Ultime visite al Blog

cielostellepianetikaren_71m12ps12lightdewDesert.69Miele.Speziato0amorino11Aashicassetta2iltuocognatino1aramar1959surfinia60prefazione09ReCassettaIImoon_I
 
 

Ischia luci e ombre sullo sviluppo

di Giuseppe MazzellaIschia luci e ombre sullo sviluppo - Giuseppe Mazzella

 

Socialismo liberale - Carlo Rosselli

Socialismo liberale - Carlo Rosselli

 

 

Corriere della Sera

Caricamento...
 

Il Dispari

Caricamento...
 

Repubblica

Caricamento...
 

Ischiablog

Caricamento...
 

Regione Campania

Caricamento...
 
Creato da: enzo.decostanzo il 31/03/2010
" Giovani,vi auguro di scaldare il vostro cuore con il calore di un ideale" (Sandro Pertini) isolano,liberale,socialista

 

 

Grilli votanti (e votati) - dalla rivista Mondoperaio

Post n°72 pubblicato il 08 Luglio 2011 da enzo.decostanzo
Foto di enzo.decostanzo

 

 


Gianfranco Pasquino - Nelle elezioni comunali di Bologna svoltesi il giugno 2009, il Movimento Cinque Stelle ottenne 7.428 voti (3,3%). Meno di due anni dopo, nel maggio 2011, ha quasi triplicato i suoi voti 17.778 (9,4%) diventando il quarto partito in città e arrivando vicinissimo alla Lega Nord che, anche grazie alla candidatura a sindaco del suo leader, ha ottenuto 20.268 (10,7%). Dunque, nella città di Bologna, i grillini, come vengono chiamati, risultano particolarmente forti, ma il loro successo non può essere spiegato semplicemente con la rumorosa, assidua e pittoresca frequentazione di Piazza Maggiore da parte di Beppe Grillo, anche se questa frequentazione è, di per sé, un segnale interessante.
Riscontrare che in una città abituata ad essere governata da un, persino troppo serioso, partito come il PCI, lo sberleffo alla politica tradizionale, che continua quasi imperturbabilmente, ad essere impersonificata, nonostante sconfitte e scandali, dagli eredi di quel partito e dai non meno ingessati eredi dei democristiani, anche nella loro nient’affatto dinamica o divertente, versione prodiana, il Movimento Cinque Stelle attragga al voto quasi ventimila persone, merita una spiegazione approfondita.
Escludiamo, anzitutto, che la lista Cinque Stelle abbia avuto un suo potenziale di attrazione rappresentato da candidati più o meno famosetti che venissero dallo spettacolo: tutt’altro. A cominciare dal loro poco più che ventottenne capolista, Massimo Bugani, nessuno dei candidati ha avuto numeri molto elevati di preferenze.
La spiegazione del successo va, pertanto, cercata altrove, non soltanto nel voto, pure preponderante, dei giovani, non necessariamente soltanto studenti universitari (molti dei quali sono “fuorisede”, quindi senza diritto di voto a Bologna). La mia chiave di lettura si indirizza verso tre fattori che definisco sinteticamente:

  1. critica della politica e antipolitica;
  2. rigetto del Partito Democratico;
  3. utilizzazione delle risorse della politica.

Quanto al primo fattore, chiunque abbia ascoltato gli infuocati comizi di Beppe Grillo, e quelli tenuti a Bologna erano, se possibile, i più infuocati, vi coglie non una, ma due componenti significative.
Da un lato, vi si ritrova, quasi inevitabilmente, una sorta di qualunquismo di sinistra che consiste nel dichiarare tutti eguali i partiti e i loro dirigenti, nel rifiutare qualsiasi distinzione fra destra e sinistra, nell’affermare che il problema sta proprio nella politica come la vediamo e la conosciamo (quantomeno in Italia), come viene fatta “da loro”, tutti gli altri. Ne consegue che niente di questa politica può essere riformato, tantomeno dai suoi protagonisti, né a Roma né nelle realtà locali. Dunque, tutta, ma proprio tutta, questa politica deve essere stracciata.
Dall’altro lato, però, Grillo ha lanciato varie parole d’ordine, a cominciare dai limiti ai mandati, che segnalano non antipolitica, ma critica della politica e delle istituzioni e indicazioni di riforme, ancorché con cedimenti populisti, praticabili. Naturalmente, è una critica rozza, che non si confronta con visioni diverse, ma che, comunque, tiene conto delle realtà esistenti. E’ un po’ più che una semplice protesta urlata; contiene anche qualche proposta, discutibile, come ho detto e ripeto, ma certamente attraente per un “pubblico”, incuriosito e incazzato, che politicamente non è raffinato e neppure intende diventarlo.

Chi più del Partito Democratico, erede del vecchio PCI, non particolarmente lucidato a nuovo, rappresenta, a Bologna più che altrove, con i suoi riti, con il suo stile, con le sue procedure, con il suo linguaggio e con i suoi comportamenti, tra arroganza del potere e condiscendenza, la cattiva e fatiscente politica tradizionale?
Dunque, chiunque desideri una politica diversa, abbastanza rinnovata, più dinamica è costretto a scontrarsi con i Democratici e con il loro aggressivo e granitico apparato, cementato dall’accesso ad una molteplicità di posizioni di potere politico, economico e sociale.
Il PD è l’avversario logico e naturale, imprescindibile di chiunque voglia vedere e praticare a Bologna una politica diversa, più aperta, più dinamica, più trasparente.
A Bologna, le botteghe oscure ci sono ancora, eccome. Chi critica il PD, e, nonostante i tentativi di un neo-segretario provinciale intenzionato a svecchiare e riformare, continua ad esserci molto da criticare, raggiunge facilmente una parte di elettorato, genericamente sinistreggiante, che quel partito non lo voterebbe che in casi assolutamente eccezionali e che, se trova un’alternativa non impegnativa, vi ci si orienta.
Il Movimento Cinque Stelle ha offerto a questa parte di elettorato un’alternativa soddisfacente e non impegnativa. E’ un’alternativa preferibile all’astensione indignata e sdegnata poiché consente di contare il seguito ottenuto dal Movimento, di fare uno sberleffo e di continuare in Consiglio Comunale e in città come spina nel fianco del Partito Democratico. E’ la premessa di una guerriglia praticabile nel Consiglio comunale.

Di più, al momento, è impossibile dire anche se, nel Consiglio Regionale dell’Emilia-Romagna, la “guerriglia” dei grillini non è finora parsa particolarmente incisiva, mentre il precedente Consiglio Comunale di Bologna è durato troppo poco per consentire una valutazione. A occhio, direi, anzitutto, che le istituzioni e le loro regole costituiscono uno strumento potente per “disciplinare” gli eventuali guerriglieri.
Aggiungo che, per intraprendere un’efficace guerriglia, bisogna disporre di guerriglieri consiglieri eccezionalmente preparati, conoscitori delle tecniche di legislazione e delle dinamiche delle Commissioni e dell’Assemblea e dei loro regolamenti.
Al momento è del tutto lecito dubitare che i grillini partano già “imparati”. Poi si vedrà quanto davvero vorranno imparare con attenzione, impegno, pazienza e se non si limiteranno alla politica dell’annuncio e della ricerca della visibilità, a Bologna entrambe alquanto difficili, a scapito della qualità del loro lavoro.
Quanto al terzo elemento che spiega il successo bolognese dei grillini, potrei cavarmela con una espressione inglese: nothing succeeds like success, ovvero il successo produce successo. Non è, però, un fattore di carattere psicologico, tantomeno di psicologia delle masse, anche se il successo evidenzia che un voto ai grillini non è un voto buttato, sciupato, a perdere. Andati inaspettatamente bene nelle elezioni comunali del giugno 2009, i grillini sono riusciti, non so quanto consapevolmente, a sfruttare l’abbrivio anche nelle elezioni regionali dell’aprile 2010.
Sono stati notevolmente favoriti sia dallo scandaloso sindaco breve Delbono sia dal fatto che il partito dominante in Emilia-Romagna è ugualmente il PD, con molti degli stessi inconvenienti del PD bolognese, sia, infine, dal fatto che il candidato alla Presidenza della Regione, Vasco Errani, infrangeva proprio il principio (se non addirittura la norma di legge) relativo all’eleggibilità per più di due mandati.
Dopodiché, a sua volta, il successo alle regionali ha funzionato da volano che è arrivato fino a Rimini alle cui elezioni comunali del 2011 i grillini hanno ottenuto un esito altrettanto clamoroso di quello di Bologna. Al proposito, preferirei aggiungere e sottolineare un elemento che fra i commentatori e gli utilizzatori appassionati della rete, dei blog, di Facebook e Twitter è andato sostanzialmente perduto: il radicamento (dentro le istituzioni).


Ovviamente, il Movimento Cinque Stelle non costruisce sezioni, non lavora per circoli, non tessera i suoi aderenti e sostenitori, ma, una volta entrato nelle assemblee elettive può fare ampio uso delle loro dotazioni. Si ritrova, dunque, ad avere soldi da spendere per l’attività dei suoi consiglieri, modalità di diffusione delle loro posizioni e iniziative, personale, spesso competente, a supporto sia legislativo sia operativo sul territorio. A questo punto del percorso, il Movimento Cinque Stelle è pervenuto ad un bivio, analitico e politico. Qualcuno potrebbe giustamente interrogarsi se i grillini non dovranno presto fare i conti con le compatibilità. Chi sta in un’Assemblea, regionale e/o comunale, è obbligato a tenere in grande conto le regole di funzionamento di quell’Assemblea.
L’integrazione, l’assimilazione, l’addomesticamento potrebbero essere dietro l’angolo. Qualcun altro potrebbe, invece, sostenere che insediandosi in una pluralità di assemblee elettive, i grillini si mettono “in rete”, possono connettersi e si preparano a diventare un movimento su scala effettivamente nazionale. Max Weber che, ne sono sicuro, sta seguendo il fenomeno con la massima attenzione, parlerebbe di potenzialità, forse, di necessità, di forme di istituzionalizzazione. Sarebbe, però, anche incline a sottolineare che i demagoghi, di cui Grillo è un esemplare, non sanno, non vogliono e spesso non riescono a istituzionalizzare le loro creature.
Nelle società dalle quali sono scaturiti e nelle assemblee nelle quali sono penetrati, i grillini non operano privi di avversari e di contraddittori. Il Partito Democratico bolognese, non avendo, questa volta, avuto bisogno di quei voti per il ballottaggio, potrebbe fare spallucce nei confronti del Movimento Cinque Stelle. A Milano, nonostante gli inviti di Grillo a non scegliere né la destra né la sinistra, entrambe, secondo lui, inesistenti, più dei due terzi degli elettori a Cinque Stelle è confluito su Pisapia, mentre quasi tutti i rimanenti altri grillini hanno preferito l’astensione allo screditato centro-destra.
Laddove il Partito Democratico governa saprà tornare, se necessario, alla strategia applicata efficacemente nel passato, ovunque possibile: la cooptazione.
L’offerta di cariche, ad esempio, qualche presidenza di commissione consigliare, è spesso irresistibile. Naturalmente, porta con sé qualche inevitabile costrizione, a cominciare dalla responsabilizzazione e dal coinvolgimento nelle decisioni. In politica, è impossibile restare purissimi e immacolati.
Qualche grillino obietterà e si opporrà alla cooptazione e al coinvolgimento. Tensioni interne faranno la loro comparsa. Assisteremo, forse, a scomuniche. Quando poi si andrà alle elezioni generali, il Movimento Cinque Stelle dovrà prendere decisioni della massima importanza alla luce della probabilità che quelle elezioni vengano decise da un pugno di voti. E le decisioni prese, da chi? dal solo Grillo?, a livello nazionale avranno grandi, forse enormi, ripercussioni sui grillini e sul loro elettorato a livello locale.
Tuttavia, sarebbe opportuno non sottovalutare le turbolenze che i grillini, unitamente ad altri spezzoni della sinistra, sono in grado di causare all’alleanza ampia necessaria affinché uno schieramento di centro-(trattino)-sinistra sia in grado di portare una sfida credibile al pur azzoppato centro-destra.


Da qualunque prospettiva lo si guardi, il fenomeno dei grillini rivela, nel bene e nel male, l’esistenza di un problema, non post-politico, ma tutto politico: la difficoltà, non tanto di creare uno schieramento sinceramente, convintamente e convincentemente riformista, ma di costruire una cultura politica riformista. E’ un’operazione che richiede pazienza e non si risolverà in una tornata elettorale, ma che continua a sembrarmi tanto sottovalutata quanto lontana; anzi, posticipata. Certo, primum vincere, ma quando philosophari?

 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 
 

Il Comune unico Isola d’Elba in attesa della nuova legge regionale sul riordino istituzionale

Post n°71 pubblicato il 21 Giugno 2011 da enzo.decostanzo
 
Foto di enzo.decostanzo

 

 

 

In un convegno organizzato dal PSI sabato 18 giugno in Regione a Firenze l’assessore regionale Nencini ha presentato alla stampa ed ai gruppi del Consiglio le linee guida della legge di riordino istituzionale che l’assessore definisce una rivoluzione nell’organizzazione delle istituzioni pubbliche in Toscana. In effetti il disegno di legge intende sia ridurre i costi della spesa pubblica, sia avviare la semplificazione e la facilitazione dei rapporti cittadini – amministrazioni pubbliche ed anche eliminare enti intermedi e incentivare fusioni e unioni di comuni e aggregazioni di province per la determinazione dell’area vasta.
Un vero intervento incisivo sull’attuale struttura delle pubbliche amministrazioni in Toscana che risulta – dice l’assessore – la regione che costa di più in termini di spesa pubblica, subito dopo la Sicilia, per numeri di enti e di dirigenti , come del resto per numero di piccolissime imprese con una percentuale di addetti dell’1,9% ad impresa e quindi con tutte le conseguenze del caso nei confronti dei processi della globalizzazione. La legge intende intervenire sugli attuali modelli istituzionali che sebbene godano ancora dell’accorpamento dei piccoli comuni di epoca granducale e di un principio di federalismo fiscale per le entrate proprie, devono vedere il superamento dei cosiddeti comuni polvere, delle comunità montane con le Unioni dei Comuni, la valorizzazione delle Province con assegnazione di funzioni obbligatorie e altre delegate per le grandi infrastrutture a seguito di associazione delle stesse province. Una particolare attenzione la legge la riserva alle aree disagiate come quella dell’Arcipelago toscano che in Italia costituisce il terzo complesso insulare e alle zone di montagna dove più forti sono i disagi per gli abitanti per i servizi pubblici, scuole, sanità, assistenza, poste, banche e che di conseguenza necessitano di aiuti non solo economici. Orsini a nome del Comitato è intervenuto per sottolineare come all’Elba, che rientra appunto fra le zone che l’assessore ha definito disagiate, si sta lavorando nella direzione della legge in discussione ma ha richiesto un intervento più significativo sugli incentivi infrastrutturali per la connessione a banda larga per la mobilità con i trasporti marittimi terrestri ma anche aerei per quella continuità territoriale sempre reclamata e poco realizzata, specie per le emergenze socio sanitarie. Una diversa attenzione –inoltre – ha concluso Orsini- va attribuita anche agli incentivi economici che, se si devono escludere gli esoneri fiscali richiesti, devono essere incrementati per la fusione dei comuni anche in proporzione del numero dei comuni che si fondono e anche in deroga al patto di stabilità senza dimenticare la necessità di istituire i municipi per la rappresentanza e la valorizzazione delle realtà locali.
L’assessore Nencini ha preso nota di tutte le osservazioni presentate, soprattutto dall’UNCEM, l’ associazione delle Comunità montane e dei piccoli comuni e al termine c’è stato unanime riconoscimento che prima dei costi della pubblica amministrazione occorre preoccuparsi del funzionamento degli enti locali nei rapporti soprattutto dei cittadini rappresentati e allora non importerà o comunque non sarà rilevante la permanenza del sindaco “della porta accanto“ quanto di un sindaco che sappia dare risposte ai cittadini di quelle zone disagiate.

 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 
 

Romano Prodi a Forio

Post n°70 pubblicato il 20 Giugno 2011 da enzo.decostanzo

 

 

 

Prodi nell’isola d’Ischia domani alle ore 20,30 per un incontro promosso dall’Associazione «Terra e le cantine di Pietratorcia» nell’antica libreria Mattera, in via Marina, 11 a Forio, nei pressi della Chiesa di San Gaetano. Il titolo della conversazione, che vedrà protagonista l’ex presidente del Consiglio, è «Riflessioni intorno al mondo». Conduce e «provoca» il dialogo con l’ex leader dell’Ulivo, il direttore del Mattino, Virman Cusenza, introduce Franco Iacono, presidente dell’associazione Terra.

 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 
 

ISCHIA,IL REFERENDUM E L'ELOGIO DELLA COSCIENZA

Post n°69 pubblicato il 14 Giugno 2011 da enzo.decostanzo
Foto di enzo.decostanzo

                    

Sulla eccessiva soddisfazione che gli addetti ai lavori ai vari livelli istituzionali hanno espresso nell' elogiare il " voto di coscienza" degli ischitani,ci sarebbe molto da obiettare.Fatto salvo alcune eccezioni e rare occasioni,la politica locale ha abdicato al ruolo di indirizzo sociale e democratico di cui è deputata.

La coscienza cosi come la intendiamo noi,nel caso specifico,presuppone ad uno stato interiore di conoscenza,che porta gli individui ad avere la consapevolezza di distinguere tra ciò che è bene e ciò che è male per la crescita della nostra comunità.

Non possiamo non registrare che buona parte di quel 70% di cittadini che ha disertato le urne non è stato sufficientemente e "coscienziosamente" informato da chi oggi abusa entusiasticamente dell' esercizio di voto consapevole.

Chi si è dileguato in questo tempo,non assumendosi la responsabilità di sensibilizzare al voto la popolazione risponderà del proprio operato.Perchè presto o tardi i fatti si incaricheranno di determinare i loro fallimenti politici.

 

SPONTANEISMO RIFORMISTA E MUNICIPALISMO DIFFUSO

Il dato interessante che emerge a favore del Comune Unico deve per forza di cosa far riflettere chi un domani dovrà deliberare.Esso presenta una consistente fascia di elettorato e cittadini che in maniera omogenea,nell'alveo delle autonomie locali,è propensa al cambiamento.

Migliaia di uomini e di donne che attendevano la stagione delle riforme;si sono dati appuntamento il 5 e 6 giugno,speranzosi che il rilancio passi attraverso la semplificazione amministrativa del quadro istituzionale.Un Movimento riformista che si è manifestato in natura spontanea,trasversale,che si è informato sui benefici della riforma,sui vantaggi che essa apportava.Ben consci che non si sarebbero perse le identità,le tradizioni, i campanili e men che meno non si sarebbero smarrite le "pecorelle" nel bosco,cosi come alcune dichiarazioni della vigilia lasciavano presagire.

Il fatto stesso che il SI al Comune Unico abbia vinto con percentuali ragguardevoli in tutte le sezioni dell' isola - roccaforti comprese - lascia chiaramente intendere il segnale forte lanciato dalle popolazioni.Il bisogno di un Municipalismo diffuso,dove poter valorizzare periferie e micro-distretti turistici finora rimasti al palo e senza pianificazione.Costretti ad organizzarsi singolarmente e con poche risorse.

Rimodellare il decentramento,dandogli un centro decisionale che dettasse le regole ed il rispetto delle stesse in modo capillare,che agevolasse la governabilità del territorio,con meno sprechi,più rigore e regolamentasse gli squilibri socio-economici,sviluppando politiche comprensoriali di riordino ambientale e turistico.

 

DEMOCRAZIA ORGANIZZATA IN CONTESTO LIQUIDO

Bisogna dircelo,l'isola d' Ischia ed i suoi abitanti non brillano certo in iniziative e partecipazione a sostegno delle problematiche che interessano i grandi temi,o perlomeno dopo una iniziale dichiarazione d' intenti lasciano scemare i buoni propositi.

Norberto Bobbio,fine filosofo e pensatore della Democrazia scriveva che : " il referendum è l'unico istituto di democrazia diretta di concreta affidabilità e di effettiva applicazione nella maggior parte degli Stati ad avanzata democrazia,è un espediente straordinario per circostanze straordinarie."

Gli ischitani non hanno saputo o voluto cogliere la straordinarietà del referendum,peraltro consultivo,e quindi non vincolante ai fini di una futura Legge Regionale. Ma ci chiediamo : sono stati messi nelle giuste condizioni di interpetrarlo ?

Perciò assumono rilevanza quel 30 % di isolani che si sono assunti " l'onere" e l'onore di parteciparvi.Che hanno finalmente "deciso di decidere" .Il restante 70 % rappresentano un variegato miscuglio liquido in cui c'è di tutto.

Dalla disaffezione alla politica (con la scomparsa dei partiti),gruppi ed individui con interessi di parte,alla disinformazione pilotata e non,all'ostruzionismo dei capi-tribù,fino ad arrivare a chi aveva le più disparate ragioni,vuoi per disinteresse,distanza,salute,cultura,religione.

Quindi un 30 % di elettorato a cui affidare le chiavi della Democrazia e della speranza.Un blocco di Democrazia organizzata che corrisponde alle esigenze del territorio,che si è solidificata sul campo in un contesto socio-culturale liquido e non certificabile.

 

POPOLO DELLA RETE E TRASVERSALITA'

 

Desidero ringraziare i numerosi aderenti del Movimento per il Comune Unico,nato su Facebook grazie all'iniziativa dell' indomito Giuseppe Mazzella,socialista ed azionista.Il gruppo che con un confronto civile,argomentato,ha affrontato il dibattito tra la società civile,allargandolo sopratutto ai giovani.Un esperimento di partecipazione e trasparenza democratica attraverso lo strumento della rete in cui tutti indistintamente ci hanno messo la faccia,chi più e chi meno sono passati dal virtuale al reale : lasciando da parte ideologie politiche e culturali - cosa non facile - nell' interesse unico dell' isola d' Ischia.

Sovente ci si è interfacciati con l' Acuii del compianto Nello Mazzella,indimenticato riformista.Crediamo di aver reso un buon servizio informativo alla collettività,avvicinando molti cittadini ad una scelta consapevole ed inoltre che i mesi ,le settimane,le ore di sonno e tempo libero perse siano state spese bene.

 

IL RIGORISTA CALDORO ED IL DECISIONISMO

 

Il compito che attende il Presidente Stefano Caldoro alla guida della Regione Campania non è tra i più semplici.Il rigore della spesa ed il deficit dell' Ente Regionale non gli consentono ampi margini di manovra.Il fuoco amico prima,l'impopolarità dopo potrebbero diminuire la spinta liberale e modernista della Regione.A Lui ed a tutti i rappresentanti dei partiti di centro-destra e centro-sinistra presenti in Consiglio Regionale chiediamo decisioni ed atti non più rinviabili per le aspettative del nostro territorio.Che sappiano avvalersi del parere di quelle migliaia di cittadini che hanno risposto al quesito referendario.Invochiamo decisionismo,è impensabile continuare a restare divisi,pressochè immorale lo sperpero di denaro pubblico derivante dalle sei aziende per la raccolta dei rifiuti sull' isola,con sei modalità d'intervento diverse.Solo questo esempio basterebbe ad incidere d' imperio,valutando una possibile Legge Regionale.

Il Vento del Comune dell' isola d' Ischia soffierà fino alla sua istituzione; potrebbero volerci anni,ma sarà allora e solo allora che si arresterà

 

Vincenzo De Costanzo

 

* Membro Movimento per il Comune Unico

* Aderente Partito Socialista Italiano

* Autore Blog " Socialisti d' Ischia"

 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 
 

Proposta - di Maurizio Mennella

Post n°68 pubblicato il 08 Giugno 2011 da enzo.decostanzo
Foto di enzo.decostanzo

Maurizio Mennella - E’ vero che le Amministrazioni dei Comuni dell’Isola di Ischia sono prese da tante problematiche e sicuramente in questo periodo la mole di lavoro và aumentando per l’arrivo dei tanti ospiti che ci onorano della loro presenza, ma la “salute è la prima cosa”.

Il nostro Ospedale sta morendo, con un personale sanitario che fa i salti mortali per tirare avanti e due medici morti di infarto per lo stress accumulato negli ultimi mesi e l’ischitano se ne frega. Stà a casa sua e non fa nulla tanto in questo momento non tocca a lui. Ma quando succederà si troverà solo come si stanno trovando soli i tanti malati che in questo periodo hanno bisogno di un assistenza adeguata e i tanti sanitari che operano e lavorano in condizioni disumane.

Nel contempo le opposizioni fanno un opposizione da caserma, invece di sollevare le problematiche vere della nostra comunità. Perché non far nascere un’opposizione popolare e iniziare ad interessarci delle problematiche esistenti nei servizi erogati dall’Asl e di quelli erogati dal nostro Ospedale e iniziare a chiede spiegazioni e garanzie?

 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 
 

Il No silenzioso al Comune dell' isola d' Ischia ed il vento della Speranza - Giuseppe Mazzella

Post n°67 pubblicato il 07 Giugno 2011 da enzo.decostanzo
Foto di enzo.decostanzo

 

Il Referendum consultivo, indetto – ai sensi di legge – dalla Regione Campania per conoscere il “ parere” delle popolazioni interessate all’ unificazione amministrativa dei sei Comuni dell’ isola d’ Ischia, è stato respinto. Ma non è stato respinto perché i NO hanno prevalso sui SI come ci si aspetta da una consultazione referendaria .Tutt’ altro. E’ stato respinto perché una consultazione referendaria è valida quando vota il 51% degli iscritti alle liste elettorali. Poiché  gli elettori iscritti alle liste elettorali dei sei Comuni erano 52948 il quorum era di 26475. Hanno votato soltanto 15081 elettori pari al 28, 48% e quindi poiché non si è superata la soglia del 51% la consultazione potrebbe definirsi inefficace o non valida. La  maggioranza degli ischitani ha quindi manifestato con il silenzio, il non voto, la sua contrarietà al Comune Unico  – come invitava a fare il fronte eterogeneo del NO costituito  da un “ arco supercostituzionale” dai maxisti-leninisti-stalinisti ai mussoliani-evoliani-futuristi passando per i veto-socialisti, ipercampanilisti etc. talmente vasto che nemmeno la potenza di Ulisse – con l’ aiuto della divina Athena – poteva stendere. Chi dovrà interpretare questo voto – i  consiglieri regionali della Campania  dovranno  prendere atto che una volontà popolare si è espressa con il silenzio e cioè con il mancato esercizio  del diritto di voto posto alle basi della Democrazia Politica. L’ invito a non andare a votare da parte del comitato del No al Comune Unico presieduto dall’ ex-sindaco ed attuale assessore anziano di Serrara-Fontana, il più piccolo dei sei Comuni attuali, Cesare Mattera, ex socialista, dopo che  ha tentato  con un risibile ricorso al Tribunale Amministrativo della Campania di  impedire perfino la libera consultazione ed aver  iniziato una altrettanto risibile campagna di  antistoriche motivazioni dove si mischiava la Repubblica dei Soviet con quella delle Autonomie ha scelto la strategia sicura  della mancata partecipazione per vincere la consultazione. Per chi – ma solo a parole – si professa “ democratico” è una strategia sleale che mortifica uno strumento di “ democrazia diretta” come deve essere il Referendum. E’ noto a chi conosce un po’ di Diritto Costituzionale e la sua Storia che con grande difficoltà fu approvato dalla Commissione dei 75  il Referendum  nella nostra Carta Costituzionale tutta impostata sulla “ democrazia indiretta” cioè una sovranità popolare che il popolo esercita con l’ elezione dei propri “ rappresentanti”. Ad evitare un altro “ uomo del destino” come Pio XI chiamò Mussolini per l’ approvazione del Concordato i Padri Costituenti progettarono una Repubblica Parlamentare e non Presidenziale, come invece suggeriva in minoranza Piero Calamandrei ed il piccolo gruppo del Partito d’ Azione, con due Camere con identici poteri ed un sistema fondamentale delle Autonomie Locali con il più ampio decentramento costituito da tre livelli – Comune, Provincia e Regione. A fatica fu approvato l’ art.75 della Carta che prevede il Referendum solo per “ abrogare” leggi ma non per “ approvarle” mentre l’ art. 11 della Costituzione della V Repubblica Francese all’ art.11 prevede il Referendum per “ approvare” leggi  di iniziativa del Presidente della Repubblica.

Ci sono voluti circa vent’ anni per approvare la legge ordinaria per regolare il Referendum. Fino al 1974 il popolo italiano non aveva mai “ abrogato” una legge. L’ unica consultazione referendaria fu quella del 2 giugno 1946 in cui il popolo fu chiamato a scegliere la forma  istituzionale dello Stato tra monarchia e Repubblica. La legge che disciplina i Referendum fu approvata in concomitanza della legge di approvazione del divorzio – proposta dal liberale Baslini e dal socialista Fortuna – ed il primo Referendum fu proposto dai cattolici della DC per cancellare il divorzio dalla nostra legislazione. Allora i SI vinsero sul NO e fu una grande vittoria dell’ Italia laica.

Dopo di allora lo strumento del Referendum è stato usato con abuso da parte soprattutto dei radicali – ci sono state una decina di consultazioni -  tanto da far perdere all’ istituto la sua forma propulsiva ed eccezionale.

Previsto negli Statuti delle Regioni e dei Comuni il Referendum è solo “ consultivo”. Il potere deliberante resta ai rappresentanti eletti dal popolo nelle rispettive assemblee. Ma in queste consultazioni referendarie consultive si registra la disaffezione degli elettori  che nella maggioranza non vanno a votare forse perché è solo un “ parere” e non è una “ decisione”.

 

Credo che se si vuole – sia a livello locale sia a livello nazionale – “ rivitalizzare” lo strumento del Referendum bisognerà abolire la soglia del quorum del 51% e bisogna prevedere i Referendum “ deliberativi” anche sul modello francese. Se si avvierà a conclusione l’ interminabile dibattito sulle Riforme Istituzionali bisognerà affrontare anche questo argomento.

 

Se non ci fosse stato la soglia di sbarramento del quorum il fronte del SI al Comune Unico -  promosso soprattutto con una straordinaria mobilitazione civile da parte del Movimento nato su Facebook e che ha visto 1252 aderenti discutere animatamente per 4 mesi   TUTTI gli aspetti positivi di una unificazione amministrativa soprattutto per motivazioni economiche, finanziarie, sociali, civili con una ECCEZIONALE difesa delle tradizioni storiche delle nostre piccole Comunità -  avrebbe vinto. Su 15.081 elettori i SI sono stati 12.709 ed i NO solo 2225. Le percentuali sono rispettivamente  dell’ 85,1% e del 14, 9%.

 

Poiché in questo Referendum per il Comune Unico non c’è stata – perché non hanno una organizzazione sul territorio -  una mobilitazione politica dei Partiti ma solo una  mobilitazione di alcuni esponenti a mio parere il risultato di una partecipazione  del 28,48%  è da considerarsi MOLTO ELEVATA ed il risultato è in gran parte ascrivibile al “ popolo della Rete di Facebook”  che anche sull’ isola d’ Ischia ha avviato la “ Democrazia Elettronica” con una partecipazione che dal virtuale si è trasferita al reale. Il Movimento per il Comune Unico ha organizzato con ASSOLUTO AUTOFINANZIAMENTO  gazebi, ha partecipato a confronti televisivi e radiofonici, scritto e diffusi comunicati ed articoli di più aderenti ed ha quindi risvegliato – soprattutto nei GIOVANI e in  chi è GIOVANE DENTRO – il gusto e la voglia di partecipare alla vita POLITICA con quello che Altiero Spinelli, il Padre dell’ Europa Federale, chiamava “ il piacere del pensare pulito”. Questo Movimento per il Comune dell’ isola d’ Ischia ha DOCUMENTATO con una straordinaria partecipazione contenutistica  una autentica battaglia FEDERALISTICA come quella di Altiero Spinelli, nelle debite proporzioni, e nel solco di una estensione dei Diritti Civili con il richiamo toccante alla dichiarazione universale del diritti dell’ Uomo di Eleonora Roosevelt.

 

Di questo dibattito e di questo risultato elettorale il Consiglio Regionale della Campania  ne deve tener conto per il successivo prosieguo della legge istitutiva del Comune Unico dell’ isola d’ Ischia.

 

La Regione Campania dovrà mettere mano alla riforma istituzionale di se stessa; dovrà esaminare il problema della Città Metropolitana di Napoli con la presenza ininfluente  dell’ Ente Provincia; dovrà dare un nuovo, realistico e serio Piano Urbanistico-Territoriale o Paesistico all’ isola d’ Ischia congiungendo la  “ tutela passiva” a quella “ attiva” del territorio; dovrà dare all’ isola d’ Ischia, la più importante località turistica della Campania, l’ Azienda di Promozione Turistica; dovrà progettare nuovi Distretti Industriali-Turistici per difendere ed accrescere i sistemi locali di sviluppo del  fondamentale settore economico di queste località. Queste riforme sono INDISPENSABILI per l’ intera Regione Campania, per la grande area metropolitana di Napoli, per la nostra isola che è “ l’Isola Madre” di due Golfi – Napoli e Gaeta – ed è  posta al centro per geografia, storia ed economia di un sistema  delle “ Isole Napoletane”. La riforma del Comune unico quindi se esce dalla porta  sconfitta dal silenzio  degli ischitani – e la Storia valuterà il grado di colpevolezza o di  viltà  -  rientra dalla finestra.

 

Speriamo che i Consiglieri Regionali della Campania – di maggioranza e di opposizione – riscoprano quella che sempre Altiero Spinelli chiamava “ l’ ebbrezza della creazione politica”.

 

E’ quella che hanno avvertito – come un vento di maestrale che soffia d’ estate e che accompagna la navigazione da Ventotene ad Ischia – i milleduecentocinquantadue aderenti al Movimento del Comune Unico di Facebook nella loro navigazione verso la Speranza.

 

Casamicciola, 7 giugno 2011-06-07

 

 

gmazzella@ischianews.com

 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 
 

La vita ed il pensiero del poeta del socialismo italiano e della moglie Ena

Post n°66 pubblicato il 03 Giugno 2011 da enzo.decostanzo
Foto di enzo.decostanzo

Carlo Patrignani è un giornalista italiano che ha superato la cinquantina e che lavora a Roma all’ Agenzia Giornalistica Italia ( AGI), la seconda agenzia di stampa nazionale dopo l’ ANSA, con la quale ho collaborato dal 1978 al 1980 stringendo indimenticabili rapporti di amicizia con i redattori da Napoli Eugenio Ciancimino,Salvatore Testa ed il caro Efisio Serra morto giovane nel pieno dell’ attività a Roma. Patrignani ha letto un mio articolo su ischianews.com del 30 aprile sulle “ riforme incompiute e quelle negate sulla strada del postmodernismo” dove  mi soffermo su quella straordinaria stagione ,che va dagli anni ’60 agli inizi degli anni ‘ 80 del ‘ 900 ,di proposte riformiste avanzate soprattutto dai socialisti del PSI impostate sull’ avvio della politica di “ Programmazione Economica” vista come unica “ Terza Via” tra il liberismo ed il comunismo per realizzare una società più giusta e più umana. Cito nell’ articolo i padri nobili di quella “ Terza Via” che furono Riccardo Lombardi, Antonio Giolitti, Giorgio Ruffolo e così Patrignani ha voluto mandare il suo libro sulla vita e l’ opera di Riccardo Lombardi ( Regalbuto 16 agosto 1901 – Roma 18 agosto 1984) e di sua moglie Ena Viatto che gli fu vicino per 52 anni e che per lui lasciò il primo marito Girolamo Li Causi, comunista, partigiana “ fenicottero” cioè “ postina”  della Resistenza..

Il libro – edito da un piccolo editore romano L’ Asino d’ oro nel 2010 – si intitola “ Lombardi e il Fenicottero”. Contiene una prefazione del leader radicale Marco Pannella ed una serie di interviste allo stesso Pannella, a Michele Ciliberto,a Giorgio Ruffolo, a Tullia Carettoni. Non è solo una biografia ma  è un vero e proprio trattato di storia politica e di storia economica di oltre 200 pagine con una ricchissima bibliografia oltre ad  un contenitore di memorie personali – il rapporto di forte stima dell’ autore con il protagonista del libro – che ne fanno un testo complesso che deve essere letto con grande attenzione soprattutto da chi – come me -  ha vissuto con passione quegli anni di impegno politico e civile con piena condivisione della Terza Via e che anzi ritiene che essa è straordinariamente attuale al tempo della terza rivoluzione industriale, della seconda globalizzazione e dello straordinario progetto dell’ Europa Unita, l’ unico caso della Storia di un processo di unificazione economica prima di una unificazione politica.

Patrignani mi ha  inviato una e-mail per dirmi che non sopportava più il silenzio sull’ opera di Riccardo Lombardi a 25 anni dalla morte ed a 18 anni dalla morte del PSI dopo la vicenda di “ tangentopoli” del 1992. Il PSI – il partito al quale Lombardi aveva aderito nel 1947 dopo lo scioglimento del Partito d’ Azione del quale era stato segretario nazionale e per il quale era stato primo Prefetto di Milano liberata e Ministro dei Trasporti nel Governo Parri – morì travolto dagli scandali proprio nell’ anno del suo centenario ma forse era già morto con Lombardi nel 1984 che Patrignani chiama “ il Poeta del socialismo italiano”. Lombardi lo aveva capito e parlando per l’ ultima volta al Comitato Centrale del PSI  il 30 giugno 1984 disse che il PSI “ era diventato il partito delle tavole rotonde ma che era assente dai drammi collettivi, dalla carcerazione, dal problema dei disoccupati, dai movimenti” finendo con la previsione, con anni di anticipo su tangentopoli: “ un PSI così non ha motivo di esistere”. Lombardi al PSI aveva dedicato 47 anni della sua vita politica per la quale aveva rinunciato ad una più sicura carriera professionale – era ingegnere industriale -  senza possedere nemmeno una casa. Nel PSI era il leader della “ componente di sinistra” che se da un lato voleva rimarcare senza tentennamenti l’  “ autonomia” del PSI all’ interno della sinistra dall’ altro non voleva tranciare i legami con il PCI ed anzi insisteva affinchè il PCI fosse “ associato” al suo progetto di “ riformismo rivoluzionario” con le sue celebri espressioni come  quella di “ cambiare i pezzi del motore in moto” per indicare che il capitalismo doveva essere cambiato con il metodo democratico e nel rispetto della Costituzione e soprattutto come quella definizione di se stesso, “ a-comunista”, non contro né a favore del PCI non dimenticando mai cioè la sua patria politica di origine, il Partito d’ Azione di Carlo Rosselli e di Ferruccio Parri. Il  PSI, che con la svolta di centro-sinistra nel 1963 subì due scissioni a sinistra con il PSIUP e la Sinistra Indipendente  non fu mai abbandonato da Lombardi, ma abbandonarono  il loro leader i suoi “ pupilli” Fabrizio Cicchitto, Claudio Signorile, Gianni De Michelis, tanto che il vecchio Ingegnere si rese conto negli anni ’80 della “ mutazione genetica” dei nuovi  socialisti  nati con la direzione di Bettino Craxi che trasformò completamente il partito  in nome di una “ governabilità” ad ogni costo facendolo diventato un partito di “ nani e ballerine” come lo definì un altro socialista di vecchio stampo come Rino Formica. Questa mutazione genetica fece  soffrire molto Lombardi con “ tanti socialisti in galera” che ormai si erano completamente omologati ai democristiani, ai liberali, ai socialdemocratici con la “ democrazia bloccata” del pentapartito DC-PSI-PLI-PSDI-PRI che governava senza l’ “ alternativa democratica” per la doppia pregiudiziale nei confronti della destra, il MSI, e la sinistra, il PCI, con la costituzione del famoso “ arco costituzionale”.

Il libro di Patrignani – che cercheremo di presentare questa estate ad Ischia con una giornata di studio a Lombardi, alla sua opera e a quel ventennio 1972-1992, di riforme negate  anche con i riflessi locali – rende omaggio ad una figura eccezionale della politica italiana e  ripropone con forza l’ attualità di un pensiero che deve essere riproposto proprio nel nostro tempo il quale  richiede non solo la rivalutazione della Politica  ma l’ applicazione di una Programmazione Economica  con un dirigismo pubblico dopo un ventennio di liberismo sfrenato che ha portato non solo ad un enorme degrado morale ma ad una disoccupazione giovanile altissima e senza possibilità di occupazione futura.

Se c’ è un punto fermo  nel pensiero di Lombardi, una preoccupazione costante in tutta la sua azione politica, è il dramma della disoccupazione che deve essere risolto solo con più Stato e meno mercato e non viceversa.

Per 52 anni gli è stata vicino questa donna intelligente, colta, molto diversa da lui che credeva invece al comunismo alla sua maniera  ma che ha sorretto fino all’ ultimo l’ uomo che amava.

Ena morì due anni dopo Riccardo, il 10 di  novembre, il mese più triste dell’ anno.

 

Casamicciola, 3 giugno 11

 

gmazzella@ischianews.com


 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 
 

Ancim : proposta sul federalismo fiscale per le isole minori

Post n°65 pubblicato il 27 Maggio 2011 da enzo.decostanzo
Foto di enzo.decostanzo

 

Siamo la prima isola in Italia per numero di abitanti.Non consideriamo Sicilia e Sardegna (macro- regioni).

Quattordici richieste, quattordici punti di un Patto tra Stato,Regioni e Comuni, per l’attuazione del Federalismo fiscale nei Comuni delle Isole minori. Il patto è proposto dall’Ancim e sarà oggetto di discussione nella conferenza Stato-Regioni nella prossima seduta utile.

Si parla di cose concretissime, come le tasse e i diritti sociali (scuola, salute ecc.) oltre istanze relative alla rappresentanza delle isole minori negli organismi istituzionali.  I Comuni delle isole minori chiedono che nell’elaborazione dei costi standard (il cuore della riforma federale) “si tengano presenti le peculiari realtà socio-economiche, il deficit di infrastrutture materiali ed immateriali, la carente attuazione dei diritti delle persone conseguenti alla loro collocazione insulare”. Ancora: “Scuola, alla sanità, al sociale ed mobilità non sono garantiti nella stessa misura dei cittadini della terraferma. Quindi, queste aree necessitano di soluzioni e di interventi mirati e pesati in modo diverso da quello delle aree non insulari”.

I Comuni insulari dichiarano di volersi avvalere della possibilità di introdurre agevolazioni sui tributi loro as-segnati e di dare attuazione a forme di fiscalità di sviluppo per la creazione di nuove attività d’impresa in sintonia con i nuovi bisogni innovativi ed in raccordo con il sistema imprenditoriale e Universitario.  Chiedono di valutare “la possibilità di estendere l’esclusione del vincolo del rispetto di patto di stabilità anche ai Comuni delle isole minori con popolazione su-periore a 5 mila abitanti” e anche la possibilità di introdurre una tassa di sbarco in alternativa alla tassa di sog-giorno.

***

Ecco il patto:

Premesso:

che l’art. 1 della legge n. 42/2009 pone tra i suoi obiettivi fon-damentali quello di assicurare l’autonomia di entrata e di spesa, di garantire la solidarietà e la coesione sociale, di responsabi-lizzare i vari livelli di governo, di costituire un fondo perequa-tivo per i territori con minore capacità fiscale e di prevedere interventi speciali e risorse aggiuntive per le aree con minore sviluppo.

che l’art. 2 prevede la possibilità di forme di accertamento e ri-scossione che assicurino modalità di accreditamento diretto o di riversamento automatico del riscosso, in modo da eliminare i tempi lunghi della reale messa a disposizione dei fondi come nel sistema attuale.

che il principio della flessibilità fiscale, non riconducibile al finanziamento dei livelli essenziali delle prestazioni, e la previ-sione della fiscalità di sviluppo costituiscono due elementi im-portanti per favorire un maggiore livello di spesa e di crescita economica.

che l’istituzione di uno o più tributi propri comunali che l’Ente ha facoltà di stabilire ed applicare, in riferimento a particolari scopi, anche per oneri derivanti da eventi quali i flussi turistici è particolarmente idoneo a produrre finanziamenti per le isole, spalmando l’onere fiscale su una base più ampia e che escluda i cittadini residenti.

che la possibilità di modificare le aliquote dei tributi attri-buiti e di introdurre agevolazioni, costituisce un principio im-portante per i Comuni delle Isole minori per recuperare la emarginazione e la vulnerabilità che le contraddistingue e per mitigare gli svantaggi legati all’insularità.

che la previsione di eliminare, in sede di rispetto del patto di stabilità, i vincoli alle politiche di bilancio degli Enti locali sia li-mitatamente agli importi disponibili della Regione di appartenen-za e sia con la messa a disposizione di eventuali “crediti” di altri Enti locali della medesima Regione può migliorare l’autonomia di spesa ed alleggerire l’attuale rigidità che, se giova alla stabilità, non favorisce la crescita.

che gli interventi previsti dall’art. 16, in attuazione del V com-ma dell’art. 119 della Costituzione, e quelli previsti dall’art. 22 per la perequazione infrastrutturale, costituiscono la base per ga-rantire l’effettivo esercizio dei diritti della persona e per rimuovere gli squilibri strutturali e di natura economica sociale delle isole minori.

che l’art. 27 riconosce, per le aree Sicilia e Sardegna, autono-mia normativa nell’attuazione della legge sul federalismo fiscale e ribadisce il principio che vadano considerati gli svantaggi strutturali permanenti, i costi dell’insularità ed i livelli di reddito pro capite che caratterizzano i territori o parte di essi.

che le Isole minori, appartenenti alle due aree regionali a Statuto speciale, hanno le stesse problematiche di fragilità e di scarso sviluppo socio economico delle altre isole minori italiane.

che il sottosviluppo economico, che caratterizza molte Isole, può essere usato come leva per un nuovo sviluppo fondato su for-me innovative e con l’obiettivo di creare centri di eccellenza nell’ambito della scuola, della ricerca, della cultura, delle attività produttive e dell’occupazione.

che uno degli obiettivi delle nuove politiche di coesione è quello di fare dei territori e delle diversità i punti di forza per una politica rinnovata a livello comunitario, ma anche dagli Stati membri, dalle Regioni e dalle Autonomie.

che gli articoli 174 e 175 del nuovo Trattato di Lisbona, hanno sancito questi concetti in riferimento alle realtà insulari.

che le Isole minori, già dal 2000, si sono date l’obiettivo di va-lorizzare le loro peculiarità e diversità e di trasformare le loro “debolezze” in punti di forza attraverso un agire integrato tra Stato - Regioni e Comuni realizzando un percorso innovativo ed anticipatore dei principi contenuti non solo nel nuovo Titolo V della Costituzione, ma anche nella legge 42/2009.

che con l’approvazione, in Conferenza Stato Regioni prima e novellato in Conferenza Unificata poi, di un “Accordo per lo svi-luppo locale” è stato codificato il principio del loro agire e gli obiettivi di sviluppo economico e sociale da conseguire. Questo Accordo, con il suo documento attuativo DUPIM (documento unico di programmazione dei Comuni isole minori), è in linea con quanto previsto dall’art. 16, lettera e).

che il DUPIM prevede una programmazione pluriennale di progetti, fatta dai Comuni ed asseverata dalle Regioni come coe-renti con le linee programmatiche da esse approvate.

FINALITÀ

1) Con il presente Patto i soggetti promotori si impegnano a dare attuazione ai provvedimenti legislativi approvati ed in via di ap-provazione in tema di federalismo comunale nel modo più coerente con i principi richiamati in premessa ed a privilegiare l’attuazione più innovativa possibile anche in via sperimentale.

2) I Comuni delle isole minori chiedono che il modello di fiscali-tà nelle due aree: Regioni a Statuto speciale e Regioni a statuto ordinario sia uniformato ed allineato alle soluzioni più avanzate e sperimentali che si possano attuare nei due regimi costituzionali.

3) Chiedono che, da subito, nell’elaborazione dei costi standard, si tengano presenti le peculiari realtà socio-economiche, il de-ficit di infrastrutture materiali ed immateriali, la carente at-tuazione dei diritti delle persone conseguenti alla loro colloca-zione insulare.

I diritti alla scuola, alla sanità, al sociale ed alla mobilità non so-no garantiti nella stessa misura dei cittadini della terraferma. Quindi, queste aree necessitano di soluzioni e di interventi mirati e pesati in modo diverso da quello delle aree non insulari.

4) le Isole minori, rientrano nelle aree candidate a fruire sia della perequazione infrastrutturale di cui all’art. 22 legge 42/2009 che alla lettera g) richiama specificamente le isole come realtà che necessitino di paramenti oggettivi per la misurazione degli effetti conseguenti al divario di sviluppo economico derivante dalla insularità e sia dal fondo perequativo di cui all’art. 13.

5) I Comuni insulari dichiarano di volersi avvalere della possibili-tà di introdurre agevolazioni sui tributi loro assegnati e di dare at-tuazione a forme di fiscalità di sviluppo per la creazione di nuove attività d’impresa in sintonia con i nuovi bisogni innovativi ed in raccordo con il sistema imprenditoriale ed Universitario.

6) Valutare la possibilità di estendere l’esclusione del vincolo del rispetto di patto di stabilità anche ai Comuni delle isole minori con popolazione superiore a 5 mila abitanti. Essa è una realtà circoscritta a 13 Comuni ed il cui impatto attuativo sarebbe quasi ininfluente sui grossi numeri della finanza pubblica.

7) Valutare, con le Regioni, la possibilità di essere destinatari pri-vilegiati nella più elastica attuazione dei vincoli di bilancio sia all’interno degli importi regionali disponibili, sia di quelli degli Enti locali.

8) Fare salvo, come previsto dall’art. 7 dello Schema di decreto legislativo in materia di risorse aggiuntive ed interventi speciali per la rimozione degli squilibri economici e sociali, il fondo - 2008/2009 specificamente previsto per le isole minori e di ri-confermarlo anche per gli anni successivi fino all’approvazione dello specifico disegno di legge isole minori.

I Comuni delle isole minori si sono già dotati di una programma-zione pluriennale di interventi, asseverati dalle Regioni, e che so-no in linea con il dettato legislativo della legge 42/2009 e specifi-camente art. 16 lettere b) c) d) ed e).

9) Nella revisione del decreto legislativo 23/2011 chiedono una modifica all’art. 4, prevedendo la possibilità di introdurre, in eventuale alternativa alla tassa di soggiorno, una tassa di sbarco che meglio risponderebbe al dettato ed allo spirito dell’art. 12 che - valorizzando l’autonomia tributaria - dà facoltà all’Ente di stabilire ed applicare tributi in riferimento a particolari scopi, soprattutto di flussi turistici.

10) Chiedono una modifica al decreto legislativo N. 23/2011 comma 7° art. 2 là dove si prevede l’assegnazione di un’ulteriore quota del 20 percento della dotazione del Fondo sperimentale di riequilibrio per le sole isole monocomunali, poiché questa specificazione di “monocomunale” penalizzerebbe numerose realtà insulari per il solo fatto di insistere in un’unica area insulare e ciò sarebbe in contrasto con principi della legge 42/2009.

Si conferma la volontà dei Comuni, che insistono in un’unica area insulare, di dare attuazione all’obiettivo di attivare funzioni fondamentali in forma associata nella consapevolezza che si possa dare migliori servizi ottimizzando le risorse pubbliche.

11) Propongono di prevedere forme di accreditamento diretto o di riversamento automatico del riscosso, anche in deroga alle attuali procedure, per sperimentare come la più celere messa a disposi-zione dei fondi favorisca l’efficienza amministrativa, ma anche la migliore responsabilizzazione degli amministratori locali che sa-rebbero obbligati a comportamenti più efficaci oltre che più effi-cienti.

12) I Comuni delle isole minori chiedono che il Presidente dell'ANCIM faccia parte della neocostituita Conferenza perma-nente per il coordinamento della finanza pubblica, quale rappre-sentante di un insieme di realtà comunali particolarmente signifi-cative e come luogo dove potere rappresentare i problemi eviden-ziati nel “Patto” anche in considerazione che la realtà insulare non ha - fino ad ora - rappresentazione in nessuno degli organismi già costituiti.

13) I Comuni delle isole minori, essendo portatori di istanze peculiari, auspicano particolare ascolto anche nelle attuali sedi di dibattito come la Commissione bicamerale per il federalismo fiscale. Chiedono di essere invitati alle convocazioni del Comitato di rappresentanti delle Autonomie territoriali, di essere come Associazione ANCIM, punto di riferimento per l’elaborazione dei questionari che saranno la base per la definizione dei costi standard e di costituire - al suo interno - uno specifico gruppo di lavoro titolato “federalismo isole minori” di cui chiedono di fare parte.

14) Costituire - da subito - un gruppo di lavoro con i rappre-sentanti delle sette Regioni, nei cui territori insistono le isole minori, con i Ministeri dell’economia e finanza, delle riforme per il federalismo, dell’interno, della semplificazione ammini-strativa, del rapporto con le Regioni e con ANCIM per valuta-re l’impatto della normativa sul federalismo comunale nelle isole minori e quali eventuali correttivi o percorsi attuativi nuovi porre in essere.

 

http://www.tenews.it/giornale/2011/05/27/scuola-sanita-tasse-di-sbarco-le-proposte-isole-minori-37681/

 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 
 

Comue Unico: il dolore di un socialista per i compagni perduti

Post n°64 pubblicato il 26 Maggio 2011 da enzo.decostanzo
Foto di enzo.decostanzo

 

 

 

 

Provo un sentimento di dolore nel vedere tanti ex-socialisti, dirigenti, amministratori e militanti  iniziando da chi fu – per “fortuna o virtù” per dirla con Machiavelli  o le due insieme  – un dirigente nazionale ed europeo del PSI schierati sul fronte del NO al Referendum consultivo per il Comune Unico dell’ isola d’ Ischia fissato per il 5 e 6 giugno prossimo.

 

Il Partito Socialista Italiano ( PSI) è morto nel 1992, proprio nell’ anno del suo centenario, travolto dagli scandali finanziari di “ tangentopoli”. Enzo Mattina, l’ ultimo segretario amministrativo, dichiarò che il PSI si scioglieva per debiti, per la voragine finanziaria che aveva il sistema delle tangenti o quello che con un eufemismo si chiamava il “ costo della politica”. Da allora sono passati 19 anni ma  gli anni sono 27 secondo Carlo Petrignani autore di un libro sulla vita di Riccardo Lombadi di cui parleremo e sembra ieri.

 

 Sembra ieri perché  per un trentennio – 1962-1992 -  giorno in più o  in meno i socialisti sono stati i protagonisti, nel bene e nel male, della storia politica dell’ isola d’ Ischia e dalla  scomparsa della loro organizzazione con sei sezioni ed un comitato di zona, che sembrava un comitato centrale, non c’è stata più una organizzazione simile da parte di un partito nuovo della cosiddetta Seconda Repubblica. La dispersione o la diaspora dei socialisti è stata terribile. Negli anni ‘ 80 il PSI  locale aveva un consigliere regionale, un consigliere provinciale, tre sindaci su sei,una quarantina di consiglieri comunali su 120, circa 500 iscritti al partito nelle sei sezioni con sei segretari ed un segretario di zona.

 

Oggi nelle sei realtà comunali  dell’ isola non c’ è nemmeno un consigliere che sia iscritto al pur rinato piccolo Partito Socialista di Nencini.  Il sindaco uscente di Serrara-Fontana, Cesare Mattera, rientrante dopo 10 anni come assessore anziano per la legge  elettorale, non rinnega il suo passato socialista ma oggi non ha una chiara collocazione politica se non quella di presidente del Comitato del NO al Comune Unico e cioè dell’ unica riforma istituzionale dell’ isola della quale parliamo da almeno 30 anni perché “ dentro” ci sono tutte le altre riforme. Può darsi che certi  “ riformatori” o “ riformisti” la ritengano una “ controriforma” mutuando la  semantica della Chiesa seicentesca rispetto alla “ riforma protestante” di Lutero ma non danno ad essa né una spiegazione politica né economica che sono alle fondamenta dei socialisti, laici per antonomasia.

Forse  proprio questo è il punto: il senso di laicità.

 

Il PSI nacque sull’ isola d’ Ischia per iniziativa di Francesco Scalfati che alla metà degli anni ‘ 60 del ‘ 900  riuscì ad incanalare la protesta contro il dominio della DC e dei suoi potenti proconsoli dei sei Comuni nel PSI e vi confluirono uomini e donne che  erano lontani anni luce non solo dagli ideali socialisti ma dagli stessi comportamenti  di un socialista. Erano ex-democristiani, ex-fascisti, simpatizzanti liberali, che chiedevano di partecipare democraticamente alla vita pubblica  stanchi della supponenza dei  “ ras” della DC o che invece non avevano trovato posto nella DC. Come direbbe Brecht “ si sedettero alla parte del torto perché tutti gli altri posti erano occupati”.

 

Ma entrarono nel PSI anche giovani – che provenivano soprattutto da una cultura liberale  sulla scia dell’ insegnamento e dell’ influenza di quel grande educatore che fu il prof. Edoardo Malagoli ( 1923-2001) -  che sinceramente vedevano nel PSI l’ alternativa laica, liberale e progressista ed a-comunista come diceva Riccardo Lombardi, nel cui pensiero molti si riconoscevano, al catto-comunismo. Il PSI fu per questi giovani – fra i quali Franco Borgogna, il caro Nello Mazzella ( 1951-2011) e chi scrive questa nota – la strada liberalsocialista per una società più giusta e più umana da realizzare nelle proprie realtà locali. Questi giovani alimentarono per almeno un decennio – 1970-1980 – un dibattito sulle strategie di politica economica e soprattutto sulla grande speranza della Pianificazione Territoriale e della Programmazione Economica. Un “ riformismo rivoluzionario” per dirla con Riccardo Lombardi . Sul finire degli anni ‘ 70 – il 1979 – nel corso di un convegno al Regine Palace con l’ urbanista Marcello Vittorini sul governo del territorio  quei giovani cominciarono, discutendo il progetto di riforma degli enti locali proposto da Aldo Aniasi e Franco Bassanini che solo 11 anni dopo divenne legge con ampie modifiche  sotto la direzione del Ministro  dell’ Interno, Antonio Gava , a lanciare la proposta di una “ semplificazione” amministrativa dell’ isola d’ Ischia con una riduzione dei Comuni proprio per concretizzare la Programmazione Economica sulla scia delle idee di Riccardo Lombardi, Antonio Giolitti, Giorgio Ruffolo, Paolo Sylos-Labini. Fu quel gruppo di giovani socialisti che fu temuto ed apprezzato dall’ astro nascente della DC locale, Enzo Mazzella, che ebbe il merito di appropriarsi delle idee e del programma e di cercare di attuarli. Cosa ha fatto Enzo Mazzella ( 1938-1990)  è affidato a chi  ha occhi per vedere e cervello per capire. Perché sul piano locale non ci fu mai una coalizione politica tra PSI e DC del Comune di Ischia  punte avanzate sul piano  politico dell’ isola? Perché quei giovani di Ischia non si incontrarono con Enzo Mazzella? Forse fu proprio la diversa concezione della laicità.

 

Non essendo stata il PSI  una scelta ideologica per moltissimi, anche di amministratori e di sindaci, non suscita meraviglia che nessuna proposta programmatica di quel piccolo gruppo di compagni sia stata realizzata. Non abbiamo avuto il Piano Regolatore Generale per tutta l’ isola; le società-miste sono diventata tutt’ altra cosa dell’ intervento pubblico in economia; mai è stato realizzato un sistema di depurazione delle acque reflue per tutta l’ isola; mai è nata l’ Azienda Pubblica di Promozione Turistica; mai valorizzato un sistema museale unitario.

 

Così  una certa gioventù è stata bruciata mentre molti che aderivano al Psi oggi si trovano a proprio agio o nella destra o nella sinistra che definisce se stessa semplicemente “ democratica” e dove i socialisti – che si definiscono tali alla maniera degli “ azionisti”  come Carlo Rosselli o Riccardo Lombardi  eternamente “ eretici” -  non riescono a trovare un senso. Con dolore vedo persone con le quali per un lunghissimo tempo – 1965-1983 – ho condiviso la stessa casa politica come Franco Iacono, Lorenzo Mennella, Tommaso Patalano, Antonino Italiano, Giosy Gaudioso, Gigiotto Rispoli  ed altri schierati su un fronte che definisco “ conservatore” o “ reazionario” ovunque collocato nel falso bipolarismo italiano, palesemente o con un silenzio colpevole,  mentre un giovane ,Graziano Petrucci,  a nome  del “ Movimento per il Comune Unico dell’ isola d’ Ischia” nato da una iniziativa su Facebook e che ha raccolto in 4 mesi oltre 1100 convinti aderenti spiega sulla stampa locale in ottima sintesi tutti i motivi del SI che a mio giudizio si riallacciano a quella stagione di proposte giovanili di 30 anni fa.  Oltre 1100 aderenti ad un gruppo di discussione e partecipazione che “ semina il dubbio e non raccoglie certezze” ( Bobbio) per ridare alla Democrazia Politica “ sostanza” non  solo “ forma” al tempo di una rivoluzione economica come quella della telematica e politica al tempo della seconda globalizzazione dopo la caduta del muro di Berlino ( 1989)  e lo sgretolamento dell’ URSS ( 1991). E’ stato il più serio ed entusiasmante dibattito al quale ho partecipato nel corso della mia vita.

 

Ho conosciuto su Facebook un amico, Antonello Iacono, aderente al Movimento del Comune Unico, e poi l’ Amicizia è passata dal virtuale al reale come deve essere al tempo della “ società dell’ informazione”,  con il quale condivido  una massima  nel nostro profilo. E’ quella di Baldassare Gracian y Morales ( 1601-58), delineatore dell’ “ uomo ideale”: “ E’ regola   degli accorti abbandonare le cose che ci abbandonano e cioè non aspettare di essere un astro al tramonto”.

 Io abbandono questi ex socialisti – il cui titolo non si eredita per fortuna da padre in figlio come quello dei nobili nello stemma di famiglia -  che tentano di riciclarsi  con le nuove bandiere della rinata partitocrazia. Non mi importa se è un abbandono reciproco.

Forse hanno sbagliato schieramento ieri non oggi. Al socialismo dal volto umano non ci hanno mai creduto.

 

Casamicciola, 26 maggio 11

 

gmazzella@ischianews.com

 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 
 

Vantaggi del Comune Unico

Post n°63 pubblicato il 26 Maggio 2011 da enzo.decostanzo
Foto di enzo.decostanzo

 

di Graziano Petrucci -

Il movimento per il comune unico è un progetto che ha natura civica e spontanea di cittadini che si organizzano per promuovere l’informazione e il “ si “ al comune unico dell’isola d’Ischia. Non è collegato ad alcuna associazione, partito o sigla esistenti anche se il rapporto con questi è improntato sulla massima collaborazione.

  • Significato e sede del Comune Unico:

Si tratterà di un nuovo Ente e non di annessione al comune di Ischia. Dunque costituzione del “ Comune dell’Isola d’Ischia”. La sede potrà essere tanto a Forio quanto a Serrara Fontana o in altra parte del territorio. Nel comune unico bisognerà riscrivere tutto. Dallo Statuto ai regolamenti.

  • Finanziamenti:

Bisogna fare riferimento al Testo Unico degli Enti locali. All’ art. 15, comma 3, lo Stato favorisce la fusione tra Comuni. E’ prevista l’erogazione per 10 anni di appositi contributi pari al 20% delle somme spettanti a ogni singolo comune. A ciò si aggiungeranno pure contributi regionali e finanziamenti europei;

  • Maggiore aderenza al territorio attraverso il decentramento amministrativo:

Continueranno a rimanere le municipalità che non perderanno il loro nome o la loro storia o il valore culturale. Secondo l’art. 15, comma 2, del Testo Unico degli Enti Locali saranno assicurate adeguate forme di partecipazione. L’art. 16, comma 1, del Testo Unico degli Enti Locali dispone che” lo Statuto può prevedere l’istituzione di municipi nei territori delle comunità di origine”. E’ con i municipi che si potrà riconoscere identità oggi non valorizzate. Non ci sarà alcuno spostamento dei servizi, come ad esempio fare un certificato. Ci si potrà sempre rivolgere alla propria sede;

  • Risparmi:

Notevoli i risparmi. Ad esempio con un solo sindaco e una sola giunta risparmieremo circa 1.800.000 euro/anno. Adesso per 6 sindaci, giunte e dirigenti spendiamo in totale circa 2.380.000 euro/anno. Risparmi pari a circa 10.000.000 euro/anno si otterranno invece con una sola società per la gestione e la raccolta dei rifiuti. Oggi per 6 società i costi sfiorano i circa 35.000.000 euro/anno. Pertanto si avranno abbattimenti dei costi e nelle bollette.

  • Maggiore potere di contrattazione in terraferma e migliore selettività della classe dirigente:

Allo stato attuale al “ sistema isola “ non è assicurata incisività nelle richieste in terraferma. Col comune unico dell’isola d’Ischia riusciremo a far valere le istanze e le incombenze del nostro territorio. Purtroppo con 6 amministrazioni non siamo capaci di soddisfarle. Le dinamiche che nasceranno dalla costituzione del nuovo Ente stimoleranno la crescita e lo sviluppo di una nuova classe dirigente. Giovani preparati che in un sistema frammentato sono limitati, costretti e limitati dal clientelismo anche politico, col comune unico avranno più spazio e maggiori possibilità di far valere le proprie competenze e professionalità.

  • Razionalizzazione dell’organizzazione amministrativa e sociale:

Nessuno perderà il proprio posto di lavoro. I dipendenti pubblici continueranno ad esercitare i propri compiti come hanno sempre fatto. L’accesso ai pubblici uffici o alle società partecipate per la nuova pianta organica sarà assicurato con concorsi pubblici limitando “ le chiamate” causa di politiche clientelari. Maggiori saranno le occasioni di lavoro per i giovani. Si uscirà dalla fase di stallo di un’economia controllata da poche persone. Si procederà tanto al miglioramento dei servizi, pensiamo a quelli sociali per gli anziani e i giovani, e all’abbattimento dei costi.

  • Pianificazione urbanistico-territoriale e politica unitaria dei trasporti e dei collegamenti:

Il comune unico promuoverà la risoluzione di problemi come l’ assenza di un piano territoriale di sviluppo o la mancanza di depuratori. Il problema del mare non è solo di Forio, S.Angelo o Lacco Ameno ma è dell’Isola d’Ischia intera. Si smetterà di governare a vista, sostituendo a ciò una corretta pianificazione territoriale e programmazione economica attraverso un solo Ufficio Tecnico. Uffici e servizi saranno distribuiti sull’isola e non soltanto su una parte di essa. Per decongestionare il territorio nei trasporti, vi sarà un piano traffico unitario e non sei differenti. Una sola tariffa per il parcheggio dell’auto. Ci saranno altri comuni che accoglieranno il flusso dei turisti. I taxi diventeranno corso pubblico, tutti con gli stessi diritti. Lavoreranno 12 mesi all’anno in luogo dei pochi di oggi. L’immagine turistica dell’isola sarà rivalutata in ambito internazionale in modo unitario e non soggetta a sei tentativi tra loro contrastanti per attrarre i turisti.

  • Il Sindaco e i rappresentanti nel comune unico:

Sarà scelto su base isolana. Col comune unico cambierà la dinamica del voto e il meccanismo sarà simile a quello di una città come Torino o Milano. I nostri rappresentanti non saranno più eletti per motivi di parentela o clientelari ma invece sulla base di programmi. Entrerà in scena la vera politica. Il futuro sindaco, assieme alla giunta, rappresenterà l’intera isola d’Ischia nei rapporti con pari Enti locali o superiori. Nei meccanismi di partecipazione alla vita politica, per la gestione della cosa pubblica e per il passaggio da una “ democrazia formale e debole“, quale quella di oggi, a una “ democrazia politica e forte “ bisognerà dimostrare di essere efficienti, competenti e preparati. Il voto non sarà più un riconoscimento per il certificato rilasciato all’amico dal politico ma strumento per premiare o non premiare chi vuole rappresentare le necessità della collettività.

  • Recupero di immobili e zone trascurate dall’inefficienza e l’incuria:

Col comune unico si darà avvio alla stagione delle riforme. Queste si occuperanno di tutto il territorio, non solo di una parte di esso. Immobili come il Pio Monte della Misericordia a Casamicciola o il complesso alberghiero de “ La Pace “ a Lacco Ameno saranno recuperati attraverso gli strumenti che la Legge mette a disposizione. Secondo il Testo Unico degli Enti Locali, all’art.120, è possibile procedere in questa direzione mediante Società di Trasformazione Urbana per progettare e realizzare interventi di trasformazione urbana.

* Fonte: Movimento per il comune unico : www.comuneunico.org – info@comuneunico.org – su facebook:
Per il comune unico dell’isola d’ischia
*Il movimento per il comune unico ringrazia tutti coloro che hanno contribuito alle
discussioni o hanno prodotto informazioni e dati.

 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 
 

La grande riforma

Vota SI

 

Contatta l'autore

Nickname: enzo.decostanzo
Se copi, violi le regole della Community Sesso: M
Età: 51
Prov: NA
 

Carlo Rosselli

http://it.wikipedia.org/wiki/Fratelli_Rosselli

 

Pietro Nenni

Pietro Nenni

 

Norberto Bobbio

Norberto Bobbio

 

Ultimi commenti

 

FACEBOOK

 
 

FACEBOOK

 
 

Si al Comune Unico dell' Isola d' Ischia

Caricamento...
 

PARTITO SOCIALISTA ITALIANO

Caricamento...
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963