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attualità, politica, cultura

 

 
« L'origine del controllo...IL NO alla riforma, è so... »

Quel che non potrà (eventualmente) il No, lo farà la situazione internazionale

Post n°1463 pubblicato il 18 Novembre 2016 da r.capodimonte2009
 

Oggi termina il tempo dei sondaggi e inizia il tempo della verità: un vocabolo che il PD insiste a non voler rispettare, facendo ricorso a tutta una serie di trucchi e trucchetti che rasentano (se poi non incarnano) quelli che i regimi autoritari impiegano per distogliere il voto. Ovviamente il regime renziano non è solo. Dopo 1.000 giorni di occupazione illegale della politica, grazie ai maneggi dell’uomo di partito più nefasto della storia della Repubblica, cioè Giorgio Napolitano, gran parte dei media, a loro volta occupati, esattamente come accadde dopo gli Anni Settanta (l’era Sindona-Calvi-Gelli) in poi (l’era Pazienza-Ortolani-Carboni), fino al 2011 (l’era Berlusconi), e oggi, dai poteri “forti e massonici”, hanno fatto il bello e il cattivo tempo; però, a differenza del passato, si sono dimenticati per strada l’enorme impatto della rete e dei social network, che ormai fanno opinione e tendenza.

Ed ecco perciò che questi “rottamatori rottamati” ricorrono ai trucchi delle tre carte: occupano le televisioni senza minimamente rispettare i termini della “par condicio”, tanto le autorità di controllo sono tutte complici; mandano lettere agli elettori stranieri, interrompendo qualsiasi logica di obiettività politica; infilzano nella legge di stabilità, ovviamente imposta al Parlamento con la centesima fiducia (e senza un minimo sussulto istituzionale da parte dell’ectoplasma che abita il Quirinale), tutta una serie di menzogne (tanto si tratta di una legge-quadro, che è vuota come un guscio di noce, e sarà riempita secondo le opportunità!), veri e propri contentini elettoralistici, che assomigliano ad un albero della cuccagna di fil di ferro.

E’ anche vero che tutti i sondaggi danno in testa il NO, ma dei sondaggi ormai, dopo la vittoria della Brexit e di Trump, è meglio stare alla larga: oltretutto, a parte gli indecisi, come al solito quasi il 50% degli italiani non andrà a votare, perché appartiene alla legione dei furbi, quelli che stanno dietro le quinte, pronti “a correre da Cesare, se Cesare sconfigge Pompeo”!

Tuttavia, sembrerà un paradosso, ma la sopravvivenza del nostro governo, comunque vada il referendum, non è più tanto legata al suo risultato (sappiamo già che l’ “ectoplasma” non porterà mai il paese alle urne col rischio di far vincere il M5S), ma a quel che sta avvenendo fuori dai nostri confini. E soprattutto a quella serie di errori di valutazione che Renzi ha fatto, contro Trump, proprio fidandosi dei media e dei sondaggi. Che si trasformeranno in ostilità e disprezzo. A meno che l’ex-sindaco, che tale è rimasto e rimarrà, non faccia una capriola di 180 gradi, e da nemico del neo Presidente Usa non ne diventi il servitore di scena, abbracciando la Russia putiniana, e iniziando una “vera” guerra contro il rubizzo Junker. Ma verrebbe meno agli ordini che gli sono stati impartiti, sia dalla Merkel che da Obama (e ieri abbiamo visto, finalmente, come i due fossero complementari, e che le regole UE le scrivessero e le applicassero assieme!), rischiando di restare con il sedere per terra. E’ anche vero che il 2017 sarà l’anno delle elezioni politiche in Francia e Germania, e non è assolutamente detto che i suoi due ex-compagni di merende, Hollande e la cancelliera, non siano anch’essi spazzati via. L’uomo è talmente ambizioso, che sarebbe capace di diventare un “populista”, di punto in bianco: le prove generali si sono viste, appunto, nella gestione del referendum da parte del suo partito di plastica e di loggia!

Per non parlare dei disastri che porterebbe la vendetta della Federal Reserve, attualmente in mano alla nemica di Trump, Janet Yellen, sposata con il Premio Nobel dell’Economia, George Akerlof, entrambi ebrei aderenti alla loggia massonica B’nai Brith, ospiti della Bilderberg, teorici assidui della compartecipazione del dollaro alla deflazione dell’euro, entro la quale si sarebbe fiondato il TTIP, l’accordo che avrebbe sollevato gli Usa dalla catastrofe del debito commerciale estero, distruggendo le economie europee; ad esclusione di quella tedesca, appunto, immessa, già dal 2001, come economia dominante (il marco a parità euro –sic!-), in quello scambio, tutto clintoniano, tra la riunificazione tedesca e i favori plateali verso la finanza americana (la prova ne è la Deutsche Bank, la mosca cocchiera della “finanza creativa”, che, non dimentichiamo, deve questo appellativo al fatto che fu proprio Bill Clinton, assieme ai suoi consulenti, appunto i coniugi Akerlof, ad abolire la legge Glass-Steagall sulla divisione tra banche d’affari e banche commerciali!)

Janet Yellen non se ne vuole andare, perché spera che le lobbby ebraiche e massoniche che guidano i grandi “edge fund”, come il Blackrock di George Soros, e le grandi banche e società finanziarie, come JP Morgan e Goldman & Sachs, la seguano nel ricatto della rivalutazione del dollaro, che impedirebbe a Trump di procedere con la sua politica di investimenti (si è parlato di 1.000 miliardi di dollari!), e costringerebbe la Cina, il Giappone e la Russia a  rivalutare anche le loro monete (e quindi a raddoppiare i costi delle loro esportazioni, a svantaggio dell’Europa!), ma a garantire la vita a cadaveri finanziari, ripieni di derivati fino all’orlo. Vedremo se Trump avrà la forza di scontrarsi con l’alta finanza ebraica: sarebbe l’uscita da un incubo che, dal lontano 1929, per quattro o cinque volte, l’ultima nel 2007-8, ha rassettato le tasche degli “gnomi” di Wall Street, e ha depredato i popoli della terra. Speriamo.

In ogni caso, sia che vincesse la Yellen che Trump, per l’Europa, e in particolare per l’Italia, sarebbe la catastrofe. Impediti come siamo di intaccare il valore dell’euro, mentre la Germania lo fa tutti i giorni, attraverso lo spread, e quindi di difenderci dalla sopravalutazione della moneta americana, ci troveremmo schiacciati ancora di più, le nostre banche precipiterebbero definitivamente in una voragine senza fondo, e il Governo sarebbe costretto a chiedere l’intervento del FMI, e quindi di mettere a ferro e fuoco un’economia già debolissima. In tutto questo non ci rimetterebbero certo né Renzi, né la Boldrini, né Marchionne o Alfano e Verdini, ma coloro che sono già poveri oggi, che diventerebbero diseredati dopo domani!

Ecco perciò la necessità di giungere, con il 2017 ad una situazione in cui l’Italia, soprattutto, che è l’ultima della fila, abbia le mani libere, per difendersi dalla catastrofe, uscendo subito dall’euro, imponendo così le sue esportazioni, e riaccendendo la ripresa. Utilizzando la massa del debito pubblico in funzione calmieratrice, ricapitalizzando le banche in crisi, che già ne detengono oltre il 30%, con una semplice partita di giro, di fatto nazionalizzandole! Il restante debito pubblico, alleggerito da politiche economiche di grande risparmio degli sprechi e dei privilegi, con la garanzia di mantenimento di efficienza del Welfare, rendendolo “irredimibile” per venti anni, con l’imposizione di una patrimoniale che colpisca i grandi redditi e le rendite sopra soglia. Per la piccola quota di debito pubblico presso l’estero,  facendolo rientrare dai partner per “compensazione merci e servizi”, mentre per la quota in mano alle imprese, pubbliche e private, trasformandolo in “moneta parallela” per gli scambi commerciali tra le stesse.

Quindi, ripetiamo, in un modo o nell’altro, cada Renzi o trionfino le tesi di Trump, l’Italia dovrà uscire dall’euro in ogni caso, per iniziare a curarsi delle sue più gravi malattie e malformazioni!  (DAVID RICARDO)

 
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