VOLANTINAGGIO

SUL RING


Il match sul ring televisivo s’infiamma e tiene banco in queste giornate pre-referendum, nonché qualche milione di spettatori incollati allo schermo. I furbastri del palinsesto diramano inviti agli esponenti delle opposte fazioni, con il malcelato intento di assortire al meglio gli sfidanti tra coloro, la cui posizione, a favore dell’una o dell’altra opzione, è ultra-nota a tutti. Le armi si affilano…, gli animi si scaldano…, le dialettiche si affinano…, e lo spettacolo è pronto da servire. Non manca l’arbiter , nella figura del conduttore/giornalista di turno, colui il quale dovrebbe fungere, oltre che da intervistatore, da moderatore del dibattito. Ma, in realtà, non si modera alcunchè. Anzi, si aizzano i contendenti con le domande più maliziose e insinuanti, affinchè il faccia-a-faccia si trasformi, quanto più è possibile, in scontro e rissa. I politicanti si prestano a questo giuoco di bassa lega, accettando di  misurarsi a “singolar tenzone” più per il gusto di soverchiare l’avversario e guadagnare in visibilità che per dar prova di vera fede di partito o di attaccamento a un’idea o a un programma. La plebe, amante delle arene e delle battaglie tra galli, non si farà trovare assente…, incalorendosi ed eccitandosi ad ogni affondo i duellanti siano in grado di scambiarsi. Del resto, non le interessano affatto obiettività e argomentazioni serie: è il “sangue” che vuol vedere. Così, sera dopo sera, va in onda la più miserabile e becera delle commedie, tra battute velenose e insulti, accuse e contro-accuse, in un clima di dileggio dell’interlocutore-avversario assolutamente deviante e diseducativo per il fruitore televisivo medio, il quale, invece, dal pulpito mediatico, dovrebbe ricavare informazione, corretta e compiuta, nonché esempio di civismo. Nulla di tutto ciò. La classe langue, lo stile precipita, nell’assordante diatriba del mercato politico e nel tripudio del giornalismo da quattro soldi, preoccupato di garantire audience ai propri datori di lavoro.