Dopo aver lavorato per anni solo con donne, da qualche tempo ho ripreso a frequentare il genere maschile in ambito professionale. Professori universitari, assistenti e studenti, caporedattori e direttori di giornale, addetti stampa e politicanti, giornalisti e intervistati: l’altra metà del cielo mi si svela ogni giorno, carica di sorprese. In generale, dopo anni di tortuose frequentazioni con femmine suscettibili, degli uomini apprezzo la linearità nei rapporti professionali. Con una certa sorpresa però, mi sono resa conto che anche i più insospettabili nascondono una certa dose di maschilismo dietro atteggiamenti mondani e dichiarazioni giurate di devozione alla causa femminista.Io, reincarnazione di una suffragetta, all’inizio mi sono un po’ turbata. Ma, qualche travaso di bile dopo, mi sono resa conto che i vantaggi di avere a che fare con un benevolo, dissimulato patriarcalismo sono superiori agli svantaggi (mobbing, molestie, scarsa stima professionale): - Si risparmia. I criptomaschilisti non concepiscono che una donna paghi una consumazione. Calcolando un caffè al giorno e un pranzo/cena alla settimana, sono circa 80 euro risparmiati al mese, 960 in un anno. Soldi prontamente investiti in manuali di teoria femminista.- Si lavora di meno. Il coordinatore di un progetto universitario cui sto collaborando ha dato a lungo per scontato che io sapessi a malapena accendere un computer. Immensa sorpresa quando, in una situazione di emergenza, ho rivelato di conoscere alcuni programmi di cui il suo fido assistente - maschio- ignorava l’esistenza. Conclusione: ora devo lavorare molto di più. Più considerazione o meno fatica? Io non ho dubbi in proposito, da quando ho perso una puntata di Desperate Housewives per completare una parte del progetto che spettava al cosiddetto “tecnico”. - Si ottengono con facilità certi risultati. I gentiluomini del Sud Italia, con i loro modi galanti e garbati, rivelano di considerare le donne inoffensive. Di conseguenza, tendono a fidarsi. Qualche tempo fa, il mio caporedattore al Papersera mi ha commissionato un’intervista alla fam
Dei vantaggi del maschilismo
Dopo aver lavorato per anni solo con donne, da qualche tempo ho ripreso a frequentare il genere maschile in ambito professionale. Professori universitari, assistenti e studenti, caporedattori e direttori di giornale, addetti stampa e politicanti, giornalisti e intervistati: l’altra metà del cielo mi si svela ogni giorno, carica di sorprese. In generale, dopo anni di tortuose frequentazioni con femmine suscettibili, degli uomini apprezzo la linearità nei rapporti professionali. Con una certa sorpresa però, mi sono resa conto che anche i più insospettabili nascondono una certa dose di maschilismo dietro atteggiamenti mondani e dichiarazioni giurate di devozione alla causa femminista.Io, reincarnazione di una suffragetta, all’inizio mi sono un po’ turbata. Ma, qualche travaso di bile dopo, mi sono resa conto che i vantaggi di avere a che fare con un benevolo, dissimulato patriarcalismo sono superiori agli svantaggi (mobbing, molestie, scarsa stima professionale): - Si risparmia. I criptomaschilisti non concepiscono che una donna paghi una consumazione. Calcolando un caffè al giorno e un pranzo/cena alla settimana, sono circa 80 euro risparmiati al mese, 960 in un anno. Soldi prontamente investiti in manuali di teoria femminista.- Si lavora di meno. Il coordinatore di un progetto universitario cui sto collaborando ha dato a lungo per scontato che io sapessi a malapena accendere un computer. Immensa sorpresa quando, in una situazione di emergenza, ho rivelato di conoscere alcuni programmi di cui il suo fido assistente - maschio- ignorava l’esistenza. Conclusione: ora devo lavorare molto di più. Più considerazione o meno fatica? Io non ho dubbi in proposito, da quando ho perso una puntata di Desperate Housewives per completare una parte del progetto che spettava al cosiddetto “tecnico”. - Si ottengono con facilità certi risultati. I gentiluomini del Sud Italia, con i loro modi galanti e garbati, rivelano di considerare le donne inoffensive. Di conseguenza, tendono a fidarsi. Qualche tempo fa, il mio caporedattore al Papersera mi ha commissionato un’intervista alla fam