Libri a merenda

L'incantesimo della strega Margot


C’era una volta, e c’era, perché mia nonna l’ha visto e me l’ha raccontato, un regno lontano lontano. Il principe di questo regno amava moltissimo cavalcare e un bel giorno sellò il suo cavallo, salì in groppa e partì al galoppo di gran carriera fuori dalle mura del castello. Galoppa che ti galoppa, trotta che ti trotta, il tempo era passato, il fiume pure, e il principe col suo destriero si ritrovò nel bosco che il sole era al tramonto e la strada era persa. “Ohimé – si lamentava – non conosco questo luogo, dove mai sono finito?” Quando ormai il sole era svanito e le tenebre avvolsero la terra, il principe di quel regno lontano udì un suono, prima leggero leggero, quasi un soffio, poi sempre più distinto, più chiaro alle sue orecchie, una musica, un canto. Avvicinandosi pian piano, vide una bellissima fanciulla dai capelli rossi lunghissimi che si sapeva dove cominciavano e non si sapeva dove finivano. Sedeva su uno scalino in pietra di fronte ad una casina che si trovava proprio lì, in mezzo alla foresta. Il principe, stupito e affascinato, si fermò ad ascoltare e quando la canzone terminò, si schiarì la voce e le rivolse gentilmente la parola: “Scusate, damigella, se interrompo il vostro canto, ma mi sono perduto e ora non ritrovo più la strada per il mio regno. Mi affido al vostro buon cuore per avere indicazioni e passare la notte.” Mentre il principe parlava la fanciulla non aveva battuto ciglio, non un’espressione di stupore aveva attraversato il suo bel viso, come se sapesse ogni cosa e fosse stata lì seduta ad aspettarlo per tutto il tempo. Sorrise e gli parlò così: “Sei giunto sulla mia strada non a caso, o bel principe, poiché Margot conosce tutti i sentieri della buona e della cattiva sorte. Io ti aiuterò a ritrovare la strada, ma tu in cambio fammi dono della tua presenza e vedrai che non te ne pentirai”– così disse la strega Margot e, offrendo la mano al principe, lo condusse nella sua dimora. Ora, accadde che il principe s’innamorò della bella fattucchiera e restò con lei per tre giorni, ma il quarto giorno si ricordò del suo regno, della sua famiglia, che certamente sarebbe stata in ansia non vedendolo tornare, ed ebbe nostalgia della sua vita al palazzo. Quando lo disse alla strega, questa acconsentì alla sua partenza, anche se le dispiaceva vederlo andar via. “Non temere, Margot – le disse il principe, vedendo la sua tristezza – torno a casa perché ho nostalgia dei miei cari, ma ti prometto che fra tre giorni ritornerò da te e chiederò la tua mano.” A queste parole lei provò qualcosa che assomiglia alla felicità, lo abbracciò, e con un gesto della mano chiamò a sé gli Spiriti del Tempo e dello Spazio perché riportassero in un lampo il principe al suo castello. Così accadde ed egli, spronando il cavallo al galoppo, entrò trionfante nella reggia, mentre i servi, gli stallieri, il re e la regina e tutta la corte, dopo giorni di pene e di lunghe e faticose ricerche, lo ricoprirono di ogni genere di onori: fu preparata una grande festa per tutto il regno con canti, balli e litri di buon vino che scorrevano nei calici come torrenti in piena. I sollazzi e i bagordi durarono tre giorni e tre notti, il quarto giorno il principe aveva già dimenticato Margot e la sua promessa e, come se niente fosse, riprese la vita di sempre. L’amore gioca brutti scherzi, ben lo sapeva la strega Margot, che con le sue pozioni aveva curato tanti cuori infranti e con i suoi incantesimi aveva restituito o tolto per sempre ogni speranza. Qualcosa di simile ad un velo aveva ricoperto il suo giudizio ed oscurato la sua magia, qualcosa che neanche il suo potere di strega aveva saputo prevedere: si era innamorata e la sua voce aveva vibrato più dolce tra gli alberi e i sentieri della foresta; ma ora quel canto si era spezzato. Attese molti giorni e molte notti che il principe tornasse, dapprima con la speranza del sorriso, poi con la tristezza delle lacrime, infine con la potenza della collera. Si recò, dunque, nella foresta e, chiamata a testimone la luna, pronunciò le parole magiche dell’Incantesimo dei Cuori Traditi, che diceva pressappoco così: “O Spiriti del Tempo e dello Spazio, poiché mi prestate ascolto, Vi ringrazio. Conducetemi il suo animo perso nel sonno, affinché gli possa parlare e con questo incantesimo il suo cuore legare.” Quando sentì che il respiro del principe era giunto sotto forma di alito di vento, disse la formula magica: “Non che alcuna ti giunga vicino, ma che ognuna abbia vita di stella: tre notti per brillar sulla tua mano, tre giorni per andarsene lontano.” Non appena furono pronunciate queste parole la luna si oscurò, gli alberi si piegarono fino a terra per il forte vento e i lunghissimi capelli della strega si sollevarono e la circondarono finché non scomparve. Il povero principe non si accorse di nulla, ma il suo cuore era ormai perduto nelle maglie dell’incantesimo della strega Margot: se una fanciulla si invaghiva di lui, lo dimenticava allo scoccare della mezzanotte del terzo giorno. Il re e la regina erano assai preoccupati: molte erano le dame e le principesse che avrebbero voluto sposare il loro primogenito, ma com’è come non è, nessuna si tratteneva a palazzo per più di tre giorni, mentre il principe diveniva ogni giorno più triste e più solo. Un giorno passò di lì una vecchia indovina, che aveva girato tutto il mondo da nord a sud e da est a ovest sulla groppa del suo asinello, e chiese al re ospitalità per quella notte; egli le accordò un giaciglio nella stalla insieme ai cavalli. Ora, dovete sapere che l’asinello dell’indovina era fatato e possedeva il dono di parlare anche la lingua degli umani; fu così che quella notte, chiacchierando del più e del meno col cavallo del principe, venne a sapere della disgrazia del giovane, di come nessuna fanciulla riuscisse ad innamorarsi di lui e di come ciascuna lo abbandonasse allo scoccare della mezzanotte del terzo giorno. L’indomani l’asino raccontò tutto alla sua padrona, la quale pensò bene di rendere un buon servizio al re; si recò, dunque, alla reggia, chiedendo di poter parlare da sola con il principe. Venne così a sapere del suo incontro con la strega Margot e comprese che a legare il cuore del giovane altro non era che l’Incantesimo dei Cuori Traditi. “Tu hai commesso un grande errore – gli disse in tono grave – hai violato una promessa e per questo sei stato punito, ma io, che sono un’indovina e ho girato tutto il mondo, conosco il modo per rompere l’incantesimo.” Il principe comprese il male che aveva commesso e fece tutto come gli indicò la vecchia saggia: il mattino dopo partì dal palazzo prima dell’alba, con solo un sacco di vivande, un mantello e una spada e si incamminò per il bosco senza sapere né che fare né che pensare. Cammina che ti cammina si era fatto giorno e il principe, stanco di vagare senza mèta, cercò riparo dal sole sotto un albero alto e frondoso, ma non appena ebbe posato in terra il mantello e la spada, ecco arrivare da non si sa dove una ferocissima dragonessa in cerca di cibo. Il principe non fece neanche in tempo a dire A, che già si trovava nelle zampe della terribile bestia; stava dicendo addio alla sua vita terrena, quando, com’é come non é, gli venne un’idea: “Ti prometto – le disse – che avrai di che sfamarti abbondantemente se mi risparmi la vita.”– e, così dicendo le gettò il grosso sacco pieno di vivande che aveva portato per il suo lungo viaggio. La dragonessa vide che la promessa era stata mantenuta e subito scomparve. Il principe, rinfrancato, riprese il suo cammino, ma presto cominciò a piovere; aveva appena preso il suo mantello per coprirsi, quando una gigantesca ranocchia con tutto il suo seguito gli sbarrò la strada impedendogli di proseguire. “Se mi lasci passare – le disse il principe – ti prometto che avrai un riparo per te e per tutta la tua famiglia.”– e così dicendo le fece dono del suo mantello; la ranocchia vide che la promessa era stata mantenuta e così scomparve. Il principe aveva percorso molta strada ed era ormai tutto bagnato e molto affamato; si era appena sdraiato sull’erba quando sentì un sibilo vicino alle sue orecchie, si alzò e vide una lunga serpe che gli si avvicinava strisciando. Subito sguainò la spada e alzò il braccio per colpirla, poi se ne pentì e, gettando via l’arma, disse alla serpe: “Ti prometto di risparmiarti la vita se striscerai lontano da me.” Ma la serpe non se ne andò e, raccolte le sue lunghe spire, si trasformò in una bellissima fanciulla di fronte agli occhi meravigliati del principe, che subito se ne innamorò. Come avrete capito anche questa volta la promessa era stata mantenuta, l’incantesimo si era ormai spezzato e i due giovani poterono ritornare alla reggia e vivere per sempre felici e contenti. Il re, fuori di sé dalla gioia, ricompensò generosamente l’indovina, la quale fu invitata a restare per sempre a palazzo con il suo asinello fatato. E la strega Margot? Mia nonna racconta che ben presto dimenticò il principe, anzi, molti altri bei giovani si innamorarono di lei e chissà che uno non riesca a conquistarla!