Signora mia

Della sindrome Io-ti-salverò


La scorsa settimana ho trascorso alcuni giorni a Salerno, a casa del Colui ammalato. Il mio fidanzato non è uno di quegli uomini che se hanno la febbre a 38 fanno testamento, ma mi ero resa conto che stava male, e ho deciso di dargli una dimostrazione pratica della formula “In salute e in malattia”– hai visto mai che poi si convinca a recitarla in apposita sede –.  L’ho trovato a letto, con la febbre quasi a 40, debole e assonnato. Nell’istante in cui i miei occhi si sono posati su di lui, che bruciava di febbre e brividi, la mia personalità latente di infermiera si è improvvisamente manifestata. Poi ho saputo che il fratello ventenne, che lo stava assistendo, aveva pensato bene di preparagli a pranzo una cosina leggera e adatta a un malato: risotto alla pescatora. A quanto pare, era anche un po’ piccante. A questa notizia sono stata completamente posseduta da
Candy Candy (per le mie lettrici più giovani, è l’infermiera protagonista dell’omonimo cartone animato strappalacrime): latte caldo, tachipirina, coperte, controllo della febbre ogni pochi minuti. Lui, sepolto dalle coperte, mi guardava frastornato, un po’ per la temperatura rovente, un po’ per lo stupore di vedermi così servizievole – di solito, se mi chiede di andargli a prendere un bicchiere d’acqua, gli riassumo tutta la storia del movimento femminista –. A sera sembrava star meglio, ma alle 3 di notte si è svegliato: febbre altissima, brividi. Scottava da morire. Anche dopo la tachipirina, non migliorava. A quel punto ho cominciato a preoccuparmi: come potevo farlo stare meglio?Mi sono rivolta a Candy Candy, e ho fatto bene, perché mentre la invocavo  ho avuto una visione: cartone animato giapponese, protagonista a letto, fanciulla innamorata di lui che gli mette una pezzuola bagnata in fronte. Ho recuperato una striscia di tessuto e ho cominciato a bagnargli la fronte. Tra un’applicazione e l’altra dormivo, dal momento che quando mi ero svegliata per assisterlo ero in piena fase R.E.M, e mi bastava chiudere gli occhi per continuare il mio sogno esattamente dove l’avevo interrotto. L’applicazione di pezze bagnate gli ha dato sollievo, e finalmente ci siamo rimessi a dormire.La mattina dopo stava ancora male, al punto che ha anche smesso di misurarsi la febbre ogni 15 minuti come il giorno precedente. Sono andata a fare la spesa e, girando tra gli scaffali alla ricerca di cibi adatti a un maschio ammalato e uno sano (Colui e fratello) ho avuto una rivelazione: io faccio la spesa da femmina. Panini integrali, latte scremato, yogurt magro, sofficini, una mousse come massima botta di vita. Ho avuto un’altra visione in cui cognato e fidanzato mi tiravano dietro, uno alla volta, i panini di soia e mi riempivano i capelli di pastina.Ho telefonato al Colui nel panico: cosa mangiano gli uomini?Rimediato il pranzo in qualche modo, sono tornata alla mia attività infermieristica. La giornata è trascorsa tranquilla, ma a sera mi sono resa conto che lui stava ancora male: ha guardato con me Questa è la mia terra 2  senza muovere obiezioni.Il giorno dopo, finalmente la febbre si è abbassata. Come effetto immediato del miglioramento, il mio amore è diventato 
intrattabile: antipatico, lagnoso. Ha lasciato il letto con la leggerezza con cui Nosferatu lascia la propria bara e si è palesato al mondo, lamentandosi del fatto che:–        era malato (ma va’, non me n’ero mica accorta);–        misurarsi la febbre non lo divertiva più (anche le cose più meravigliose perdono effetto dopo la milionesima volta);–        aveva bisogno di una doccia (e non aveva torto). Visto che stava meglio, l’ho lasciato solo un paio d’ore per andare a sbrigare alcune commissioni, e quando sono tornata (dopo aver mancato la fermata dell’autobus ed essermi fatta 3 km di lungomare a piedi, ma questa è un’altra storia) l’ho
trovato che leggeva avidamente Wookieepedia, ovvero l’enciclopedia online delle creature pelose di Star Wars. Indecisa se prenderlo come un segno di miglioramento o peggioramento, ho evitato di approfondire l’arogomento, gli ho preparato un altro pranzo da malato, gli ho mentito sull’urgenza di una doccia e l’ho compatito un po’. Rabbonito dal trattamento, è ritornato mansueto.Quando ha cercato di convincermi a certe pratiche, argomentando che lo faceva anche Candy Candy ma in Italia hanno censurato le scene, ho capito che stava decisamente meglio e mi sono decisa a tornare a Napoli. Arrivata a casa l’ho chiamato per avere aggiornamenti e la Candy Candy che era ancora in me ha avuto un mancamento: per festeggiare la febbre a 37 e mezzo il fratello stava preparando salsicce e fagioli. A questo punto mi sorge un dubbio: e se a suo tempo,  invece di spiegarmi la faccenda di api e fiori, mi avessero preparato al fatto che gli uomini al posto dello stomaco hanno un’impastatrice, non avrei affrontato meglio il mondo?