Chi ha avuto la fortuna di incontrare Johnny Depp, sa che la parola chiave nel suo caso è “carisma”. Ha fatto miracoli, con la data di nascita che si ritrova, il 1963. Fosse venuto al mondo trent’anni prima, avrebbe trovato posto nell’olimpo dei selvaggi al fianco del suo amico Marlon Brando, con cui ha poi lavorato in Don Juan De Marco maestro d’amore e che ha diretto in The Brave – Il coraggioso. E avrebbe attraversato l’America on the road con il suo idolo Jack Kerouac, di cui raccoglie manoscritti e cimeli con passione folle, o con Hunter S. Thompson, inventore del “gonzo journalism” nell’Era dell’Acquario, di cui ha fatto un ritratto memorabile in Paura e delirio a Las Vegas. Fosse nato negli anni Quaranta, forse sarebbe stato uno dei protagonisti della scena pop-rock più trasgressiva insieme a personaggi tipo Iggy Pop, che ha poi conosciuto grazie a Emir Kusturica in Arizona Dream, o Keith Richards, a cui ha chiesto il permesso per modellare Jack Sparrow a sua immagine e somiglianza. Nato invece a Owensboro, Kentucky, nei primi anni Sessanta, Johnny Depp si è affacciato allo schermo – piccolo, troppo piccolo per lui – negli Ottanta con il serial 21 Jump Street, si è ritirato quasi subito nonostante le 10.000 lettere al mese che riceveva dalle sue fans, e quanto al carisma si è dovuto arrangiare, facendo i conti con un’epoca conservatrice, rifugiandosi davanti alla macchina da presa dei pochi registi allergici al mainstream, specializzandosi in personaggi spostati, dislocati sempre altrove, alle prese con realtà parallele, sdoppiamenti di personalità, dimensioni soprannaturali di vario genere. Per non parlare di trucchi e travestimenti, che di volta in volta funzionano su di lui come una seconda pelle: dal volto color gesso di Edward a quello insanguinato di C’era una volta il Messico, dal golfino di angora rosa di Ed Wood alla pelliccia di Dead Man, dagli abiti gotici di Il Mistero di Sleepy Hollow agli sgargianti completi da drag queen di Prima che sia notte, dalla collezione di occhiali Ray-Ban di Blow ai cappelli e alle t-shirt originali di Paura e delirio a Las Vegas, la filmografia di Depp è un paradiso per i cinofili feticisti. Lui esce indenne da qualsiasi cosa, con il gusto di essere sempre e solo se stesso. E solo a lui è riuscito di diventare un (anti)divo rifiutando uno dietro l’altro ruoli che al box office hanno fatto la fortuna di colleghi come Bad Pitt (Vento di passioni), Tom Cruise (Intervista col vampiro), Keanu Reeves (Speed).Anche il ruolo del pirata disneyano è stato trattato alle sue condizioni. Del resto, Jack Sparrow esisteva già: l’abbiamo intravisto qualche anno fa durante un incontro a Londra con l’attore in occasione della presentazione di Donnie Brasco. Dopo averlo ammirato sullo schermo nei panni di un agente FBI in incognito (e il vero agente Joe Pistone non riusciva a capacitarsi di tanta abilità “furtiva” e mimetica), ci si aspettava di vederlo “in abiti civili”, magari ancora vagamente ispirati al personaggio. Invece si presenta con una maglietta rossa a brandelli, anfibi ai piedi, dita coperte di anelli, capelli lunghi sciolti. Una specie di angelo sterminatore, un no global ante litteram, un moderno corsaro del cinema disponibile a ogni genere di incursioni fuori programma.
biografia di johnny depp
Chi ha avuto la fortuna di incontrare Johnny Depp, sa che la parola chiave nel suo caso è “carisma”. Ha fatto miracoli, con la data di nascita che si ritrova, il 1963. Fosse venuto al mondo trent’anni prima, avrebbe trovato posto nell’olimpo dei selvaggi al fianco del suo amico Marlon Brando, con cui ha poi lavorato in Don Juan De Marco maestro d’amore e che ha diretto in The Brave – Il coraggioso. E avrebbe attraversato l’America on the road con il suo idolo Jack Kerouac, di cui raccoglie manoscritti e cimeli con passione folle, o con Hunter S. Thompson, inventore del “gonzo journalism” nell’Era dell’Acquario, di cui ha fatto un ritratto memorabile in Paura e delirio a Las Vegas. Fosse nato negli anni Quaranta, forse sarebbe stato uno dei protagonisti della scena pop-rock più trasgressiva insieme a personaggi tipo Iggy Pop, che ha poi conosciuto grazie a Emir Kusturica in Arizona Dream, o Keith Richards, a cui ha chiesto il permesso per modellare Jack Sparrow a sua immagine e somiglianza. Nato invece a Owensboro, Kentucky, nei primi anni Sessanta, Johnny Depp si è affacciato allo schermo – piccolo, troppo piccolo per lui – negli Ottanta con il serial 21 Jump Street, si è ritirato quasi subito nonostante le 10.000 lettere al mese che riceveva dalle sue fans, e quanto al carisma si è dovuto arrangiare, facendo i conti con un’epoca conservatrice, rifugiandosi davanti alla macchina da presa dei pochi registi allergici al mainstream, specializzandosi in personaggi spostati, dislocati sempre altrove, alle prese con realtà parallele, sdoppiamenti di personalità, dimensioni soprannaturali di vario genere. Per non parlare di trucchi e travestimenti, che di volta in volta funzionano su di lui come una seconda pelle: dal volto color gesso di Edward a quello insanguinato di C’era una volta il Messico, dal golfino di angora rosa di Ed Wood alla pelliccia di Dead Man, dagli abiti gotici di Il Mistero di Sleepy Hollow agli sgargianti completi da drag queen di Prima che sia notte, dalla collezione di occhiali Ray-Ban di Blow ai cappelli e alle t-shirt originali di Paura e delirio a Las Vegas, la filmografia di Depp è un paradiso per i cinofili feticisti. Lui esce indenne da qualsiasi cosa, con il gusto di essere sempre e solo se stesso. E solo a lui è riuscito di diventare un (anti)divo rifiutando uno dietro l’altro ruoli che al box office hanno fatto la fortuna di colleghi come Bad Pitt (Vento di passioni), Tom Cruise (Intervista col vampiro), Keanu Reeves (Speed).Anche il ruolo del pirata disneyano è stato trattato alle sue condizioni. Del resto, Jack Sparrow esisteva già: l’abbiamo intravisto qualche anno fa durante un incontro a Londra con l’attore in occasione della presentazione di Donnie Brasco. Dopo averlo ammirato sullo schermo nei panni di un agente FBI in incognito (e il vero agente Joe Pistone non riusciva a capacitarsi di tanta abilità “furtiva” e mimetica), ci si aspettava di vederlo “in abiti civili”, magari ancora vagamente ispirati al personaggio. Invece si presenta con una maglietta rossa a brandelli, anfibi ai piedi, dita coperte di anelli, capelli lunghi sciolti. Una specie di angelo sterminatore, un no global ante litteram, un moderno corsaro del cinema disponibile a ogni genere di incursioni fuori programma.