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PERCHE' IL PAESE VA RIBALTATO COMPLETAMENTE


Mentre il “ducetto” sfida il mondo intero, ma soprattutto i giudici che hanno osato “interrogare” la signorina Maria Elena Boschi e, quindi, metter in dubbio la verità fatiscente che ha mormorato, sull’accordo tra lei e l’altra signorina “bene”, Guidi; sotto il silenzio sempre più paradossale e complice di un Quirinale, ridotto ormai a cassa di risonanza dell’abbruttimento della Repubblica, chiudiamo il capitolo dedicato al “nido di vespe” che, qualcuno ancora si ostina a chiamare semplicemente “Confindustria”.Stamattina bastava leggere uno dei cinque organi di regime, tra il Corriere, Repubblica, La Stampa, Il Quotidiano nazionale e il Sole 24 Ore, su quanto accaduto alla direzione del PD (dopo la solita manfrina della minoranza che si accorda per dirne di cotte e di crude, ma poi Renzi la perdona, come un vecchio parroco in estasi!), ad esempio quello che più si adatta ad incartare il pesce, Il Giorno, e leggere i titoli: Renzi trivella il PD e i giudici, come se questi giornalisti ormai ridotti a servi della gleba governativa, si allietassero che in Italia la democrazia è retta, da capo, da un gaglioffo di periferia, avallato dai poteri forti, ma soprattutto da quelli istituzionali, per imporre la dittatura. E non è un caso che i “padrini” delle 5 testate sono tutti capataz all’interno del sindacato confindustriale, dove vivono e vegetano, per meritarsi privilegi, e prebende dal regime.Ringraziamo la trasmissione Report di domenica, che, non solo ha mostrato il “re nudo”, ma ha anche “democraticamente” scoperto non una, ma mille magagne attorno a questo “moloch”, mentre ha raccolto decine di testimonianze, anche da parte di altrettanti “potenti capitani d’industria”, che lo confermano. Quello che paradossalmente se ne ricava è una verità sconcertante. E ci rivolgiamo ovviamente a quegli iscritti che rappresentano piccole e medie aziende, e che versano l’80% dei 500 milioni che ogni anno l’associazione raccoglie, “dicono loro” per consulenze fattive sullo sviluppo delle proprie imprese: qualche convegno, qualche entratura bancaria un po’ più specialistica, qualche consiglio per lavorare con l’estero. Costoro, poveracci, non si accorgono, tuttavia, di essere delle vittime: in realtà contano come tanti “due di briscola”, perché quando c’è da “beccare” su leggi di finanziamento e fondi perduti, ecco che “mamma Confindustria” sa bene chi mandare avanti e chi lasciare indietro. Oppure quando c’è da scegliere la dirigenza, grazie ai 198 “probi viri” scelti come i “salvifici dei Testimoni di Geova”, cooptati nelle segrete stanze, e nessun diritto a mettere bocca, pena l’espulsione! Non parliamo poi dei rapporti bancari, basta guardarsi attorno e vedere la fine che hanno fatto 50.000 aziende che si erano illuse di avere un appoggio dai soloni delle 20 sedi regionali, 8 provinciali e 130 federazioni di settore, e che ora mancano all’appello nei tabulati degli iscritti (ridotti a 150.000!); mandate al patibolo, e private di quel credito vitale, che invece è finito in pancia ai grandi gruppi! I quali lo utilizzano, ormai, a livello di cartolarizzazione, per scontare miliardi su miliardi di debiti incagliati, la cui garanzia fatiscente sono capannoni industriali, montagne di ferraglia, ma mai una villa padronale o un aereo privato, o una barca oceanica, tutti intestati a membri della famiglia, o a società off-shore magari a Panama, dove già i lauti profitti, strappati ai milioni di cassa integrati, e agli investimenti, dormono da anni!Ecco le autentiche consulenze che si offrono agli sportelli delle sedi, altro che!E lo dimostra il fatto che, contrariamente alle altre consorelle europee, Confindustria non ritiene di avere alcun obbligo di pubblicare i suoi bilanci, per sapere, ad esempio, quanto costa Il Sole 24 Ore, o la folla di impiegati, scelti per lo più dai gangli familiari degli iscritti, al suo servizio; ma soprattutto quali canali prendono 500 milioni l’anno (ora sottostimati di 1/3 per la chiusura delle aziende, la dipartita della Fiat, e per dimissioni causate da antagonismi o critiche!).L’altro aspetto sconcertante, ed è giusto che si sappia, e per questo ringraziamo la Gabbanelli, e sulla specificità degli iscritti: in Confindustria non ci sono solo aziende private, ma anche le aziende pubbliche, la maggior parte “costrette” a permanervi, così almeno è stato sostenuto, per motivazioni di carattere “finanziario e politico”: cosa ci stanno a fare giganti come Enel, Eni, Ferrovie, Finmeccanica, Poste Italiane, Rai, dentro questo carrozzone che costa loro decine e decine di milioni l’anno? Solo Finmeccanica ne paga 7, e confessa l’ad Moretti, già ad di FS, che lui di Confindustria non sa che farne, ma certi usi “politicamente corretti” (come quello di regalare denaro alle caste)  non si discutono. Invece noi non solo li discutiamo, ma li denunciamo: le aziende pubbliche sono in parte ancora di proprietà del Tesoro o di CDP, cioè dello Stato e lo Stato, checchè ne dica Renzi, appartiene al popolo: E IL POPOLO PRETENDE DI CONOSCERE CHE FINE FANNO I 100 MILIONI CHE LUI VERSA A CONFINDUSTRIA PER SERVIZI INESISTENTI!Non è finita qui: in questa corsa al mercimonio, dentro Confindustria sono finite addirittura le “municipalizzate”, alcune ASL, che non hanno creduto bene di appianare i loro debiti galattici, spendendo milioni a favore degli industriali! Che ne dicono le Regioni, che ogni anno debbono rinnovare i loro abissali bilanci, di questo denaro buttato? Ma soprattutto, udite, udite, le maggiori banche siedono in Viale dell’Astronomia!Abbiamo ascoltato cose ancora più gravi, da bocche non certo di piccoli tipografi del “giglio magico”, come il neo-presidente Boccia: da un sign. Barilla, il più importante pastaio del mondo, ad altri grandi industriali, dell’inenarrabile “conflitto d’interessi” che si crea dentro questo “contenitore” di intrighi  e lobby, tra chi, ad esempio, produce energia o carburanti di Stato e chi deve usufruirne; tra chi eroga credito e chi deve ottenerlo: secondo voi costoro non troveranno accordi per goderne reciprocamente? Non è nato così l’affare Tempa Rossa, tra un ministro “confindustriale”, come la Guidi, e un dirigente confindustriale come Gemelli? E non è forse accaduto questo, quando le banche in default come il MPS, si sono trovate, guarda caso, delle disponibilità, per comprarsi la maggioranza delle azioni Sorgenia (costo 2 miliardi) o pagare gli interessi passivi consolidati della Marcegaglia, presidente dell’Eni, “gran maestra delle logge confindustriali”, ma anche padrona di acciaierie ormai decotte?E voi credete che le rivelazioni di Report, e le nostre qui, non fossero già al corrente, da anni e anni, della politica in tutte le salse? Certamente, compresi anche i sindacati dei lavoratori, su cui aspettiamo una nuova inchiesta di Report, visto che quel che accade là dentro, e che la maggior parte dei lavoratori ignorano, è tutto da scoprire. Così come negli altri “nidi” della Confcommercio e Confartigianato. NOI SIAMO PRONTI! (ITALIADOC)