Signora mia

Delle Ya-Ya sisters


 Ieri sera, dopo aver cercato invano Il diavolo veste Prada – introvabile in tutti i videonoleggio di Napoli-, ho ripiegato su  I sublimi segreti delle Ya-ya sisters (titolo originale: The Divine Secrets of the Ya-ya sisters: per una volta i traduttori italiani non si sono sbizzarriti con traduzioni improbabili. Non perdonerò mai quello che ha tradotto The eternal sunshine of a spottless mind con Se mi lasci ti cancello).Non conoscevo le Ya-ya sisters, se non per qualche citazione nel mio amato telefilm delle Gilmore Girls (ovvero Una mamma per amica; ma non era meglio il titolo originale? scusate, chiudo qui la mia polemica con i traduttori). Mi ero fatta l’idea che fosse un film divertente e strampalato, un po’ sciocco. Mi sono dovuta ricredere. IN realtà la prima mezz’ora di visione ha confermato il mio pregiudizio. Prologo: negli anni ’40 quattro ragazzine fondano il club/società segreta delle Ya-ya sisters, e restano legate tra loro tutta la vita. La storia vera e propria comincia verso il 2000, quando tre  delle appartenenti alle Ya-ya, ormai ultra sessantenni ( tra loro ho riconosciuto solo Maggie Smith: un nome, una garanzia), partono in missione per far riappacificare la quarta componente, Vivi con sua figlia Sidda ( interpretata da Sandra Bullock). Le due hanno litigato a morte perché Sidda, autrice teatrale, ha rilasciato un’intervista molto dura nei confronti della madre, che si jmostra subito come un personaggio eccentrico.Nella prima parte del film dunque ci sono queste tre deliziose, inappuntabili vecchiette del vecchio Sud americano che drogano Sidda e la rapiscono, per portarla in una casa isolata dove le raccontano la storia di sua madre. Tutto questo si svolge mentre le tre vecchine preparano Bloody Mary fin dalle otto del mattino e non smettono di bere finchè sono tutte sdraiate a terra. Mai viste senza un bicchiere tintinnante di cubetti di ghiaccio in mano – compresa Vivi, la madre di Sidda, che anche mentre si scioglie in lacrime trova la forza per correggere il proprio cocktail-Insomma, all’inizio sembra un film buffo su tre vecchiette svaporate e ubriacone che raccontano alla figlia della quarta la loro giovinezza alla Via col Vento, tra balli, servitù di colore e fidanzati romantici.Ben presto però, nei flashback che si susseguono, la storia di Vivi diventa molto più tragica e complessa. Senza anticipare troppo, vi dico che Vivi ( che da giovane è interpretata da Ashley Judd, bella oltre ogni dire) è una persona fragile, che si ritrova con un marito che non ama e con quattro figli verso i quali si sente inadeguata, fino al punto di fuggire per proteggerli da se stessa. Ci sono delle scene tremende, in cui però Vivi non viene mai percepita come un mostro, Senza anticipare troppo, vi dico che ho pianto come una fontana in più occasioni, per poi ridere due minuti dopo con le impagabili vecchine. Insomma, una belle storia di donne per donne dove si ride, si piange e ci si emoziona. Perché questo è un vero film da femmine: visione vietata a chi non ha visto un milione di volte Fiori d’acciaio, Piccole Donne e Orgoglio e pregiudizio e si è emozionata ogni volta.In ogni caso però, il film è fortemente consigliato a chi voglia imparare a fare un buon Bloody Mary.