Mestizaje

CHI E' IL VERO CRIMINALE?


Cosa dire di fronte a notizie del genere? Come fa a non apparire lampante ad ognuno, l'enorme sproporzione tra le pene (richieste) per i poliziotti e i medici presenti a Bolzaneto nel luglio 2001 e quelle comminate ai 25 cosiddetti no global, che vorrei ricordare hanno accumulato in 25, pene per un totale di 110 anni! Mentre per i 44 agenti indagati sono stati richiesti appena 76 anni, che tanto diventeranno 0 a partire dal 2009, visto che i reati contestati vanno tutti in prescrizione l'anno prossimo. Perchè accade tutto ciò nel silenzio dei maggiori quotidiani nazionali, che riportano la notizia tra la 16esima e la 20esima pagina? Semplice, primo su tutti il fatto che in Italia non esiste il reato di tortura, quindi questi torturatori/poliziotti vengono incriminati per abuso d'ufficio...poi sicuramente c'è una questione tutta politica, il non voler fare chiarezza sulla catena di responsabilità che ha portato alla gestione disastrosa di quei giorni, fino ad arrivare a responsabilità specifiche di alte cariche dello Stato.Non ho parole...pensiamo seriamente in quale democrazia stiamo vivendo...siamo veramente liberi?Stralci dell'articolo che ripercorre quanto è successo, per non dimenticare quello che è stato:Bolzaneto ha rivelato alcuni tra gli anfratti più biechi di quanto accadde a Genova nel luglio del 2001. In tempi in cui la sicurezza è al primo posto nei programmi pre elettorali, né Bolzaneto, né la Diaz, appaiono come brevi, seppure intense, grida di attenzione per i politici italiani. E' scivolato via, il processo di Bolzaneto, come se fosse un lato minore degli eventi di quei giorni. Perché, al contrario della Diaz, non ci sono alti papaveri delle forze dell'ordine imputati: sono solo banali uomini normali, in divisa.L'inizio invece, era arrivato da una denuncia pubblica. Dopo avere raccolto le testimonianze dei ragazzi arrestati, che lamentavano vessazioni a Bolzaneto, i giudici hanno ascoltato direttamente il giornalista di Panorama, Giacomo Amadori, già autore a suo tempo nell'agosto 2001, dell'articolo intitolato «C'è una crepa nel muro dei G.O.M.». Quest'ultimo, rinunciando al segreto professionale, fece i nomi delle proprie fonti, grazie alle quali era giunto a conoscenza delle violenze perpetrate ai danni delle ragazze e dei ragazzi che erano transitati a Bolzaneto. L'inchiesta partì e giunse a processo con 46 imputati tra personale di polizia, polizia penitenziaria, carabinieri e personale medico. Emergono poi riconoscimenti e angoscianti racconti. Più di tutto, nelle mattinate d'aula bunker genovese, si ha la sensazione di entrare nelle traiettorie micidiali di quella caserma, stanza per stanza, metro per metro.[...]Il comitato d'accoglienzaDoveva essere un luogo di smistamento degli arrestati in piazza. Prima di entrare, gli arrestati venivano fatti scendere dai pullman in un piazzale antistante l'ingresso della caserma. Di fronte a loro persone delle forze dell'ordine, ricevevano, a modo loro, gli ospiti. Prima di addentrarsi nei corridoi tra le celle e l'infermeria, una dose di sgambetti, calci, insulti e minacce si librava all'esterno. Come a fare intendere che in quel luogo, nessuno avrebbe potuto curarsi di quanto sarebbe accaduto. «Con Berlusconi, con quelli come voi, facciamo quanto vogliamo». Una tra le tanti frasi dette da un esponente delle forze dell'ordine e ricordate in aula da una delle vittime.[...]Nelle celle. Nei corridoi. CantandoGambe larghe, in piedi, braccia alte al muro. E' la posizione che tutti i testimoni di Bolzaneto hanno ricordato perfettamente. Costretti per ore, senza potersi muovere e sotto le minacce e le umiliazioni verbali. «Se non urlavamo viva il duce, venivamo picchiati», persone costrette a cantare canzonette oscene, come la tremenda «un due tre viva Pinochet» e ancora la «parata» cui erano costretti i ragazzi per uscire dalle celle: braccio teso e passo di marcia, sotto la minaccia di poliziotti e agenti penitenziari.[...]Il medico di Napoleone a Bolzaneto«Al medico avevo raccontato che mi avevano rotto il labbro, ma lui disse che erano fatti miei, che me l'ero fatto da solo». Non furono da meno i membri del personale sanitario di Bolzaneto. Poi c'era la visita più complessiva, quella durante la quale vennero picchiate le ferite, strappati i piercing, fatte spogliare le ragazze: lì si decideva se serviva il ricovero o l'arresto. In pratica, esito scontato.Tratto da Il Manifesto del 12 marzo 2008.