Quaderno a righe

Post N° 219


Come ho già avuto modo di precisare più volte questo blog NON è un diario personale ma un piccolo laboratorio di scrittura creativa. E lo si dovrebbere evincere anche dal sottotitolo.Ne consegue che ogni riferimento a persone, fatti o cose è da ritenersi puramente casuale.Nello specifico negli ultimi tre post posso affermare che: non ho uno zio pedofilo, quella lectio magistralis non si è mai tenuta nella realtà e Julie non si è fagogitata il suo uomo sempre nella realtà.Che poi la realtà si avvicini o superi la fantasia di una "modesta scribacchina" come me è cosa notoria.In letteratura, e non solo, esistono i cosiddetti Stereotipi di cui vi allego spigazione tratta da Wikipedia: Nell'uso moderno il termine stereotipo indica una visione semplificata di un gruppo riconoscibile di persone che condividono certe caratteristiche o qualità. Si tratta di un concetto di gruppo, ed è mantenuto da un gruppo sociale riguardo ad altri gruppi. Il termine è spesso usato in senso negativo o pregiudizievole, e gli stereotipi sono considerati da molti come credenze indesiderabili che possono essere cambiate tramite l'educazione e/o la familiarizzazione. Talvolta uno stereotipo è una caricatura negativa (o un inversione) di alcune caratteristiche positive possedute dai membri di un gruppo, esagerate al punto da diventare detestabili o ridicole. Alcuni gruppi hanno cercato, per deliberata strategia politica, di sviluppare nuovi stereotipi positivi per se stessi.In arte e letteratura, gli stereotipi sono rappresentati da situazioni o personaggi prevedibili. Ad esempio, lo stereotipo del diavolo è quello di un personaggio rosso, con corna e forcone, mentre lo stereotipo del venditore e quello di un individuo ben vestito, che parla rapidamente, di cui non ci si può fidare. La Commedia dell'arte italiana era nota per i suoi personaggi e situazioni tipiche. Nel corso della storia i cantastorie hanno sempre attinto a personaggi e situazioni stereotipe, allo scopo di far meglio comprendere al pubblico le nuove storie. Talvolta questi stereotipi possono essere molto complessi e sofisticati, come nel caso di Shylock, protagonista de Il mercante di Venezia di William Shakespeare.Un altro esempio di facile comprensione: il Ragionier Ugo Fantozzi, stereotipo dello sfigato. Personalmente credo di appartenere alla categoria sfigati, ma non mi sognerei mai di mettere al rogo il lavoro di Paolo Villaggio solo perchè mi posso riconoscere nelle sue tragicomiche avventure. Nè tanto meno credo che le migliaia di persone che si chiamano Fantozzi nella realtà si sentano offese o dileggiate.Anzi personalmente mi inchino al lavoro di scrittore di Paolo Villaggio che ha saputo creare uno stereotipo così perfetto dello sfigato.Se non amate o non gradite quello che scrivo semplicemente non leggetelo. E' semplice. Non vi sto certo puntando contro un P38special.Dal canto mio, continuerò a scrivere.LuisaNon cancello nessun commento perchè così tutti si possano fare democraticamente un'idea. E non metterò nessuno in lista nera. Faccio mia una frase di un genio della poesia: "Non ti curar di loro, ma guarda e passa". Loro, in quel caso, per chi non se lo ricordasse sono le anime dei dannati.Grazie