Quaderno a righe

Post N° 222


Fa freddo in chiesa, l'inverno è finalmente arrivato.Mi sistemo in un dei banchi in fondo. Non mi piacciono i funerali, nonostante i miei scritti. Non credo in Dio. Ma voglio un mondo di bene a Lia.E' una chiesa di periferia. Senza alcuna pretesa architettonica. Ben diversa dai piccoli gioielli romanici delle vallate occitane della mia gioventù.La funzione ha inizio. Mi ritrovo senza nemmeno accorgermene a ripetere gli antichi gesti rituali, le antiche parole. Mi furono inculcate assieme all'alfabeto e alle tabelline. Penso che la fede non andrebbe insegnata come una materia scolastica.Sono tutti commossi. Il prete parla di perdono e di vita futura.Il figlio di Lia, sedici anni, sale sul pulpito per leggere parole non sue. Soffoca a stento le lacrime. Non l'avrei certo preteso dai miei figli.L'ultima benedizione. Tutti si affollano attorno ai dolenti. Frasi vuote e convenzionali. Sono una delle ultime ad avvicinarmi. Non dico nulla. So che non esistono parole che alleviano. Stringo Lia forte a me. Le nostre lacrime si mescolano.Lancio un'ultima occhiata alla cassa e al cuscino di rose gialle, le sue preferite.Fuori tira vento. Mi stringo addosso il bomber. Cumuli di immondizia agli angoli delle strade.Non posso fare a meno di pensare a chi mi ha definito squallida, a chi mi ha paragonata a questa spazzatura.La strada è in salita. Faccio fatica, stasera. La gamba mi duole.