VOLANTINAGGIO

SI PARLA DI VOTO


Sembra trascorso un secolo da domenica… La sensazione è di ritrovarsi improvvisamente trasportati in un’altra dimensione, piena delle prospettive e degli scenari più diversi, con un futuro politico-istituzionale tutto da inventare. Ma son solo scherzi dell’immaginazione, alimentati, in buona parte, dal solito chiacchiericcio televisivo, al servizio dello show piuttosto che della sostanza. La verità è che non siamo di fronte a nulla, ma proprio nulla…, che non sapessimo già o che non fossimo facilmente in condizioni di prefigurarci, mesi or sono. Si parla di voto. Bene. E’ lecito discuterne, perché di tale passaggio non è più pensabile fare a meno, oggi che la Costituzione si è salvata da biechi attentatori (mascherati da riformisti…) e ribadisce orgogliosamente il suo ruolo di garante della volontà del cittadino. Corre, tuttavia, l’obbligo di registrare che il voto referendario mostra la tendenza popolare esser ancora quella di sempre. Vota “sì” un Trentino, teutonico e degasperiano…; votano “sì” Emilia-Romagna e Toscana, tuttora incapaci di affrancarsi dalle tradizionali, ottuse e stantìe, idee comuniste, secondo cui il PD è vissuto ancora come un’emanazione del defunto PCI, che nel cuor loro sta (l’Umbria è lì lì…, quasi in parità, cvd)…; votano “no” le due grandi regioni del nord, abbarbicate alla Lega, e tutto il sud, perennemente sofferente. Forse, se volessimo attribuire un coefficiente di reale partecipazione emotiva a questo voto, è proprio il risultato del mezzogiorno che dovrebbe farci riflettere: un popolo che rifiuta le fritture e la solita questua elettorale. Ma, una volta superato il dilemma legato alla presunta riforma, la situazione, sul fronte del modo di esprimersi nelle urne, è ancora stagnante. La gente non sa fare il salto di qualità: ossia decidere, veramente con la testa, per il futuro del paese. Fino a che non si raggiunga un grado di maturità civica, tale da consentire di liberarsi dei vecchi preconcetti ed esprimere un voto proficuo per la governabilità, quindi finalizzato alla vittoria, pressochè plebiscitaria, di una formazione “vergine”, non collusa con la politica degli interessi personali, di bottega e della bramosia di potere, pertanto letteralmente e costruttivamente antisistema, saremo sempre a lambiccarci il cervello con le formule elettorali più arzigogolate ed inefficaci, perché la politica non cessi mai di ordire  trame, e la Corte Costituzionale di sventarle.