Figlie di Eva

BONDiAGE


Esiste un uomo nel nostro parlamento, che pervaso da animo creativo, oltre ad essere ministro dei Beni Culturali è anche sommo poeta. Il suo spirito sensibile, discreto, votato all'arte, raggiunge apici aulici esprimendosi attraverso commoventi versi. Lui naviga tra fiumi di parole dedicate all'amore, alla vita, al cinema, alla guerra. Un misto di audacia ed ermetismo accompagnano i suoi indimenticabili versi. Sonetti in quartine, sestine, rime baciate, rime pomiciate, rime leccate, rime intrise di dolore, insomma un vero vate(r) dei tempi moderni. Grazie al suo ingenuo candore quest'uomo pio, morigerato e schivo un giorno incontrò la luce. Fu in un giorno di primavera, che Bondi incontrò il cavaliere e gli disse: " Tu con quella faccia liscia come un culo di bambino, viscida come piace a me, non puoi essere comunista!!  Vieni con me, vedrai, ti darò uno spazio nel firmamento dell'editoria, io per te, intercederò con Dante, Petrarca, Boccaccio, io ho  conoscenze in ogni luogo. Io ti farò scrivere su Vanity Fair, ti presenterò il famoso chansonnièr Apicella, insomma realizzerò i tuoi sogni di sempre. Senza affanno o rimorso, l'allora sindaco dello sperduto paesino, s'inginocchiò immediatamente ai piedi dello psiconano, si tolse i panni da comunista (che nel frattempo felici dell'abbandono andarano ad ubriacarsi nel circolo a.r.c.i. più vicino) e tra le lacrime rispose:" Vanity Fair? La Bibbia delle donne? Allora Silvio c'è!! Da oggi sarò il tuo lacchè, fai di me il tuo bignè ed io sarò sempre  alla tua mercè" Non soddisfatto concluse timidamente: " Da oggi chiamami pure BondiAGE....Giuro, sarò sempre tuo servo" L'unto sissignore lo prese per mano, gli sorrise e lo promosse a coordinatore di partito. Bondiage quindi per riconoscenza compose immediatamente questi versi devoti per lui