SARO' LE TUE ALI

Post N° 149


Re e regineC’era una volta un mondo dove vivevano re e regine.Non c’erano un re e una regina ma c’erano più re e regine del popolo stesso.C’era un trono fatato, bastava salirci sopra, mettersi seduto e il gioco era fatto. Per un determinato periodo potevi diventare re o regina. Il posto ovviamente era molto ambito ma l’evento dell’incoronazione era alquanto confuso. Ancora oggi non si è capito quali fossero gli elementi determinanti affinché un comune mortale, in men che non si dica diventasse un re o una regina.Un tempo, ma tanto tempo fa, bisognava essere eroi, combattere contro draghi e guerrieri, oppure essere di sangue blu. Entrambe le cose, ovviamente, difficili da verificarsi.Ma in questa favola, come del resto in ogni favola che si rispetti, le regole erano diverse, gestite da un essere soprannaturale oscuro che si decideva ora a cambiarle ora a ripristinarle. Lanciando qualche sguardo ai suddetti tronisti, re e regine, si poteva pensare che la bellezza fosse una delle virtù per accedere a tale alta carica. Ma poi dopo qualche mese arrivava imminente la smentita ed ecco che prendeva posto su quell’ambito seggio una donna o un uomo sulle cui fattezze c’era molto da ridire. Si notavano denti sporgenti, capelli unti, corpi rotondi. A quel punto la domanda si ripeteva: “Quale sarà mai la virtù nascosta che permette di diventare maestà?”L’essere soprannaturale oscuro,a quel punto, ben contento di tutta l’attenzione ricevuta, decise di aumentare la curiosità della gente e indisse un gioco a premi. Tutti erano invitati, tutti potevano dire la loro e chi riusciva ad indovinare di quale virtù si doveva essere dotati per aspirare al posto di re o regina vinceva un premio succulento. Il gioco avrebbe avuto luogo di lì a due anni.Nel frattempo si crearono le fazioni, la gente si riuniva per scegliere il candidato su cui scommettere. Le soluzioni erano infinite, si cercava di scegliere quella vincente. E intanto sul trono si succedevano persone dalle più disparate caratteristiche. Ora era la volta dell’intellettuale e tutti pensavano che la virtù imprescindibile fosse la coltura. Poi subentrava la velina ochetta e quindi tutti ritornavano all’idea che bisognasse essere solo belli. Quando poi i congiuntivi si confondevano con i condizionali, e i ma però abbondavano, sembrava facile affermare che era l’ignoranza la virtù che bisognava avere. Ma dopo qualche mese l’oscuro essere soprannaturale proponeva una gentil donzella che all’età di 22 anni era plurilaureata, sapeva parlare e per giunta era anche bella e tutti ritornavano dubbiosi ai loro interrogativi.E intanto gli anni passavano, i tronisti si succedevano e anche i punti interrogativi. Essi avevano inoltre la facoltà di scegliere una gentil fanciulla o un gentil cavaliere con cui dividere il loro sogno reale. L’attenzione era tanta e la fibrillazione aumentava all’avvicinarsi della data del fatidico gioco. Tutti avevano preparato striscioni, si erano formate squadre, ognuna con il proprio motto. Il giorno del comizio arrivò e tutte le fazioni erano pronte: i candidati partecipanti erano stati scelti, i vari gadget da distribuire pure. Ognuno sembrava fiero della propria soluzione e tutti erano convinti che la vittoria era nelle loro mani.Nel momento in cui entrò in scena l’essere soprannaturale oscuro tutti zittirono in attesa che parlasse. Disse loro con tono aspro e erre moscia che rendeva la comprensione alquanto difficile: “Benvenuti al gioco “Pevché Ve, pevché Vegina” (perché re, perché regina). Io direi di partire con il gioco. Combatteranno due squadre al giorno. Ogni squadra dovrà scrivere su una tabella il nome del candidato che la rappresenterà. Il candidato dovrà poi posizionarsi ai lati del palco sul rispettivo podio. Io farò loro un questionario, chi sarà il più veloce, potrà rispondermi per primo.Chi indovinerà la soluzione, vincerà 1 milione di euro”Tutti esultarono soprattutto per il premio. Gli scontri andarono avanti per circa tre settimane, ma nessuno riusciva a risolvere il quesito. Ormai tutti si erano dati per vinti.Poi, nel bel mezzo dell’ultima gara, si presentò un omino sulla sessantina, bassino, tozzo, con i baffetti. La folla si azzittì immediatamente. Piano piano salì le scale e come se niente fosse prese il microfono e con accento romanesco disse: “Secondo me, bisogna avè el core bono.” Tutti esplosero in un lungo borbottio di dissenso, fino a quando l’omino scocciato disse: “Boni, state boni:”L’essere oscuro soprannaturale si volto verso di lui e con un sorriso simile ad un ghigno disse: “Bvavo hai vinto! (bravo hai vinto).Nessuno poteva crederci, l’omino coi baffetti era riuscito a vincere, aveva detto quello che nessuno avrebbe mai pensato. Delusi e amareggiati tornarono alle loro case e decisero che non avrebbero mai più partecipato ad un gioco a premi.Dopo molti, ma molti mesi, scoprirono che l’omino con i baffi e l’essere soprannaturale oscuro erano marito e moglie ed entrambi detenevano il potere di scegliere i re o le regine.Tutti tirarono un sospiro di sollievo, almeno la regola fondamentale della loro favola non era stata stravolta: chi si diverte perde, chi fa il furbo vince…