Per un esame alla SIS ho preparato una tesina sull’identità di genere – argomento inaspettato per chi conosce i miei interessi–. Ho cominciato con Orlando, il personaggio di Virginia Woolf che nasce cavaliere e un bel giorno si risveglia donna, e sono finita a parlare di Barbie. Della mia bambola preferita sapevo vagamente che era stata oggetto di contestazioni, perché rappresenterebbe un modello femminile stereotipato. Facendo ricerche ho scoperto che è un miracolo se a contatto con lei non sono diventata un’oca integrale o, al contrario, una virago che odia ogni simbolo di femminilità.Povera Barbie, additata come un mostro, un modello fuorviante. Io non capisco tanto livore nei suoi confronti. L‘hanno accusata di indurre all’anoressia con il suo vitino da vespa, al punto che la Mattel ha dovuto allargarle il punto vita. Io da bambina ero piuttosto ingenua, ma non così cretina da non capire che una Barbie è una Barbie, e tutte le Barbie si somigliano, mentre una donna vera è una donna vera, e ognuna è diversa dall’altra. L’hanno tacciata di sessismo, perché un modello del 1992 (introvabile, non si trova più nemmeno sul catalogo ufficiale) parlava, dicendo tra le varie frasi: “La matematica è difficile”, perpetuando così lo stereotipo delle ragazze negate per le materie scientifiche. Qualcuno mi dimostri che la matematica è facile, grazie. Io non credo di essere negata per la scienza, ma ho avuto come professore di matematica un pover’uomo, ex-ingegnere, che era finito a insegnare perché, con i suoi calcoli sbagliati aveva fatto crollare un palazzo. Ditemi voi se non ho fatto meglio a dimenticare quel poco che ci ha insegnato, per sicurezza.Hanno accusato Barbie di dare informazioni false
Di bambole e vita vera
Per un esame alla SIS ho preparato una tesina sull’identità di genere – argomento inaspettato per chi conosce i miei interessi–. Ho cominciato con Orlando, il personaggio di Virginia Woolf che nasce cavaliere e un bel giorno si risveglia donna, e sono finita a parlare di Barbie. Della mia bambola preferita sapevo vagamente che era stata oggetto di contestazioni, perché rappresenterebbe un modello femminile stereotipato. Facendo ricerche ho scoperto che è un miracolo se a contatto con lei non sono diventata un’oca integrale o, al contrario, una virago che odia ogni simbolo di femminilità.Povera Barbie, additata come un mostro, un modello fuorviante. Io non capisco tanto livore nei suoi confronti. L‘hanno accusata di indurre all’anoressia con il suo vitino da vespa, al punto che la Mattel ha dovuto allargarle il punto vita. Io da bambina ero piuttosto ingenua, ma non così cretina da non capire che una Barbie è una Barbie, e tutte le Barbie si somigliano, mentre una donna vera è una donna vera, e ognuna è diversa dall’altra. L’hanno tacciata di sessismo, perché un modello del 1992 (introvabile, non si trova più nemmeno sul catalogo ufficiale) parlava, dicendo tra le varie frasi: “La matematica è difficile”, perpetuando così lo stereotipo delle ragazze negate per le materie scientifiche. Qualcuno mi dimostri che la matematica è facile, grazie. Io non credo di essere negata per la scienza, ma ho avuto come professore di matematica un pover’uomo, ex-ingegnere, che era finito a insegnare perché, con i suoi calcoli sbagliati aveva fatto crollare un palazzo. Ditemi voi se non ho fatto meglio a dimenticare quel poco che ci ha insegnato, per sicurezza.Hanno accusato Barbie di dare informazioni false