Nonsochedire

Il buono, il brutto e il cattivo.


Premessa: A mio modo di vedere l'umanità è divisa drasticamente in 3 grandi gruppi:-Quelli che conoscono, amano e vivono in funzione dei Radiohead; ( i buoni )-Quelli che fingono di conoscerli perchè sanno che se non conosci i Radiohead non sei nessuno; ( i brutti )-Quelli che non conoscono i Radiohead; ( i cattivi )E' probabile che esistano dei sottogruppi di queste 3 sezione, ma questo è irrilevante ai fini dell'umanità.:fine della premessAQuesta storia è l'unica mai scritta che raggruppa questi 3 grandi gruppi; infatti parla di un brutto (il protagonista), è scritta (in realtà solo trascritta) da un cattivo (io), per una buona (isotta) sperando che lei non l'abbia già letta da qualche parte!
Gli articoli rifiutati da Rolling Stone - 1Thom Yorke"Rotten roses on the courtyard...Kill the gardener, kill the gardener"Manchester in Chains, 1987La casa di Thom Yorke arriva che non te l'aspetti, dopo la curva pigra e appena accennata di Lapster Crescent. Tutta l'eco annoiata e snob di Milfield Road si ferma all'angolo con Elizabeth Way, non prima di rimbalzare sul kebab di Magdi, un pachistano allegro che mi tiene mezz'ora a parlare dell'Arsenal. "Una garanzia," mi dice. "Una garanzia, amigo." Il mio tentativo di spiegargli che "amigo" è spagnolo e non italiano funziona come un riff dei Gondrands dopo l'uscita di Mike Guru. Zero. Magdi perde all'istante ogni interesse per me e ora vaporizza un'indifferenza tutt'altro che ostile, intendiamoci; alzare il volume di Al Jazeera fino al rumore puro è solo il suo modo di dirmi che ho cessato di essere nell'orbita della sua attenzione. Thom direbbe: “Focus fades to gray and changes happen” (Corrugated Lascivia, 1989), ma vaglielo a spiegare, a Magdi. Cosa ne sa Magdi di Thom Yorke. Mi fa male il petto, ho bisogno di fumare. Pago. “Ghost returning on the pavement, begging for helping cash” (Concrete Suicide, 1995). Magdi prende il mucchietto di monete, ha smesso di sorridere del tutto ma in un tardivo moto di compassione per l’italiano “amigo” mi saluta pure. “Adios.” Sì, vaffanculo Magdi.La casa di Thom Yorke, dicevo. In mattoni color mattone sporco. Un gatto caccia moscerini nell’aria bassa del giardino curato. Thom compare di traverso, nel cortiletto laterale vicino al capanno degli attrezzi. "Rotten roses on the courtyard... Kill the gardener, kill the gardener" (Manchester in Chains, 1987). Un ragazzo invecchiato dall’aria tranquilla, lontano dagli eccessi furibondi e rosei di Walking the Bargain, questo mi sembra mentre lo abbraccio senza parlare. Lui tiene le braccia lungo il corpo. Cristo come ti conosco, Thom. Non servono le parole, non si usano fra coloro che ammazzano la morte a morsi. E io e Thom siamo così. Fratelli bastardi che non hanno bisogno di parlare. Comunque gli chiedo se ha una sigaretta. Risponde che non fuma. Fottuto bugiardo. Faccio per entrare in casa, voglio guardare tra i suoi dischi. Spero che abbia qualcosa di Sarah Vaughan. Me lo impedisce. Gli spiego che di pomeriggio non riesco ad ascoltare altro. Niente da fare. Mi viene da ridere. Non mi interessa fargli domande. Non mi interessano le sue risposte, le conosco già tutte e le temo, come temo la ferita lancinante di suono e di sangue di “Purple Soup”, un EP del ’90 stampato in dieci esemplari. Io ne ho un paio.Restiamo così per un po’, in silenzio, io e Thom. Sembra nervoso. Lo sarei anch’io nei suoi panni. Troppa responsabilità, capite cosa voglio dire. Mi siedo nell’erba scura, gli chiedo di fare altrettanto. Non lo fa, va alla siepe e grida qualcosa ad un vicino. Il vicino somiglia a Simon Tong quando stava nei Verve, ma ovviamente non è lui. Mi addormento e sogno di camminare sull’acqua con Richard Hell. Thom mi sveglia con un calcio. Accanto a lui il sosia di Simon Tong regge una vanga con fare aggressivo. Thom mi chiede cosa voglio.Cosa voglio. Me lo chiedo anch’io a volte cosa voglio, Thom. Forse voglio solo un’alternativa al dolore che mi pugnala quando ascolto la linea di basso di Fake Plastic Tree. Anche tu sei pugnalato dal dolore quando ascolti la linea di basso di Fake Plastic Tree, Thom? No, non rispondermi. I fratelli bastardi non hanno bisogno di parlare.“Se ne vada o chiamo la polizia.”“In che senso, Thom?”“E la smetta di chiamarmi Thom. Esca dalla mia proprietà.”“Ma scusi, lei non è Thom Yorke dei Radiohead?”Silenzio minaccioso. Come quello tra una traccia e l’altra di “Kid A”.Guardo sul mio taccuino.“Scusa, ma questa non è 36, Lapster Crescent?”“Lapster Road, idiota.”“Ah, ecco. E comunque tenga giù le mani.”In effetti me lo ricordavo più basso. E senza occhiali. Dicevo, io.“Don’t ask my name to radioactive teardropsThey might be dead to shine across the carpetBeyond the awful legenda”Visible Sheets, 1999