Mestizaje

Se vedo un punto nero...sparo a vista!


Grande rilievo è stato dato dalla stampa nazionale al recente gallinaio fascista delle candidate Mussolini e Santanché. Dicono che la monnezza e la diossina ci rovinano l'immagine, c'è da sperare che all'estero non leggano le cronache politiche, che sarebbe pure peggio. Ma tant'è: con estrema dovizia di virgolettati, nulla ci è stato risparmiato: non il nonno duce che compare in sogno (un classico della Mussolini), non il nonno duce (e dàgli) che ripudia la nipote in quanto valletta di Fini. E tutto il contorno littorio dei treni in orario e puttanate consimili. Colore locale, insomma, la tanto amata dai media «prevalenza del cretino», che vivacizza la grafica e alleggerisce il tg: due figlie della lupa che si azzuffano sul nonno sono sempre un buon trucco per non parlare di cose serie. In più, altro aspetto assai gradito ai media, si può mostrare l'effetto collaterale delle famose «donne in politica», rappresentandole nei panni di due povere isteriche, magari con l'aggiunta (par condicio) di qualche altra svaporata creatura atterrata da Marte. Sembrava già troppo una ducia, ma averne due è ben misero destino. Ma succede che la propaganda fascista non si limiti alle teorie storico-lisergiche sul glorioso ventennio, ma vada a toccare vite vere, persone, esistenze, destini. Al campo rom arriva la propaganda della Santanché. E il giorno dopo arrivano le ruspe del Comune, e questo non è un chiacchiericcio in sottofondo, il solito scemenzaio in orbace, ma cingoli e distruzione, deportazioni, retate e pogrom, un po' come ai tempi del nonno buonanima. Sulla pelle di un centinaio di persone, non clienti del Billionaire e non entusiaste dell'Expo, la campagna elettorale ha fatto uno dei suoi colpetti di teatro: la liftata gerarca che visita il campo e, subito dopo, il vicesindaco milanese di An che lo abbatte. Piccolo episodio, preziosa lezione: quando si litiga su chi è più fascista, il risultato non può essere che più fascismo. Poche righe dai media: non è divertente. Ci vorrebbe qualcuno che dice: «Non si può fare».Alessandro Robecchi – Il Manifesto – 30 marzo 2008sapevo che in un modo o in un altro sarei finito col pubblicare qualche dichiarazione o qualche episodio di questa campagna elettorale, mi ero ripromesso di non farlo, ma ci sono cascato …è che non sono riuscito a reprimere lo sdegno per l’ennesima azione fascista da tutti considerata normale visto il silenzio nel quale è avvenuta. In questo pezzo, uno dei miei giornalisti preferiti, accenna all’episodio che mi ha sdegnato.Succede che alla poco onorevole Daniela Santanchè venga in mente di fare un bel giretto elettorale raccatta-voti in una zona di Milano dove è presente anche un campo ROM, probabilmente avrà pensato “Perché visto che sono qua non ne approfitto per fare un bel giro in uno dei posti che vorrei bruciare?” Ma che gran bella idea…non so come (probabilmente grazie a persone formato armadi a 4 ante) ne esce incolume, a parte qualche sputazzo per profumarla…succede poi che il giorno dopo questo campo venga sgomberato con la forza su decisione del (poco) caro vice sindaco De Corato, un altro esempio di moderazione e tolleranza. Il tutto ovviamente nel silenzio dei media principali, pronti a condannare i 25 brutti cattivi terroristi del G8 di Genova, ma un po’ meno attenti e pronti quando si tratta di tirare in ballo roghi e violenze fascisti. Io sono uno di quei “qualcuno” che dice e continuerà sempre a dire che: NON SI PUO’ FARE!!!