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LA BUFALA DELLA "RIPRESINA"

Post n°1043 pubblicato il 12 Marzo 2015 da r.capodimonte2009
 

La caratteristica fondamentale del popolo italiano è quella di essere un “popolo bue”: cioè che preferisce stare sotto giogo per tutta la sua esistenza, e soprattutto si accontenta del pugno di fieno che gli viene allungato ogni tanto dai suoi padroni. Quando poi costoro gli annunciano che ne potrà mangiare un po’ di più, non si sa però nè come né quando, abbassa la testa ancora di più, per omaggiarli prima del tempo!

Diamo un’occhiata tra le balle di questo fieno: si comincia a vedere la ripresa, gli italiani comprano più auto, i ristoranti sono pieni, il “quantitative easing” presterà i soldi a tutti, i giovani ricominceranno a farsi la casa (e a fare figli!), il calo della benzina e dell’euro ci porterà benefici tali da far ripartire l’economia…

Stronzate, che vengono instillate nelle menti italiche dalla Confindustria, dai partiti di Governo e di sottogoverno, dalla Banca d’Italia, dall’Istat, che si comporta come nella favola dei polli di Trilussa. Il demiurgo della BCE, Mario Draghi, ha la soluzione a portata di mano: soprattutto la scopre dopo otto anni di lacrime e sangue per le economie mediterranee, chissà perché, e quando la deflazione ha bombardato l’Europa come una nuova Hiroshima, gli investimenti sono ormai relegati alle sole banche, per fare media, perché i tassi sono negativi (cioè per possedere un titolo di Stato bisogna pagare!); la Borsa azionaria vive sugli scandali dell’Eni o sui processi di Berlusconi, sempre e comunque speculativa; in pieno insider trading, dato che questo reato, come quello del falso in bilancio (che, se colpito, demolirebbe il 70% delle grandi aziende, comprese le banche!), non è punibile!

Intanto, tra settembre e novembre, cioè prima del q.e. le banche italiane hanno già ricevuto dalla BCE 49 miliardi, al tasso dello 0,15%, ma non si sono premurate minimamente di accelerare gli impieghi, cioè i prestiti, che si sono contratti a gennaio di un altro 1,8%, contro l’1,6 di dicembre, rispetto ai precedenti! In particolare sono calati dello 0,5% quelli nei confronti delle famiglie e del 2,8 quelli nei confronti delle imprese: e quando diciamo imprese, fate attenzione, perché ci riferiamo alla pmi, perchè la grande impresa, da tempo, gode della cosiddetta “ristrutturazione del debito”, vale a dire la cartolarizzazione, la trasformazione cioè dei debiti ormai inesigibili, in titoli “derivati” negoziabili. Pensate ad aziende come Fininvest, Fiat, Benetton, Sorgenia, Alitalia, Telecom, Barilla, alcune delle quali, come la Ferrero e la Fiat, pagano le tasse all’estero, ma i soldi li ricevono dalle banche italiane; le quali, per darli a loro (non-performing credit), li centellinano al vero tessuto economico del Paese, quello del “suicidio rituale”, quando il piccolo imprenditore viene strozzato proprio dalla sua banca di fiducia! Una piccolissima parentesi per aggiungere, per chi non lo sapesse, che la gran massa di quanto “cartolarizzato” farà parte dello stesso q.e, qualora lo decidesse il demiurgo; e se così non fosse, finirebbe nelle cosiddette “bad bank”, cioè istituti ricolmi di debiti insoluti, acquistati dalle banche centrali, come se fossero metastasi di un cancro di quelli più invasivi, e destinato ad uccidere!

Perché le stesse banche che rifiutano di allargare i cordoni della borsa dovrebbero utilizzare il q.e. in modo diverso da quanto hanno fatto finora? I più, infatti, sono convinti che sia la BCE il deus ex-machina rastrellatore di titoli e derivati per poi trasformarli in liquidità, ma non è così: sono le banche centrali ad assumersi il compito di cedere titoli di Stato o “spazzatura”, ceduti a loro volta dalle corrispondenti, e di garantirli con le loro riserve, anche auree (l’Italia detiene oro per circa 130 miliardi!), e poi redistribuire la liquidità, ma senza regole, cioè limitazioni (quantum di investimento  e quantum di impiego). Quindi una situazione già trita e ritrita, che il Governo conosce bene, ma non fa nulla per cambiarla a favore della vera ripresa! Pensate al caso della Grecia: Atene finora ha ricevuto dalla Troika, circa 130 miliardi, i quali sono finiti per il 90% a salvare le banche tedesche e francesi, portando al collasso definitivo l’economia e all’insolvenza i titoli di Stato: oggi però Draghi, questi non li vuole, anche se è lui il responsabile; e perciò, con un’operazione di autentica usura, accetta la segatura di tutti, anche quella italiana, ma non quella greca! Non illudetevi: ciò che accadrà anche all’Italia, qualora la situazione economica che vi stiamo spiegando, entrerà in fibrillazione, e il castello di carte renziano, crollerà.

D’altra parte, come si può pensare di parlare di “segnali di ripresa”, quando le banche, lo abbiamo visto, già ricolme di debito pubblico per 420 miliardi (e quindi sapete chi va a buttare via soldi nelle aste dei Bot, Btp e Cct), preferiscono addirittura investire a tasso negativo piuttosto che “prestare” denaro a tassi medio-alti, tagliando le gambe all’economia? E lo fanno perché la massa dei loro crediti in sofferenza (con scarse probabilità di recupero) è ormai sui 200 miliardi, a cui ne vanno aggiunti altri 140 di crediti incagliati (non più recuperabili), e proprio l’Eurotower pretende che siano “coperti” da garanzie reali, almeno per il doppio! Insomma, e poi si ha il coraggio di criticare chi vuole uscire da questa sarrabanda europea, bisogna decidersi: o salvare la ripresa o salvare le banche. Ma non c’è alcun dubbio cosa vogliano effettivamente fare i soloni di Bruxelles, tutti ex-banchieri, pur sapendo che si tratta di una battaglia persa, che dura ormai da 4 anni, e che è costata, in termini di “tosatura” di moneta, l’euro, e “torchiatura” di popoli, specie quelli mediterranei, almeno 1.500 miliardi in potere d’acquisto, e quindi in impoverimento secco.

E credete che si sia affacciata, di fronte a questo sfascio bancario di chi falsifica più bilanci per salvarsi il deretano, l’eventualità, qui da noi almeno, di escutere, almeno questa abitudine come fosse un reato? No, rimandiamo la legge sul falso in bilancio di mesi, forse anni. E che dire della ormai incontrovertibile necessità di suddividere le banche in ordinarie e d’investimento (cioè finanziarie)? Ne parla forse qualcuno? E sapete perché? Perché oltre la metà dei burocrati europei sono ex-advisor di J.P. Morgan, di Goldman & Sachs, perfino di Lehman Brothers, compreso Draghi; e costoro si guardano bene dal bloccare la plaga speculativa che, molto presto, non illudetevi, scaricherà sui popoli un’altra crisi devastante! I loro lauti stipendi, in fondo, sono in salvo, cosa c’è da preoccuparsi?

Infine vorremmo anche rispondere alle mistificazioni del Sole 24 Ore, che non ha neppure il coraggio di segnalare, tra le pochissime verità che smercia ogni santo giorno, le sue bugie sulla “ripresina”: la produzione industriale, infatti, è scesa di un altro 0,7% a dicembre 2014, e di un 2,2% a gennaio 2015, rispetto ai precedenti. E non dobbiamo dimenticare che l’Istat mette nel calderone tutto l’export che è aumentato grazie alla caduta dell’euro rispetto al dollaro, e i risparmi energetici dovuti al brusco calo del petrolio. Quindi si tratta di un vero disastro, taciuto ovviamente da Viale dell’Astronomia, impegnata a ricucire le sue pezze appunto col sistema bancario al suo servizio.

E di fronte a questo, come si fa a dire che le aziende assumeranno grazie al Jobs Act, e quindi la disoccupazione calerà? Anzi, non solo l’occupazione è ferma, ma si fa sempre più terrificante la statistica dell’evasione fiscale determinata dal lavoro nero, scaricato sul mercato, dai milioni di cassintegrati, da 1.500 e al mese in su, fino ai 12.000 dei piloti. Perciò chi ha il lavoro continuerà bene o male a guadagnare, chi non ce l’ha, a morire, con buona pace del “tribuno” Landini. L’unica vera chance che il “compagno” Poletti ha dato a Confindustria è il regalino dei tre anni di contribuzioni gratis, di cui, però, la pmi non sa che farsene, perché è  ormai a terra. Così Squinzi & C. potranno gettere ancora fumo negli occhi alla gente, illuderanno quel pugno di lavoratori “precari” per due o tre ani, poi li cacceranno, liquidandoli “a tutele crescenti”, con 3-4.000 euro! (R.Scagnoli)

 

 
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