italiadoc

Le metastasi di una giustizia al massacro


Un cancro che non guarisce, e che ormai sta portando il Paese alla diffusione letale di tante metastasi quanti sono i tribunali e le procure. Questo è un altro dei punti fermi che contraddistinguono l’autunno più devastante della Repubblica: la crisi della giustizia.Con un ministro, Orlando, che ipocritamente sguinzaglia ispettori in giro per la penisola, ad indagare la lobby degli intoccabili: giudici sordi alle preghiere di madri, figlie, padri e parenti che denunciavano violenze, taccheggi, minacce, e poi le ragazze, oggetto dell’allarme, vengono assassinate; altri, che mettono in libertà stupratori seriali, solo perché hanno la pelle nera, e sono migranti. Il sottoscritto, che tre anni fa aveva raccolto le prove, primo fra tutti, che Mario Monti stava regalando al MPS 4.5 miliardi col trucco, gettandoli in mano a quelli che, poco dopo, sarebbero risultati banchieri non solo criminali ma assassini (gettando dalla finestra l’unico funzionario onesto tra loro, ipotesi benignamente respinta da altre procure indegne!): e i procuratori romani mi dissero che non volevano e non potevano inquisirlo! Un’Authority Anti-Corruzione che in quattro anni l’unica cosa che ha saputo fare è stata tradire vigliaccamente la sindaca di Roma, prima assicurando che era nel giusto ad assumere Marra , poi accusandola di abuso in atti d’ufficio; mentre gli passava sotto le mani il peggio e svergognato avvenimento nazionale, l’Expo, che avrebbe allarmato un sorcio; tutta una serie di processi paradossali, in cui i magistrati hanno condannato all’ergastolo tutta una serie di omicidi solo ed esclusivamente in base a prove indiziarie, spesso incomplete; fino ad arrivare a sentenze, come quella di “mafia capitale” che smonta, non si sa perché, il teorema che altri colleghi avevano contestato ad un sistema corruttivo filo-governativo. Un procuratore capo, sorpreso in una intercettazione telefonica (che d’ora in poi il regime ridurrà praticamente al silenzio con una legge tipicamente autoritaria!), a dare addosso ad un procuratore (poi diventato sindaco), in cui spiega alla sua segretaria come si può distruggere una persona con metodi cammorristi; infine, stamane, la confessione del procuratore in gonnella di Modena, davanti al CSM, che sbugiarda i migliori investigatori d’Italia, tra cui “Ultimo”, confessando che questi avevano scoperto  rapporti tenebrosi tra la famiglia Renzi e l’affare Consip, ma che lei li aveva ritenuti falsi ed “esagitati”, al punto di scavalcarla, e quindi di accusare i carabinieri di essersi inventato tutto, salvando così la testa all’allora Presidente del Consiglio; la stessa prassi che altri procuratori avevano seguito nel risparmiare la persona, compromessa come non mai, di Maria Elena Boschi.Se volessi continuare nella disamina, ci vorrebbero cento pagine di situazioni e altrettanta barbarie giudiziaria. Nell’ordine di tempo è arrivata anche la doccia scozzese siciliana contro il candidato Cinquestelle, sfiorato dalla denuncia di uno sciacalletto, venduto al PD. Insomma una giustizia politicizzata e ormai inaffidabile, che, come denunciò l’allora Presidente dell’ANM, Davigo, andandosene sbattendo la porta, composta di gente che non applica più la giustizia, ma la interpreta “pro domo sua”: che, in fondo, altro non è che carriera politica e giudiziale ormai fuori controllo, da parte di una casta vera e propria. La quale, anziché seguire il motto, ormai stantio, della legge uguale per tutti, inattaccabile e insindacabile qual’è, la applica secondo il metro politico di regime, spesso disconoscendo prove e testimoni, o altrimenti allungando il processo fino a prescrizione. Esattamente come fecero e fanno tutti i regimi totalitari di questo mondo. (R.S.)