VOLANTINAGGIO

LA (POCO) BUONA SCUOLA


No, non sono d’accordo con la decisione del preside milanese. Non lo sono affatto, e lo spiegherò molto in breve. Questo è un paese tradizionalmente cattolico. Ciò significa che, al di là del sentimento religioso, più o meno avvertito dalla gente, esistono tradizioni, legate alla religione, in vigore da secoli, le quali fanno parte del bagaglio culturale di ciascuno di noi. La cultura è un valore, non solo inestimabile, ma imprescindibile, in quanto ha a che fare con l’identità di un popolo. Non lo è, invece, la laicità, che ha alla base la scelta del singolo di non aderire ad una certa fede religiosa, ed, in quanto tale, non può venir imposta dall’esterno. Personalmente, non ho a cuore babbonatale e neppure i passi del vangelo che trattano della natività di Cristo… Ciò non di meno, mi piace sentir rinnovarsi in me, ogni anno, la commozione del rito della luce, che la venuta al mondo di Gesù accende negli animi di chi imposta la propria esistenza nel rispetto degli altri. Anche il rispetto è un valore, ed è la prima prerogativa che lo straniero, che avvicina la mia comunità, deve possedere. L’abolizione a scuola, luogo della cultura per antonomasia, di elementi della tradizione, come le manifestazioni tipiche del Natale cristiano-cattolico (penso al presepe, alla letteratura poetica e novellistica, ai canti, alle recite a tema, alla letterina ai genitori che i più piccoli raccomandano al bambino Gesù…), adducendo, a giustificazione di ciò, la volontà di non urtare la suscettibilità di aderenti ad altre confessioni, in particolare quelli di fede islamica, è la via sbagliata verso l’integrazione, da così lungo tempo sbandierata, ancorchè, il più delle volte, non a proposito. Il preside, il cui cognome tradisce origini ebraiche (ma che combinazione, eh…eh…), evidentemente non sente le manifestazioni di cui parlo come proprie, e intende ergersi a paladino del rispetto reciproco, senza sapere che la prima regola del rispetto tra esseri umani è esattamente quella di spogliarsi del senso di suscettibilità, che interpreta come offensivo qualunque atto diverso dall’opinione, dalla convinzione e dalle pratiche correnti. Ai miei tempi, protestanti, ortodossi, testimoni di Geova, ecc… abbandonavano la classe durante la lezione di religione, e nessuno ne sentiva la mancanza, pur continuando a considerarli, per tutto il resto, membri legittimi della scolaresca. Perché agl’islamici non viene suggerito di dedicarsi ad altro, durante le celebrazioni in classe della Pasqua e del Natale? Sarebbero i primi a guadagnarne, io dico…, poiché, in fondo, preoccuparsi tanto della loro “suscettibilità”, al punto di rinunciare  alle nostre tradizioni, è un modo implicito per ribadire il lato “fondamentalista e intollerante” della loro fede… …e per sbugiardarli clamorosamente quando pretendono di venirci a raccontare la storia dell’ “islam moderato”.