IL MIO BUSHIDO

Il combattimento


Inevitabile, per un'arte marziale, non confrontarsi con qualcun'altro: i momenti di respiro che precedono il fendente fatale, la pregustazione della vittoria, la massima concentrazione nel momento e nel movimento ... sono solo alcuni dei pregi della tensione del kenjutsu, o di qualsiasi disciplina. Alcuni samurai ritenevano che la spada era l'anima del guerriero e viceversa: questo legame che lega le due entità è fortissimo e inscindibile. Uno dei più difficili insegnamenti del kenjutsu è apprendere come si fa a far diventare la spada una parte del tuo corpo: non un semplice pezzo di metallo affilato, ma una compagna, fedele, che se maneggiata come si deve, ti salva la vita, o la può togliere. Esistono vari stili di combattimento: il mio è basato sull'attesa e il colpo, decisivo, come un buon adepto di Iaido farebbe (almeno è questo che il mio sensei mi ha insegnato). Il kenjutsu è fondato sulla perenne ricerca del movimento perfetto: questo fa si che ogni piccolo dettaglio, sia esso la posizione di un dito, deve essere rispettato, altrimenti non sei un guerriero completo. Per diversi anni mi sono interrogato anche sul come dovevo tenere il bokken: se tenerlo e maneggiarlo nello stile del kendo, oppure se maneggiarlo a due mani ben distanti fra loro, più del normale, e utilizzare anche la fondamentale tensione diagonale che si crea tra il tanden(spalla portante) e il koshi(lato del bacino che dà la rotazione del busto). Alla fine ho scoperto che la migliore è una fusione delle due: la stabilità e austerità del colpo senza enfasi del kendo unita alle tensioni diagonali del kenjutsu: questo porta ad una grande prontezza di riflessi per poter parare e contattaccare l'avversario, che si troverà impotente davanti ad una guardia così preparata.  Di nuovo un saluto a tutti gli adepti delle magnifiche arti marziali giapponesi.    HAI