Signora mia

Del gusto per la cultura


Nel lungo ponte del primo Maggio il Ministero dei Beni Culturali ha organizzato varie attività per promuovere il patrimonio artistico italiano: musei aperti, biglietti al costo simbolico di 1 euro, eventi speciali.Meno male che c’erano queste iniziative, perché, almeno a Napoli, ha piovuto quasi ininterrottamente  giusto il 30 aprile e il 1 maggio, per la disperazione dei gitanti già pronti con il paniere e la teglia di lasagne.Così una massa di gente – me compresa- si è riversata nei musei. Il primo maggio sono andata con la mia fida compagna di avventure Antonella al Museo Archeologico Nazionale di Napoli. Un luogo pieno di meraviglie dell’antichità, che consiglio a tutti, tranne che nei giorni a ingresso gratuito o quasi.Il museo era zeppo di gente: e questo in sé non sarebbe un male, non fosse che sì e no un quarto dei presenti era interessato a quello che vedeva. Il restante 75% si accontentava di ciabattare di qua e di là con sguardo vacuo. Il momento più intenso è stato raggiunto al primo piano, nelle sale di solito più
visitate, dove si trovano i mosaici di Pompei e l’affascinante Gabinetto Segreto: nato nell’800 come deposito dei reperti a tema erotico, sottratti alla vista della gente per bene, è poi stato recuperato e aperto al pubblico. Ci sono dipinti tolti dalle pareti del lupanare di Pompei (una sorta di catalogo per far scegliere ai clienti), affreschi molto espliciti, una statua di un satiro che si accoppia con una povera capretta. Soprattutto, ci sono falli: tantissimi, grandi, piccoli, dipinti nell’eloquente affresco del Gladiatore che combatte contro il suo fallo, attaccati a venditori di focacce, a sé stanti.Visitando le due salette, anche se razionalmente sai che sono reperti legati ad una forte simbologia religiosa di fertilità e protezione dalle forze oscure, ad un certo punto ti scappa comunque una risatina. Anche se sei adulto e vaccinato.  Se non lo sei, non dovresti entrare nel Gabinetto segreto: lo dicono un cartello all’ingresso e il buon senso. Invece ho visto uscire da lì maschietti e femminucce di età inferiore ai 12 anni con delle espressioni notevoli: in genere le bambine erano rosse e in preda a risolini, mentre i maschietti viravano più sul bianco e avevano lo sguardo perso nel vuoto, forse chiedendosi “Ma com’è possibile che fossero così grandi mentre io...”. Prevedo, in un paio di casi, anni di psicoterapia che si sarebbero potuti evitare portando i pargoli a vedere le mummie, invece che falli di 50 centimetri. Il peggio però è stato - almeno per me - vedere le sale dei preziosi mosaici, piene di cartelli “Non toccare”, invase da gente che vi passava sopra le dita con fare distratto. In particolare c’era un tizio alto e grosso, perfettamente sferico, in maglietta rosa shocking, che si poggiava su qualunque superficie, comprese le colonne ricoperte di mosaici. Io ero impegnata a maledire il suo grasso sudore palmare che corrodeva quello che era sopravvissuto a oltre venti secoli di storia, quindi mi sono persa la sua lettura di una didascalia, fortunatamente registrata da Antonella:“Amò, senti, questo qua è il mosaico di Diòniso con pàntera...”
Pàntera.Tipo il léone, ma senza criniera. Non ci posso ancora credere.     PS. Tornata a casa morta di stanchezza e vagamente choccata per il delirio della giornata al museo, ho sfogliato il giornale, scoprendo che mi ero persa molti eventi interessanti  nel mio amato Cilento natìo.
Per esempio, a Padula (che in realtà è nel limitrofo Vallo di Diano), dove si trova la Certosa più grande d’Europa, hanno pensato bene di valorizzare lo straordinario edificio tenendo al suo interno non una banale mostra, non un’obsoleta rappresentazione teatrale, ma nientedimeno che un torneo di scopone scientifico. Immagino la ressa di spettatori – e non sto scherzando-.A Paestum, sede di un importante sito archeologico con tre templi greci e di un bellissimo museo, hanno avuto un’idea ancora più geniale. Prendendo spunto dalle manifestazioni del tipo “Salerno a porte aperte”, in cui è possibile visitare monumenti in genere chiusi al pubblico, a Paestum si sono inventati il ben più consistente CASEIFICI A PORTE APERTE: eccezionalmente, il primo maggio è stato possibile accedere a tre caseifici, con visita guidata e degustazione. Il giornalista sottolinea poetico: Straordinario il gusto della ricotta. Non farò banali domande retoriche, del tipo “ Ma che senso ha andare a visitare un caseificio, dove puoi entrare tutti i giorni?”. Mi limiterò a sospirare, pensando che noi cilentani abbiamo un innato gusto per la cultura.