VOLANTINAGGIO

IL TRATTATO E L'EQUAZIONE


Lasciatemi tornare sulla faccenda siriana. Ma, questa volta, in maniera meno metaforica. Dunque, come antefatto, abbiamo un trattato (ufficialmente di mutua assistenza; in pratica, di pura ingerenza di un paese negli affari militari e interni di un altro) tra quel paese arabo e la Russia. Le coste della Siria si affacciano sul Mediterraneo (controllato, in larghissima parte, da potenze occidentali amiche degli Stati Uniti) ed i russi hanno sempre avuto la smania di assicurarsi un “punto d’appoggio” su quel mare, altrimenti loro interdetto da barriere naturali, come gli stretti di Bosforo e Dardanelli, da sempre territorio turco, pertanto presidio della mezza luna, membro-NATO ed alleata di Washington.   Apro una breve parentesi: storicamente, tra russi e turchi non è mai corso buon sangue, fin dai tempi degli zar e dell’impero ottomano, e solo molto recentemente i due paesi mostrano di aver trovato un’improvvisa, quanto misteriosa, sintonia. Sulla base del trattato, Bashar-al-Assad, il rais di Damasco, ha acconsentito, in cambio di protezione dai confinanti nemici, a che Mosca si prendesse la libertà di spadroneggiare sulle coste siriane, al punto da piazzarvi addirittura parte della propria flotta navale. Gli americani hanno sempre guardato a questa realtà con disagio e apprensione, appoggiando, più o meno velatamente, l’opposizione interna, che, anche per motivi religiosi (la stragrande maggioranza del popolo è sunnita), mira a spodestare Assad (di fede sciita). Allorchè i ribelli sono stati affiancati dall’Isis (sunnita anch’essa, animata dall’utopia di un califfato che comprendesse Siria, Iraq,  magari Giordania, ed armata da Arabia Saudita e satelliti), è cominciato lo scontro, che oggi ha prodotto la distruzione di città millenarie (incluso il sito archeologico di Palmyra), la fuga in massa della popolazione civile, la morte per bombardamenti, gas, naufragio del rimanente di un popolo, un tempo prospero, ancorchè mai accomunato da sentimenti di nazionalismo, causa la divisione in tribù, nonché la presenza di minoranze influenti quali la curda. Che cosa avremmo dovuto aspettarci, in un quadro del genere? L’equazione si è compiuta, come era ovvio. Forze governative contro i ribelli… Putin in soccorso di Assad… Il che, per tutto ciò che si è appena detto, sottintende un nuovo, pericolosamente aspro, confronto Mosca-Washington, con nell’ombra le poco limpide realtà di una Turchia, un tempo opposta alla Russia, che ora flirta con essa…, ed un Iran, già nemico giurato degli americani, con i quali adesso sembra andare a braccetto. E Israele?? A Losanna ministri e diplomazie ci hanno provato a mettersi ad un tavolo, per mostrare un minimo di buona volontà d’intesa, sulla spinta, per altro fiacca, di un’opinione pubblica inorridita alle immagini di una Aleppo assediata ed in fiamme (l’EU, priva di autorità e di idee, paventa sanzioni contro i russi, abbaiando senza mordere, come sempre). Ma pare non siano riusciti neppure a scaldar le sedie.