Quaderno a righe

Tensing


Primavera inoltrata, catena dell’Himalaya che in sanscrito significa dimora delle nevi e mai nome fu più adatto. Tensing lo sherpa, ha un volto senza età, l’espressione serena di chi conosce il vero significato della vita.Fin dall’infanzia ha sfidato le grandi vette che circondano l’altipiano, per lui i sentieri e le pietraie non hanno misteri. Conosce la fatica fisica e conosce la bellezza sovrumana di quei luoghi in cui l’animo umano si può ricongiungere con gli esseri supremi.Tensing lo sherpa sa che la salita è dura, faticosa, si avanza lentamente, si suda. Niente vegetazione se non ciuffi di licheni. Ovunque pietraie sconnesse, piccoli ruscelli impetuosi d’acqua gelida, vasti anfiteatri morenici. Mentre procede gravato dal suo fardello, non si rende conto di salire, vede solo i suoi passi davanti a lui. Ogni tanto fa una pausa, si ferma a bere un sorso d’acqua e si volta indietro. Solo allora si rende conto di dove si trova, si accorge a che altezza sia arrivato. Succede migliaia di volte eppure prova sempre una sensazione di leggero stupore, la meraviglia di vedersi a quell’altitudine, il punto da cui era partito, il campo base, è laggiù lontanissimo e non riesce a capacitarsi di come abbia potuto percorrere tutta quella strada. Eppure l’ha fatto, il suo corpo, le sue gambe, la sua mente l’hanno portato fin lì, un passo alla volta. Riprende a salire, sempre un passo dietro l’altro, senza fretta. Quassù sul tetto del mondo non bisogna mai avere fretta. La fretta gli taglierebbe il fiato nei polmoni, la salita gli stroncherebbe le energie, dovrebbe rinunciare, tornare indietro. Invece con lentezza, senza forzare, si sale sempre più su, si arriva alla vetta. E lì Tensing vive l’emozione più forte, quella che lo ripaga in un solo istante di tutta la fatica, di tutto lo sforzo, dell’energia spesa per arrivare fin lì. Più in alto c’è solo il cielo, sotto di lui le vallate si alternano a altre cime, ad altre catene apparentemente all’infinito. Ruota lentamente su se stesso, nulla ostacola la vista. Vi sono soltanto aria e silenzio, in ogni direzione. Tensing lo sherpa si sente il padrone del mondo, gli sembra che senza sforzo, solo con una lieve flessione dei muscoli, potrebbe spiccare il volo. Sono momenti intensi. Solo Tensing, l’aria e il mondo intero sotto di lui. Allora in quel momento Tensing lo sherpa non capisce più se un Dio ha voluto concedergli di provare uno dei suoi privilegi o se lui stesso è diventato un Dio.Prima o poi arriva il momento del ritorno, bisogna tornare a valle al campo base. A Tensing sembra ogni volta di sgretolare qualcosa che ha costruito con fatica e dolore. La discesa è più veloce, ma non è meno faticosa, le gambe devono ammortizzare il peso del corpo, i contraccolpi fanno male alle ginocchia, la fatica della salita è ancora tutta lì ad aumentare il disagio. E lo spirito di Tensing che prima si elevava, ora si intristisce perché pensa alle cose banali, al solito mondo gretto che troverà laggiù in fondo alla valle. Lo sherpa Tensing ritroverà tutte le sue povere cose, e sa benissimo che nessuna di esse avrà il valore di quella fatica, di quel sudore, di quella sete, di quel dolore in ogni fibra che l’hanno portato fin lassù, là dove per un istante aveva creduto di poter essere immortale.