Creato da marcoaureliomassimo il 15/02/2011

CHIESA DI MILANO

Attualità, politica, cultura e religione

 

 

CARLO MARIA MARTINI

Post n°3 pubblicato il 16 Febbraio 2011 da marcoaureliomassimo
Foto di marcoaureliomassimo

Il cardinale Carlo Maria Martini, torinese, Arcivescovo emerito di Milano, ieri ha  compiuto 84 anni.  Laureato in Teologia alla Gregoriana, consegui' il dottorato in Sacra Scrittura al Pontificio Istituto Biblico di Roma e successivamente promosso Rettore della Pontificia Università Gregoriana, era in pole position, alla fine del  1979,  per diventare il papa nero, cioè il Padre Generale di tutti i Gesuiti nel mondo e succedere a Padre Pedro Arrupe  ormai vecchio, stanco e malato.  Ma Papa Giovanni Paolo II,  per evitare questa nomina problematica,  lo  promosse Arcivescovo di Milano e nominoò generale dei Gesuiti un suo delegato Padre Dezza.  Secondo il Papa era meglio che l'azione pastorale  di Martini si svolgesse solo in una Arcidiocesi, e non già in tutto il mondo con 20  mila sacerdoti. Nel novembre  1980 Martini  ha introdotto in diocesi la "Scuola della Parola" che consiste nell'aiutare il popolo di Dio ad accostare la Scrittura secondo il metodo della lectio divina. A questo riguardo scrisse la sua prima Lettera pastorale "In principio la Parola".  Non mancheremo mai di ringraziare Martini per averci aiutato a comprendere la Scrittura.  È del novembre 1986 poi  il grande convegno diocesano ad Assago sul tema del "Farsi prossimo", dove viene lanciata l'iniziativa delle Scuole di formazione all'impegno sociale e politico. Grande risonanza ha avuto anche la serie di incontri - iniziati nell’ottobre del 1987 - sulle "domande della fede", detti anche "Cattedra dei non credenti", indirizzati a persone in ricerca della fede.Il 4 novembre 1993 ha convocato il 47° Sinodo diocesano di Milano, conclusosi il 1° febbraio 1995. Nel 1997 ha presieduto le diverse manifestazioni per celebrare il XVI centenario della morte di S. Ambrogio, patrono della diocesi di Milano. Vasta eco, al di là dei limiti territoriali della diocesi, hanno avuto le sue Lettere Pastorali e i Discorsi alla città di Milano. Ha preso parte a numerose Assemblee del Sinodo dei Vescovi. Relatore alla VI Assemblea generale del 1983, sul tema: "Riconciliazione e penitenza nella missione della Chiesa", è stato Membro della Segreteria del Sinodo dei Vescovi per molti diversi mandati. È stato Presidente del Consiglio delle Conferenze Episcopali Europee (C.C.E.E.) dal 1987 al 1993. Arcivescovo emerito di Milano dall’11 luglio 2002, il Card. Martini ha ripreso gli studi biblici, vivendo prevalentemente a Gerusalemme.
Martini resterà a Milano per oltre 22 anni lasciando un segno indelebile e profondo per la sua forte personalità di uomo di cultura, di uomo del dialogo,  e di vescovo. Egli a Milano era succeduto al Card. Giovanni Colombo, letterato, Vescovo ausiliare della diocesi  e Rettore del Seminario di Venegono Inferiore che licenziava  negli anni 60-70  circa 90 preti all'anno contro i 15 attuali. Ho due ricordi di questi due Arcivescovi. Il card. Colombo venne  da me invitato nella mia scuola  a celebrare una Messa. il Preside cattolico,  Lorenzo Verdesca,  della Scuola Media Statale Arcadia,   boccia la proposta. Ne parlo col Parroco del Quartiere Gratosoglio e decidiamo  di far  celebrare la Messa alle 7 del mattino, prima delle lezioni nella chiesa del quartiere. Ero un po' preoccupato per l'orario e pensavo che la Chiesa sarebbe stata semi vuota. Invece, con somma meraviglia, alle 7 iniziammo regolarmente e la Chiesa era gremitissima fino all'inverosimile. Il card. Colombo, dopo la Messa, mi chiese l'età, mi parlo' dei miei studi,  e mi disse di continuare sulla strada della docenza. Poi venne nella mia scuola e benedi tutte le aule scolastiche e la sala professori.Lo rividi al Seminario di Porta Venezia a Milano con il suo segretario don Francantonio, ma l'incalzare degli impegni scolastici e di quelli famigliari non mi consentirono di vederlo più. Martini l'ho incontrato tante volte nelle visite pastorali e nei convegni  ma era estremamente timido,  mentre io ero riservato e pudico. Nel frattempo venni eletto responsabile milanese dell'ANIR (Ass. Nazionale Insegnanti di religione). Ad ogni nostra riunione del sabato pomeriggio  partecipavano 90 docenti della diocesi. Lavorammo, insieme ad altri, per lo stato giuridico e lo ottenemmo. Ma nella mia veste di responsabile milanese segnalai  prima in Curia ( e quando fui inascolato) alla stampa cittadina  che ben 100 mila studenti non facevano religione a scuola. Martini leggeva la rassegna stampa e su tutti i quotidiani (La Stampa, La Padania, il Corriere, La Repubblica, L'Unità, Il Giornale, Il Manifesto, Il Giorno, ) spesso comparivano le mie interviste. Martini allora mi volle dentro una Commissione curiale presiuduta dal Vicario Episcopale Manganini per studiare il fenomeno facendomi un grande onore. Purtroppo don Giovanni Giavini che era il responsabile di quella politica  in 25 anni non fece nulla e i risultati ora li abbiamo sotto gli occhi di tutti. Scrissi a mons. De Scalzi (non rispose), scrissi a mons, Giudici(non mi rispose) scrissi al cardinale Martini (mi rispose)  e mi disse : "Gentile professore la ringrazio di sottopormi tale grave problema. Lo affronteremo nelle sedi opportune. La ringrazio, infine,  perchè lei è in linea con il suo Vescovo, con il Concilio,  e con il Magistero. Dico tutto ciò nonper vantarmi o per gonfiarmi, ma  per rispondere ai miei detrattori spesso imbevuti da pregiudizi. Non c'è mai stato nella mia carriera  un Preside che mi abbia contestato la mia  professionalità, ma solo futili e pretestuosi  motivi!  Gli altri Vescovi non mi risposero mai in solidarietà con don Giavini,  il vero teologo filoprotestante della diocesi.  Ora Giavini scrive ai preti di Milano che è "pensionato e buggerato." Ma a 79 anni il Nostro  ha un appartamento in zona Fiera, in Via Previati,  ha una o più pensioni, la badante, e un incarico di Monsignore. Insomma non se la passa male come tanti vecchi che prendono 450 euro al mese! Certo,  rispetto a Vescovi non laureati qui a Milano, Giavini poteva tranquillamente fare il Vescovo ausiliare, ma a Roma nella terna ci arrivo',  ma i suoi dubbi sui dogmi della Madonna,  accantonarono il suo nome.  Invece, don Renzo Cavallini, negli anni 80, prete rampante del Gallaratese, non entra nella terna. L' Ausiliare di Martini,  mons. Bernardo Citterio, si oppone strenuamente. Dirà a Martini:  don Cavallini dice troppe parolacce! e fu cosi che egli non divenne mai Vescovo ausiliare di Martini.
Di Martini si possono dire tante altre cose. Era stanco gia' nel 1995 di fare il vescovo, voleva ritirarsi a Gerusalemme ai suoi studi biblici. E fu cosi che ottenne dal Papa un altro ausiliare per restare a Milano: mons. Erminio De Scalzi, già suo segretario che cumula a Milano un potere immenso. Abate di Sant'Ambrogio, Vescovo ausiliare, Vicario per la città, delegato a tre eventi che si terranno (VII Incontro con le famiglie mondiali, i 1700 dell'Editto di Costantino e la delega per l'Expo). Tanti, troppi e impegnativi  incarichi. Come faccia ad espletarli tutti  non è dato di sapere, ma ora è cambiato. Non è più il don Erminio che tutti conoscevano.aperto e disponibile. ha sempre fretta. arriva dopo 15 minuti ad una riunione e se ne va 15 minuti prima per non restare con la gente. mentre il cardinale si ferma un'ora per stringere la mano a tutti. Che differenza don Erminio.   Martini è un abitudinario: si tiene come segretari:  don De Scalzi, Don Testore e un altro sacerdote che in Curia avranno un posto sempre rilevante. Martini voleva lasciare Milano per andare a Gerusalemme, ma Il Papa gli disse: "Come  io porto la mia croce, anche tu devi portare la tua."  E Martini rimase a Milano fino al 2002 contro le aspettative dei vescovi e cardinali progressisti che lo volevano candidato al soglio di Pietro. Poi Martini si ammalo' del morbo di Parkinson e in Conclave passo' i suoi voti al card. Ratzinger  perchè Martini ha sempre capito da uomo di cultura intelligente  e da fine e raffinato ecclesiastico che la vera forza della Chiesa sta nella sua unità, non nelle divisioni.  Non c'è quindi una contrapposizione tra progressisti e conservatori nell'attuale Conclave. Non ci sono più gli Ottaviani e i  Siri, ma uomini moderati al servizio della Chiesa e dei suoi fedeli. Certo, Martini nel 1999 disse che sognava un nuovo Concilio ecumenico. Ma sul tappeto ci sono tuttora dopo 10 anni,  i temi etici, il celibato dei preti, il ruolo della donna nella chiesa (diaconesse?)  il preservativo, la pedofilia, gli omosessuali nei seminari, la collegialità episcopale, i divorziati risposati, la nuova evangelizzazione, la società multietnica, multireligiosa e multiculturale. Senza contare il neo paganesimo, la secolarizzazione e la scristianizzazione che rendono difficile annunciare Gesù Cristo crocifisso risorto nella nostra società post moderna.
Da ultimo Benedetto XVI parla giustamente e doverasamente di dittatura del relativismo; io umilmente parlerei anche di scientismo, positivismo, razionalismo, scetticismo, storicismo, e nichilismo. Un nuovo Concilio ecumenico questi temi dovrà affrontarli prima o poi.  Se Martini fosse stato chiamato a diventare successore di Pietro, questi temi li avrebbe affrontati con la ragione, il discernimento e con la fede. E' un Vescovo  che, pur mettendo al centro la Scrittura, da autorevole  esponente della Compagnia di Gesù fondata da Ignazio di Loyola, non disdegnerebbe di affrontare con rigore  i dogmi della Chiesa,  i dubbi e le incertezze del cattolicesimo. Ma sempre privilegiando la verità.
Ora sappiamo che va a curarsi a Montescano (Pavia) alla Clinica Maugeri per fare riabilitazione. Ultimamente ha detto che è innamorato delle colline del Pavese, ma siamo certi che i suoi 22 anni di Episcopo a Milano non li dimenticherà mai. E cosi i suoi preti, i religiosi, le religiose, i laici, i poveri e gli ultimi. Mi piace ricordare Martini per la sua lettera pastorale sul Buon Samaritano in cui ci insegna la solidarietà e l'accoglienza,  e la lettera "Ripartiamo da Dio" in questa società senza Dio o che vive come se Dio non esistesse.  Martini è sempre stato avanti, ha sempre colto i problemi della nostra società, e ha cercato di dare un contributo non irrilevante alla chiesa. Martini non è un vescovo progressista: è un innamorato di Cristo e della sua Chiesa. Un Vescovo attento al sociale e alle dinamiche della società. Esperto di globalizzazione, di mass media,  ma anche di religioni e di culture diverse. Non so chi l'abbia mandato a Milano per toglierlo dalla Compagnia di Gesù, ma è stato il più grande regalo che i milanesi abbiano mai ricevuto. E la sua eredità morale e spirituale  sta nei suoi scritti che sono apprezzati e letti in tutto il mondo. Grazie Arcivescovo Martini per averci
Il cardinale Carlo Maria Martini, Arcivescovo emerito di Milano, compie oggi 84 anni.  Laureato in Teologia alla Gregoriana, consegui' il dottorato in Sacra Scrittura al Pontificio Istituto Biblico di Roma e successivamente promosso Rettore della Pontificia Università Gregoriana, era in pole position, alla fine del  1979,  per diventare il papa nero, cioè il Padre Generale di tutti i Gesuiti nel mondo e succedere a Padre Pedro Arrupe  ormai vecchio, stanco e malato.  Ma Papa Giovanni Paolo II,  per evitare questa nomina problematica,  lo  promosse Arcivescovo di Milano e nominoò generale dei Gesuiti un suo delegato Padre Dezza.  Secondo il Papa era meglio che l'azione pastorale  di Martini si svolgesse solo in una Arcidiocesi, e non già in tutto il mondo con 20  mila sacerdoti. Nel novembre  1980 Martini  ha introdotto in diocesi la "Scuola della Parola" che consiste nell'aiutare il popolo di Dio ad accostare la Scrittura secondo il metodo della lectio divina. A questo riguardo scrisse la sua prima Lettera pastorale "In principio la Parola".  Non mancheremo mai di ringraziare Martini per averci aiutato a comprendere la Scrittura.  È del novembre 1986 poi  il grande convegno diocesano ad Assago sul tema del "Farsi prossimo", dove viene lanciata l'iniziativa delle Scuole di formazione all'impegno sociale e politico. Grande risonanza ha avuto anche la serie di incontri - iniziati nell’ottobre del 1987 - sulle "domande della fede", detti anche "Cattedra dei non credenti", indirizzati a persone in ricerca della fede.Il 4 novembre 1993 ha convocato il 47° Sinodo diocesano di Milano, conclusosi il 1° febbraio 1995. Nel 1997 ha presieduto le diverse manifestazioni per celebrare il XVI centenario della morte di S. Ambrogio, patrono della diocesi di Milano. Vasta eco, al di là dei limiti territoriali della diocesi, hanno avuto le sue Lettere Pastorali e i Discorsi alla città di Milano. Ha preso parte a numerose Assemblee del Sinodo dei Vescovi. Relatore alla VI Assemblea generale del 1983, sul tema: "Riconciliazione e penitenza nella missione della Chiesa", è stato Membro della Segreteria del Sinodo dei Vescovi per molti diversi mandati. È stato Presidente del Consiglio delle Conferenze Episcopali Europee (C.C.E.E.) dal 1987 al 1993. Arcivescovo emerito di Milano dall’11 luglio 2002, il Card. Martini ha ripreso gli studi biblici, vivendo prevalentemente a Gerusalemme.
Martini resterà a Milano per oltre 22 anni lasciando un segno indelebile e profondo per la sua forte personalità di uomo di cultura, di uomo del dialogo,  e di vescovo. Egli a Milano era succeduto al Card. Giovanni Colombo, letterato, Vescovo ausiliare della diocesi  e Rettore del Seminario di Venegono Inferiore che licenziava  negli anni 60-70  circa 90 preti all'anno contro i 15 attuali. Ho due ricordi di questi due Arcivescovi. Il card. Colombo venne  da me invitato nella mia scuola  a celebrare una Messa. il Preside cattolico,  Lorenzo Verdesca,  della Scuola Media Statale Arcadia,   boccia la proposta. Ne parlo col Parroco del Quartiere Gratosoglio e decidiamo  di far  celebrare la Messa alle 7 del mattino, prima delle lezioni nella chiesa del quartiere. Ero un po' preoccupato per l'orario e pensavo che la Chiesa sarebbe stata semi vuota. Invece, con somma meraviglia, alle 7 iniziammo regolarmente e la Chiesa era gremitissima fino all'inverosimile. Il card. Colombo, dopo la Messa, mi chiese l'età, mi parlo' dei miei studi,  e mi disse di continuare sulla strada della docenza. Poi venne nella mia scuola e benedi tutte le aule scolastiche e la sala professori.Lo rividi al Seminario di Porta Venezia a Milano con il suo segretario don Francantonio, ma l'incalzare degli impegni scolastici e di quelli famigliari non mi consentirono di vederlo più. Martini l'ho incontrato tante volte nelle visite pastorali e nei convegni  ma era estremamente timido,  mentre io ero riservato e pudico. Nel frattempo venni eletto responsabile milanese dell'ANIR (Ass. Nazionale Insegnanti di religione). Ad ogni nostra riunione del sabato pomeriggio  partecipavano 90 docenti della diocesi. Lavorammo, insieme ad altri, per lo stato giuridico e lo ottenemmo. Ma nella mia veste di responsabile milanese segnalai  prima in Curia ( e quando fui inascolato) alla stampa cittadina  che ben 100 mila studenti non facevano religione a scuola. Martini leggeva la rassegna stampa e su tutti i quotidiani (La Stampa, La Padania, il Corriere, La Repubblica, L'Unità, Il Giornale, Il Manifesto, Il Giorno, ) spesso comparivano le mie interviste. Martini allora mi volle dentro una Commissione curiale presiuduta dal Vicario Episcopale Manganini per studiare il fenomeno facendomi un grande onore. Purtroppo don Giovanni Giavini che era il responsabile di quella politica  in 25 anni non fece nulla e i risultati ora li abbiamo sotto gli occhi di tutti. Scrissi a mons. De Scalzi (non rispose), scrissi a mons, Giudici(non mi rispose) scrissi al cardinale Martini (mi rispose)  e mi disse : "Gentile professore la ringrazio di sottopormi tale grave problema. Lo affronteremo nelle sedi opportune. La ringrazio, infine,  perchè lei è in linea con il suo Vescovo, con il Concilio,  e con il Magistero. Dico tutto ciò nonper vantarmi o per gonfiarmi, ma  per rispondere ai miei detrattori spesso imbevuti da pregiudizi. Non c'è mai stato nella mia carriera  un Preside che mi abbia contestato la mia  professionalità, ma solo futili e pretestuosi  motivi!  Gli altri Vescovi non mi risposero mai in solidarietà con don Giavini,  il vero teologo filoprotestante della diocesi.  Ora Giavini scrive ai preti di Milano che è "pensionato e buggerato." Ma a 79 anni il Nostro  ha un appartamento in zona Fiera, in Via Previati,  ha una o più pensioni, la badante, e un incarico di Monsignore. Insomma non se la passa male come tanti vecchi che prendono 450 euro al mese! Certo,  rispetto a Vescovi non laureati qui a Milano, Giavini poteva tranquillamente fare il Vescovo ausiliare, ma a Roma nella terna ci arrivo',  ma i suoi dubbi sui dogmi della Madonna,  accantonarono il suo nome.  Invece, don Renzo Cavallini, negli anni 80, prete rampante del Gallaratese, non entra nella terna. L' Ausiliare di Martini,  mons. Bernardo Citterio, si oppone strenuamente. Dirà a Martini:  don Cavallini dice troppe parolacce! e fu cosi che egli non divenne mai Vescovo ausiliare di Martini.
Di Martini si possono dire tante altre cose. Era stanco gia' nel 1995 di fare il vescovo, voleva ritirarsi a Gerusalemme ai suoi studi biblici. E fu cosi che ottenne dal Papa un altro ausiliare per restare a Milano: mons. Erminio De Scalzi, già suo segretario che cumula a Milano un potere immenso. Abate di Sant'Ambrogio, Vescovo ausiliare, Vicario per la città, delegato a tre eventi che si terranno (VII Incontro con le famiglie mondiali, i 1700 dell'Editto di Costantino e la delega per l'Expo). Tanti, troppi e impegnativi  incarichi. Come faccia ad espletarli tutti  non è dato di sapere, ma ora è cambiato. Non è più il don Erminio che tutti conoscevano.aperto e disponibile. ha sempre fretta. arriva dopo 15 minuti ad una riunione e se ne va 15 minuti prima per non restare con la gente. mentre il cardinale si ferma un'ora per stringere la mano a tutti. Che differenza don Erminio.   Martini è un abitudinario: si tiene come segretari:  don De Scalzi, Don Testore e un altro sacerdote che in Curia avranno un posto sempre rilevante. Martini voleva lasciare Milano per andare a Gerusalemme, ma Il Papa gli disse: "Come  io porto la mia croce, anche tu devi portare la tua."  E Martini rimase a Milano fino al 2002 contro le aspettative dei vescovi e cardinali progressisti che lo volevano candidato al soglio di Pietro. Poi Martini si ammalo' del morbo di Parkinson e in Conclave passo' i suoi voti al card. Ratzinger  perchè Martini ha sempre capito da uomo di cultura intelligente  e da fine e raffinato ecclesiastico che la vera forza della Chiesa sta nella sua unità, non nelle divisioni.  Non c'è quindi una contrapposizione tra progressisti e conservatori nell'attuale Conclave. Non ci sono più gli Ottaviani e i  Siri, ma uomini moderati al servizio della Chiesa e dei suoi fedeli. Certo, Martini nel 1999 disse che sognava un nuovo Concilio ecumenico. Ma sul tappeto ci sono tuttora dopo 10 anni,  i temi etici, il celibato dei preti, il ruolo della donna nella chiesa (diaconesse?)  il preservativo, la pedofilia, gli omosessuali nei seminari, la collegialità episcopale, i divorziati risposati, la nuova evangelizzazione, la società multietnica, multireligiosa e multiculturale. Senza contare il neo paganesimo, la secolarizzazione e la scristianizzazione che rendono difficile annunciare Gesù Cristo crocifisso risorto nella nostra società post moderna.
Da ultimo Benedetto XVI parla giustamente e doverasamente di dittatura del relativismo; io umilmente parlerei anche di scientismo, positivismo, razionalismo, scetticismo, storicismo, e nichilismo. Un nuovo Concilio ecumenico questi temi dovrà affrontarli prima o poi.  Se Martini fosse stato chiamato a diventare successore di Pietro, questi temi li avrebbe affrontati con la ragione, il discernimento e con la fede. E' un Vescovo  che, pur mettendo al centro la Scrittura, da autorevole  esponente della Compagnia di Gesù fondata da Ignazio di Loyola, non disdegnerebbe di affrontare con rigore  i dogmi della Chiesa,  i dubbi e le incertezze del cattolicesimo. Ma sempre privilegiando la verità.
Ora sappiamo che va a curarsi a Montescano (Pavia) alla Clinica Maugeri per fare riabilitazione. Ultimamente ha detto che è innamorato delle colline del Pavese, ma siamo certi che i suoi 22 anni di Episcopo a Milano non li dimenticherà mai. E cosi i suoi preti, i religiosi, le religiose, i laici, i poveri e gli ultimi. Mi piace ricordare Martini per la sua lettera pastorale sul Buon Samaritano in cui ci insegna la solidarietà e l'accoglienza,  e la lettera "Ripartiamo da Dio" in questa società senza Dio o che vive come se Dio non esistesse.  Martini è sempre stato avanti, ha sempre colto i problemi della nostra società, e ha cercato di dare un contributo non irrilevante alla chiesa. Martini non è un vescovo progressista: è un innamorato di Cristo e della sua Chiesa. Un Vescovo attento al sociale e alle dinamiche della società. Esperto di globalizzazione, di mass media,  ma anche di religioni e di culture diverse. Non so chi l'abbia mandato a Milano per toglierlo dalla Compagnia di Gesù, ma è stato il più grande regalo che i milanesi abbiano mai ricevuto. E la sua eredità morale e spirituale  sta nei suoi scritti che sono apprezzati e letti in tutto il mondo. Grazie Arcivescovo Martini per averci  donato 22 anni della tua vita tutta  al servizio della diocesi di Milano senza risparmiarti e con grande generosità e obbedienza!
 
Prof. Alberto Giannino
Presidente Ass. Scuola Educazione & legalità
 
 

 

 
 
 

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