DURA LEX, SED LEX

Direall'amante del proprio marito che è "un cesso" davanti ai suoi colleghi è un reato.


Dire in privato all'amante del proprio marito che è «un cesso» non è elegante, ma dirglielo davanti ai suoi colleghi è un reato. Non si salva dalla condanna per ingiuria una signora calabrese che non ha potuto resistere alla tentazione di affrontare la sua rivale in amore, un avvocato, vicino al tribunale in cui lavora. Spinta dalla gelosia la ricorrente aveva fatto una «presentazione» irrituale della professionista, guadagnandosi una querela per la frase «sei un cesso, ma ti sei vista? Sono la moglie di… è questo cesso è la sua amante».Pronta la censura della Cassazione che considera le parole pronunciate tali «da offendere l'aspetto fisico ed esteriore e idonee a ledere la sfera personale e privata di una donna, la cui immagine è stata offuscata anche nell'ambito del proprio ambiente professionale». Ed è proprio il contesto in cui «l'affronto» è stato fatto a pesare sulla condanna. Il collegio di piazza Cavour sottolinea, infatti, che il posto scelto per «regolare il conto» era in pieno centro cittadino a due passi dal tribunale, nel punto che è tradizionalmente il luogo d'incontro tra gli appartenenti all'ordine degli avvocati.