PAZZA IDEA…, o del “sentimento insostituibile”. Confesso di aver sempre amato questa canzone, anche se mi procura una sorta di malessere interiore, dovuto, probabilmente, alla consapevolezza della precarietà dei rapporti, cosiddetti, di cuore. L’amore no…, qui non è in discussione. Ci viene presentato, anzi, come forte, tenace: un anno dopo, ancora vivo e struggente, anche se appeso al ricordo (“se immagino che tu sei qui con me sto male lo sai, voglio illudermi di averti ancora com’era un anno fa” ). Certo, la fragilità, che porta alla fine di certe “storie”, è spesso insita nel tradimento, o nel sospetto di esso, quindi nella gelosia. E’ il dubbio, che subdolamente s’insinua dentro di noi, molte volte senza apparente giustificazione, ad aprire le prime crepe nel rapporto. Si diventa insistenti, ossessivi nell’indagare, nel voler sapere (“ubriaca di gelosia, continuavo a chiedere” ), al punto che il clima di tensione, che progressivamente si crea, provoca la ribellione dell’accusato, determinando la brusca interruzione e l’addio (“mi hai detto basta, amore, sono stanco” ). Un addio già nell’aria…, nella stragrande maggioranza dei casi, percepito dalla parte ferita, che, tuttavia, si sente ancora disperatamente legata all’altra e non sa staccarvisi (“io ti ho stretto… stretto a me” ). Incredibile quante storie d’amore finiscano nel circoscritto spazio dell’abitacolo di un’auto, o appena fuori di esso (“tu guidavi” – “siamo scesi in fretta ma restati lì” ): medesimo luogo dove spesso iniziano! Il sottoscritto potrebbe portare fior di contributo a questa casistica… C’è da notare, semmai, che, in questi casi, la tendenza è spesso quella di coinvolgere l’altro soggetto nel proposito drastico della rottura, quasi a voler, attraverso il di lui/lei assenso, ripulirsi la coscienza (“lo vuoi tu?” ). Quest’ultimo è un dettaglio-chiave nel testo, ed apre le porte al secondo tema in esso trattato, che proprio il ritornello del brano evoca. L’insano colpo di testa (“pazza idea” ), infatti, è quello di surrogare l’amplesso, ormai divenuto ricordo, con una squallida situazione improvvisata nelle braccia di uno sconosciuto. Forse per rivalsa…, forse per provare a se stessi che siamo forti e ci butteremo il passato dietro le spalle…, sicuramente per tentare di fuggire, sia pure per il breve spazio di un rapporto sessuale, il dolore lancinante che ci strazia l’anima. Un male che, dopo un anno, non s’è attenuato…, e che riaffiora ogniqualvolta il corpo dell’amante di turno sembra stemperarsi e confondersi con l’immagine e il ricordo di quello dell’uomo di un tempo, che non c’è e che si è perduto per gelosia (“far l’amore con lui, pensando di stare ancora insieme a te” , e ancora “la mia gelosia ormai non passa più” ). A ben vedere, una sorta di “triangolo” semi-virtuale. Lei…, l’amante…, il ricordo-fantasma della persona perduta ancora tanto desiderata… Tutte e tre su quell’ipotetico letto (…o sedile d’auto), creature minimali…, fragili…, incolpevoli…, del turbinìo folle della vita. Gli autori del testo di Pazza idea sono Paolo Dossena e Maurizio Monti (Giovanni Ullu, quello della musica). Il singolo (1973), tratto dall’album dello stesso titolo, nell’interpretazione stellare di Patty Pravo, rimase ai primi posti delle classifiche di vendita, in Italia, Europa, Giappone, America Latina.
LE PAROLE DELLE CANZONI/2
PAZZA IDEA…, o del “sentimento insostituibile”. Confesso di aver sempre amato questa canzone, anche se mi procura una sorta di malessere interiore, dovuto, probabilmente, alla consapevolezza della precarietà dei rapporti, cosiddetti, di cuore. L’amore no…, qui non è in discussione. Ci viene presentato, anzi, come forte, tenace: un anno dopo, ancora vivo e struggente, anche se appeso al ricordo (“se immagino che tu sei qui con me sto male lo sai, voglio illudermi di averti ancora com’era un anno fa” ). Certo, la fragilità, che porta alla fine di certe “storie”, è spesso insita nel tradimento, o nel sospetto di esso, quindi nella gelosia. E’ il dubbio, che subdolamente s’insinua dentro di noi, molte volte senza apparente giustificazione, ad aprire le prime crepe nel rapporto. Si diventa insistenti, ossessivi nell’indagare, nel voler sapere (“ubriaca di gelosia, continuavo a chiedere” ), al punto che il clima di tensione, che progressivamente si crea, provoca la ribellione dell’accusato, determinando la brusca interruzione e l’addio (“mi hai detto basta, amore, sono stanco” ). Un addio già nell’aria…, nella stragrande maggioranza dei casi, percepito dalla parte ferita, che, tuttavia, si sente ancora disperatamente legata all’altra e non sa staccarvisi (“io ti ho stretto… stretto a me” ). Incredibile quante storie d’amore finiscano nel circoscritto spazio dell’abitacolo di un’auto, o appena fuori di esso (“tu guidavi” – “siamo scesi in fretta ma restati lì” ): medesimo luogo dove spesso iniziano! Il sottoscritto potrebbe portare fior di contributo a questa casistica… C’è da notare, semmai, che, in questi casi, la tendenza è spesso quella di coinvolgere l’altro soggetto nel proposito drastico della rottura, quasi a voler, attraverso il di lui/lei assenso, ripulirsi la coscienza (“lo vuoi tu?” ). Quest’ultimo è un dettaglio-chiave nel testo, ed apre le porte al secondo tema in esso trattato, che proprio il ritornello del brano evoca. L’insano colpo di testa (“pazza idea” ), infatti, è quello di surrogare l’amplesso, ormai divenuto ricordo, con una squallida situazione improvvisata nelle braccia di uno sconosciuto. Forse per rivalsa…, forse per provare a se stessi che siamo forti e ci butteremo il passato dietro le spalle…, sicuramente per tentare di fuggire, sia pure per il breve spazio di un rapporto sessuale, il dolore lancinante che ci strazia l’anima. Un male che, dopo un anno, non s’è attenuato…, e che riaffiora ogniqualvolta il corpo dell’amante di turno sembra stemperarsi e confondersi con l’immagine e il ricordo di quello dell’uomo di un tempo, che non c’è e che si è perduto per gelosia (“far l’amore con lui, pensando di stare ancora insieme a te” , e ancora “la mia gelosia ormai non passa più” ). A ben vedere, una sorta di “triangolo” semi-virtuale. Lei…, l’amante…, il ricordo-fantasma della persona perduta ancora tanto desiderata… Tutte e tre su quell’ipotetico letto (…o sedile d’auto), creature minimali…, fragili…, incolpevoli…, del turbinìo folle della vita. Gli autori del testo di Pazza idea sono Paolo Dossena e Maurizio Monti (Giovanni Ullu, quello della musica). Il singolo (1973), tratto dall’album dello stesso titolo, nell’interpretazione stellare di Patty Pravo, rimase ai primi posti delle classifiche di vendita, in Italia, Europa, Giappone, America Latina.