Libri a merenda

La principessa senza nome


C’era una volta, in un paese lontano lontano, un giovane re perdutamente innamorato della sua regina, ma tanto tanto innamorato da desiderare per entrambi una bambina che avrebbe allietato le stanze e i corridoi del loro immenso palazzo. Il giovane re si chiamava Piangomai e la sua sposa era la regina Senzafesta. Il giorno della nascita della piccola principessa fu festa grande: tutti i lavoratori del regno chiusero le loro botteghe per assistere alla presentazione della bambina. Furono chiamati i musicisti più noti, le cantanti dalla voce più melodiosa e fiori su fiori ricaddero a tappeto intorno alla culla reale. Ma nella camera della regina regnava una grande agitazione. Re Piangomai camminava avanti e indietro con il mento nella mano, mentre la regina Senzafesta, appoggiata sui guanciali, teneva la bambina cullandola tra le sue braccia. – Bisogna dare un nome alla bambina – esordì ad alta voce il sovrano, con il dito reale puntato al soffitto – Non un nome qualsiasi, come ce ne sono altri cento o mille nel regno. Ne voglio uno speciale, tutto per lei. Perché si possa dire, ascoltandolo, questa bambina è figlia di re. La regina aveva già le lacrime agli occhi, perché il suo cuore senza festa le suggeriva solo nomi poco allegri. Il re crollò a sedere sulla poltrona reale e un po’ invidiava la sua sposa perché lui non aveva mai saputo piangere. Ci pensò un po’ su poi concluse – Ho deciso. Chiederemo consiglio alla strega Tribolina. Detto fatto, la notte seguente il re preparò la carrozza per sé e per la regina e insieme partirono alla volta della foresta, dove da tanti e tanti anni c’era la casetta della strega Tribolina, di cui tutti parlavano ma che nessuno aveva mai incontrato, perché nessuno conosceva la filastrocca per farsi aprire la porticina. Ma il re, che sapeva tante cose, conosceva bene le parole da dire e, quando una vocina sottile sottile chiese – Chi è? – cominciò – Son venuto qui nel bosco e la notte è scesa già, non mi sembra tanto fosco se la strega mi aprirà. La piccola porta scricchiolando si aprì e due occhietti scintillarono nel buio. I due occhietti parlarono così: – Do il benvenuto al mio re e alla mia regina. Conosco il motivo che vi ha portati fin qui, poiché io conosco ogni cosa. – e la porticina si richiuse alle loro spalle. La strega Tribolina era piccina piccina e non era cattiva, ma tutti sapevano che, una volta entrati nella casetta, i suoi consigli dovevano essere pagati a caro prezzo. – Orsù, dimmi, Tribolina, se davvero conosci ogni cosa, che nome posso dare alla bambina? La vecchina guardò Piangomai di sottecchi, ridacchiò e disse – Ogni cosa a suo tempo, o mio impaziente re. Il nome reale assegnato alla tua piccola è stato scritto dal Destino e giace nella Grotta del Tempo. Per raggiungerla, tu e la tua bella dovrete fare molta strada, ma soprattutto incontrerete tre prove. Se le supererete avrete il nome scritto nello scrigno del Destino, se non le supererete il nome scomparirà nella Grotta del Tempo e la bambina starà con Tribolina per il resto dei suoi giorni. Non appena furono pronunciate queste parole la strega scomparve con la casetta e la regina Senzafesta cominciò a piangere tutte le sue lacrime. Allora il re l’abbracciò, la prese per mano e s’incamminò. Cammina che ti cammina incontrarono un enorme drago seduto sopra un cuscino d’oro. Non appena lo vide il re non ci pensò due volte, sguainò la spada, si avvicinò e colpì il drago al cuore. Quando l’enorme bestia fu crollata a terra, il re vide sopra il cuscino una chiave d’oro, la prese e se ne ritornò stanco ma felice dalla sua regina, l’abbracciò, la prese per mano e s’incamminò. Cammina che ti cammina incontrarono un nano seduto su un tronco d’albero, sospeso nel vuoto proprio sopra una rumorosa cascata. Non appena si avvicinarono, il nano, che aveva una lunga barba nera, chiese loro di gettarsi senza paura nelle rapide. Il re stava per chiedergli che cosa avrebbe trovato sul fondo, ma il misterioso ometto era già scomparso nel nulla. Allora, prima che lui potesse replicare, la regina si tuffò nelle acque spumeggianti, i lunghi capelli risucchiati dalle onde impetuose. Senzafesta raggiunse il fondo, dove un libro d’oro brillava di luce propria, lo raccolse e poi risalì, raggiungendo senza fiato la superficie. Perse conoscenza, ma si risvegliò subito dopo distesa sull’erba, stringendo tra le braccia il libro misterioso. Il re la baciò, l’aiutò ad alzarsi e insieme cominciarono a sfogliare le pagine. Era il Libro delle loro Vite, in ognuna di quelle pagine erano raccontate in una volta sola tutte le sofferenze presenti, passate e future, quelle già superate e quelle ancora da superare. Allora accadde il miracolo: il re Piangomai cominciò a singhiozzare, gli occhi gli si riempirono di lacrime e per la prima volta pianse amaramente. Dal canto suo la regina Senzafesta ebbe la forza di consolare il suo amato, gli narrò di tutte le cose belle che avevano costruito insieme, riuscì a farlo sorridere e per la prima volta non pianse. E così anche la terza prova era superata, il Libro della Vita si illuminò di una luce accecante e lì accanto si materializzò la Grotta del Tempo. Allora il re si asciugò gli occhi, abbracciò la regina, la prese per mano e s’incamminò. Cammina che ti cammina, proprio al centro della grotta, trovarono lo scrigno tutto d’oro, lo aprirono e dentro trovarono una magnifica pergamena con su scritto il prezioso nome: BOCCADORO, figlia di re. Il re e la regina si abbracciarono forte. Finalmente, dopo tante prove avevano trovato un nome degno della principessa. Arrivò Tribolina senza preavviso, comparendo alle spalle del re – Il suo nome sarà Boccadoro perché dalla sua bocca non usciranno che parole preziose, parole di saggezza, bontà e amore. Poiché voi, con le stesse virtù le avete conquistato il cuore, io, Tribolina, mi rassegno con onore. – La strega rinunciò alla principessa Boccadoro, che restò così con i suoi reali genitori per molti e molti anni ancora, rendendoli per sempre felici e contenti.