Signora mia

Degli abitanti delle vetrine


Qualche giorno fa, di ritorno da un giro per le strade chic di Napoli, mi sono scoperta agitata e cupa. Non riuscivo a capire perché: non avevo speso cifre folli, non avevo comprato nessuna giacca che in negozio sembrava meravigliosamente cangiante e a casa si rivelava uguale ad una carta di caramella, non avevo nemmeno fatto la solita lite con una commessa della Sisley. Alla fine ho capito: non è lo struscio su via Chiaia a darmi tensione, non sono le zuffe per l’ultimo maglione in saldo. Quello che mi fa paura quando vado per negozi sono i manichini.
Quando ero piccola i manichini erano dei pupazzi a grandezza naturale sui quali i negozianti infilavano i vestiti che intendevano mostrare ai clienti. Punto.Con il passare del tempo sono diventati degli oggetti fetish, che con il loro solo aspetto ti spiegano l’intera politica di marketing del negozio.Per esempio nei negozi low cost i manichini non ci sono proprio: i vestiti sono attaccati con spilli sulle pareti della vetrina, per la serie “Paghi così poco questo vestito che non possiamo perdere tempo a infilarlo su un manichino”.Nei negozi che sono o si ritengono chic - dalla Stefanel in su, per intenderci- i manichini ci sono, ma non sono banalmente in vetrina. No, esporre un vestito agli occhi dei non paganti sulla strada è così cheap. I manichini vanno disseminati per
il negozio: seduti su una  poltrona, adagiati su una chaise longue, in agguato dietro una colonna. Non ho capito se l’intento sia di farli passare per clienti chic o di mettere paura ai clienti veri, con me in genere succede la seconda ipotesi. Inoltre i manichini dei negozi chic hanno un’inquietante caratteristica: sono più magri dei manichini dei negozi medi. L’ho sperimentato personalmente: la vita di un manichino di Zara è più larga di quella di un manichino Stefanel. Non parliamo di quelli Armani: nella vetrina di via Calabritto a Napoli hanno direttamente abolito la terza dimensione. Qual è il messaggio? Se hai abbastanza soldi per permetterti un mio vestito puoi permetterti anche un personal trainer per entrarci dentro?Poi ci sono i manichini dei negozi trendy. Quelli mi fanno più paura di tutti: hanno i capelli verdi, sparati in testa o acconciati tipo rasta, fanno linguacce
mostrando il piercing alla lingua, stanno in pose quanto meno scomode. Piùà il negozio è trendy, più la gestualità è esasperata: nella vetrina più modaiola di Napoli (il negozio si chiama qualcosa tipo “Vortice “ o “Inferno”) i manichini, che sembrano arrivare direttamente da un rave, sono nell’eloquente posizione un tempo definita “dell’ombrello”. Anche in questo caso mi chiedo quale sia il messaggio: cliente adolescente e pieno di soldi, se entri sono ca**i tuoi anche se paghi 100 euro una t shirt di cotone che ne vale 5?I manichini che proprio non riesco a guardare però sono altri. Si trovano di solito nei negozi di intimo, ma non solo: anche in un’insospettabile vetrina Marella ti trovi a tradimento, sotto un sobrio scialbo maglione di cachemire grigiolino, un manichino con i capezzoli inturgiditi.Non li capisco proprio, non li reggo: ma che senso hanno? Qual è il messaggio? Che se metti quel maglione avrai freddo? O che indossare quel reggiseno pieno di lustrini ti irriterà irreversibilmente i seni? O che quella canotta di lycra ti porterà in un eterno stato di eccitazione sessuale anche alla vista di un bidello ultrasettantenne con la gotta?Non so quale ipotesi sia la peggiore. Nel dubbio, timorosa del freddo così come del prurito e della ninfomania, compro solo vestiti indossati da manichini frigidi.E voi?