poesie & scrittura

I capolavori della scrittura


Questa volta voglio proporre una della pagine, secondo me, più belle e più inquietanti dell'intera letteratura. Si tratta del primo capitolo de "l'ultimo giorno di un condannato a morte" di Victor Hugo. Che dire? Quando lo lessi per la prima volta non riuscivo a credere che un uomo, uno scrittore - seppur illustre maestro immortale - avesse potuto impersonarsi così tanto nel suo personaggio. Il livello di angoscia sale riga dopo riga , pagina dopo pagina. Uno stile impeccabile. Masterpiece!**************************************************Condannato a morte!Sono cinque settimane che io vivo con questo pensiero: sempre solo con esso, sempre agghiacciato dalla sua presenza, sempre curvo sotto il suo peso!Un tempo, poiché mi sembra siano passati anni e non settimane, io ero un uomo come tutti gli altri: ogni giorno, ogni ora, ogni minuto aveva le sue fantasie: e il mio spirito, giovane e ricco, si divertiva a snodarmele davanti l'una dopo l'altra senza alcun ordine o regola ricamando di arabeschi infiniti il tessuto di questa misera vita.Erano ragazze, splendide cappe d'arcivescovo, vinte battaglie e teatri illuminati e sonori; e ragazze ancora e solitarie passeggiate, di notte, sotto le larghe braccia dei castagni... Era sempre festa nella mia immaginazione: potevo sempre pensare a quel che volevo, ero libero!Ora, invece, sono carcerato.Il mio corpo è in catene in una cella e l'anima è prigioniera d'una idea: un'orribile, atroce, implacabile idea: non ho più che un pensiero, che una convinzione, che una certezza: condannato a morte!Qualsiasi cosa io faccia questo pensiero infernale è sempre lì, solo e geloso ai miei fianchi come uno spettro di piombo che mi toglie ogni distrazione,con gli occhi sempre fissi nei miei, sempre pronto a scuotermi con le sue mani di ghiaccio non appena voglia girare la testa od abbassare le palpebre. Si insinua in tutte le maniere là dove cerca di fuggirlo il mio spirito, si mischia come un orribile ritornello a tutte le  parole che mi rivolgono, mi assedia  quando sono sveglio,  spia il mio sonno agitato e infine come un orribile coltello  mi appare nei sogni. Allora mi sveglio di colpo, e balzando a sedere spaventato da tale visione esclamo: «Ah, non era che un sogno!».Ebbene, prima ancora che i miei occhi pesanti abbian potuto aprirsi abbastanza per contemplare questo spaventoso pensiero scritto nell'orribile realtà che mi circonda, sul viscido e trasudante pavimento della cella, nel pallido lume della lucerna, nella tela grossolana dei vestiti, sulla tetra figura del soldato di guardia la cui giberna luccica al di là dello spioncino, mi sembra che una voce mi abbia mormorato all'orecchio: «Condannato a morte!». tratto da:"L'ultimo giorno di un condannato a morte" - Victor Hugo - tit. originale "Le Dernier Jour d'un condamné" 1829