Libri a merenda

Lo sciopero delle scarpine


Qualche volta l’inverno si confonde con l’estate, e invece della pioggia gelida splende un caldissimo sole. Altre volte ti guardi intorno e al posto della tenera erbetta, affondi i piedi in un manto di neve. Ci sono giorni normali, dove ti alzi la mattina, è pronto il caffelatte, i biscotti sono sulla tavola e lo scuolabus ti aspetta fuori della porta, ma ci sono anche giorni dove nulla è al suo posto e le cose ti fanno i dispetti e ti scappano di mano. Quando il cielo fa confusione e scambia le stagioni, quando il mondo gira alla rovescia, allora sì che può capitare la magia. C’era una volta la piccola Chiara, sguardo furbetto e mani di farfalla, i piedini mai sullo stesso posto per più di due minuti: a scuola ballano sotto al banco e si scatenano all’ora della ricreazione. Gli occhietti marroni vedono il mondo a strisce quando i capelli sottili come fili d’oro si ribellano al fermaglio e scendono dolcemente a disturbare il nasino. Il suo visino assomiglia a una pesca, un po’ rotondo e chiaro, ma con due spruzzate di rosa sulle guance, che diventa rosso quando corre e si scatena. A scuola quando c’è silenzio puoi talvolta sentire un sonoro “PUM!”, tutti si girano a guardare, ma lei è già in piedi, un po’ stordita, che si massaggia il sederino. Non sente male, perché non ne ha il tempo. Se si rovescia, cade a capitombolo, inciampa nei suoi mille pensieri o scivola su una buccia di banana, non fa una lacrima, ma stringe i denti e un po’ si arrabbia…con il povero tavolo che le si è messo tra i piedi, con lo scalino antipatico che si trovava proprio lì dove non doveva, con la sedia cattivissima che si è inclinata a tradimento. Non piange Chiara, però sbuffa come una ciminiera se la mamma punta l’indice sulle tessere di puzzle che fanno girotondo sul pavimento, o sui vestiti della bambola che fanno una macchia di colore sul divano del salotto. I suoi piedini, invece, non si fermano proprio mai. Non riesci a vederli durante la corsa, come se volassero e non perdessero tempo a toccare la terra. Anche quando Chiara è ferma, sul banco di scuola o davanti alla televisione, si muovono solo le cinque dita che sembrano parlare tra loro e fare conversazione, proprio come le persone. Arriva un pomeriggio d’inverno proprio noioso. Fuori fa freddo e non si può neanche giocare a nascondino. Chiara è seduta per terra a guardare i cartoni animati e le scappa una ghirlanda di sbadigli. Non è riuscita a fermarli in tempo con la mano, chissà ora dove andranno a richiamare altri sbadigli come loro. Arriva la mamma di fretta, portandosi dietro una nuvoletta di profumo buono “Ciao, io vado al lavoro e torno più tardi. Mi raccomando, non combinare guai e fai la merenda. E togliti quelle scarpe nuove, le abbiamo comprate sabato e già sembrano vecchie e stanche a furia di correre! Poverine!” Intanto le ore passano lente come tartarughe, i cartoni sono noiosi, gli occhietti si chiudono, ma i piedini di Chiara come al solito battono la loro cantilena, impazienti…tap tap tap…tap tap tap “Ehi, ragazzina, noi ci siamo stufate!!” “Chi ha parlato?” – chiede Chiara, sobbalzando, i piccoli pugni sui fianchi, il naso arricciato come a sentire puzza di bruciato “Noi abbiamo parlato! Ci siamo stufate di pigiare in terra tutto il santo giorno! Vogliamo fare sciopero!” Chiara si guarda le scarpe con gli occhioni sgranati e si arruffa i capelli con la mano, mentre vede sbigottita che si slacciano da sole, si divincolano dai suoi piedini e partono in marcia dirette verso la porta. “Dove andate? Fermatevi, non vi ho mica dato il permesso!” “Non ci importa niente del tuo permesso! Pestare tutto il giorno in terra ci fa venire il mal di testa, abbiamo bisogno di riposare!”. Chiara, che di solito ha sempre la battuta pronta, questa volta apre la bocca e poi la richiude come il piccolo pesce rosso che nuota nel suo acquario. Non si è mai sentito che un paio di scarpe da tennis nuove nuove se la svignano da sole e lasciano a piedi la sbigottita proprietaria. “Ma la mia mamma vi ha comprato al negozio, non potete andare via!” – grida, rincorrendo quella coppia di scarpe birichine che sta già prendendo la via del giardino. “La mia mamma vi ha comprato al negozio, la mia mamma vi ha comprato al negozio…” ripetono le scarpine in coro come una cantilena, mentre ondeggiano tra l’erba vezzose, il vento che scompiglia i lacci rosa ormai sciolti e liberi dai nodi. Una si crede la più bella perché ha una fila di strass luccicanti sul fianco e cammina un po’ storta sulla parte interna per farli vedere. L’altra è più decisa, trotta con ritmo ed è sempre un passo più avanti, linguetta in alto e punta in fuori. Chiara non vuole lasciarsele scappare, sono le sue scarpe preferite! Stanno bene con i suoi jeans e con la maglietta rosa fucsia “Dove andate così di corsa? Fuori fa freddo, non vorrete buscarvi un malanno!” “Siamo fatte di pelle imbottita, mica storie. – risponde stizzita la più vanitosa “Impermeabili al freddo e alla pioggia, siamo praticamente eterne.” – aggiunge l’altra, che ci tiene a dimostrare il suo valore. Chiara ha già preso sciarpa e giubbino ed è volata via fuori dalla porta d’ingresso, i piedini ora coperti solo da un paio di calzini a righe “Aspettatemi, aspettatemi! Vengo con voi!!” Chi, passando di lì per caso, provasse ad aguzzare la vista, spalancherebbe gli occhi vedendo lo strano terzetto procedere a ritmo sostenuto: una scarpa rosa fucsia che sembra danzare sulla punta, la linguetta dritta quasi fosse il telescopio di un sottomarino; un po’ più dietro, un’altra scarpa uguale, ma luccicante di strass ad ogni passo, appoggiata di sbieco a mostrare la suola morbida, di gomma. Un punto interrogativo al posto della faccia, ecco Chiara, pallida e scalza, che se la vede la mamma passerà le feste di Natale con un cuscino appoggiato sul sedere. “Cosa devo fare per farvi tornare a casa? – piagnucola, tirando su col naso per commuovere le scarpe fedifraghe – vi prometto che vi luciderò ogni giorno e non vi sporcherò più con la terra del giardino…” Intanto per la strada si vedono altre paia di scarpe che avanzano come piccole guerriere: scarpe coi tacchi, che esibiscono un cartello con su scritto “ABBASSO I COLLANT!”, scarponi da neve che gridano “Vogliamo andare in settimana bianca!”, ballerine che chiedono la pensione anticipata, stivali con la gobba e persino pantofole annoiate. Le vezzose scarpine rosa si sono già unite al corteo e Chiara sente che chiacchierano con le compagne “Eh no, non si può continuare a lavorare senza una vacanza. Tutto il santo giorno a piegarci, allungare, correre, saltare, cadere, pestare! E qual è la nostra ricompensa? Un paio di calzini puzzolenti, il grasso della bicicletta e i morsi di un cane. Noi meritiamo più rispetto, i piedi faranno a meno di noi!” Ora tutte le scarpe avevano riempito la piazza e agitando i cartelli gridavano insieme “Piedi nudi, mezze calzette! Piedi nudi, mezze calzette!” Chiara apre gli occhi di soprassalto, il cuore che le batte forte. È ancora seduta per terra, il telecomando in mano. Un po’ stordita gira intorno lo sguardo e vede il suo salotto con il tavolo, il televisore acceso, il tappeto e il divano alle sue spalle. “È stato solo un sogno” – dice a se stessa, grattandosi la testa confusa, ma poi guarda i suoi piedini che si stirano uno a uno, dall’alluce al mignolino, pronti per una nuova avventura…coperti solo dai calzini a righe.