In a Silent Way

"Grande mago!"


Laudatis temporis actibus. La tv di una volta sì, che era una cosa seria. Anche quando faceva intrattenimento. Da ragazzetto c’erano un sacco di cose che mi piacevano in tv, e c’erano un sacco di personaggi per i quali stravedevo. Mi sono rimasti “dentro”, come si suol dire.Uno era Henry Salvador. Un altro, era Mac Rooney, il mago squinternato e surreale. Mi faceva impazzire. A me piaceva la vecchia tv.E poi una sera guardo Zelig e vedo arrivare un tizio, Martin Scozzese (! “grande mago!”) che rifà le gag di Mac Rooney, pari pari. Che tenerezza. E se Pino Campagna (“ci sei? sei connesso?”) rifà il Lino Banfi pugliese incazzoso (ormai, giustamente, un classico), sempre a Zelig, Rubens rifà Felice Andreasi, e intanto Bonolis rifà Sordi e Totò, e coi suoi siparietti fa sembrare Sanremo il vecchio (e glorioso) Studio Uno. Grande successo popolare. Chissà perché.Certo, la miglior tv è quella di Arbore, che più che rifare tutte insieme L’Altra Domenica, Cari amici vicini e lontani, Quelli della Notte e Indietro Tutta, fa dichiaratamente modernariato tv. (Magari la stessa mossa non riesce a Cochi e Renato, le cui esibizioni suonano fuori tempo massimo, anche se restano comunque su un altro piano rispetto a Maurizio Costanzo, la cui trasmissione al mattino ha un ritmo per cui potrebbe meglio essere intitolata “Mattinata al Geriatrico”, sottotitolo “Andiamo a trovare nonno”.)Non si inventa nulla, pare. O forse, la tv ha un suo linguaggio fatto di immediatezza, di leggerezza intelligente, ricalcata sul carattere dei suoi protagonisti – Arbore mette in scena se stesso, dopotutto, come fecero Nanni Loy, Lele Luzzati, e in fondo tutti coloro che fecero la miglior tv del passato. McLuhan sarebbe d’accordo con questa idea.Così, io non lo so se la tv attuale rappresenti lo Zeitgeist dei giorni nostri: il suo peggio, forse. Perché il meglio, quello sembra essere senza tempo.