Signora mia

Del legame tra gli uomini della mia vita


Dedicato a Scarlet84, che mi ha dato l’ispirazionequi.Da Piccola Donna cresciuta in un matriarcato assoluto, ho un amore speciale per i pochi uomini che mi sono accanto: mio padre e il mio fidanzato. Due persone molto diverse tra loro, e di cui non potrei mai fare a meno.La conoscenza tra loro è ancora superficiale: mio padre appare burbero e il Colui ne ha un po’ soggezione; le occasioni di incontrarsi sono state poche. Ma sono sicura che quando supereranno la reciproca diffidenza si troveranno bene insieme: guardano gli stessi pallosissimi programmi televisivi (Passepartout, la famiglia Angela, Ballarò  e via dicendo), si appassionano alla politica, snobbano lo sport e ricordano bene latino e greco. Si intenderanno a meraviglia, ne sono sicura. Soprattutto perché, oltre a condividere l’interesse per alcuni argomenti, sono accomunati da una passione più profonda, che coinvolge ogni fibra del loro essere uomini e stimola il loro istinto di protezione e paternità: la Fiat Cinquecento. In famiglia la Cinquecentuzza blu di mio padre è una sorta di quarta figlia (per la precisione è la primogenita, visto che è arrivata prima di me). Come ho già raccontato qualche post fa, nulla rende più felice mio padre che salire sul suo trabiccolo, tirare le leve dell’aria, mettere in moto e partire per il vasto mondo a non più di 40 km orari.Quando è brutto tempo ci piove dentro, i fari fanno la luce di un moccolo di candela, gli sportelli non si chiudono, la capote si apre a tradimento, non ci sono le cinture di sicurezza: quisquilie, rispetto alla gioia di essere proprietario di una Cinquecento. Al mio fidanzato brillano gli occhi quando ne vede un esemplare per strada, e troppe volte mi ha chiesto: “Ma secondo te tuo padre a quanto me la venderebbe?”. La risposta è stata sempre la stessa: “Amore, temo che preferirebbe cederti me. Ti dovrai accontentare”. Al che è subentrata una nuova richiesta: “ Ma dici che tuo padre me la fa guidare?” Inutile spiegargli che lui nella Cinquecento sembrerebbe Pippo nella macchina di Topolino. E’ arrivato a propormi: “Magari tolgo il sedile anteriore e mi siedo dietro”. A questo punto mi sono arresa. I bambini e i pazzi non si ostacolano, si assecondano. Non sono sicura di quale sia la sua categoria, ma, nel dubbio, non lo contraddico. Qualche tempo fa il Colui mi ha molestato con molte domande tecniche sulla Cinquecento: cavalli, partenza, doppietta. Io non ho mai guidato quell’automobilina e conosco meglio le istruzioni per la macchina del cappuccino. Per accontentarlo, ho girato le questioni a mio padre, che mi ha risposto con aria di sufficienza e ha chiosato con condiscendenza: “Bah, c’è gente a cui interessano queste cose tecniche…”.E ha attaccato a parlare delle virtù della Cinquecento, per venti lunghissimi minuti. Ho raccontato quest’episodio al Colui, con l’intento di sorridere insieme della mal dissimulata debolezza di mio padre verso quella caffettiera su ruote. Alla fine del mio aneddoto  segue una lunga pausa. Dopo un minuto lui mi dice febbrile: “Quindi, che ti ha detto esattamente della Cinquecento?”.Ho provato di nuovo la sensazione che mi assale quando  parliamo di quella macchinetta: il sospetto che lui stia con me per arrivare a lei. E la delusione perché lui ancora non ha capito che non ci riuscirà mai.