VOLANTINAGGIO

CORRETTA TRADUZIONE


  Nella nostra lingua significa totale, intero, omnicomprensivo, d’insieme… Qualifica, dunque, una situazione abbastanza generica. Ecco perché ci è difficile comprendere l’accezione di globalizzazione nel suo intimo, abituati, come siamo, a tradurre alla lettera i vocaboli anglosassoni. Ma, in inglese, il termine global ha un significato estremamente preciso. Vuol dire mondiale, proprio del mondo, ma anche di tutto il mondo…, in tutto il mondo. Da esso, l’avverbio globally, traducibile con un a livello mondiale. Entrambi fanno capo a globe, sostantivo che identifica null’altro che questo mondo, il pianeta in cui viviamo. Vediamo, allora, che qui ogni traccia di genericità scompare, in favore di un concetto assolutamente specifico. Pertanto, la globalization, che a noi, un po’ per comodità… un po’ per effettiva difficoltà a convertire in maniera il meno possibile prolissa un vocabolo che per la concisa lingua inglese esprime da solo tutto ciò che deve esprimere…, fa comodo tradurre in globalizzazione, altro non è che l’azione di rendere qualcosa a portata di mondo, ossia   diffuso e fruito in tutto il mondo. Esempi ultraevidenti di globalizzazione sono -le regole che disciplinano il mercato del prestito bancario; -la diffusione dei social network; -la diffusione dei fast-food, quindi del cosiddetto cibo-spazzatura; -la delocalizzazione delle manifatture… Altri meno eclatanti: -la diffusione di prodotti (cellulari, smartphone, computers, pizza, kebap, nutella…); -la diffusione di format  televisivi; -la diffusione di usanze, un tempo locali, come halloween… o popcorn in secchielli al cinema… Circa l’esecrabilità di questo fenomeno rimando al post precedente.