Signora mia

Della magica e corazzata atmosfera di Natale


Fin da bambina, non non ho mai sentito particolarmente le feste. Natale, Capodanno, S. Valentino mi dicono poco; ma, tutto sommato, sono contenta che ci siano.Quello che sento, anzi patisco, è l’isteria collettiva che si scatena intorno a queste occasioni. Passi per le luci, che mettono allegria. Anche se le lampadine
che addobbano il centro di Salerno consumano l’equivalente del fabbisogno energetico di un piccolo Stato africano..Passi per la pubblicità, perché musichine natalizie e fiocchi di neve sono assai graziosi. Anche se la prossima volta che vedo lo spot della Vodafone, dove Hilary Blasi decora casa con l’illuminazione pubblica di tutto il Burkina Faso, giuro che passo a Tim.Passi per i film di Natale in tv: una palata di neve e buoni sentimenti non fa male a nessuno. Anche se sto scrivendo una lettera minatoria a Mediaset, in cui giuro di abbettere i ripetitori di tutto il Sud se trasmettono di nuovo Fantaghirò.Ma ogni volta che vado nel centro di Napoli (ovvero tutti i giorni o quasi) mi chiedo: ma dov’è nascosta nel resto dell’anno tutta questa gente?Non ho ancora capito perché, ma a dicembre a Napoli non si cammina più: si naviga in un oceano di folla.Non mancano mai:– Turisti. Di solito anziani, spesso stranieri. Sempre numerosissimi. Sfilano per le
stradine del centro seguendo la povera guida sfigata di turno, che per farsi vedere, invece del solito ombrello alzato, sfoggia un cerchietto con corna di renna. Trottano ammirati per San Gregorio Armeno, la celebre strada dei presepi. Ma, mi chiedo, se ci sono 1.500 persone nello stesso momento nella piccola strada, chi si potrà fisicamente fermare a comprare un pastorello, una capanna, una gallina per il presepe?Capitolo a parte per quelli in pellegrinaggi al negozio dell’artigiano più furbo di Napoli: espone pastori che raffigurano  personaggi famosi. Accanto a Totò, Pulcinella e Maradona, ormai classici quanto il bue e l’asinello, ci sono Bossi, Di Pietro, Berlusconi e compagnia bella. A ogni ora del giorno c’è un capannello di gente che guarda e commenta le ultime creazioni. Che, per inciso, costano un’enormità. Io, a uno che spende 200 euro per la statuina scosciata di Michela Brambilla toglierei la patria potestà.– Bambini. Chi si lamenta della scarsa natalità italiana, faccia un giro nei dintorni del Disney Store di via Roma e cambierà idea all’istante. Non ho capito perché, ma in questo periodo sbucano bambini ovunque. Dove li terranno nascosti negli altri 11 mesi?I pargoli sono divisibili in 2 sottocategorie:a) Semoventi. Di solito sono in gita (e qui si ripropone il dilemma: perché giusto adesso, e non quando il clima è più mite e la città meno intasata?). Spesso sono piuttosto piccoli, e camminano in fila per due tendosi per mano. A prima vista sembrano deliziosi: poi ti rendi conto che formano un serpentone urlante di due chilometri. Nel vortice di “Maeeeestra ho fame! Maeeeeestra fa freddo! Maeeestra ho fatto cadere un pastore dalla bancarella! Maeeestra voglio comprare quello!” non riesci a sentire nemmeno i tuoi pensieri. Ed è un bene, perché inducono al  reato.b) Carrozzati.Ovvero in carrozzina, più spesso in passeggino. Povere stelle, loro non hanno colpa di niente. Stanno piazzati lì mentre la mamma li usa come ariete per farsi largo tra la folla.Se i bambini semoventi mi danno fastidio, quelli carrozzati mi terrorizzano. Già, perché i passeggini di oggi sembrano dei
SUV. Altissimi, ruote giganti, carrozzeria blindata; spesso hanno tre ruote, due dietro e una avanti, utilizzata dalla mamma– pirata della strada per incunearsi meglio tra la folla. E guai a trovarsi sul suo cammino: la mamma carrozzata non ha rispetto di niente e di nessuno. Ho visto vecchiette spiaccicate sull’asfalto, una lunga striscia di pneumatici che tatuava innumerevoli volte sulla loro schiena la parola “Chicco”.c) Regalanti. Ovvero chi vaga disperato alla ricerca di un regalo di Natale. Mi si può obiettare che il 95% della gente di questi tempi va in giro per regali. I regalanti però si distinguono subito, perché è chiaro che ne farebbero volentieri a meno. Fissano a lungo le vetrine senza vederle: ti pare di sentire stridere le rotelline nel loro cervello  mentre cercano di ricordare: “ Ma alla mia amante ventunenne ho regalato già lo scavazucchine?”. Li vedi aggirarsi smarriti nei negozi di intimo pensando: “Mia suocera avrà già un reggiseno leopardato?”. Si buttano sulle bancarelle di ogetti etnici intorno alla chiesa di Santa Chiara e acquistano compulsivamente: una kefia per la figlia fighetta; un bracciale di rame per la moglie che si aspetta un brillante di 6 carati; un disco in vinile per il figlio ipertecnologico; una bottiglia di liquore al cioccolato per il collega a dieta.E se sotto l’albero troverete queste o altre mirabilia, non dite che non vi avevo avvertito. I regalanti sono tra noi. Più spesso, siamo noi.