Senza essere la Sibilla cumana, posso profetizzare con un buon margine di sicurezza che una delle tags ricorrenti di questo blog sarà maniacalità, nelle sue declinazioni linguistiche di “maniacalmente, maniaco e maniacale”: in effetti dei due post che ho scritto finora, sono entrambi nella categoria maniacalità. La colpa, in questo caso, è della mia amica Alberta, che adopera questo termine così spesso e così bene che dovrebbe chiedere il copyright: immagino che le faccia un uso così felice perché è una maniaca lei stessa. E poiché siamo amiche da più di dieci anni (ommioddio come vola il tempo; ma tanto sono ferma a 25 anni già da un po’: mi trovo bene lì, perché cambiare?), devo ipotizzare che sono una maniaca anch’io. Per questo, invece di farmi scoprire poco a poco, preferisco essere onesta e stilare un elenco parziale - perché in continua evoluzione- delle mie maniacalità o idiosincrasie che dir si voglia. Piccole cose che mi provocano una grande collera (in ordine sparso): - Gli orologi che fanno tic tac troppo forte; - Gli apparecchi che fanno bzzzz troppo forte ( televisione e stereo in standby, ma anche il portatile del mio colui); - Le seguenti espressioni: . Nel mio piccolo (grrrr, mi fa veramente incazzare),Piuttosto che usato come “oppure” e non come “invece di” (ma che senso ha?), . Nella misura in cui (sovente seguito da "ritengo che, si ritiene che..."; che misura? litri? chilogrammi? i pignalenti della Melevisione?). Comunque usato tre volte in quindici parole (es. i tronisti intronati di Maria de Filippi), - I tronisti intronati di Maria de Filippi ( tutti, senza eccezione alcuna); - Ogni cosa che sia aromatizzata al cocco (creme, dolci, abbronzanti), anche se il cocco in sé mi piace; - La cannella: praticamente è la mia cryptonite; - I piccioni di Napoli (che non sono pennuti come gli altri: i piccioni di Venezia stanno a quelli di Napoli come la banda Bassotti sta a quella della Uno Bianca); - Le traduzioni troppo letterali (tipo “she used to sit” tradotto come “usava sedersi” invece di “sedeva”); - La Biancaneve di Disney (santarellina e gatta morta che non è altro); - La puzza di sigaro, soprattutto negli ambienti chiusi (tipo il mio professore di inglese che fumava durante gli esami: chiunque abbia frequentato l’Orientale di Napoli sa di chi parlo); - I bambini che fanno i selvaggi nei treni e i genitori che li lasciano fare; - Chi non rispetta la fila alla posta ( e per questo vado alla posta con lo stesso spirito di un ultrà che va allo stadio: con la consapevolezza e il desiderio di fare a botte); - Fiona May (prima o poi le dedicherò un post per spiegare che il mio non è un odio razziale ma esclusivamente personale); - Paola Perego (e amo chi l’ha genialmente definita “Guardiana di oche”, cogliendone l’essenza); CONTINUA… Chi volesse contribuire può lasciare un commento: mi sarà di sicuro sfuggito qualcosa.
Delle idiosincrasie della webmater
Senza essere la Sibilla cumana, posso profetizzare con un buon margine di sicurezza che una delle tags ricorrenti di questo blog sarà maniacalità, nelle sue declinazioni linguistiche di “maniacalmente, maniaco e maniacale”: in effetti dei due post che ho scritto finora, sono entrambi nella categoria maniacalità. La colpa, in questo caso, è della mia amica Alberta, che adopera questo termine così spesso e così bene che dovrebbe chiedere il copyright: immagino che le faccia un uso così felice perché è una maniaca lei stessa. E poiché siamo amiche da più di dieci anni (ommioddio come vola il tempo; ma tanto sono ferma a 25 anni già da un po’: mi trovo bene lì, perché cambiare?), devo ipotizzare che sono una maniaca anch’io. Per questo, invece di farmi scoprire poco a poco, preferisco essere onesta e stilare un elenco parziale - perché in continua evoluzione- delle mie maniacalità o idiosincrasie che dir si voglia. Piccole cose che mi provocano una grande collera (in ordine sparso): - Gli orologi che fanno tic tac troppo forte; - Gli apparecchi che fanno bzzzz troppo forte ( televisione e stereo in standby, ma anche il portatile del mio colui); - Le seguenti espressioni: . Nel mio piccolo (grrrr, mi fa veramente incazzare),Piuttosto che usato come “oppure” e non come “invece di” (ma che senso ha?), . Nella misura in cui (sovente seguito da "ritengo che, si ritiene che..."; che misura? litri? chilogrammi? i pignalenti della Melevisione?). Comunque usato tre volte in quindici parole (es. i tronisti intronati di Maria de Filippi), - I tronisti intronati di Maria de Filippi ( tutti, senza eccezione alcuna); - Ogni cosa che sia aromatizzata al cocco (creme, dolci, abbronzanti), anche se il cocco in sé mi piace; - La cannella: praticamente è la mia cryptonite; - I piccioni di Napoli (che non sono pennuti come gli altri: i piccioni di Venezia stanno a quelli di Napoli come la banda Bassotti sta a quella della Uno Bianca); - Le traduzioni troppo letterali (tipo “she used to sit” tradotto come “usava sedersi” invece di “sedeva”); - La Biancaneve di Disney (santarellina e gatta morta che non è altro); - La puzza di sigaro, soprattutto negli ambienti chiusi (tipo il mio professore di inglese che fumava durante gli esami: chiunque abbia frequentato l’Orientale di Napoli sa di chi parlo); - I bambini che fanno i selvaggi nei treni e i genitori che li lasciano fare; - Chi non rispetta la fila alla posta ( e per questo vado alla posta con lo stesso spirito di un ultrà che va allo stadio: con la consapevolezza e il desiderio di fare a botte); - Fiona May (prima o poi le dedicherò un post per spiegare che il mio non è un odio razziale ma esclusivamente personale); - Paola Perego (e amo chi l’ha genialmente definita “Guardiana di oche”, cogliendone l’essenza); CONTINUA… Chi volesse contribuire può lasciare un commento: mi sarà di sicuro sfuggito qualcosa.