’acqua e gocce dell’aria – che urlavano e crepitavano                       scansando i gabbiani sperduti lontano (un insetto schiacciato, una foglia strappata) e correvano forte verso la riva Cominciarono le onde a girare più forte (tutte le gocce si mossero insieme) e le correnti si dissero unite per correre a terra a dire qualcosa Il mare si increspò in riccioli di schiuma bianca via via che si avvicinava alla terra conosciuta – il vento si sarebbe disfatto, arrivandoci, finalmente – Sole e nuvole guardavano con trepidazione, reggendosi uno alle altre per non cedere senza soluzione Sulla sabbia, a pochi sassi dall’acqua in tensione, i legni e le alghe cominciavano a muoversi e sbattevano sui pini – iniziatori – del bosco Dicevano che il tempo era quasi finito, che il vento enorme stava per arrivare (con che notizie tanto importanti) Le gocce di sale cominciarono ad attaccarsi sull’erba austera senza dune né appoggi – – un tronco – fermo da poco – tentennò – due volte – L’acqua in polvere arrivò ai cespugli – al mirto, al ginepro, al pino piegato e chiese di vedere i gigli – bianchi di spiaggia e pallidi di mare I cardi piccoli – gialli di sole – dissero là di trovarli, più là – e gli spruzzi arrivarono sempre più numerosi e si spinsero ai gigli – sentinelle del mare I gigli rialzarono le teste già tristi, e attesero e dissero di fare altrettanto ai ciuffi di alghe – impigliati – tra loro I sassi di riva rotolavano – e col crepitare svegliavano il sole prima che se ne andasse Le onde iniziarono a rotolare e a scivolare con crescente rumore (il vento di altri mari, l’acqua quasi sconosciuta) La sabbia era vicina come lo era per quei pini enormi – il vento si sentì più forte, galoppando con il mare fedele La schiuma si ruppe e si rifuse, si mescolò l’acqua con l’aria, ancora, più volte – Le alghe e i sassi sospirarono e smisero                                                                 di tendersi e l’acqua li lanciò prima di tutti verso la riva Da poco lontano le piante guardavano                                                              – arricciandosi al vento, piegando gli steli – e aspettavano ferme tra la sabbia ed il sole (più grasse più alte – più gialle – più nude) L’acqua si capovolse – sempre più con vigore con la sabbia sospesa e la schiuma                                                         affannata Onde sempre più grandi – più fini                                                        – più alte migliaia di forze                             sfrenate                                           bagnate Il vento si accorse che poteva vedere lo aspettavano tutti – inchinati ed attenti Il silenzio era suo – il fragore                                                 del mare e si spinse più in alto più avanti ad urlare                                                     Silenzio.                                                   Attesa.                                    Angoscia sospesa.    Poi (monumento) l’onda si sollevò – il sole – più in alto – di sollievo – luccicò –    e tutto si confuse – nelle voci – di ogni volta –