Mestizaje

CRONACA DAL CPT DI VIA CORELLI


Diario Corelli - Luglio 2008Sabato 5 luglio: in mattinata, i detenuti di Corelli fanno sapere, telefonando a un compagno del Comitato antirazzista, che hanno proclamato lo sciopero della fame in tutte le sezioni del Centro di detenzione. Chiedono la loro libertà e denunciano le condizioni della loro detenzione. Chiedono inoltre che si diffonda la notizia attraverso i mass-media. Da fuori, noi del comitato telefoniamo ad alcune radio e giornali che cominciano a diffondere la notizia anche con alcune interviste telefoniche dentro al centro. Nel pomeriggio, mentre ci prepariamo per un presidio davanti al centro, veniamo a sapere dai detenuti che la prefettura di Milano ha chiesto di incontrare una loro delegazione. Nell’incontro, la delegazione ribadirà la richiesta della libertà e la volontà di continuare lo sciopero della fame, per questo il colloquio sarà brevissimo.In serata, alcune decine di militanti antirazzisti, si presentano davanti all’ingresso del Cpt per un presidio di solidarietà e sostegno alla protesta. Slogan, rumorose battiture con le pietre sul guard rail e uno striscione "chiudiamo i CPT, libertà per tutti" appeso sul cavalcavia della tangenziale, hanno caratterizzato l'iniziativa. Dai numerosi scambi telefonici con l'interno è emerso che la polizia, in tenuta antisommossa, era entrata nei corridoi delle sezioni con chiaro intento intimidatorio, e che una ragazza egiziana che protestava è stata malmenata. Veniamo a sapere da alcuni avvocati e anche da alcune testimonianze dal Centro che svariati sono i casi di immigrati detenuti nonostante la non convalida del trattenimento, che alcuni sono in possesso di permesso di soggiorno in altri paesi d'Europa, e, soprattutto, che molti sono i lavoratori in nero prelevati direttamente sul posto di lavoro. Ma i detenuti denunciano anche le condizioni della detenzione: cibo scarso e scadente, condizioni igieniche pessime, continue intimidazioni e maltrattamenti da parte della polizia, nessuna attenzione per le cure mediche (ai malati di AIDS non vengono somministrati i farmaci appropriati), continue espulsioni addirittura in paesi diversi da quelli di provenienza. Mentre è in corso l’iniziativa, i detenuti chiedono un incontro con una delegazione dei presenti al presidio, negata al momento dalla prefettura, e rinviata a lunedì.Domenica 6 luglio: Sempre in mattinata cominciano le prime telefonate per avvisarci che lo sciopero continua. Nel corso del pomeriggio, la situazione dentro al centro si fa più surriscaldata: un detenuto in sciopero della fame sviene e viene portato in infermeria, mentre nella sua sezione comincia una forte protesta che diventa più intensa quando la Croce rossa, gestore del centro, si rifiuta di chiamare l’ambulanza per ricoverarlo all’ospedale. Noi, da fuori, improvvisiamo un altro presidio e verso le 20.30, due ore dopo le prime chiamate che ci avvisavano dell’episodio, vediamo arrivare l’ambulanza che riparte verso l’ospedale scortata da alcune macchine della polizia. Lunedì 7 luglio: Al mattino i detenuti chiamano per aggiornarci sulla situazione.Lo sciopero della fame, dopo tre giorni, continua in tutte le sezioni, nonostante i tentativi intimidatori di Polizia e Croce Rossa, e le pessime condizioni sanitarie di molti detenuti (in particolare i "trans" a cui vengono negati i farmaci retro-virali).Durante la giornata diverse persone sono svenute senza ricevere nessun tipo di soccorso.Dall'interno giungono telefonate allarmate per la situazione con forte richiesta di divulgare la notizia e ricevere una delegazione del comitato.Al centro di detenzione arrivano nuovi detenuti (tra cui una donna tunisina, pesantemente picchiata in Questura, e privata poi di ogni cura medica).Alle 19, una cinquantina di militanti antirazzisti partecipano al presidio convocato dal Comitato antirazzista, ma si ritrovano davanti un pesante cordone dei Carabinieri e non riescono quindi a raggiungere il Cpt.All’interno aspettano l’evolversi degli avvenimenti, continuando a denunciare quanto sta accadendo e rendendo pubbliche le loro rivendicazioni. La prefettura, nel frattempo, nega alla delegazione del Comitato l’accesso al centro e l’incontro con i detenuti. In contemporanea con il presidio a Milano, si sono svolti i presidi al centro di detenzione di Corso Brunelleschi, a Torino, e davanti al centro di Bologna.Martedì 8 luglio: Quarto giorno di sciopero della fame. Il centro di detenzione rimane blindato per l’intera giornata. La stradina che porta all’ingresso del centro è bloccata, sino a notte inoltrata, da un cordone di camionette dei carabinieri, macchine della polizia, funzionari della digos. Nessuna possibilità di avvicinarsi al Centro da parte dei militanti del comitato. Continuano, invece, i contatti telefonici con i detenuti delle varie sezioni, sempre in sciopero della fame. I detenuti ribadiscono la loro volontà di proseguire la lotta e chiedono con insistenza un incontro con una delegazione del Comitato antirazzista, che la Prefettura continua a negare. Vengono, invece, portati in Questura, per un’ennesima identificazione e intimidazione i detenuti che hanno avuto contatti con i mezzi di comunicazione. Alcuni di essi, nel corso della giornata, vengono trasferiti in altri centri di detenzione italiani. Nonostante i malori che si sono susseguiti durante tutta la giornata, la Croce rossa non ha chiamato alcuna ambulanza e non ha proceduto ad alcun ricovero all’ospedale.In tarda serata i detenuti, in concomitanza con un segnale di saluto del comitato, forzatamente da lontano, ma comunque rumoroso e visibile, escono tutti contemporaneamente nei cortili delle varie sezioni per rivendicare la loro libertà. Mercoledì 9 luglio: La macchina Corelli è in funzione per far ritornare la “normalità” all’interno del Centro. Dalle telefonate ai detenuti, nel pomeriggio, apprendiamo che alcuni di loro, tra i più determinati nel proseguire la protesta e farla conoscere all’esterno, sono stati espulsi. Continua, comunque, l’agitazione nelle varie sezioni.