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ZAP POSTALE


Ne fattura 24 e nel 2013 ha prodotto utili per 1,032 miliardi di euro. La sua posizione di monopolista gli consente di avere la migliore redditività al mondo tra i principali operatori postali internazionali. Ora il governo per abbattere gli oltre 2mila miliardi del debito pubblico ha deciso di porre in vendita il 40% delle Poste per un ricavo stimato intorno ai 5/6 miliardi di euro.Se l’obiettivo di privatizzare la società è realmente quello di abbattere il debito, l’operazione può essere paragonata a quella di un bimbo in riva al mare che cerca di arginare le onde costruendo un castello con la sua paletta e il secchiello. Anche perché gli stessi soldi, lo Stato li potrebbe raccogliere in poco tempo con un dividendo straordinario dalle stesse Poste. Nel 2011 il gruppo ha realizzato utili per 700 milioni e la metà è stata distribuita sotto forma di cedola. Nel 2012, l’utile è stato di un miliardo e ne ha distribuiti altri 250 milioni. Se le Poste destinassero l’intero utile a dividendo, è verosimile che in meno di 5 anni lo Stato incassi la medesima cifra che stima di raccogliere con la privatizzazione. Vendere significa rinunciare per sempre a quegli introiti. Di contro, invece, se la cessione mirasse a una razionalizzazione del gruppo, così come la imporrebbero le regole del mercato, l’operazione potrebbe aver senso. Peccato, però, che l’esempio di Alitalia, quotata e mai ristrutturata, è sotto gli occhi di tutti. E tra i salvatori di Alitalia, sonostate chiamate le Poste, oggi azioniste del vettore italiano.