Dovrà passare ancora molto tempo, io credo, prima che la donna possa sedere al suo tavolo a scrivere un libro senza scoprire un fantasma da uccidere, una pietra da scagliare con rabbia.
Virginia Woolf
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La segretaPer chi non la conosce la torre può apparire un labirinto: scale, corridoi, porte, nicchie, camminamenti, feritoie. un dedalo vero e proprio. Isabeau spesso vagava per la torre, la mente persa in mondi lontani, le capitava di affacciarsi dai merli e di intravedere il mare, oppure di disturbare il sonno di un gatto nascosto in una rientranza. Quel pomeriggio il suo vagabondare l'aveva portata ad una massiccia porta che non aveva mai visto, e sì che le sembrava di conoscere bene la torre. Spinse l'uscio e le si parò davanti un'interminabile scala a chiocciola, che sembrava scendere nelle viscere della terra. Per niente intimorita, cominciò l'ardua discesa. Quando ormai disperava di giungere alla fine vide uno stretto budello. L'aria era secca, polverosa, come se da anni nessuno vi avesse respirato. Isabeau non stette a pensarci e si incamminò nel corrodoio. Minuscole edicole vuote si aprivano su entrambi i lati, Isabeau credeva di sapere dove fosse giunta: le segrete della torre. Il silenzio era tale che sembrava assordante. Il budello si restringeva, Isabeau stava per ritornare sui suoi passi, quando dopo una stretta svolta una minuscola nicchia e una parete di roccia. Isabeau ebbe un sobbalzo, senza dubbio quel cumolo grigiastro addossato al muro erano spoglie umane. Rimase immobile per minuti, con il fiato mozzo poi si avvicinò e scorse semisepolto dalle ossa calcinate un libercolo dalle pagine consunte. Vincendo l'orrore e il ribrezzo Isabeau l'afferrò, il libro era tanto fragile che sembrava sul punto di disintegrarsi. Con mani tremanti cominciò a sfogliarlo. Le pagine erano coperte da una fitta scrittura dal carattere veramente antico. Era una sorta di diario. Maggio. Basta ho deciso, parto per la mia sacra cerca. La vita del borgo mi è diventata insopportabile. Domattina sellerò il cavallo e partirò alla ricerca del mio Graal. Luglio. Il borgo è ormai lontano, molte leghe ci separano, continuo a cercare ostinato. Ovunque vada nessuno mi sa indicare la via. Settembre. Sono stanco, sfinito, non conosco riposo da mesi. Ho attraversato pianure, boscaglie, seguito fiumi impetuosi e valicato monti. Tutto vano. Gennaio. Tremo dal freddo e per la febbre. Sono macilento, lacero e sporco. Ma so che esiste e persevero. Marzo. Il cavallo è allo stremo, tra breve sarò costretto a procedere a piedi. Ho perso la cognizione dei mesi, so solo che siamo in luna calante. Una palude metifica si estende davanti a me. Forse all'orizzonte si intravede una costruzione. Volgo i miei dolenti passi in quella direzione. Il giorno dopo. Si, ora ne sono sicuro sto puntando verso una torre, solitaria costruzione in un panorama di morte e desolazione. Sono l'unico essere vivente. Solo il rumore dei miei passi si ode. Ci sono riuscito, sono allo stremo, intravedo una scala a chiocciola e comincio a scendere. Una nicchia e poi un muro di roccia. Oltre non si può andare. Mi accascio al suolo. Eccolo, finalmente, ho trovato il mio Graal: sono immerso nel silenzio assoluto. Chiudo gli occhi e sorridendo mi abbandono ad esso. Isabeau ripone nuovamente il libercolo sulle ossa calcinate. E senza fare il minimo rumore si allontana.  |
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PRIMAVERA
La primavera senza una foglia che potesse venir rovesciata dal vento, nuda e luminosa come una vergine di scontrosa castità, di sdegnosa purezza, si distese sui prati con gli occhi spalancati e attenti e del tutto indifferente a quel che facessero o pensassero quanti guardavano.
Gita al faro
Virginia Wolf
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