FERNANDO ZORZELLA

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Creato da FernandoIR il 14/04/2011

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LA MIA ITALIA 4° PUNTATA: IL MIO REDDITO DI CITTADINANZA

Post n°6560 pubblicato il 27 Febbraio 2021 da FernandoIR
Foto di FernandoIR

Partiamo alla grande, con questo mio impegno per rendere grande l’Italia e soprattutto migliore, cominciando a discutere di un punto caldo e sotto i riflettori.

IL REDDITO DI CITTADINANZA.

Sono grato a Dio che Esista e che sia stato introdotto anche in Italia.

Così come si sviluppa ed articola ora come ora non è ottimale, deve essere assolutamente rivisto, alla luce del fatto che lo stato, per attivare un sistema del genere deve avere una migliore gestione della popolazione, della domanda e richiesta del lavoro e delle esigenze generali.

Per parlare di un reddito di cittadinanza efficiente dobbiamo mettere avanti le mani dicendo che occorre prima una riforma seria e ben gestita degli UFFICI DI COLLOCAMENTO.

Uffici di collocamento che assieme ai servizi sociali dei comuni e agli uffici anagrafe, devono essere sempre in linea.

Ogni persona deve essere schedata, a livello lavorativo ed economico.

Si deve sapere tutto sulle reali situazioni di ogni singolo cittadino in tempo reale.

Ogni famiglia deve essere perfettamente schedata.

Questa schedatura va fatta presso il comune di residenza, ed è questo che ne gestisce anche gli aggiornamenti e controlla tramite gli organi di controllo la veridicità delle informazioni date.

L'Ufficio di Collocamento che a questo punto può essere anche centralizzato in una sede  per provincia, ha il compito di unire le richieste di manodopera delle aziende con le persone disoccupate.

Gli enti pubblici, in primis i comuni, hanno la possibilità di utilizzare le persone che percepiscono il reddito di cittadinanza, per svolgere vari tipi di lavori.

Lavori che non per forza sono socialmente utili ma lavori reali, per il funzionamento dell'ente.

Ogni persona che percepisce il reddito di cittadinanza presta il suo lavoro dalle 8 alle 12 dal lunedì al sabato compreso, in un ente pubblico vicino a lui.

Ora però c'è da fare una riflessione.

Lo stato, non può usare persone che percepiscono il reddito di cittadinanza per lavori che potrebbe dare ad una persona assumendola.

Quindi, lo stato, deve scrivere nero su bianco il suo reale fabbisogno di manodopera e deve assumere tutte le persone di cui ha bisogno nei vari livelli, per raggiungere uno standard ottimale.

Il reddito di cittadinanza non deve avere una scadenza, ma delle periodiche valutazioni, perchè se l'ufficio di collocamento non riesce a collocare la persona non può togliere il sussidio.

Un'analisi approfondita deve essere fatta in merito alla distanza dal proprio domicilio della sede lavorativa proposta.

Dobbiamo metterci in mente che in Italia se si vuole far partire un sistema di reddito di cittadinanza, occorre mettere le aziende in condizione di svilupparsi alla massima potenza e di assumere, secondo le loro reali necessità e possibilità.

ONESTAMENTE, PIU' CHE PERDERE TEMPO SU COME DISTRIBUIRE IL REDDITO DI CITTADINANZA, IO LO PERDEREI PER FAR SI CHE LE AZIENDE SI SVILUPPASSERO, PERCHE' IL REDDITO DI CITTADINANZA E' UNA FORMA DI SOSTEGNO CHE DOVREBBE ESISTERE, MA USATO SOLO IN CASI ESTREMI.

Perchè ci dovrebbe essere lavoro, sostegno alle famiglie con e senza mamme a casa, sostegno alla  natalità e sostegno all'handicap e alle difficoltà.

SU QUESTO TEMA TORNERO' ANCORA PER APPROFONDIRE DI PIU' IL MIO PENSIERO.

 

 
 
 

LA MIA ITALIA 3° PUNTATA: IL FEDERALISMO CHE VORREI

Post n°6559 pubblicato il 27 Febbraio 2021 da FernandoIR
Foto di FernandoIR

Di federalismo se ne parla sempre meno, ma in realtà è una delle cose da realizzare, se vogliamo un vero cambiamento dello stato, se vogliamo una riduzione della spesa e soprattutto se vogliamo che l'Italia sia tutta uguale, o almeno essere su quella strada.
Si, ho detto bene.
Federalismo serve per diminuire la spesa pubblica e riportare soldi nelle tasche degli italiani.
Se federalismo è solo uguale a cambiare il nome di chi decide di spendere le risorse non va bene.
In Veneto i soldi si spendono bene, ma mi dispiace dire che vorrei comunque meno tasse e più soldi in tasca.
Vorrei che un paese come Isola Rizza avesse i soldi uguali ad un paese del Sud.

Poi sta alla bravura di chi amministra.
Federalismo vuol dire che gli interlocutori sono STATO, REGIONE, PROVINCE E COMUNI.
Si ho detto bene, Province.
Perchè mi sono reso conto a lungo andare che serve un ente che gestisca delle funzioni o delle strutture che sono troppo grosse per essere gestite da un comune e troppo piccole per essere gestite dalla regione.
Via le Unioni di Comuni.
Il Comune è l'espressione del governo più vicino al cittadino, rimangono in piedi tutti i comuni, anche quelli piccoli.
Via le Fusioni di Comuni e via gli investimenti per realizzarle.
Due o più comuni si fondono se ne sentono una reale e naturale necessità.
Federalismo vuol dire che i COMUNI sono al centro di ogni politica perchè si deve puntare a far si che il cittadino stia in una condizione di benessere, e che trovi il più possibile dei servizi presso il suo comune.
Federalismo vuol dire che STATO, REGIONE, PROVINCIE E COMUNI gestiscono cose completamente differenti e non sovrapponibili.
Lo Stato legifera su tutto.
Le Regioni possono amministrare solo alcune cose in collegamento con lo stato.
Federalismo vuol dire che il sistema di sicurezza generale dello stato: carabinieri, polizia, guardia di finanza, vigili del fuoco, sanità, welfare, e servizi sociali sono gestiti dallo Stato.
Tutti i cittadini d'Italia devono vedersi tutelati tutti allo stesso modo.
Lo STATO può avvalersi di poter consultare le regioni su queste materie.
Come vedete ai comuni, alle province e alle regioni resta di poter legiferare e organizzare cose molto pratiche se pur complesse.
Anche su questo discorso ritornerò perchè lo voglio approfondire e migliorare, MA NON POSSIAMO PENSARE CHE FEDERALISMO VOGLIA DIRE CHE LA VITA DEVE ESSERE COMPLETAMENTE DIVERSA DA UNA REGIONE ALL'ALTRA.
Grazie a questo sistema, al sistema attuale di vedere il federalismo, la sanità è allo sbando totale.
Ci sono paesi che possono disporre di un esercito di uomini delle forze dell'ordine e paesi che non ne hanno.
Mi dispiace, ma il mio federalismo è un federalismo serio.
A questo punto e guardandosi intorno è ovvio che non siano mai stati approvati altre forme di federalismo, ovvero perchè non è mai stato presentato un federalismo serio, che pareggi l'Italia da Nord a Sud.

 
 
 

TERRA AMORE ED UNIFORMI : IL ROMANZO : 3° PUNTATA

Post n°6558 pubblicato il 21 Febbraio 2021 da FernandoIR
Foto di FernandoIR

Questo è un  romanzo scritto interamente da Zorzella Fernando e presentato a puntate qui sul blog.

Le puntate usciranno in maniera casuale.

IMPORTANTE : RIBADISCO IN MODO CONVINTO E PRESSANTE CHE i nomi di persona, gli edifici, le vicende, le situazioni, tutto il romanzo è frutto di PURA PURA PURA fantasia e non ha nessuna nessuna nessuna attinenza con la realtà.

I luoghi sono reali, ma le storie no.

TESTO DELLA PUNTATA

Arrivati in ditta, andarono tutti e due per le loro strade, ovvero Martina a portare la domanda di lavoro in un ufficio preposto e Massimo a salutare suo padre e suo zio.

Martina lo avrebbe aspettato successivamente al bar della ditta.

Massimo in realtà aveva perso tempo perchè era andato a recuperare la domanda di lavoro appena depositata, rimanendo sbalordito per le competenze che aveva in matteria di ingegneria ottica, così subito convocò il padre e lo zio per sponsorizzarla e farla assumere.

Dopo un’ora e mezza Massimo arrivò al bar.

Massimo: “Scusami Martina se ti ho fatto aspettare è che in questo modo ti ho sbrigato alcune cose burocratiche personalmente.”

Martina: “Scusa cosa mi hai sbrigato?”

Massimo: “Non mi avevi detto che eri un ingegnere Ottico cosi specializzato come c’è scritto nel curriculum.”

Martina: “Non me lo avevi chiesto. Ma scusa cosa dovevei sbrigare per me?”

Massimo: “Tutti gli incartamenti per l’assunzione. Sono andato da mio Padre e mio Zio e ho fatto vedere il tuo curriculum a loro che sono rimasti a bocca aperta e hanno ordinato di assumerti immediatamente.”

Martina: “Cavoli, non pensavo così in fretta.”

Massimo: “Bè guarda, non pensare che io ti abbia fatto questo grande piacere, è che professionalità come le tue non bisogna farsele scappare e la signorina dei curriculum li riceve e li archivia, ma non sa giudicare quale sia la persona giusta da inviare subito nella scrivania di mio padre. Il grosso lo hai fatto tu studiando e preparandoti per bene.””

Tra loro due era chiaro che c’era un’intesa, perchè tutti e due erano comunque persone semplici e tutti e due amanti della natura.

Massimo era esperto in green economy, amante della bici, del tempo libero all’aria aperta.

Si diressero poi a casa di lei, dove fece lei questa volta gli onori di casa, facendogli vedere l’azienda e presentandogli le sorelle.

Nel momento di salutarsi i due si guardarono negli occhi e lei, così di impeto lo baciò.

Una volta staccatisi, lui rimasto di stucco le disse: “Spero di averti fatto piacere oggi se questo è il saluto di fine giornata.”

Martina: “E’ stata la più bella giornata della mia vita.”

Massimo: “Anche per me e spero che ci rivediamo ancora, fuori dall’azienda.”

Martina: “Sono venuta via dalla Germania molto amareggiata dalle vicende che sono successe la e quelle successe qui che mi ci voleva molto una giornata come questa.”

Massimo: “Tamponamento compreso?”

Martina: “Come hai detto tu il tamponamento lo risolverà l’assicuazione ma quello che è successo dopo ……..”

Massimo: “Ricordati che io non ti ho aiutato in azienda, per quello hai fatto tutto da sola, spero che tu non mi parli solo con fare di gratitudine.”

Martina: “Ci rivredemo ancora, dobbiamo preparare la costatazione amichevole, scegliere il carrozziere dove portare la macchina …………..”

Massimo: “Assistere i micini che abbiamo salvato …….”

Martina: “Ne abbiamo di cose da fare assieme allora.”

Massimo: “Si tante ancora.”

Martina: “Cose che si possono discutere anche seduti al tavolo di un locale con un drink davanti, con calma.”

Massimo: “Magari parlando anche di altro, che ne dici?”

Martina: “Ok, buona serata, allora. Pensa agli argomenti di cui vorresti discutere con me la prossima volta.”

Massimo: “Buona serata, lo farò.”

Una volta lasciatisi, Martina rientrò e dovette raccontare tutto per filo e per segno alle sorelle.

Nel frattempo, Moreno, si stava rilassando e trascorreva le ore nella sua casa, rifugio.

Aveva venduto tutti I terreni annessi al casolare, che comunque era circondato da un buon appezzamento coltivato a parco.

Non aveva tempo di lavorare la terra o dedicarsi agli animali da stalla, ma passava molto tempo alla cura del suo corpo.

Proprio in questo momento, stava facendo palestra all’esterno.

Aveva da tempo comperato un gazebo da sagra, sufficiente grande da permetterci di mettere sotto all’ombra vari attrezzi, in modo da fare esercizi all’aria aperta senza sentire la calura.

Aveva posizionato li sotto un divanetto, per riposarsi tra un esercizio e l’altro e un frighetto per tenerci le bevande giuste.

Un mobiletto solido fungeva da supporto per una tv 32 pollici.

Insomma un vero angolo dove perdersi nei propri pensieri.

Con il suo Mp3 all’orecchio ascoltava la musica a palla e non sentì arrivare l’auto dell’assistente sociale del comando dei carabinieri.

Assistente sociale di nome Serena Minozzi, 35 anni, bella presenza, ragazza asciutta, non prosperosa, sempre vestita elegante con I tacchi a spillo.

Aveva un debole per Moreno, poco condiviso, perchè sinceramente non era propri il tipo da storie complicate e troppo impegnative.

Arrivata vicino a dove, il suo supereroe si stava allenando, lei lo guardò in silenzio e appena lui se ne accorse smise e disse: “Mi piace un casino guardardi fin che fai I tuoi esercizi, se non ti disturbo puoi pure continuare.”

Moreno: “Dottoressa Serena, quale buon vento? Non si preoccupi, non mi ha disturbato e non oso farle perdere tempo, guardandomi mentre mi alleno……… Anche perchè non c’è proprio niente di bello da vedere in un uomo che si da troppe arie con la palestra.”

Serena: “Bè ma tu non sei quel tipo di uomini.”

Moreno: “Grazie, come mai sei qui ci sono problemi? Non vieni mai.”

Serena: “Ci sono dei problemi, è vero! Non vengo mai perchè tra noi due sembra che ci sia sempre un qualcosa che ci impedisce di parlare e comportarci liberamente.”

Moreno: “Non c’è niente fra noi, c’è il fatto che io non mi reputo la persona giusta con la quale iniziare una relazione seria e duratura.”

Serena: “Questo lo dovresti lasciar giudicare alla donna che ti vorrebbe stare vicino.”

Moreno: “Dai, dimmi che problema c’è?”

Serena: “I bambini che hai salvato sono il problema Moreno.”

Moreno: “Stanno male? Sono fuggiti? Occorre cercarli?”

Serena: “Niente di tutto questo, il problema è più serio.”

Moreno: “Dimmi allora non farmi stare sulle spine, lo sai che per i bambini io farei tutto.”

Serena: “C’è che non si trova nessuna casa famiglia disponibile ad accoglierli tutti insieme, ci sono famiglie che ne vogliono uno, e molti sono fratelli tra loro sono diventati una difficoltà. Non si può separarli.”

Moreno: “Prova a vedere in qualche comunità di preti o suore, loro capiranno.”

Serena: “Non si può, e l’ordine dei miei superiori o tutti in una casa famiglia o tutti in adozione anche separati. Loro dicono che tra fratelli si cercheranno dopo.”

Moreno: “No non si può, ma sono fuori di testa?”

Serena: “Non so più cosa fare.”

Moreno: “Dai provaci ancora, fai altre telefonate.”

Serena: “Ho provato varie strade, te lo assicuro, io voglio che tutti rimangano assieme per ora.”

Moreno: “Cavoli non ci sono posti in giro?”

Serena: “I divorzi e le separazioni delle persone normali hanno messo in strada molto giovani che non hanno veri e propri problemi, così rubano posti a questi.”

Moreno: “Ma i posti non è la regione a darli?”

Serena: “Si ma è troppo lenta, occorre sistemare i ragazzi il prima possibile e il più velocemente possibile.”

Moreno: “Hai provato anche comunità più lontane?”

Serena: “Si tutte, sono troppi i bimbi per tenerli uniti.”

Moreno: “Deve esserci una soluzione, vado in casa e ti preparo qualcosa fino a che ci pensiamo ok?”

Serena: “Si! Dai mi serve qualcosa di caldo per piacere.”

Entrarono tutti e due in casa.

In casa bevettero tutti e due un thè e cercarono di sviscerare meglio la cosa, ma poche erano veramente le soluzioni che si potevano prendere.

Una volta che Serena uscì per tornarsene a casa, Moreno, proseguì i suoi allenamenti, ma fu fermato come da una forza esterna, da una forza non naturale che lo bloccò per un attimo e lo mise davanti ad una profonda realtà.

Toltosi le cuffiette dell’Mp3, rimase in silenzio fermo e si accorse che tutto il suo podere era pieno solo di una cosa: IL SILENZIO.

Si, è vero, era la sua casa rifugio, la sua batcaverna, la sua tana, li portava le donne di una notte, le storie da marinaio, ma niente di più, era solo circondato dal silenzio.

Una casa che un tempo era abitata da minimo 15 persone: i bis nonni, i nonni, i genitori, lui e suo fretello, zii, cugini, operai e quant’altro, dentro a quelle mura un tempo trovavi un paese.

Persone che non abitavano li era come lo fossero, lui chiamava zii tutti, anche l’ultimo degli operai e ora c’era il vuoto.

Il rumore più forte che si sentiva era quello del frigo che pur essendo in classe energetica AAA+++ quindi economico e silenziosissimo, si sentiva lo stesso da quanto silenzio c’era.

Se ne andò al computer e cominciò a fare delle ricerche e ad informarsi.

Birra sul lato sinistro della tastiera e fogli con gli appunti sulla destra.

La stampante quasi a tempo prefissato stampava una decida di fogli che poi leggeva e poi via un’altra ricerca.

Finchè decise.

Era ora di invitare fuori a cena Serena, ma questa volta seriamente.

Moreno: “Pronto Serena, posso disturbarti?”

Serena: “Si! Come mai cosa è successo in queste ore?”

Moreno: “Vorrei uscire a cena con te stasera.”

Serena: “Non so Moreno, domani è una giornata pesante e non so che dire. Poi lo sai che io non voglio più essere una delle tante.”

Moreno: “Ascolta ho pensato molto a quello che ci siamo detti oggi pomeriggio, ho fatto delle ricerche e vorrei parlartene.”

Serena: “Delle ricerche? Non so che dire.”

Moreno: “Dai, per piacere, lo so che non merito un tuo si per come mi sono comportato in passato, ma vorrei parlare con te seduti ad un tavolo.”

Serena: “Ok allora mi hai convinta, ma mi raccomando.”

Moreno: “Ci divertiremo seriamente.”

Serena: “Ti aspetto alle 20.”

Moreno: “Facciamo per le 19 perché ti voglio portare in un posto lontano da Verona, così avremmo modo strada facendo di parlare, sia in andata che in ritorno.”

Serena: “OK per le 19 va bene.”

 
 
 

SEDUTI SULLA SABBIA

Post n°6557 pubblicato il 21 Febbraio 2021 da FernandoIR
Foto di FernandoIR

Poesia di Fernando Zorzella

Poesia dedicata alle ferie

Testo:

Granelli della sabbia finissimi,

si attaccano alla pelle,

come ricordi,

per ricordar chi sei.

Tu no!

Via via!

Ora un'altra storia,

un'altra musica.

E' estate.

Il sole sorge,

per prendersi il peggio,

e lasciarti vivere il meglio.

 
 
 

W LE FERIE

Post n°6556 pubblicato il 21 Febbraio 2021 da FernandoIR
Foto di FernandoIR

Poesia di Fernando Zorzella

Poesia dedicata alle ferie

Testo:

Onda d'asfalto,

nera come il petrolio,

strisce bianche,

come flutti di schiuma,

via dalla vita veloci.

Mare, sabbia, giochi, hobby, vino,

a perdifiato.

Noi assieme ora,

per l'eternità.

E' estate,

se siamo qua,

vuol dire che ci è concessa,

una nuova possibilità.

Dentro in acqua,

per rinascere.

 
 
 

VENNE IL GIORNO : IL ROMANZO : 6° PUNTATA

Post n°6555 pubblicato il 21 Febbraio 2021 da FernandoIR
Foto di FernandoIR

Questo è un  romanzo scritto interamente da Zorzella Fernando e presentato a puntate qui sul blog.

Le puntate usciranno in maniera casuale.

IMPORTANTE : RIBADISCO IN MODO CONVINTO E PRESSANTE CHE i nomi di persona, gli edifici, le vicende, le situazioni, tutto il romanzo è frutto di PURA PURA PURA fantasia e non ha nessuna nessuna nessuna attinenza con la realtà.

I luoghi sono reali, ma le storie no.

TESTO DELLA PUNTATA

Fu, il telegiornale delle 13,00 che fece raggelare il sangue ai nostri amici.

Il giornalista aprì l’edizione con questa notizia: “E’ di pochi minuti fa l’importante annuncio che è arrivato in varie lingue a tutti i governi del mondo tramite le loro ambasciate, dalla Libia, in cui si da nota che si è insediato un vero e proprio Governo, comandato dal Generalissimo Vancovar, grazie al cui esercito, sta per pacificare la Libia. Tutte le sommosse e le azioni di rivoltosi, stanno per essere sedate, per portare nuova pace e la nascita di un nuovo stato Libico Ateo ma aperto a tutte le religioni. Il Generalissimo proseguo dicendo che per motivi di sicurezza interna e per non far rischiare la vita a nessuno, vengono simultaneamente chiuse tutte le ambasciate in Libia degli stati esteri, vengono fatti allontanare tutti i giornalisti esteri, tutte le organizzazioni internazionali di ogni tipo, viene chiusa la rete internet, tutti i confini e lo spazio aereo. Si chiede all’Onu, alla Nato e alle altre organizzazioni Militari di comprendere il delicato momento, promettendo che a breve seguirà un comunicato ufficiale del Generalissimo in persona.”

4  minuti lunghissimi, che raggelarono il sangue di tutti, fecero capire ai nostri che non era un sogno, ma quell’incontro era l’inizio di una cosa che avrebbe veramente cambiato il mondo. Tutti guardarono Nicola, attendendo che dicesse qualcosa.

Nicola, non si fece attendere.

Nicola: “Ci hanno ascoltato!.................. Ci hanno ascoltato!”

Nicola cominciò a ridere, a dimenarsi, a saltare di gioia continuando a ripetere: “Ci hanno ascoltato! …………. Ci hanno ascoltato! ………… Lo capite ci hanno ascoltato! Non distruggeranno la terra come avevano intenzione di fare.”

Tutti vedendo Nicola ridere e piangere nello stesso momento, corse ad abbracciarlo, e strngerlo, in un caloroso gesto di affetto.

Mirko piangendo: “Sei il nostro capo! Sei un mito.”

Paola con le lacrime agli occhi: “Hai perso anni sopra ai libri e ora hai fatto la differenza. Sei un grande.”

Tiziana lo abbracciò e lo baciò.

Nicola: “Grazie a tutti, grazie! Siamo all’inizio però! Ora il mondo conoscerà una nuova era.” Mirko: “Speriamo che sia un’era di pace e abbondanza.”

Nicola: “Non sappiamo niente, forse, ma dico forse, se proseguiranno così, non conosceremo un nuovo olocausto mondiale, ne una guerra atomica. Speriamo.”

Tiziana: “Ora dobbiamo attendere che arrivino a prendersi ciò che hanno chiesto.” Paola: “Io sono pronta Tiziana.”

Tiziana corse dall’amica ad abbracciarla.

Tiziana: “Amica mia non voglio che in nessun modo ti facciano del male.” Paola: “Dobbiamo avere fede.”

Il primo annuncio fatto al mondo divenne subito effettivo.

Sembrava che quel grande pezzo di terra che era la Libia fosse invisibile al mondo. Sembrava che solo se si era Libico si potesse stare in Libia.

Tutte le organizzazioni internazionali di ogni tipo e grado cercarono di mettersi in contatto con il Governo Libico, perché si voleva capire che cosa stesse succedendo, ma le risposte erano sempre quelle: “Non ci serve niente, lasciateci da soli!”

Nel frattempo successero anche delle cose molto strane, che però nessuno riuscì pienamente a capire.

La stazione spaziale internazionale e la stazione spaziale cinese vennero investite da una pioggia di meteoriti che le distrusse completamente.

Questo, raggelò tutti gli studiosi, perché non si aspettavano una cosa del genere.

Non sapevano che erano stati proprio gli extraterrestri a compiere questo gesto, con lo scopo di bloccare possibili corse allo spazio.

Infatti, l’opinione pubblica cominciò a riflettere sul fatto che se ci fossero state persone a bordo sarebbero morte e che con tutti i problemi che aveva la popolazione del mondo si poteva anche far a meno di inviare missioni nello spazio.

Arrivò, l’8 Dicembre, giorno in cui si era ipotizzato l’arrivo di Vancovar per venire a riscuotere ciò che voleva in cambio di un gesto di pace.

Paola stava camminando attorno all’osservatorio riflettendo.

Le domande che continuavano a rimbombare nella testa di Paola, erano sempre le stesse: mi faranno del male? Tornerò a casa? Se un domani grazie a questo gesto ci sarà la pace tra le due civiltà, il suo gesto sarà ricordato?

Domande importanti.

Nicola continuava a studiare per capire a cosa poteva servire l’ovulo di Paola. La risposta a tutto arrivò alle 17,30.

Il silenzio che circondava l’osservatorio venne rotto da un sibilo che divenne sempre più intenso, spegnendosi improvvisamente con l’atterraggio della navicella.

Nicola e Mirko scapparono fuori a vedere mentre Paola corse dentro gli uffici a piangere dalla paura.

Vancovar scese da solo, e si avvicinò a Nicola e Mirko con l’aria di chi aveva mantenuto una promessa ed ora voleva la sua ricompensa.

Nicola: “Vi stavamo aspettando!”

Vancovar: “Bene! Spero che abbiate fatto i compiti a casa.” Nicola: “Certo che li abbiamo fatti!”

Mirko: “Cosa pensavi di noi Vancovar?”

Vancovar: “Pensavo che vi sareste tirati indietro e non avreste mantenuto la parola.” Mirko: “Noi non siamo persone inutili, siamo persone che mantengono la parola data.” Vancovar: “Scusami Mirko ma i tuoi capi non vi rappresentano allora.”

Nicola: “Ho visto che hai accettato il mio consiglio.”

Vancovar: “Ciò pensato su! In fondo il coltello dalla parte del manico ce l’abbiamo noi. Speriamo di non doverci ripensare.”

Nicola: “Io penso che è quello che ti conviene di più. Vedrai che alla fine mi darai ragione.” Vancovar: “Abbiamo gli occhi di tutti voi sapiens puntati addosso!”

Nicola: “Lo so, la paura che per portare la pace tu stia facendo una carneficina.”

Vancovar: “Non è così! Chi crea problemi viene punito, chi vuole vivere in pace, sta vivendo in pace. In questo breve periodo quello che voi chiamate Libia, è migliorata rispetto a come l’avevate lasciata voi.”

Nicola: “Avete tutte le risorse naturali che volete li.”

Vancovar: “Lo sai, tu ci conosci bene, non ci servono. Non abbiamo attraversato la galassia con un motore a petrolio, come voi chiamate quel liquido nero che sgorga dalla terra.”

Nicola: “Lo so! Non ti servirà direttamente, ma vedrai che se tu conosci bene noi, ti verrà molto utile.”

Vancovar: “Chi verrà con noi? Quale donna verrà con noi?” Nicola: “Paola, verrà con voi! Eccola che sta per arrivare.”

Vancovar se la ricordava bene, perché la sua pelle ambrata, i capell mori lunghi e mossi, avevano lasciato il segno.

Vancovar: “Ok! Vieni anche tu?”

Nicola: “Vorrei, per rassicurarmi sull’incolumità di Paola.”

Vancovar: “Già per quello che hai detto mi offendi. Ti ho già detto che non le torceremo neanche mezzo capello. Certe volte, non capisco se tu ci abbia studiato così bene come dici.”

Nicola: “Porta pazienza, ma la paura c’è.”

Vancovar: “Io volevo che venissi con noi per darti la possibilità di conoscerci di più.” Nicola: “Vengo anche io volentieri.”

Vancovar: “Ci consideriamo amici?” Nicola: “Si! Voglio considerarti un amico.” Vancovar: “Andiamo allora!”

Nicola e Paola salutarono gli altri due e poi salirono sulla navicella. Tiziana e Mirko osservarono i due amici andarsene.

Tiziana: “Non li vedremo più ritornare.” Mirko: “Non dire così. Torneranno di sicuro.”

Tiziana: “Faranno quello che devono fare e poi li uccideranno.”

Mirko: “No! Io ho fede! Mirko li ha convinti, vedrai che torneranno e ci spiegheranno cosa è successo.”

Tiziana: “Stammi vicino per piacere.”

Mirko: “Non ho nessuna intenzione di staccarmi da te o stare lontano d ate non preoccuparti.” Tiziana: “Ci useranno come marionette.”

Mirko: “Basta Tiziana, non pensarci, pensiamo che forse grazie a questo sistema, magari avremmo un futuro e una possibilità, magari per convivere con loro.”

Tiziana abbracciò stretto Mirko, per sentirsi protetta e lui fece lo stesso. Con le mani le accarezzava la schiena per farla sentire protetta e coccolata.

Entrati, bevettero qualcosa si andarono a sdraiare per riprendersi dallo stress appena vissuto. Per i nostri amici, tutto questo, li portava a vivere in una sorta di limbo, in cui non sai veramente che strada dovrai prendere e quali saranno i tuoi nuovi obbiettivi.

Mirko raggiunse Tiziana, nella stanza dove aveva cercato riposo. Entrò e chiuse la porta.

Mirko: “Come ti senti?”

Tiziana: “Non so darmi pace, mi è venuto perfino mal di pancia. Mi sento come se mi stesse venendo la febbre.”

Mirko: “Vai a casa, non rimanere qui.”

Tiziana: “Non so che fare ho la testa nel pallone.” Mirko: “Anche Roberto si sente così.”

Tiziana: “Ha già detto qualcosa al suo staff a Palermo?”

Mirko: “Dice di no, perché non sa come spiegare la cosa con le parole giuste. Sta pensando a chi dirlo, come selezionar ele persone.”

Tiziana: “Basterebbe dirlo a poche persone sbagliate per far un vero e proprio caos.” Mirko: “Appunto.”

Tiziana si alzò e se ne andò tra le braccia di Mirko. Tiziana: “Tienimi al caldo, per piacere, mi sento indifesa.” Mirko: “Non ti lascerò mai sola.”

Tiziana: “Non ho più nessuno, ho solo qualche lontano parente.”

Mirko la accarezzò, avrebbe voluto baciarla, ma non lo fece per il profondo rispetto c he nutriva per lei. Baciarla ora sembrava rubare qualcosa a chi è indifeso.

Mirko: “Vado da Roberto e gli dico che ti accompagno a casa. Ci prendiamo la giornata libera. Domani ci metteremo ai posti di comando e cercheremo di capire di più su questi esseri.”

Roberto venne informato da Mirko, che approvò l’idea e poi anche lui si diresse verso Palermo per informare il suo staff.

Aveva bisogno di appoggi importanti per riuscire a trovare una zona da preparare per metterla in condizioni da poter ospitare più persone possibili.

Arrivato a Palermo, chiuse dentro una stanza i suoi collaboratori più stretti e chiese di ascoltarlo in rigoroso silenzio.

Roberto: “Carissimi amici e colleghi, vi chiedo di ascoltarmi non fate domande fino a che non ho finito. Come sapete tutti abbiamo un centro ad Enna, diretto dal Dott. Valentini Nicola, che ha lo scopo di captare e studiare, eventuali segnali extraterrestri provenienti dallo spazio. Ebbene, 3 mesi fa. Circa, un segnale partito da Sirio è stato captato.”

La gente in sala cominciò a rumoreggiare.

Roberto: “Silenzio per piacere!........... Il Dott. Valentini ed il suo staff ha inviato dei segnali di

risposta e dopo poco tempo ha ricevuto una chiara risposta extraterrestre.” Otto mani si alzarono per fare domande.

Roberto: “Aspettate per piacere!........... Vennero fatti tutte le verifiche del caos e tutto dava a

pensare che il segnale fosse vero. A questo punto abbiaMo girato le informazioni alle agenzie internazionali che hanno smentito tutto. Però c’è un però!........... In un messaggio spedito dagli

alieni il Dott Valentini ha trovato una richiesta, un invito ad incontrarci, e con il mio aiuto l’incontro è avvenuto in mezzo al deserto Libico. Il viaggio è stato programmato grazie a delle mie amicizie nei servizi segreti italiani.................... Arrivati nel luogo dell’incontro siamo stati raggiunti da una vera e

propria navicella alliena e abbiamo preso contatti con loro.”

Il brusio nella sala divenne assordante, e per placare la sete di informazioni di tutti, Roberto dovette proseguire dando risposta alle loro domande.

Uno di loro: “Perché è satto tutto in mano a Nicola e non si è cercato di convincere a suon di dati le organizzazioni internazionali.”

Roberto: “Perché hanno bollato tutto come un falso e non ci hanno dato possibilità di replica.” Uno di loro: “Perché Nicola non è qua con te?”

Roberto: “Nicola e la Dott. Pighi Paola, sono stati prelevati da una navicella e a quest’ora si trovano in Libia per prendere contatto meglio con gli allieni.”

Uno di loro: “Sono venuti loro a prenderli?” Roberto: “Si!”

Uno di loro: “C’è pericolo che succeda qualcosa ai nostri due colleghi?” Roberto: “Spero vivamente di no! Ci hanno rassicurato.”

Uno di loro: “Sono in pace?”

Roberto: “Ecco, questo è il tema caldo di questa situazione. Loro erano venuti per conquistarci, come sempre avevamo pensato noi studiosi, ma Nicola li ha convinti a mescolarsi in mezzo a noi e a cercare di vivere con le nostre regole.”

Uno di loro: “Allora, cosa hanno detto?”

Roberto: “Praticamente, penso che abbiano invaso la Libia, e da li cercheranno di mescolarsi a noi.”

Uno di loro: “Quindi non sappiamo se sono in pace veramente.”

Roberto: “Non lo sappiamo, a dire il vero sappiamo pochissimo su di loro. Io infatti volevo che ci concentrassimo nel lavorare assieme ad un nuovo progetto.”

Uno di loro: “Che progetto!”

Roberto: “Noi non sappiamo cosa vogliono da noi, e grazie a Nicola siamo riusciti a prendere

tempo. L’idea mia, di Nicola e degli altri, è di cercare di trovare una zona segreta sicura e molto grande per creare un rifugio dove mettere in salvo più persone possibili in caso di bisogno.” Uno di loro: “Prima di tutto le nostre famiglie?”

Roberto: “Certo, ci mancherebbe.”

Uno di loro: “Dobbiamo riempire questo posto con persone con attitudini e capacità specifiche ma diversificate per essere in grado di affrontare ogni evenienza.”

Roberto: “Certo, dobbiamo selezionare persone capaci di afre di tutto e con capacità specifiche per risolvere problemi specifici.”

Uno di loro: “Esempio, dottori, infermieri, meccanici, elettricisti, un po’ di tutto.” Roberto: “Appunto.”

Uno di loro: “Cosa facciamo per ora, nell’immediato.”

Roberto: “Dobbiamo prepararci a traslocare il centro, perché le strutture che abbiamo sono un buon punto di partenza per costruire un buon centro logistico.”

Uno di loro: “Per ora diciamo qualche cosa in giro?”

Roberto: “No! Per ora vi chiedo il massimo silenzio e fiducia.”

Molte altre domande seguirono su vari temi, tutti avevano ben chiaro che se la cosa sarebbe diventata di dominio pubblico sarebbe stata la fine del mondo, l’idea di Nicola, che per ora sembrava tenere, era la migliore.

Restava il fatto che nessuno al mondo sapeva cosa stava succedendo in Libia.

 
 
 

LA MIA ITALIA 2° PUNTATA: LE PARTITE IVA IN ITALIA

Post n°6552 pubblicato il 17 Febbraio 2021 da FernandoIR
Foto di FernandoIR

Tutti sapete che sono un infermiere, dipendente del servizio pubblico, quindi possiamo dire tutti che sono a pieno titolo uno sporco dipendente pubblico e che se lavoro male butto via i soldi pubblici.

Però sapete anche che sono da sempre a fianco delle PARTITE IVA, DELLA LIBERA IMPRESA, DELLA PICCOLA E GRANDE ATTIVITA’.

SONO A FIANCO DI CHI INVESTE.

PARLIAMO DI BILANCI

PER COMINCIARE OCCORRE CHE LO STATO SI DIA UNA BELLA SMAGRATA A LIVELLO DI SPESA PUBBLICA, OCCORRE TAGLIARE TUTTI I RAMI SECCHI.

Occorrono risorse per tagliare le tasse alle Partite IVA.

Parlo per tutti grandi e piccoli.

E’ vero e assodato, molte volte la tassazione italiana tiene conto di una redistribuzione del capitale, chi ha molto da a chi ha meno o da anche per chi a meno.

Io dico che chi ha molto, deve essere messo nelle condizioni di crescere ed assumere, creare giro di denaro e così chi non ha niente o poco avrà molto anche lui.

Vi spiego la mia idea di Impresa con un esempio.

ESEMPIO:

Io uomo di 45 anni, ho un mio conto corrente personale o famigliare.

Apro una PARTITA IVA, e questa avrà un suo conto corrente aziendale diverso dal mio.

Io verso dei soldi miei per investire nella mia società.

Investo nella mia società, quindi compro e vendo merci e prodotti realizzando profitti alti o bassi.

Mi prendo i soldi che ho investito nella mia impresa esentasse. Tanto ho dato tanto mi sono ripreso, e questi soldi non vengono tassati.

Ora, tutti i soldi che prendo dal conto corrente della mia impresa per me e la mia famiglia, ovvero il mio stipendioreddito, sono tassati ugualmente come è tassato uno stipendio di un mio dipendente. Ovvio, più soldi mi prendo più pagherò le tasse. Gli eventuali dividendi, vengono conteggiati ogni anno nella denuncia dei redditi e li pagherò eventualmente tasse in più se dovessi pagare, come se  avessi preso stipendi in più.

Tutti i soldi che rimangono nel conto corrente dell’azienda, non vengono tassati per nessun motivo, sono li si possono investire, si possono dividere tra proprietari e dipendenti, sono li.

Ora bisogna capire che tasse allora l’azienda dovrà pagare:

l’Iva su ciò che acquista, lo fanno tutti,

il bollo auto o veicoli come tutti,

le varie tasse locali o per la gestione dei vari documenti da fare, come tutti,

le accise sui carburanti come tutti,

le spese di gestione della sicurezza sul posto di lavoro o dei dipendenti,

tutte le spese per gli investimenti ed ammodernamenti aziendali, nuove acquisizioni, ma senza pagare tasse in più,

l’Imu o l’Ici come si suol dire, come tutti.

Dovete tener presente che io voglio che tutte le tasse legate alla gestione dei dipendenti, del numero di dipendenti o altro di simile, dovrebbero essere annullate.

PARLIAMO DI EDIFICI CAPANNONI!

So benissimo che chi investe e costruisce ha bisogno di spazi, uffici, capannoni, negozi, e quant'altro.

Come si pagano le tasse su questo argomento.

Semplice!

DA UOMO DELLO STATO, MI DISPIACE DIRLO CHE LE TASSE BISOGNA PAGARLE.

Allora.

Non si fa più riferimento al valore catastale o reale dell’immobile, questo per le proprietà private o aziendali.

Si dovrebbe pagare in base alla superficie degli edifici di proprietà.

Punto e Basta.

Io direi per cominciare a fare 4 calcoli, azzarderei: 1 euro a metro quadro.

Punto e basta, chiusa la partita.

Un capannone di 1000 mq paga 1000 euro e basta

Un capannone di 10 mila metri quadri paga 10.000 euro e basta.

La Mediaset che ha capannoni su capannoni su capannoni paga 1 euro a metro quadro.

RICORDIAMOCI CHE LO STATO DEVE LASCIARE RISORSE LIBERE PER INVESTIRE E ASSUMERE PERSONE.

PER FARVI CRESCERE.

Si può fare dei calcoli se servono più di un euro o meno, ma serve essere semplici e reali.

Lo stesso dovrebbe valere per le case residenziali, le proprietà private, ma questo ne parlerò successivamente.

E QUANDO C’E’ DA COSTRUIRE? 

UN NUOVO CAPANNONE? UN’IMPRESA? 

COME SI FA CON LE SPESE PER LA CONCESSIONE EDILIZIA E GLI OBBLIGHI?

Vi rispondo subito e in modo semplice.

1 EURO AL METRO QUADRO PROGETTATO E SI PARTE CON I LAVORI.

Avanti siete ancora li fermi?

Dove sono le ruspe?

Non sono a carico dell’azienda che investe la realizzazione della rete fognaria, idraulica, gas, telefonica, stradale o quant'altro è compito del comune che ha autorizzato l'investimento che in quel luogo ci sia tutto.

QUINDI NO A TUTTE QUELLE OPERE PUBBLICHE CHE SONO A CARICO DELLE AZIENDE PRIVATE PER POTER COSTRUIRE.

SONO IL PUBBLICO E GLI AMMINISTRATORI PUBBLICI CHE DEVONO SVEGLIARSI E PROGRAMMARE ADEGUATAMENTE TUTTO.

 
 
 

150 MILIONI DI EURO – IL ROMANZO : 7° PUNTATA

Post n°6551 pubblicato il 17 Febbraio 2021 da FernandoIR
Foto di FernandoIR

Questo è un  romanzo scritto interamente da Zorzella Fernando e presentato a puntate qui sul blog.

Le puntate usciranno in maniera casuale.

IMPORTANTE : RIBADISCO IN MODO CONVINTO E PRESSANTE CHE i nomi di persona, gli edifici, le vicende, le situazioni, tutto il romanzo è frutto di PURA PURA PURA fantasia e non ha nessuna nessuna nessuna attinenza con la realtà.

I luoghi sono reali, ma le storie no.

TESTO DELLA PUNTATA

Arrivò quindi il momento di far partire il primo grande progetto della società, ovvero prestare servizio per il Comune.

Ketty aveva firmato su ordine di Andrea, una convenzione con il Comune con la quale si prevedeva che la Società per il Benessere di Siriate, con proprio personale, avrebbe garantito la manutenzione di tutto il verde pubblico, utilizzando mezzi del comune e mezzi acquistati dalla società, il Comune avrebbe messo la spesa del carburante.

Con l’Asilo era stata firmata una convenzione per la gestione del verde, manutenzione dei giochi all’aperto e in questo caso la società garantiva anche il carburante.

Lo stesso infine anche con la Parrocchia ed il Circolo Noi.

Andrea: “Ketty sei stata grande, hai fatto un buon lavoro io non avrei mai fatto di meglio.”

Ketty: “Ora sei coperto con Comune, Asilo e Parrocchia. Carlo e Ruggero li ho assunti e scalpitano di lavorare per te.”

Andrea: “Ok! Ascolta, Paolo ha finito di a casa mia e quindi può dedicarsi a gestire Carlo e Ruggero.”

Ketty: “A Firenze come è andata?”

Andrea: “A Firenze è andato tutto bene, ho tolto alcuni problemi a Fabio e alla sua Famiglia, davide l’ho lasciato che stava bene. ………. Ho promesso a Fabio che l’ho avrei assunto appena si sarebbe sistemato un po’.”

Ketty: “Ascolta, tra le persone che hanno avuto diritto all’assegno nuovi nati, ci sono persone che hanno problemi ai denti e difficoltà a far fronte alle spese, puoi fare qualcosa per loro?”

Andrea: “Quanti sono?”

Ketty : “Sono due famiglie con 2 figli una e l’altra tre, lavorano ma con un reddito scarsissimo.”

Andrea: “Sono iscritti al Circolo Noi?”

Ketty: “Che domande mi fai? Non sono mica una spia segreta.”

Andrea: “Siccome al Circolo Noi hanno sempre bisogno di volontari, se sono iscritti al Circolo Noi, io pago a loro le spese e loro in cambio senza dire niente a nessuno cominciano ad aiutare il Direttivo per alleviarlo di alcuni lavori.”

Ketty: “Quando li faccio venire?”

Andrea: “Quando vogliono loro, gli parlerò io.”

Marisa uscì con Chiara una sera a cena e parlando le descrisse Andrea e i suoi progetti e quindi della possibilità che potesse all’Associazione arrivare un contributo per far partire la realizzazione di un dormitorio.

Chiara non nascose l’esigenza, i posti erano pochi e sempre in deficit, ne occorrevano di nuovi e molti, anzi le strutture aveva sempre problemi e se non c’erano problemi venivano creati dai proprietari degli edifici stessi.

Una persona del Direttivo aveva in proprietà un vecchio albergo in disuso, ancora in buono stato e se ci fossero stati i fondi si sarebbe potuto realizzare li un dormitorio, visto che lo stesso proprietario era d’accordo.

Chiacchierarono fino a notte fonda, cercando di decidere una data in cui Andrea si sarebbe potuto incontrare con il Presidente dell’Associazione.

Andrea, nel frattempo aveva passato la notte con Ketty, visto che Marco era fuori e visto che era stata proprio lei a prendere l’iniziativa.

Ma dove andava per lavoro Marco?

Marco era un consulente per una ditta con sede in città a Verona, ma spesso doveva recarsi all’estero comandato dalla ditta, molte volte in Germania, dove la ditta aveva altre sedi. In quei periodi risiedeva in alberghi.

Come abbiamo già detto la fiducia tra Ketty e Marco era sempre stata alle stelle, quindi questi spostamenti e questi continuare ad allontanarsi ai due non aveva mai dato addito a pensieri strani, si fidavano cecamente l’uno dell’altra.

Parliamoci chiaro sia a Ketty che a Marco non servivano i 5000 euro al mese che Andrea versava come ulteriore stipendio perché tutti e due percepivano già un buon emolumento, mentre dare a Ketty quei ulteriori soldi per Andrea era come un vero e proprio ringraziamento per tutto quello che faceva per lui e i suoi progetti; dare a Marco 5000 euro, per Andrea era come versare un indennizzo all’amico per permettersi certe libertà con la propria moglie, Ketty, visto che lei non si tirava più tanto in dietro.

Mentre abbiamo parlato ampiamente della seconda vita che si era creata Ketty non abbiamo mai parlato della vita privata di Marco, al di fuori della famiglia  e forse ora è il caso di farlo, visto le vicende future che vedranno coinvolti i nostri protagonisti..

Marco si trovava nella sua camera d’albergo a riposare dopo un’intensa giornata di lavoro, mentre dal bagno usciva una voce tutta femminile che canticchiava molto dolcemente.

E’ si avete capito bene, una voce femminile, ovvero l’amica prostituta di Sonia, ovvero Alessandra, la prostituta che voleva mettere le mani sul gruzzoletto di Andrea.

Alessandra: “Se sapesse la tua Ketty chi ti fa compagnia nei tuoi viaggi di lavoro, sono sicura che ti ucciderebbe.”

Marco: “E perché dovrebbe saperlo, che cosa dovrebbe cambiare tra noi due perché mia moglie lo sappia.”

Alessandra: “A dire il vero sono io gelosa, del fatto che tu conosci Andrea ed io no, sono sicura che io piacerei molto ad Andrea, fammelo conoscere.”

Marco: “Ma come faccio a presentarti come mia amica, dai è una cosa impossibile.”

Facciamo il punto della situazione, Marco quando usciva in trasferta, ogni tanto, si portava via come compagnia Alessandra, alla quale aveva parlato molto di Andrea, sbagliando naturalmente perché si poteva mettere a rischio la stessa incolumità di Andrea, raccontando certe cose a certe persone.

Alessandra aveva capito che Andrea era la stessa persona che aveva fatto uscire dal giro Sonia e che la stessa Sonia non voleva presentare ad Alessandra.

Alessandra: “Se me lo fai conoscere a te farò dei buoni sconti e manterrò la stessa qualità dei miei lavoretti.”

Alessandra continuò a battere su questo tasto, e svelò alcuni dettagli che fecero capire a Marco che si stava parlando proprio delle stesse persone: Andrea, Sonia e Paolo.

Marco: “Allora se parliamo delle stesse persone non è difficile fartelo conoscere, perché tu potresti andare direttamente dove lavora Sonia, cioè a casa di Andrea, con la scusa di salutarla e prendendo così due piccioni con una fava. D’altronde se sai che lavora per Andrea e siccome Andrea lo conoscono tutti a Siriate, io a te do l’indirizzo esatto, ma tu andrai la spiegando che hai chiesto informazioni in giro. Poi bella come sei non preoccuparti che se Andrea sarà in casa ci penserà lui stesso a metterti a proprio agio.”

Alessandra: “Bene hai visto che se vuoi sei proprio bravo? Ora ti meriti proprio che la tua gattina ti faccia le coccole.”

Dopo di che è chiaro a tutti come proseguì la notte.

Nei giorni successivi Paolo, Ruggero e Carlo iniziarono a lavorare a tutta forza per la cura del verde delle aree pubbliche, dell’Asilo e della Parrocchia. I risultati toccarono i più inaspettati risultati, anche gli operatori ecologici già in forza al comune si trovarono bene e trovarono nei 3 nuovi compagni di lavoro un valido aiuto.

Anche le due famiglie che avevano problemi a coprire le spese odontoiatriche accettarono la proposta di lavorare al Circolo Noi come volontari in cambio del contributo di 9000 euro per la copertura di tutte le spese. Immaginate lo stupore delle persone del Direttivo del Circolo vedendosi arrivare 4 persone dal nulla avevano maturato questa gran voglia di dare una mano.

Il 22 Ottobre, Andrea era stato invitato nella sede dell’Associazione “Guardia contro la Povertà”, per valutare la sua proposta di aiuto.

Alla riunione dovevano essere presenti Andrea, Marisa, Chiara e il Presidente dell’Associazione ovvero Fausto. Un contrattempo aveva bloccato Chiara al lavoro.

L’Associazione aveva sede a Verona, in un appartamento di un condominio discretamente tenuto.

Il fatto che l’appartamento fosse troppo ben tenuto per un’Associazione che curava e si interessava della povertà destò molte perplessità ad Andrea e Marisa, così decisero di essere loro a condurre il gioco e di tempestare di domande Fausto.

A Fausto piacque l’idea di Andrea di investire soldi nella realizzazione di un nuovo e grande dormitorio, però voleva che si limitasse solo a donare i soldi senza entrarci in prima persona, infatti cercò a varie riprese di convincere Andrea in vari modi, e molto frettolosamente gli mise in mano il conto corrente su cui fare il versamento, ma questo fece insospettire molto Andrea e Marisa.

La stessa Marisa, il giorno dopo chiamò subito Chiara spiegandogli tutto e decidendo di trovarsi per cena a parlarne.

 
 
 

REVOLUTION – IL ROMANZO : 8° PUNTATA

Post n°6550 pubblicato il 16 Febbraio 2021 da FernandoIR
Foto di FernandoIR

Questo è un  romanzo scritto interamente da Zorzella Fernando e presentato a puntate qui sul blog.

Le puntate usciranno in maniera casuale.

IMPORTANTE : RIBADISCO IN MODO CONVINTO E PRESSANTE CHE i nomi di persona, gli edifici, le vicende, le situazioni, tutto il romanzo è frutto di PURA PURA PURA fantasia e non ha nessuna nessuna nessuna attinenza con la realtà.

I luoghi sono reali, ma le storie no.

TESTO DELLA PUNTATA

Il convoglio degli Orsi Neri si fermò a 5 chilometri di distanza, poi cominciarono a girare attorno al fortezza, posizionandosi in modo tale da bloccare le vie che portavano a Prima Donna, finché non l’accerchiarono del tutto, bloccandola nel mezzo. La gente attorno alla fortezza scappò terrorizzata o dentro la fortezza o lontano perdendosi nella pianura.

“Cavoli ci stanno tagliando fuori dal mondo, siamo in trappola.”, disse Sirena, il Sindaco di Prima Donna, “Qui dentro non entreranno mai, allertate tutte le soldatesse che si portino alla loro postazione di difesa, qui dentro non dovranno mai entrare.”

Gemma disse: “Qui ci toccherà arrenderci e metterci con quei bifolchi ……… Ma è possibile che degli uomini pensano di mettere in piedi una cosa del genere per avere delle donne, e obbligarle a fare figli?”

Sirena: “Quando c’è crisi estrema noi donne veniamo sempre usate come oggetti e per di più ci dobbiamo sottomettere, ho creato Prima Donna perché nessuna dico nessuna sia usata come oggetto in questo momento, e ti giuro Gemma che nessuna donna verrà presa e portata via da Prima Donna.”

Gemma: “Io ho molta paura.”

Sirena: “Gemma vai al tuo posto lanciarazzi e sfoga la tua rabbia centrando i veicoli che si dovrebbero avvicinare.”

A Genesi, la sera Filippo trovò Elena e si fermarono a parlare.

Elena: “Non è ancora ritornato il convoglio di William, speriamo che abbiano trovato Roberta.”

Filippo: “Chissà perché non sono ancora tornati?”

Elena: “Potrebbero avere trovato di tutto, speriamo che non le sia successo niente di male.”

Filippo: “Ti posso offrire qualcosa in tenda?”

Elena: “Certo, ok?”

Arrivati in tenda, parlarono e parlarono spettegolando di tutto, se la intendevano proprio.

Filippo: “Sarebbe il momento che nella comunità nascessero nuovi amori e nuove storie a lieto fine.”

Elena: “La serenità vuol dire tanto, se sei sereno ti dedichi a queste cose, tu come ti senti Filippo?”

Filippo: “Ma cosa vuoi, io a volte mi sento sereno e a volte drogato, anestetizzato, mi chiedo spesso cosa è diventato questo mondo, come vivono i superstiti fuori da qua, se ci sono altre comunità come noi e perché non riusciamo a metterci in contatto con loro.”

Elena: “Sembra che siamo circondati dal peggio che potesse uscire da questa catastrofe e sembra che siamo gli unici nei dintorni così sviluppati. Verona è completamente rasa al suolo e quelli che sono sopravvissuti chissà dove se ne sono andati.”

Filippo: “Per Verona è stata la fine del mondo vera. Tra il terremoto, le inondazioni, gli incendi. Se ti ricordi la cittadinanza era stata chiamata dentro l’Arena per una grande festa della città, mai fatta prima e l’Arena quel giorno è crollata completamente uccidendo tutti. ………. Non mi ci fare pensare dai.”

I due chiacchierando si avvicinarono molto intimamente, e Filippo viveva stranamente questa sensazione perché, lui desiderava Jenny ed in modo tutto imprevedibile stava nascendo qualcosa tra loro due. Sentiva come tradisse qualcuno che però non gli apparteneva. Decise di lasciarsi andare con Elena e lasciare che le chiacchiere lo portassero chissà dove, magari verso Elena.

Il convoglio di William tornò a notte fonda, ma non venne svegliato nessuno.

All’indomani davanti ai portoni di Prima Donna un emissario degli Orsi Neri venne per portare una missiva, ed urlando chiese di parlare con il loro capo. Avendo sventolato anche la bandiera bianca, uscì una delegazione con a capo Sirena, per ascoltarlo.

L’emissario spiegò, che era stato inferto un embargo completo a Prima Donna, che si sarebbe aperto solo se loro avessero accettato di unirsi alla comunità degli Orsi Neri, e avessero accettato le loro leggi in tutto per tutto. Ebbe la pazienza di rispiegarle alle donne di Prima Donna e di spiegare tutti i vantaggi che avrebbero tratto nel seguirli.

Dopo aver finito di ascoltarlo, Sirena sfoderò la sua pistola e sparò in pieno petto all’emissario, uccidendolo sul colpo, sapendo comunque che non era proprio un gesto morale da fare in guerra e disse: “Gli animali come lui e i suoi compari vanno trattati così ……… ora rientriamo e facciamo vedere di che pasta siamo fatte noi. …….. Lasciate questo ad essiccare qui fuori al sole.”

Rientrarono e spararono qualche cannonata per far capire agli Orsi Neri che non avevano intenzione di scherzare.

A Genesi, William spiegò tutto al Consiglio, di cosa aveva trovato in quel luogo e del fatto che al Villaggio degli Orsi Neri c’era stata una vera battaglia, quindi era realmente possibile che ci fossero 2 fazioni bene armate, e che si davano battaglia, e se questa fazioni fossero ostili entrambi sarebbe stato comunque un grosso problema per Genesi.

Consigliò di istituire una sorta di postazione sentinella con una ventina, massimo trentina di uomini in zona Legnago, dove si apre la pianura, per scrutare e controllare che non arrivasse nessuno da quella parte con intenzioni ostili.

Il Consiglio accettò l’Idea  e si diede il nome all’avamposto di Guardia Legnago, era il primo distaccamento di Genesi, era la prima espressione con cui Genesi faceva capire pesantemente che aveva tutta l’intenzione di riportare la normalità nell’area.

L’avamposto sarebbe servito inoltre per raccogliere nuove persone da portare a vivere a Genesi per offrire maggiore protezione.

Jenny risolte alcune faccende, aveva passato il pomeriggio con Jonathan che era venuto alla comunità a posta, ma per la sera si dovettero lasciare.

Mentre tornava a casa, Jonathan incontrò Angelica che insistette per accompagnarlo a casa per fargli compagnia.

Arrivati, Angelica vide che lui stava male e gli chiese: “Jonathan che hai?”

Jonathan: “Mi viene da vomitare sto male.”

Angelica attese che lui risolse le sue urgenze e poi lo aiutò a sdraiarsi a letto, e disse: “Ti faccio un the caldo al limone?” e lui rispondendo acconsentì.

Bevuto il thè Jonathan chiese gentilmente ad Angelica di andarsene ringraziandola, era stanco e aveva bisogno di riposo e tranquillità.

Il mattino seguente Elena, mentre era ancora a letto, sentì Filippo chiamarla da fuori, chiedendo di aprirgli perché aveva portato la colazione ed aveva l’intenzione di consumarla assieme a lei, con l’intenzione di creare un momento un po’ rilassante in mezzo a tutto quel marasma.

Si prospettava una giornata dura perché c’era da organizzare e realizzare sia la missione che avrebbe costruito l’avamposto Guardia Legnago, sia la missione per liberare Erik ed i suoi, che più di missione si trattava di una vera e propria guerra.

William, radunò l’esercito e fece un lungo discorso propedeutico per preparare la spedizione. Rispiegò ampiamente tutto quello che conosceva sugli immortali e come bisognava fare per ucciderli, spiegò come ci si doveva comportare se si sarebbero trovati davanti dei propri amici e spiegò cosa bisognava fare in caso che ci fossero feriti in mezzo a loro o addirittura morti. Poi corsero tutti ai loro posti per prepararsi.

Jenny trovò il tempo per andare da Jonathan, e lo trovò mezzo moribondo, così ritornò di corsa a Genesi per procurare farmaci e recuperare qualcuno che potesse sostituire Jonathan nei campi, perché lui si sentisse tranquillo e poi tornò da lui.

Lui, dal canto suo, pur malato fece di tutto perché lei si tranquillizzasse, quella sarebbe stata un’altra lunga giornata di passione.

Le chiese chiacchierando: “L’ospedale è pronto?”

Lei rispose: “Si grazie ai ragazzi di Aspareto è pronto. Hanno fatto un grande lavoro, ha la bellezza di 200 posti letto ed è bene attrezzato. Ho la brutta impressione che siamo rimasti veramente l’unica ancora di salvezza per questo mondo.”

Lui dal canto suo cercava di rassicurarla, e di incoraggiarla perché stava facendo un ottimo lavoro.

Il giorno seguente Roberta a Prima Donna si svegliò di soprassalto, si fece una bella doccia per svegliarsi e corse dove si era radunato il consiglio della fortezza.

Sirena, il capo disse: “Dobbiamo rimanere calme, se si dovessero avvicinare, di sicuro noi avremmo modo di annientarli.”

Una di loro disse, però: “Propongo delle incursioni notturne, noi siamo esperte e veloci.”

Roberta entrata replicò: “E’ una pazzia sarebbe la volta buona che scoppierebbe una vera battaglia ed io non sarei così ottimista come voi.”

Un’altra ribatte a Roberta: “Ma se abbiamo appena detto che se si avvicinano li annientiamo, poi tieni presente che tu non ci conosci Roberta.”

Roberta: “Si è vero, ma il nostro effetto attacco notturno visto che sarebbe veloce non otterrebbe l’effetto sperato, io invece propongo di cercare di notte di penetrare il loro embargo e fuggire verso il mio paese per chiamare aiuto, magari con un cavallo.”

Sirena: “Questa sarebbe un’idea migliore perché si potrebbe attaccarli su due fronti.”

Roberta: “Dobbiamo uscire in massimo due.”

Sirena: “Ok ti affianco Gemma, che conosce bene la zona, andrete con due cavalli, per essere più veloci.”

Rispondendo affermativamente corsero a prepararsi.

William aveva fatto partire tutte e due le missioni, ovvero quella per la costruzione di “Guardia Legnago”, l’avamposto per controllare quella zona e il grosso del contingente verso San Giovanni Ilarione per liberare gli altri.

Erano carichissimi quelli che si dirigevano verso San Giovanni Ilarione contavano in serata di arrivare e prendere posizione.

Filippo ed Angelica, si erano ritrovati, nel loro momento di pausa a spettegolare. Angelica spiegò tutto quello che era successo con Jonathan e che occorreva una contromossa per far in modo che fosse completamente e certamente suo.

Filippo sorridendo, le sviscerò un ulteriore piano con le contromisure, che a lei piacque e lo abbraccio sorridendo di felicità.

Poi si salutarono e misero in moto il piano.

Lui fece recapitare un biglietto a Jenny in cui c’era scritto: “Jenny ho bisogno di te, vieni da me, Jonathan.”.

Jenny leggendo così, sbrigò tutto per essere libera la sera per andare da lui.

Anche Angelica sbrigò tutte le faccende e se ne andò da Jonathan il pomeriggio, però.

In un’altra tenda, un’altra tragedia di stava consumando. Questa volta era Alberto che stava pensando e rimuginando troppo, era sempre stato contrario all’azione governativa di Jenny, ne aveva proprio le scatole piene di tutta la situazione. Era un estremista e non aveva mai capito tutto il buon lavoro fatto per la comunità, stava proprio maturando delle idee degenerative contro Jenny ed il consiglio.

Di punto in bianco senti il bisogno di uscire dalla comunità andando in direzione Verona.

Angelica, arrivata da Jonathan lo trovò veramente malconcio, aveva la febbre alta, era tutto sudato, infreddolito, sembrava incosciente.

Lo soccorse da subito e cercò di assisterlo.

Ad un tratto, dalla finestra, vide avvicinarsi Jenny con la jeep, lasciò che si parcheggiasse e scendesse dall’auto, poi si mise davanti ad una finestra in modo che Jenny la vedesse, muovendo le labbra come per parlare si spogliò e si mosse con le braccia alzate come se volesse abbracciare qualcuno.

Jenny nel vedere la scena si impietrì, e scappò via subito arrabbiatissima.

Angelica a quel punto rimase tutta la notte per essere sicura che Jenny non tornasse, era sicura che questo gioco le sarebbe fruttato molto.

 
 
 

LO CHARDONAY

Post n°6549 pubblicato il 13 Febbraio 2021 da FernandoIR
Foto di FernandoIR

Poesia di Fernando Zorzella

Poesia dedicata all’ononimo vino che a me piace molto e alle ferie

Testo:

E' chiaro,

è oro,

è fuoco nelle vene.

Esplode,

ti libera,

ti rilassa,

parli parli,

amicizia pura.

Sei amico di tutti,

commensali e non,

è festa,

è estate ogni sera.

Felicità senza limite,

ogni problema è a casa,

tu ora sei in ferie.

 
 
 

SI RIPARTE

Post n°6548 pubblicato il 12 Febbraio 2021 da FernandoIR
Foto di FernandoIR

Poesia di Fernando Zorzella

Poesia dedicata al ritorno dalle ferie. 

Testo:

La barba cade,

sotto la lama affilata.

La pelle si rigenera,

colpita dalle gocce di dopo barba,

che scoppiando generano, 

fragranze esotiche.

Gli occhi si aprono,

e tutto ha sempre più,

senso.

La strada è sempre più,

chiara.

C'è da dare un senso,

a questo nuovo giorno,

che il buon Dio ci ha donato.

Un perchè,

ad un perchè che sempre non lo ha.

C'è da dare un senso,

alla gente che incontri,

che ti saluta, 

magari per obbligo.

Che ti ride,

solo per farti piacere,

ma che cosparge la tua strada,

di ostacoli.

Si riparte.

 
 
 

TERRA AMORE ED UNIFORMI : IL ROMANZO : 2° PUNTATA

Post n°6547 pubblicato il 11 Febbraio 2021 da FernandoIR
Foto di FernandoIR

 

Questo è un  romanzo scritto interamente da Zorzella Fernando e presentato a puntate qui sul blog.

Le puntate usciranno in maniera casuale.

IMPORTANTE : RIBADISCO IN MODO CONVINTO E PRESSANTE CHE i nomi di persona, gli edifici, le vicende, le situazioni, tutto il romanzo è frutto di PURA PURA PURA fantasia e non ha nessuna nessuna nessuna attinenza con la realtà.

I luoghi sono reali, ma le storie no.

TESTO DELLA PUNTATA

Ritornati tutti al comando il Generale, pretese subito un rapporto di tutta l’operazione e Moreno vi si fiondò subito come era giusto che fosse.

Entrato nello studio del Generale, Fantoni Giuseppe, si mise sull’attenti e attese ordini.

Lo studio era ben arredato con moquet per terra, mobili in legno, non i tipici mobili da ufficio, alcune piante vive che il generale si divertiva a curare come se fosse in una piccola serra e una lunga tavola da conferenza. Sulle pareti erano appese foto delle missioni dei suoi ragazzi, perché li considerava dei figli.

Si alzò dalla sua sedia, perchè comunque voleva farsi una chiacchierata serena e rilassata con il suo pezzo forte, e cominciò proprio con un bel: “Riposo Capitano!”

Generale: “2 anni e mezzo di intenso lavoro, senza riposi e senza ferie. Hai cercato quel mafioso in tutto il nord d’Italia e alla fine ce l’hai fatta!”

Moreno: “Mi dispiace capitano se alla fine abbiamo dovuto rischiare un po’ troppo in autostrada, ma non ce la facevo a pensare di chiudere la giornata senza prenderlo.”

Generale: “Non è stata imprudenza, è stata la tua capacità e la tua dote di riuscire a farti ascoltare dal tuo gruppo in modo di farlo girare all’unisono. Le tue operazioni, non sono operazioni militari, ma delle sinfonie in cui il suono delle pallottole, eventualmente sono i pezzi più forti, i pezzi diciamo più rocketari.”

Moreno: “Grazie Generale!”

Generale: “Ascolta, hai maturato 60 giorni di ferie, che ne dici, hai voglia di staccare un attimo?”

Moreno: “E’ un ordine o un consiglio Generale?”

Generale: “E’ un ordine detto con il tono sbagliato. Da domani tu te ne stai a casa:”

Moreno: “Siamo sicuri che posso Generale?”

Generale: “Metti in dubbio il tuo Generale?”

Moreno: “No è che sono sicuro che da domani, lei troverà il sistema per farmi ritornare.”

Generale: “Su questo ci puoi credere, quindi è meglio che raccogli le tue cose e te ne vai via subito.”

Moreno, uscì dall’ufficio del generale e si diresse verso la zona ristoro, dove trovò i suoi colleghi e amici a ridere e scherzare e poi se ne andò a casa per godersi delle meritate ferie.

Viveva in un casolare che per la sua posizione ed ubicazione, era stato mira più volte di offerte economiche per trasformare l’area in zona industriale, perchè seppur isolato, era comunque vicino a grosse vie di percorrenza, ma Moreno aveva desistito.

Lo aveva avuto in eredità dai suoi genitori, morti per malattia.

Michele, suo fratello, aveva ricevuto in eredità soldi, che aveva investito in appartamenti, uno dei quali era nel centro di Verona, dove viveva.

Il rapporto tra i due era buonissimo, si sentivano regolarmente e se c’era un bisogno, subito si prendeva la moto e si raggiungeva l’altro.

Nel frattempo, in un paesino del Rovigotto, esattamente a Trecenta, tre sorelle, gestivano un agriturismo di tutto rispetto.

Il nome dell’agriturismo era: “Il sapore della terra.”

Produceva di tutto, era ristorante, albergo, fattoria didattica, aveva frutteti, vigneti, un maneggio e molta molta terra.

Era un paradiso piantato in terra.

Elisa, la più grande, 32 anni, alta un metro e 75, capelli castani mossi e lunghi quasi al sedere, fisico sodo, perchè lavorava quasi sempre in campagna e seguiva gli operai.

Cinzia, la mezzana, 30 anni, alta un metro e 74 anche lei, capelli biondi e lisci lunghi che si raccoglieva spesso in una coda, fisico ben tenuto, ma non in forma come Elisa, perchè lavorava spesso al ristornate e all’albergo.

Martina, la più piccola, 27 anni, il scienziato delle tre, alta un metro e 75, capelli neri tutti riccioluti, fisico da segretaria ben tenuta. Era la signora delle tre, perchè era fresca di libri ed era appena tornata da uno stage in Germania. Era un ingegnere ottico, l’unica che aveva studiato delle tre sorelle e si era specializzata in qualcosa di diverso.

Erano le 14 e 30, il ristorante si stava svuotando e si stava avvicinando un momento di relax per le tre.

Martina ritornò in cucina con un pò di piatti.

Martina: “Ecco qui sorellone, se al tavolo 5 si decidessero a bere il liquore che gli ho servito e se ne andassero finalmente potremmo chiudere fino a cena tutto quanto.”

Cinzia : “E’ andata bene oggi! Tutta gente abbastanza facoltosa, hanno ordinato molto e vini costosi, oggi possiamo essere contente.”

Elisa: “Contente un cavolo, io sarò contenta quando vedrò le stanze dell’albergo tutte occupate fino a fine estate.”

Cinzia : “La solita lagnona! Sembra che stiamo facendo fallimento da un momento all’altro. Sembra che non abbiamo neanche i soldi per vivere.”

Elisa: “Senti chi parla, se continuiamo così andremo a vendere la passera in statale.”

Martina: “Ma scusate è da una settimana che sono tornata e vi assicuro che il ristorante è stato talmente pieno che io ho già bruciato un paio di scarpe. Le metto sul conto vostro, brutte tirchie.”

Cinzia : “No sorellina, la qui presente Capitana d’Azienda, vorrebbe guadagnare non so cosa, quindi ogni tanto fa le sue sparate da melodramma, è abbastanza che tu la stia ad ascoltare fino a che non si sgonfia da sola. Vuol andare a vendere la passera lei che non vede uomo da chissà quanto tempo! Non saprà neanche come è fatto un cazzo.”

Elisa: “Grazie mille sorelle, io mi cercherò un uomo quando avrò il tempo e quando sarò serena e tranquilla qui all’azienda. Tu invece Martina, non sei andata a studiare in Germania per fare la cameriera, da domani te ne vai a cercare un lavoro e non torni finchè non l’hai trovato. Anzi nel paese qui vicino c’è quell’azienda che produce lenti di tutti I tipi, vai la e li implori di assumerti.”

Si misero a ridere tutte e tre, perchè Francesca, effettivamente aveva un carattere un pò burbero, ma si rendeva ridicola a volte ed era divertentissimo starla ad ascoltare.

Anche le nostre tre amiche erano senza genitori, morti in un incidente stradale qualche anno prima.

Da sole si erano tirate su le maniche e avevano cominciato a gestire l’azienda di famiglia a pieno regime, ricercando sempre ottimi sbocchi di mercato.

Effettivamente non andava proprio così male economicamente come Elisaprospettava, perchè I prodotti che vendevano erano ricercati e di buna qualità.

Il ristorante era frequentato da gente di un certo spessore economico, perchè pur essendo un agriturismo era molto curato.

La sala ristorante era arredata come un grande cantina, con attrezzi vecchi in esposizione, bottiglie di vino, botti sistemate in modo da sembrare veramente una scenetta particolare, quasi un mondo surreale.

Sulle pareti erano appese molte foto del padre in tenuta da caccia.

Al centro della stanza campeggiava una tavola a 4 posti, ben apparecchiata e con sempre fiori freschi.

Era la tavola in cui il padre delle tre ragazze si sedeva sempre, e si intratteneva con gli amici.

Dopo la morte le tre ragazze l’avevano sistemata così bene da sembrare un altare e non l’avevano mai più usata in suo ricordo e in segno di buon auspicio.

La vita dell’agriturismo cominciava sempre presto, una vita dura e pesante per tre ragazze, che avevano cercato e selezionato solo manodopera super fidata.

Si lavorava duramente ma si lavorava serenamente in modo che il lavorare all’interno di questo paradiso fosse il meno faticoso possibile.

3 ragazze, imprenditrici, comunque godevano di molti aiuti europei, quindi riuscivano sempre ad essere vanti con la tecnologia e l’innovazione, era un agriturismo molto conosciuto a Rovigo.

Per Martina, comunque il giorno non si doveva svolgere in azienda, ma alla ricerca di un vero posto di lavoro.

La sua esperienza e competenza super specializzata, nel campo dell’ingegneria ottica e nella capacità di tagliare e conformare le lenti la rendeva forse unica e preziosa nel suo campo, tanto da sembrare un pesce fuor d’acqua a Rovigo.

C’era una ditta sola a cui poteva fare veramente comodo, ovvero la Optical System Rovigo, le altre possibilità di lavoro erano quelle a portata di un qualunque laureato.

Così fiera del suo bagaglio culturale si mise sulla strada per Rovigo, quando ad un tratto una serie di gattini piccoli appena nati invasero la carreggiata, tanto che lei fu costretta a frenare di colpo e bruscamente per non ucciderli.

L’auto che la seguiva non riuscì a frenare in tempo e la tamponò.

Sulla macchina che tamponò Martina c’era Massimo, un giovanotto della stessa età, che scese subito e da buon cavalliere andò subito a sincerarsi sullo stato di salute del conducente che aveva tamponato, non aspettandosi di certo nell’abitacolo una così bella ragazza..

Massimo: “Come sta signorina tutto bene? Mi scusi, apra il finestrino per piacere e mi dica come sta sono troppo in pensiero.”

Martina tutta scossa, lo guardò, aprì la portiera e scese: “Scusi me, ma ho frenato per loro, non so se ho fatto bene o male dopo quello che è successo.”

Massimo si voltò verso i gattini ed esclamò: “Ha fatto benissimo, sono bellissimi, non si preoccupi ci sono le assicurazioni per i danni alle auto questo. Mi dica, lei sta bene?”

Martina: “Si si, io sto bene. Andiamo a vedere loro come stanno.”

Lasciando le auto in strada andarono a sincerarsi sulle condizioni dei micini, che molto probabilmente erano stati abbandonati dalla mamma o da qualche bastardo.

Miagolavano a squarcia gola dalla fame, facevano una tenerezza incredibile.

Massimo: “Non possiamo lasciarli qui.”

Martina: “No è vero mi ha tolto le parole di bocca.”

Massimo: “Mio padre mi ucciderà e la mia governante andrà di matto, ma li porto a casa io.”

Martina: “Ma hai il posto di tenerli? Io ho un’azienda agricola, da me staranno benissimo.”

Massimo guardò Martina negli occhi e le disse: “Se mi lasci venire a vederli te li lascio portare a casa tua.”

Martina sorridendo disse: “Per me va bene ma non ci conosciamo neanche.”

Massimo: “Io sono Massimo Ortago, e la mia famiglia è la proprietaria dell’azienda che produce lenti qui a Rovigo.”

Martina: “Ma dai non ci credo, io stavo andando proprio li, a portare la domanda di lavoro.”

Massimo: “Allora andiamo dai, vieni in ditta e poi ti accompagno io a casa.”

Martina: “Ok ti seguo con la macchina.”

Massimo: “Ma no con la macchina in quelle condizioni dove vuoi andare? Ascolta chiamiamo un mio amico con il carro attrezzi che ti porta la macchina a casa e io con la mia ti porto in ditta e poi a casa tua.”

Martina: “Ok ci stò.”

I due si guardarono intensamente e capirono che il tempo che avrebbero passato assieme lo avrebbero dovuto utilizzare molto, ma molto bene.

 

 
 
 

VENNE IL GIORNO : IL ROMANZO : 5° PUNTATA

Post n°6546 pubblicato il 08 Febbraio 2021 da FernandoIR
Foto di FernandoIR

Questo è un  romanzo scritto interamente da Zorzella Fernando e presentato a puntate qui sul blog.

Le puntate usciranno in maniera casuale.

IMPORTANTE : RIBADISCO IN MODO CONVINTO E PRESSANTE CHE i nomi di persona, gli edifici, le vicende, le situazioni, tutto il romanzo è frutto di PURA PURA PURA fantasia e non ha nessuna nessuna nessuna attinenza con la realtà.

I luoghi sono reali, ma le storie no.

TESTO DELLA PUNTATA

Vancovar: “Soldati deponete le armi per piacere.” Le guardi richiusero le armi nelle fondine.

Vancovar: “Mi chiamo Vancovar e sono il comandante in capo della missione proveniente da Nibirù.”

Nicola: “Io sono Nicola, direttore del centro ricerche segnali extraterrestri di Enna.” Vancovar: “Speravo di incontrare il capo dei Sapiens.”

Nicola: “Sono un direttore, e comunque noi non abbiamo un capo supremo ma molti capi che ci governano. Le cose sono molto cambiate da quando ve ne siete andati.”

Vancovar: “Tu ci conosci?”

Nicola: “So quello che c’è scritto nelle piramidi e so quello che raccontarono i profeti di voi.” Vancovar: “Sai allora che potrei essere venuto per riprendermi ciò che è mio.”

Nicola: “Vostro, direi, visto che potreste essere in molti.”

Vancovar: “Ok vostro allora!............ Perché hai accettato questo appuntamento se non sei un capo

supremo? Hai comunicato il mio messaggio a tutti le genti?” Nicola: “Io non comunico il tuo messaggio a nessuno!” Vancovar: “Lascerai che mi prenda il tuo mondo?”

Nicola: “Perché non hai detto che arrivavi a chi vi conosce già sulla terra, visto che sappiamo tutti e due che non è la prima volta che venite da quqeste parti?”

Vancovar: “Come puoi pensare che noi abbiamo contatti con voi?”

Nicola: “Lo so! So che parlate con organizzazzioni segrete che comandano i vari stati! So che vi passate le informazioni e voi continuate a fornire a noi conoscenza e supporto. Perché non li hai avvisati? Perché hai avvisato me? Perché hai mandato un messaggio al nostro centro e poi fai finta che ti aspettassi chissà chi?”

Vancovar: “Non parliamo più con loro da molti anni! Con quelli che tu dici essere a capo di organizzazzioni segrete. Non parliamo più da quando hanno iniziato ad utilizzare le informazioni che fornivamo loro, per costruire armi per distruggervi e per preparare a distruggere noi.”

Nicola: “Siamo in grado di distruggervi, allora?”

Vancovar: “No assolutamente, perché non vi abbiamo passato tutto e abbiamo ucciso tutti coloro che di noi, cercavano di aiutare voi.”

Nicola: “Perché allora hai voluto incontrarci?”

Vancovar: “Per capire se avevate intenzione di deporre le armi e accettavate un’invasione pacifica.”

Nicola: “Ma come fai a pensare che io possa fare ciò? Quando hai intenzione di invaderci?” Vancovar: “Domani in vari punti dell’atmosfera entreranno le astronavi con gli eserciti d’assalto.” Nicola: “Perché, secondo te, pru conoscendo la vostra esistenza, i vostri contatti terrestri, non sono qui in massa ad aspettarvi visto che ho fornito loro le coordinate dell’incontro?”

Vancovar: “Perché la gente che hai informato è così stupida che pur avendo davanti dati concreti non vi credono e chi ha parlato con noi per anni non sanno delle nostre intenzioni. Tutti i nostri veicolo sono invisibili ai vostri radar possiamo muoverci come vogliamo, finche non c’è un vero contatto visivo.”

Nicola: “E’ per quello che siete qui nel deserto?”

Vancovar: “Certo, siamo atterrati di notte e abbiamo coperto l’astronave di sabbia con dei potenti aspiratori.”

Nicola: “Scusa l’ignoranza, ma se domani volete entrare nell’atmosfera, come se foste la carica della fanteria rusticana, creerete caos e distruzione tra la gente, il mondo si rivolterà e le conclusioni saranno a vostro sfavore.”

Vancovar: “Sederemo qualunque violenza contro di noi con la forza.”

Nicola: “Certo, sederete tutte le violenze, vi scontrerete con la gente e con gli eserciti terrestri, inizieranno una serie di bombardamenti e combattimenti aerei e terrestri che porteranno a ridurre la terra ad un cumulo di macerie invivibile! ……. Bravi!..................... Bel progetto che avete in mente!”

Vancovar: “Io ho spedito a te il messaggio, sperando che a te tutto il mondo e chi lo comanda desse ascolto. Io ho parlato chiaro, se vi arredente e deponete le armi non succederà niente anessuno.”

Nicola: “Ma la prima volta, non eravate arrivate per insegnare ed istruirci? Non avete avuto bisogno di armi o di distruggerci.”

Vancovar: “Siamo qui anche ora con quell’intento, ma non abbiamo più il controllo sui vostri capi. Non siamo più così influenti e come ho detto vi siete preparati a combatterci con le armi e noi del resto non staremo fermi a guardarvi.”

Nicola: “Cosa vi interessa esattamente adesso, di più di prima, per giustificare un desiderio così forte per possedere questo pianeta?”

Vancovar: “Ci interessa che non lo distruggiate voi con il vostro modo di fare.”

Nicola rimase in silenzio, non sapeva più che dire, abbassò lo sguardo perché effettivamente aveva esaurito ogni parola.

Cosa dire ad una forza extraterrestre che partita da una galassia chissà dove era venuta li con tutto l’intento per invadere il mondo.

Vancovar, vedendo che Nicola se ne stava in silenzio disse.

Vancovar: “Io vedo in te e nei tuoi amici, lo sguardo di chi è buono e nel giusto. Domani entreremo nell’atmosfera, voi rimanete confinati dentro il vostro centro e portateci all’interno tutte le persone che ritenete importanti per voi e noi non vi faremo niente, ne domani ne mai.”

A questo punto Vancovar, si girò e se ne andò a passo svelto verso l’astronave.

Nicola, lo guardò e prese ancora coraggio, lo rincorse, lo prese per la spalla e lo fece girare in modo da averlo davanti agli occhi, e disse: “No! No Vancovar, una soluzione c’è! C’è una soluzione che salva capra e cavoli.”

Vancovar: “Spero che non sia le solite soluzioni che trovavano i sapiens che collaboravano con noi e poi facevano il doppio gioco.”

Nicola: “No!”

Vancovar: “Allora dimmi.”

Nicola: “L’idea di invadere il mondo come volete fare voi è un’idea che solo degli idioti potrebbero pensare, ma se invece vi interfacciaste a noi, mischiandovi con noi, diventando sempre più un

tutt’uno con noi potreste veramente diventare fondamentali.” Vancovar: “Continua ti ascolto.”

Nicola: “Qui dove siete atterrati siamo in Libia. Uno stato, una nazione che è al tracollo sociale, civile, militare, è allo sbando totale. Se voi vi mischiaste a loro, se riusciste a diventare voi i capi della Libia, con i tesori che ci sono sotto questa terra, potreste diventare fondamentali per il mondo.”

Vancovar: “A noi le ricchezze del sottosuolo non interessano.”

Nicola: “Ma alla gente che abita questo mondo si. In più, potreste utilizzare la vostra tecnologia per rendere ancora migliore il mondo. Facendo così diventereste sempre più fondamentali.” Vancovar guardò Nicola, compiaciuto. Attese qualche secondo e poi fece un sorriso di gradimento, aggiungendo: “C’è un piccolo problema in tutto questo.”

Nicola: “Quale! Dimmi quale problema ci può essere perché trovo veramente difficile che un popolo di pazzi scatenati come voi, venga qui e abbia problemi.”

Vancovar: “Noi per vivere bene sulla terra ci serve che il nostro organismo produca una sostanza che non riusciamo a fare se non abbiamo nel nostro sangue un pezzo di Dna che voi avete.” Nicola: “Prenditelo da me. Subito anche subito! Cosa ti serve, il sangue la pelle? Cosa?” Vancovar: “Mi serve un ovulo di una donna sapiens.”

Nicola: “Prenditi quella che vuoi. La Libia è piena di donne, ne rapite una e vi prendete quello che vi serve.”

Vancovar: “No! Voglio che mi dimostri che ti fidi di me cecamente. Ti do una settimana di tempo. Tu convinci una delle tue due amiche a seguirmi nell’astronave per eseguire il prelievo dell’ovulo e farò quello che dici.”

Nicola: “Sull’astronava?”

Vancovar: “Si! Verrai tu e lei. Fatto il prelievo vi riporteremo a casa.” Nicola: “Non so cosa dire.”

Vancovar si girò e se ne andò verso la navicella, ripetendo a voce alta che gli avrebbe concesso una settimana sola.

Nicola: “Come farò a darti la risposta.”

Vancovar: “Verrò io con una navicella al Centro di Enna e me la dirai di persona.” Nicola rimase impietrito ed assieme agli altri attese che la navicella si alzasse in volo e scomparisse all’orizzonte.

Dopo poco salirono sull’elicottero e tornarono velocemente a casa.

Decisero di chiamare Siriana ed il suo gruppo e di raccontare tutto anche a loro. Poi si rinchiusero nella stanza riunioni a riflettere.

Tiziana: “Da che mondo e mondo, si sa che il Dna si trova in tutte le cellule, potrebbero avere quello che vogliono con un semplice prelievo di sangue.”

Nicola: “Infatti, il fatto che vogliono un ovulo, non presagisce niente di buono.”

Siriana: “L’ovulo è una parte importante per la nascita di una nuova vita ed in più c’è da dire che contiene solo metà del dna della donna, non tutto. Cosa se ne fanno allora?”

Paola: “Vogliono fabbricare qualche cosa.”

Nicola: “Io non ricordo di aver mai letto da nessuna parte che hanno questi bisogni.” Siriana: “Ma perché parli così, sembra che li conosci.”

Nicola: “Ho letto libri ed ho fatto ricerche su cui si parlava di loro.” Paola: “Ci vogliono distruggere veramente secondo te?”

Nicola: “No! Non ci vogliono distruggere, perché ci hanno creato loro.” Siriana: “Cosa? Addirittura?”

Nicola: “Quando sono arrivati sulla terra milioni di anni fa, hanno trovato quelli che erano i nostri predecessori, ovvero degli ominidi animaloidi, degli animali a tutti gli effetti. Siccome a loro servivano operai per portare avanti i loro obbiettivi hanno modificato il nostro Dna e ci hanno fatto diventare ciò che siamo ora.”

Siriana si alzò, raggelata, e se ne andò in bagno a vomitare. Paola e Tiziana corsero a soccorrerla.

Mirko: “Potrebbero essere cambiate le cose e potrebbero avere veramente bisogno di questo gene.”

Nicola: “Ma fanno avanti e indietro dal loro pianeta da sempre, cosa può essere cambiato?” Mirko: “L’aria? L’Ambiente?”

Nicola: “No! C’è qualcosa di strano sotto.”

Mirko: “Il problema è che o gli forniamo questo ovulo o il mondo va in rovina.”

Nicola: “Io non ce l’ho un ovulo e non li produco e di certo non chiedo a nessuna donna di salire in un’astronave interstellare per aprire le gambe o qualt’altro.”

Nicola si alzò e se ne andò nel suo studio a leggere.

Non sapeva dove sbattere la testa, mai aveva letto, che quel popolo venuto da lontano potesse avere questo tipo di bisogni.

Chiuse il libro che stava leggendo e socchiuse gli occhi.

Rimase così per 5 minuti, finchè saltò sulla sedia spaventato dal rumor eche fece Paola entrando. Paola: “Scusami se ti ho spaventato non pensavo che stessi riposando.”

Nicola: “Non stavo dormendo stavo solo riposando gli occhi. Entra e non stare li sulla porta.” Paola entrò e si sedette sulla poltrona davanti la scrivania.

Paola: “Hai scoperto qualcosa?”

Nicola: “No! Niente di niente, come era ovvio.” Paola: “C’è solo una cosa da fare.”

Nicola: “Si! Se fossi io donna ci andrei io ma visto che non sono donna e che non si può chiedere a nessuno questo sforzo, possiamo rimanercene qui come spettatori a veder l’invasione del mondo.”

Paola: “Ma io sono una donna.” Nicola: “Cosa vuol dire.”

Paola: “Io salirò su quella astronave etu mi accompagnerai.” Nicola: “Non voglio Paola che ti sottometti a questo esperimento.”

Paola: “Ci sarai anche tu e io mi sento sicura se ci sei tu.” Nicola: “Non posso stiamo qui e osserviamo come va.”

Paola: “No! Non possiamo rimanere ad osservare come il mondo finisce. Io non accetto di aver studiato e ricercato i segnali extraterrestri e ora che siamo in contatto con una entità alliena ci

facciamo invadere senza fare niente........... Proviamoci Nicola!”

Nicola: “Te la senti davvero?”

Paola: “Proviamoci, sia l’ultima cosa che facciamo al mondo, ma proviamo a salvarlo questo mondo.”

Nicola: “Allora sia così.”

Uscirono tutti e due dall’ufficio e andarono a dare la notizia agli altri.

Tutti cercavano di dire la loro, ma in realtà la scelta di Paola era la cosa giusta da fare, sperando che poi lo stesso Vancovar seguisse l’idea di Nicola.

Ora come ora, però, superato questo problema se ne affacciava un altro.

Sia che Vancovar con la sua compagnia alliena mantenesse un livello moderato nell’invadere il mondo sia che fosse più incisivo, occorreva creare una struttura che potesse proteggere più gente possibile. Occorreva creare un ambiente un posto dove la gente potesse essere messa in salvo in caso di bisogno.

Per fare questo però occorreva parlare del problema con le persone giuste senza creare allarmismi.

Vancovar era stato chiaro, per lui la base di Enna sarebbe stata oflimits e li Nicola e la sua banda avrebbe potuto mettere in salvo più gente possibile, però era un posto conosciuto appunto anche da Vancovar quindi occorreva trovare un posto segreto.

Il Direttore Roberto, dalla sua aveva delle conoscenze nella Protezione Civile, che avrebbero potuto aiutare nella realizzazione di questa struttura.

Era imperentorio, parlare solo con le persone giuste e e senza creare allarmismi.

I giorni da questo momento passarono lenti ed inesorabili, i nostri non sapevano che fare e pensare.

Lentamente, come abbiamo già detto si cominciarono ad informare sempre più persone superfidate, persone che erano vicine al mondo dei ricercatori di extraterrestri.

Esattamente si diceva loro, che occorreva prepararsi per qualunque evenienza, perché erano stati intercettati dei segnali extraterrestri veri e propri e a cui si cercava di dare risposta.

 
 
 

150 MILIONI DI EURO – IL ROMANZO : 6° PUNTATA

Post n°6545 pubblicato il 07 Febbraio 2021 da FernandoIR
Foto di FernandoIR

Questo è un  romanzo scritto interamente da Zorzella Fernando e presentato a puntate qui sul blog.

Le puntate usciranno in maniera casuale.

IMPORTANTE : RIBADISCO IN MODO CONVINTO E PRESSANTE CHE i nomi di persona, gli edifici, le vicende, le situazioni, tutto il romanzo è frutto di PURA PURA PURA fantasia e non ha nessuna nessuna nessuna attinenza con la realtà.

I luoghi sono reali, ma le storie no.

TESTO DELLA PUNTATA

Arrivato a casa, durante la mattinata, Andrea si senti con il Sindaco e si accordarono sul primo progetto sociale da attivare in paese. L’idea era di assumere almeno 2 persone disoccupate per gestire tutte le aree verdi del paese mantenendole in ordine e curate.

Si senti poi con Ketty, e gli diede ordine di assumere due persone disoccupate con più di 50 anni, perché sono le persone che hanno più difficoltà a reinserirsi nel mondo del lavoro.

Ketty suggerì Carlo e Ruggero e lui accettò, poi sottolineò che sia l’Asilo che la Parrocchia avevano problemi con la loro cura del verde e quindi sarebbe stato utile aiutarli.

Passarono una decina di giorni, il Parroco stava mettendo in ordine il suo ufficio in canonica quando sentì ripetutamente suonare il campanello della porta.

Aperta la porta della canonica, si trovò davanti Fabio, un ragazzo di quaranta anni, in preda ad una crisi di pianto, così subito lo fece entrare e lo rincuorò, facendogli un caffè e dandogli dell’acqua da bere.

Poi Fabio, appena calmatosi spiegò il motivo di così tanta disperazione.

Fabio: “Si ricorda Don che le avevo detto che sia io che mia moglie siamo disoccupati? Ed il bambino, mio figlio Davide è ammalato di deficienza immunitaria?”

Don: “Si mi ricordo tutto Fabio, infatti ogni tanto ti penso, ma cosa è successo ora? Il bambino sta male è grave?”

Fabio: “No, no! …….. Hanno chiamato da Firenze, dal Meyer, uno dei più importanti ospedali per bambini in Italia, sono pronti per il trapianto di midollo per curare Davide. Però Davide e mia moglie si devono traslocare per alcuni mesi, perché c’è la fase di preparazione all’intervento, la degenza e poi il post ricovero e vogliono avere il bambino sempre a portata di mano per sicurezza del bambino stesso. Ma io non ho soldi per finanziare tutto questo.”

Il Don gli versò dell’altra acqua.

Fabio: “Proprio adesso, proprio adesso che c’è la possibilità di guarire mio figlio io non ho le forze per farlo, …….. mi aiuti Don mi aiuti.”

Mentre ascoltava la storia di Fabio, il Don si alzò in piedi e si mise alla finestra a riflettere, fino a che gli venne l’idea di chiamare Andrea. Prese in mano il telefono e gli telefonò chiedendogli di andare subito in Parrocchia.

Fabio era rimasto allibito perché il Don lo aveva proprio lasciato li da solo per andare a telefonare senza dirgli niente.

Andrea, arrivato in Parrocchia ascoltò la storia di Fabio e poi fece la sua proposta: “Visto che sei sotto shock a Firenze ti ci porto io, così tu non hai la tensione della strada, io ritornerò in qualche modo poi, arrivati a Firenze vedremo come sistemare il tutto.”

Fabio conoscendo Andrea e la Società che aveva messo in piedi, ricominciò a sorridere, e dopo una chiacchierata, si accordarono sull’ora della partenza e se ne andarono dalla canonica.

Andrea andando a casa chiamò Ketty al telefono per alcuni ragguagli e per spiegargli tutto.

Ketty disse: “Fai bene ad aiutarli sono una famiglia che se lo merita, e Davide è un bambino adorabile, conquista tutti con i suoi sorrisi. …….. Ti tratterrai molto a Firenze, vuoi che venga anche io?”

Andrea: “Mi tratterrò il giusto per lasciare le cose in ordine e il più possibile serene, non preoccuparti stai a casa. Mi serve che vieni a prendermi e mi accompagni a casa loro.”

Ketty: “Ok arrivo subito, capo.”

Il viaggio verso Firenze andò a meraviglia e senza intoppi, si fermarono in Autogrill per una sosta e Fabio comprò un gratta e vinci di 5 euro, anche se era senza soldi aveva bisogno di tentare la fortuna.

Non vinse niente, e si lamentò, perché proprio la fortuna l’aveva lasciato del tutto, non rendendosi conto che la sua fortuna era la persona che guidava la macchina in quel momento e non sapendo cosa aveva in mente Andrea per lui.

Andarono prima in ospedale, per sistemare la burocrazia clinica, e far ricoverare Davide in Day Hospital, poi andarono in un piccolo albergo li vicino all’ospedale denominato “Albergo al Meyer”, nome dato dal fatto che aveva una convenzione di sconti per i famigliari che avevano bambini ricoverati al Meyer.

Il piano terapeutico se tutto fosse andato bene sarebbe durato 6 mesi. Mesi in cui sicuramente Davide e sua Mamma avrebbero dovuto rimanere a Firenze ed aver un alloggio come appoggio.

Andrea chiese a Fabio di lasciarlo fare, così si recò alla reception e prenotò una camera matrimoniale con un lettino piccolo in più per sei mesi al costo di 25000 euro pensione completa.

Quando Fabio si rese conto di ciò che aveva fatto quel benefattore, insistette nel sostenere che era troppo e che si sarebbe potuto andare a vedere dalle suore, cercò anche di ringraziare ma non trovava le parole adatte.

Arrivati in ospedale e sentendo ciò che era successo in albergo, la moglie di Fabio si mise a piangere e ringraziò ripetutamente.

Andrea cercò di sdramattizzare giocando con Davide.

Passò qualche giorno, Andrea era rimasto a Firenze per far compagnia a Fabio e alla sua famiglia, ai quali aveva donato altri 5000 euro, Davide nel frattempo era stato sottoposto a trapianto e tutto andava per verso giusto.

Ketty e Marisa avevano deciso autonomamente, senza che l’una sapesse niente dell’altra, di  raggiungere Andrea a Firenze per fargli un po’ di compagnia, visto che la sua permanenza si sarebbe trattenuta ancora qualche giorno.

Quando lo seppe Andrea un po’ si preoccupò, perché erano persone importanti tutte e due e tutte e due le avrebbe volute vicine, ma il fato scelse per lui. A pochi chilometri dall’entrata dell’autostrada a Ketty grippò il motore, e dovette farsi soccorrere da un carro attrezzi, così che solo Marisa riuscì a raggiungere Firenze.

Marisa, sapendo in quale albergo recarsi e in quale stanza, non disse niente del suo arrivo per preparargli una bella sorpresa, infatti quando a sera Andrea si recò in stanza trovò lei distesa di fianco sul letto vestita solo con la camicia da notte e fu a quel punto veramente una bella sorpresa.

Si fecero portare la cena in stanza e vi rimasero fino a mattina.

Abbracciati nel letto chiacchierando, Marisa gli parlò di Chiara, un’amica che risiedeva a Verona, capoluogo di provincia dove c’era Siriate, e che amministrava insieme ad altri un’associazione che si occupava di poveri e senza tetto dal nome “Guardia contro la povertà”.

Marisa: “Potresti fare molto per loro, anche con poco.”

Andrea: “Hai ragione Marisa, ma io vorrei fare un di più per quello che fanno già, ci sono già molte realtà che aiutano questa associazione e lo fanno benissimo, io non devo entrare in  concorrenza con questi ma devo fare un qualcosa che nessuno fa.”

Marisa: “Sono carenti di posti letto nei dormitori, questo si, Chiara si lamenta sempre, di questo.”

Andrea: “Ecco io potrei lavorare per colmare questa mancanza e poi loro con i loro mezzi potrebbero gestirla e sarebbe un di più a quello che hanno già.”

Marisa: “Non sarebbe una brutta idea.”

Andrea: “Fammi parlare con la tua amica e poi si vedrà.”

La notte proseguì serenamente e dolcemente nell’intimità della camera d’albergo.

Il giorno dopo tutti e due si recarono al capezzale di Davide al Meyer, ma vedendo che anche Marisa si era disturbata a venire e non potendo chiedere o sperando di più di quello che aveva già fatto per loro Andrea, i genitori del piccolo lo esortarono a ritornare a casa e alle sue faccende.

Andrea prima di andarsene staccò un altro assegno da 5000 euro ai coniugi dicendo: “Fabio vi lascio anche questo assegno, rimaniamo d’accordo che se vi dovesse servire qualcosa chiamatemi che io correrò e per finire quando Davide starà meglio parleremo anche di lavoro.”

Dopo essersi salutati Andrea e Marisa rientrarono a Siriate.

Nei giorni che seguirono Andrea, si dedicò nel valutare i lavori di restauro della casa, Paolo aveva fatto un grande lavoro di restauro dando nuova vita alla casa.

Sonia era impazzita e sfinita, perché aveva ripulito tutto a fondo per il rientro di Andrea.

 
 
 

SI A MARIO DRAGHI!!! SI A MARIO DRAGHI MA NO AD UN GOVERNO DI TECNICI

Post n°6544 pubblicato il 06 Febbraio 2021 da FernandoIR
Foto di FernandoIR

Qualche giorno fa avevo già scritto di cosa pensavo delle persone oltre i sessantanni in politica, ovviamente non si può pensare che tutto possa cambiare in due giorni.

Mario Draghi non si può dire che non sia un grande economista ed una persona capace.

C’è da dire e da ammettere con sincerità, che se pago così pochi interessi sul mutuo della casa è grazie alle sue politiche europee.

QUELLO CHE C’E’ DA DIRE C’E’ DA DIRLO.

Spero che non si dia vita ad un governo di puri tecnici, quello no.

Spero che i politici trovino una quadra e che si trovi una maggioranza.

I tecnici non sono in grado, seppur capaci di fare le cose giuste per la gente, quello è assodato.

La capacità non serve se non si ha un’attaccatura con il territorio e i reali bisogni della gente.

Anche perché, si deve tener presente, che sempre i tecnici che si prendono come tali sono talmente ricchi che sono distanti dalla gente semplice e non sanno nemmeno dove si trovano i problemi veri.

SPERO QUINDI CHE DRAGHI DIA SFOGIO DI TUTTA LA SUA CAPACITA’, TRASFORMANDOSI IN UN VERO REGISTA DELLA SITUAZIONE.

COME HO CREDUTO AD UN GOVERNO GIALLO VERDE, COSA CHE VORREI FOSSE DURATO 5 ANNI, CREDO NELLA CAPACITA’ DI MARIO DRAGHI.

Mi dispiace per i 5 stelle.

Io onestamente li terrei fuori dal prossimo governo draghi, perché in realtà i casini più grossi li hanno fatti loro e io reputo loro tutta la colpa di questa situazione.

OVVIAMENTE NON E’ LORO LA COLPA SE IN ITALIA C’E’ IL COVID, ASSOLUTAMENTE, NON VOLEVO DIRE QUESTO.

Però permettetimi di dire che li vorrei fuori dal governo.

CREDEVO MOLTO NELLA FIGURA DI MONTE, E MI E’ PIACIUTO IN ALCUNI MOMENTI, MA NON E’ STATO IN GRADO DI ESSERE UN BUON REGISTA.

HA SBAGLIATO PERCHE’ ESSENDO IL PREMIER DEL MOVIMENTO CINQUE STELLE, NON E’ STATO IN GRADO DI FAR STARE IL MOVIMENTO NEI BINARI E CON I PIEDI PIANTATI PER TERRA.

Per dire e per essere più chiaro: io non considero Monte peggiore o meno importante di Draghi, è che sulla carta stando ai fatti, non è riuscito a tenere assieme la Lega con il Movimento 5 Stelle e non è stato in grado di tenere unito questo governo, non può essere la colpa solo di si incazza alla fine e se ne va, il problema viene sempre prima e se non si risolve ovviamente si arriva a delle conseguenze.

COMUNQUE PER FINIRE!

SI A MARIO DRAGHI!

ANCHE PERCHE’ ORA COME ORA I PARTITI SONO TUTTI ALLO SBANDO, ANCHE LA MIA LEGA NORD.

Andremo ad elezioni?

Spero con una legge elettorale che crei delle maggioranze certe da subito, altrimenti è meglio addirittura saltare un turno elettorale.

 
 
 

REVOLUTION – IL ROMANZO : 7° PUNTATA

Post n°6543 pubblicato il 06 Febbraio 2021 da FernandoIR
Foto di FernandoIR

Questo è un  romanzo scritto interamente da Zorzella Fernando e presentato a puntate qui sul blog.

Le puntate usciranno in maniera casuale.

IMPORTANTE : RIBADISCO IN MODO CONVINTO E PRESSANTE CHE i nomi di persona, gli edifici, le vicende, le situazioni, tutto il romanzo è frutto di PURA PURA PURA fantasia e non ha nessuna nessuna nessuna attinenza con la realtà.

I luoghi sono reali, ma le storie no.

TESTO DELLA PUNTATA

Il giorno dopo, preceduta da un discorso di Jenny molto caloroso e sentito, ebbe inizio la missione per la ricerca e l’attacco al villaggio degli Orsi Neri.

Seguendo le indicazioni dell’Intruso, si diressero tutti 500, verso Rovigo, senza sapere che avrebbero trovato una strana sorpresa.

A Prima Donna, vicino Ferrara, Roberta prese conoscenza della comunità, delle loro usanze e delle loro regole e reciprocamente lei spiegava tutto su Genesi.

Prima Donna era una comunità di 1000 donne e 150 bambini, le donne erano tutte soldatesse, capaci ed esercitate.

Per Roberta, era difficile ora rientrare a casa, era debilitata e dopo una battaglia come quella appena successa, era rischioso mettersi in viaggio, Verona e Ferrara non erano distanti prima della catastrofe, ma ora tutto era distrutto solo l’orientamento e le poche strade sistemate non riuscivano ad aiutare molto.

Gli Orsi Neri, come già detto, non erano morti tutti, ma si erano rifugiati in un’altra comunità nei presi di Padova.

Il Capo degli Orsi Neri si faceva chiamare Arthur.

Prese la parola, durante una riunione: “Dobbiamo far capire a quelle donne che non possono stare senza di noi, dobbiamo far capire che dobbiamo ricostruire una comunità assieme.”

Dragon, un estremista replicò: “E’ ora di essere duri, le dobbiamo sottomettere, meglio sottomettere un po’ di donne ora per un paese prospero e ricco domani.”

Arthur lo bloccò: “Niente forza, ma useremo la testa. Dobbiamo far si che siano loro a venire da noi e supplicarci di accettarle con noi. Creeremo tutto intorno al loro villaggio, un perimetro impenetrabile, non faremo passare niente, nessuna provvista di nessun tipo. Creeremo un vero embargo, senza far del male a nessuna di loro. Le porteremo alla fame, la fame le convincerà.”

Domani partirete, andate a prepararvi.”

Il contingente Aquila avanzava, non senza difficoltà, e mentre si avvicinavano, cominciarono a sentire uno strano odore di bruciato, sempre più intenso.

Qualcuno pensò addirittura che il villaggio fosse andato a fuoco, ma siccome era veramente mimetizzato dal bosco era difficile intravvedere il tutto.

William mandò 5 esploratori in avanscoperta che infilatisi nel bosco, ed avanzando con circospezione arrivarono fin dentro al villaggio.

Resisi conto che il villaggio era completamente bruciato e disabitato tornarono indietro ed avvisarono gli altri che a quel punto entrarono in massa.

Nel frattempo a Genesi, la giornata proseguiva serena e tranquilla. Jonathan arrivò come ogni giorno a portare provviste di frutta e verdura. Era un agricoltore che fin dalla catastrofe aveva deciso di vivere da solo nei suoi campi per proseguire a coltivarli e produrre provviste per Genesi. La gente di Genesi lo aiutava, in contraccambio.

Era interessato a Jenny, si sentiva attratto da lei, ed andando verso la zona ristoro per pranzare la incontrò si misero d’accordo di mangiare assieme, così si fece spiegare un po’ di cose.

Lui propose a Jenny di mangiare con lui la sera. Avrebbe cucinato lui e lei si sarebbe rilassata.

Ad un invito così allettante lei non potè che accettare.

A Rovigo, dove la missione dei nostri era in corso cominciò a diluviare, così furono costretti ad accamparsi, nel frattempo però continuarono a cercare indizzi e sinceramente capirono che li, si era combattuta una feroce battaglia e che gli Orsi Neri, furono costretti a scappare.

Non riuscivano a comprendere chi potesse aver mosso guerra verso gli Orsi Neri e perché.

Nel villaggio degli Orsi Neri, si decise di far partire la spedizione per l’embargo all’indomani; stessa cosa per Prima donna che aveva previsto di far partire una missione pelustrativa per il giorno dopo.

A Genesi, Jenny, era andata a cena da Jonathan, era partita in anticipo perché aveva proprio intenzione di rilassarsi.

Ai fornelli Jonathan era un asso e quella sera si diede molto da fare, lei rimaneva immobile a guardarlo e nell’attesa gli raccontava tutto, e lo teneva aggiornato.

Ogni tanto lui con le dita le faceva assaggiare qualcosa e lei un po’ ci cascava in questa trappola per sedurla.

Mangiarono e bevettero di tutto, si erano proprio lasciati andare, giocarono a carte e con altri giochi da tavolo fino a notte fonda.

Quando si addormentarono erano sfiniti, avrebbero voluto tutti e due che finisse in un altro modo, l’alchimia c’era, ma c’era anche troppo vino nelle vene.

Il mattino seguente si svegliaoro abbracciati e dopo qualche bacio affettuoso, scoppiarono a ridere perché si resero conto che la serata non doveva finire così.

Fecero colazione assieme, e poi si salutarono dandosi appuntamento a pranzo alla comunità.

Lei rientrando dal campo, si sentiva leggera e felice, cosa che rallegrò anche le guardie.

William ed i suoi partirono per il ritorno, promettendo a se stessi che sarebbero ritornati per capire meglio che cavolo fosse successo in quel villaggio bruciato.

Nello stesso momento, dal campo degli Orsi Neri a Padova, partì il contingente in direzione Prima Donna.

Lo stesso fecero 10 soldatesse che da Prima Donna partirono per perlustrare il villaggio bruciato.

Nel frattempo in una tenda della comunità, a Genesi, Filippo e Angelica stavano parlando del più e del meno, erano amici e si confidavano ogni tanto.

Angelica: “Bè non vedo l’ora che venga Jonathan a portare le provviste, mi piace un casino, se penso che vive tutto solo ……… come vorrei che dormisse da me.”

Filippo: “Dai devi avvicinarlo, quando viene di solito, si ferma a mangiare a pranzo a mezzo giorno e rimane qui un po’ il pomeriggio.”

Angelica: “Ma lo conosco appena, e poi non mi piace buttarmi tra le braccia di un uomo così, non vorrei fare l’affamata di turno.”

Filippo: “Escogitiamo qualcosa insieme ………”

Filippo rimase in silenzio per un po’ e poi scoppiò a ridere, e nel vederlo rise anche Angelica, senza capire il perché, e chiese: “Ma perché ridi?”

Filippo: “Si può fare, si può fare che Jonathan venga da te, senza che tu ti esponga troppo.”

Angelica: “Ma che dici ……… cosa posso fare io? Ci vado nuda a casa?”

Filippo: “Quello te lo tieni per riserva che non guasta come idea ………… Ascolta ……… Jonathan è un galantuomo, non ucciderebbe neanche una mosca, allora tu potresti andare a mangiare a mezzogiorno, qua ci va lui alla mensa della comunità, e quando gli passi davanti farai cadere a terra il vassoio, farai la spaventata e la dispiaciuta, nonché disorientata. Lui interverrà come se dovesse salvare una principessa dalla torre in gabbia e così l’avrai tra le mani, praticamente in pugno.”

Angelica: “Cavoli che idea, ma sei diabolico forte, tu.”

Filippo : “A questo punto avrai la sua attenzione, avrai fatto il primo passo e potrai cercare con lui altri contatti con più disinvoltura.”

Angelica: “Potrei se lo vedo passeggiare da solo affiancarlo ed accompagnarlo.”

Filippo: “Se sei libera lo puoi aiutare. Tu hai qualche anno in meno di Jenny, quindi hai qualche marcia in più, ci devi credere.”

Nel frattempo Jonathan era arrivato alla comunità, prima di scaricare la merce come al solito, si procurò delle rose e le fece portare a Jenny tramite un bambino e poi proseguì per la sua strada.

Arrivato mezzogiorno andò alla zona ristoro e si sedette aspettando Jenny come da accordi.

Angelica arrivò, puntuale come un orologio svizzero, andò a prendersi il vassoio, si sciolse i capelli e aprì un po’ la cerniera della divisa per far intravvedere il decolté e poi parti per mettere in pratica il piano di Filippo.

Arrivata davanti a Jonathan fece cadere il vassoio e tutta spaventata fece la dispiaciuta. Lui si alzò e l’aiutò a ricomporre il tutto, poi la fece sedere e chiaccherarono un po’.

Jonathan la interrompe un momento: “Mi scuso Angelica, ma sto aspettando una persona, magari un’altra volta ci faremo una chiacchierata.”

Lei si allontanò, ma il gioco era iniziato ed il dado era tratto.

Arrivò nel frattempo Jenny come da accordi presi in precedenza.

Pranzarono assieme, chiacchierando del più  e del meno, dilungandosi e non accorgendosi che le ore passavano.

Le soldatesse di Prima Donna, arrivarono a Rovigo, e facendo i rilievi sul posto capirono che qualcuno era arrivato da Verona in cerca di qualcosa.. Decisero così di rientrare velocemente alla base, fatti però pochi chilometri, si accorsero, scrutando l’orizzonte con i binocoli, che da Padova, qualcuno arrivava. Si levava una grande nube di sabbia e controllando bene capirono che erano gli Osi Neri.

Aumentarono la velocità e in un batti baleno arrivarono alla loro base, dove diedero l’allarme e dove tutte si prepararono ad un attacco.

Prima Donna era una fortezza villaggio. Aveva delle difese impenetrabili, aveva cannoni, mitragliatrici, lancia razzi, era impossibile avvicinarsi troppo alle mura, aveva immense risorse, d’altronde era circondata dalla pianura fertile e si produceva molto dalla terra. Aveva un difetto, l’esercito di soldatesse chiamate Ninja, erano bravissime con le arti marziali e con le armi leggere, ma aveva poco per i combattimenti a campo aperto. D’altronde, spieghiamoci, era successo una catastrofe, l’Italia come il resto del mondo era allo sfracello, ma nessuno pensava di poter trovarsi nel bel mezzo di una guerra vera e propria sul proprio territorio. Cosa che invece gli Orsi Neri, avevano ampiamente previsto, sapendo che avrebbero potuto provocarla loro per mettere in vigore la loro legge.

 
 
 

MENFI PORTO PALO

Post n°6542 pubblicato il 05 Febbraio 2021 da FernandoIR
Foto di FernandoIR

Poesia di Fernando Zorzella

Descrizione:

Dedicata al paese di Menfi

Testo:

La staccionata,

i vigneti.

La natura ti parla con profumi e sapori.

Sembra di camminare nell’aria,

protagonisti di un quadro,

che gli occhi rubano,

per scriverlo nell’animo,

nel cuore.

L’amore.

La gente s’incontra.

Ci si conosce.

Ci unisce:

passione,

sudore,

calore.

Ci unisce l’amore di sentirsi vivi,

e camminando si esplora,

il creato.

Passo dopo passo,

è una storia che cresce.

Incontro di anime.

Incontro di vite.

 
 
 

A SAN GIUSEPPE

Post n°6541 pubblicato il 04 Febbraio 2021 da FernandoIR
Foto di FernandoIR

Poesia di Fernando Zorzella

Descrizione:

Poesia dedicata a Menfi il luogo dove Francesca è nata. San Giuseppe è il patrono del paese.  

Prima pubblicazione nel 2017

Testo:

Agricoltori, commercianti, artigiani,

poveri e ricchi

ricchi e barboni, 

ti implorano,

ti pregano.

Con gesti profani,

ti implorano e ti pregano,

ma con gesti umili,

e semplici,

ti mimano,

e ti trovano.

Con l'oro ti ricoprono,

come un vitello d'oro,

che l'ira di Dio, 

fece esplodere.

Ma è il loro modo,

semplice e puro,

per amarti e cercarti.

bisognosi di un Padre!

Sempre pronti all'accoglienza,

le porte aperte delle case,

come i cuori,

che lodano te,

speranzosi che tu ci entri.

Ti pregano nelle chiese,

nei palchi,

nelle piazze,

cercando con gli occhi,

sempre e solo la tua presenza.

 
 
 

PARLARE DI POLITICA SI, LO FARO', MA NON DI ISOLA RIZZA!

Post n°6540 pubblicato il 03 Febbraio 2021 da FernandoIR
Foto di FernandoIR

In questa nuova versione del Blog, parlerò di politica ma non di Isola Rizza.

VI SPIEGO IL PERCHE'.

Ormai il potere del Comune o del Municipio, di Isola Rizza come di tutti i comuni, come è stato sempre inteso è stato molto snaturato.

Il Comune ed il Sindaco come rappresentante di Governo, o come si diceva una volta: "Il Governo nel Paese", non esiste più.

Si è parlato molto di federalismo, ma in realtà quello che è successo è togliere potere e capacità di rappresentanza, tanto da parlare di Unioni o Fusioni.

Fusioni od Unioni sono cosa che occorreva lasciare alla libera impresa dei Sindaci e dei poteri locali.

OCCORREVA DARE POTERI E RISORSE AI COMUNI, PERCHE' FACESSERO IL BENE DELLA GENTE E DELLE COMUNITA'.

Occorreva dividere bene le competenze in modo che non ci fossero poteri condivisi tra enti, in modo da non creare dei sistemi di contribuzione, che servivano solo per alimentare sistemi clientelari o a far raccogliere voti più che far del bene alla gente.

Io avrei voluto un sistema diverso.

BASTA MI FERMO QUI, PERCHE' HO AGGIUNTO ANCHE ALTRO A QUESTO ARTICOLO.

MI PREMEVA DIRE CHE CHI GOVERNA OGGI UN MUNICIPIO E' BRAVO, PERCHE' SOPRATTUTTO PER I PICCOLI COMUNI PENSO CHE OGNI TANTO TI CHIEDI: "MA COSA CAVOLO CI STO A FARE IO QUI? CHI ME LO FA FARE?"

QUESTO PER CHIUNQUE CI SIA AL GOVERNO.

 
 
 

PORTO PALO

Post n°6539 pubblicato il 03 Febbraio 2021 da FernandoIR
Foto di FernandoIR

Poesia di Fernando Zorzella

Descrizione:

Poesia dedicata a Porto Palo. Il lido balneare di Menfi (Agrigento) dove ha vissuto mia moglie.  

Prima pubblicazione nel 2017

Testo:

Luccichii, riflessi!

Un sogno davanti a me!

L'acqua trasparente,

colora il finale,

di un quadro,

in cui i vigneti, 

scendendo sinuosi.

Sono i protagonisti incontrastati.

Le case,

incollate al pendio,

una strada tortuosa,

una torre fiera svetta.

E' un bacio!

Io ci sono dentro,

ed assaporo l'armonia,

di questo creato.

 
 
 
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