Mestizaje

Riflessioni


Se è lo Stato a essere violento nella repressione di tutto quello che non è definito (dallo Stato stesso) conforme, come dobbiamo reagire? Sono state spese tante parole sul pacifismo e soprattutto sulla non-violenza che deve avere un movimento di massa popolare, ma chi definisce quale comportamento è da definirsi violento? Spaccare una vetrina è violenza? E manganellare a morte un ragazzo? Sparare a chi non è armato? Sono più importanti le cose (vetrine, auto e cassonetti) o le vite delle persone? Di seguito trovate un pezzo che mi ha fatto pensare...la soluzione che prende il protagonista della storia è sicuramente la più sensata (contestualizzata nel periodo storico in cui si svolge), ma ora (visto che le analogie sono tante) perchè non restare e RESISTERE? Perchè non opporsi a chi vuole uniformarci alla massa o, se non ci riesce, ridurci al silenzio? Quante vittime (Carlo, Dax, Aldro, Aldo...) dobbiamo piangere per reagire?Con un altro nomedi Alessandra DanieleQuel fottuto ometto grottesco e maligno! – La ragazza scaglia il giornale attraverso la stanza.L’uomo seduto segue con lo sguardo la parabola discendente, poi commenta sarcastico- Il paese è con lui…- Stronzate!- Ti ricordo che il mio omonimo è stato regolarmente eletto con un’ampia maggioranza- Ha approfittato delle paure della gente, paure che aveva creato lui stesso, insieme alla sua banda di criminali! – dice la ragazza. L’uomo si appoggia allo schienale - Ha fatto anche di meglio. Gli ha dato un capro espiatorio – dice cupo.Lei scuote la testa – ma non può continuare così, tutto questo è troppo assurdo per durare…L’uomo alza improvvisamente la voce – Da quanti anni lo dite? Per quanti lo direte ancora? – La ragazza trasale. La voce di lui torna cupa e sarcastica - Prima vi siete illusi che quel mostriciattolo fosse solo una moda, un fenomeno folkloristico. Poi, che fosse semplicemente il nuovo volto della solita vecchia minestra, corrotta e autoritaria ma sopportabile. Poi che fosse soltanto un’esplosione di barbarie sì, ma passeggera. Non avete ancora capito con che cosa abbiamo davvero a che fare? - L’uomo si alza, spinge via la sedia. – Fino a quando continuerete a illudervi? Finché ogni opposizione sarà stata spazzata via dal paese come è stata spazzata via dal parlamento? In che cosa sperate? Che la brava gente delle fottute verdi lande che l’ha votato a valanga gli si rivolti contro per salvare gli zingari, o qualcun’altra di quelle che considera “razze inferiori”? – L’uomo fissa la ragazza - No, il suo popolo continuerà ad applaudirlo. Continuerà ad applaudirlo fino alla rovina. E agli altri penserà l’esercito..– Cosa possiamo fare? – chiede la ragazza.- Qui niente. – risponde l’uomo. Si avvicina al giornale e lo calcia via con disgusto, come la carogna di un topo morto. – Io me ne vado.- Dove?- Dovunque quelli come lui non siano ancora arrivati. Francia… no, meglio Inghilterra.La ragazza sospira- Per te è più facile, sai le lingue, hai già un nome…- Il nome lo cambio.- Ma è con questo che sei conosciuto!…- Non importa. E’ come il suo. Lo cambio – ripete lui. La sua voce diventa dura e tagliente – Non intendo assolutamente venire associato a quel ripugnante pezzo di merda di Adolf Hitler.Anton Walbrook (1896-1967) nato a Vienna col nome di Adolf Wohlbrück, lascia l’Austria nel 1936. La sua carriera di attore riprenderà in Inghilterra, con film di esplicita propaganda anti-nazista alternati a cult-movies come “The Murder on Thornton Square” (la prima e più gotica versione di “Gaslight”, 1940) e “Scarpette Rosse” (“The red shoes” 1948 ). Negli anni successivi diventerà l’interprete alter-ego di Max Ophüls, col quale girerà “La Ronde” (1950), e “Lola Montès” (1955). La sua ultima apparizione cinematografica sarà ne “L’affare Dreyfus” (“I accuse” 1958), film che attraverso la ricostruzione della celebre vicenda storica di fine ‘800, denuncia le persecuzioni maccartiste degli anni ‘50.