Libri a merenda

Alain de Botton, Architettura e felicità, Guanda


Un saggio filosofico che ha il sapore di una chiacchierata tra amici. Alain de Botton ci ha abituati a questo stile colloquiale, in cui i grandi temi dell’esistenza sembrano meno lontani, e anzi appartengono alla nostra vita quotidiana. L’architettura, ad esempio, che generalmente viene considerata “per addetti ai lavori”, non è che il nostro personalissimo modo di vedere il mondo, con le stesse caratteristiche di bellezza, forza, gentilezza, calore, che vorremmo appartenessero a noi stessi. Allora è vero che gli edifici ci parlano, le piazze, le vie, gli oggetti che scegliamo per la nostra casa possono raccontarci mille storie oppure parlare agli altri di noi stessi. Una città nata in una determinata epoca, governata da un re o da un parlamento, potrà esprimere attraverso i suoi monumenti i valori in cui crede o, all’opposto, mostrare al mondo la forza e la tenacia con la quale desidera che quegli stessi valori facciano parte della sua cultura. La bellezza è tante cose: la possiamo trovare in un ponte sospeso, che testimonia la nostra ammirazione per il coraggio nello sfidare con leggerezza ed eleganza le acque torbide di un fiume; nell’aspro orgoglio di un grattacielo capace di esprimere potenza ed esultanza o nella gioia silenziosa di una casa giapponese, priva del superfluo e capace di riportarci all’essenza della natura. Per dirla con un termine zen, vecchio di seicento anni e di cui manca il corrispondente diretto nelle lingue occidentali, la bellezza è ‘wabi’, ciò che è modesto, incompiuto, transitorio ed imperfetto. È wabi una pietra consumata dalle intemperie, è wabi un cielo autunnale, il legno grezzo e un muro antico ricoperto di muschio. La natura, i campi, la terra vergine che accoglie gli alberi, rappresentano una promessa di felicità, che si potrà realizzare solo se gli architetti con i loro bulldozer riusciranno a ripetere nelle loro nuove costruzioni la stessa identica originaria bellezza. Un libro che mi ha affascinato e che mi ha permesso di visitare luoghi unici al mondo con un compagno di viaggio capace di rendermi sensibile alle vere qualità di stili, materiali e forme: un particolarissimo percorso di educazione estetica. “Se il nostro interesse per edifici e oggetti è davvero determinato tanto da quello che ci dicono quanto da come svolgono le loro funzioni materiali, allora vale la pena di riflettere sul curioso processo con cui la disposizione della pietra, dell’acciaio, del cemento, del legno e del vetro sembra esprimere qualcosa, dandoci in rare occasioni l’impressione di parlarci di cose importanti ed emozionanti.”