Signora mia

Life-Pod


Ieri ho letto un racconto di Gabriele Romagnoli, in cui lo scrittore immagina un oggetto inutile e indispensabile: un LifePod. Un I-Pod che contiene sequenze di tutta la nostra vita. Per i più sfigati, scrive
Romagnoli, il Life Pod è nero, bloccato e contiene solo una settimana; per gli altri, c’è la possibilità di rivivere un certo numero di esperienze. E’da ieri che penso a che cosa vorrei mettere nel mio LifePod se, poniamo, avessi cinque possibilità di scelta. Cosa vorrei rivivere ogni mattina in cuffia, mentre vado a prendere l’autobus? E’ una scelta più difficile di quanto possa sembrare. Inserire nella mia life-playlist la sera in cui cui io e il Colui ci siamo messi insieme è troppo facile, e diventerebbe stucchevole:  alla decima volta in cui rivedo lui che mi bacia e io che lo mando via di casa sconvolta non mi intenerirei più, al massimo mi seppellirei nel primo buco nell’asfalto. Il mio primo bacio in assoluto? Anche no, grazie, una disgustosa sensazione di bagnaticcio che mi risparmierei volentieri.Vorrei rivivere successi personali? Ma proprio no: la gioia che ho provato all’epoca quando ho vinto il concorso di dottorato si è ampiamente trasformata in yogurt greco lasciato al sole. Il ricordo più intenso che ho di quando sono stata premiata per un mio racconto, momento per me di ampia gloria, è il pulsante dolore ai piedi serrati in scarpe nuove: sensazione che posso rivivere ogni volta che voglio, senza bisogno di Life Pod.Insomma, mi sono scervellata e ho tirato le somme. Delle due l’una: o la mia vita è veramente povera di eventi speciali, o, per come sono fatta, preferirei rivivere a comando momenti brevi, allegri e semplici. Possibilmente replicabili. Perciò, nella mia life-playlist mettererei:1.      Quando la mia cuginetta di neanche tre anni mi comandò imperiosamente di metterle una maglia e io replicai: “ Solo se mi dici la parola magica”. Volevo che mi chiedesse di farlo “per favore”, naturalmente. Lei mi guardò sinceramente stupita, ci pensò un po’ su e poi, con un filo di voce e l’espressione perplessa cominciò a cantare “Salagadulamegicabulabibidibodidibù…”.  2.      Il weekend a Lucca con il Colui alcuni anni fa. Un fine settimana di pioggia ininterrotta: le scarpe erano pozze d’acqua, i vestiti inzuppati, i capelli in condizioni pietose. Ma non sono mai stata così bene. 3.      Quando, ventunenne, ho ritirato una targa al premio organizzato da un mio amico, spacciandomi per la ragazzina di tredici anni che ne era la legittima vincitrice. A quanto pare, la sua presenza era indispensabile: infatti figuro nelle foto ufficiali della manifestazione, come l’alunna di una scuola media abruzzese.  4.      La sensazione di Beirut che mi gira intorno: quando ci sono stata era ancora la Parigi del Medio Oriente, sfavillante, rimessa a nuovo e con
una movida da fare invidia a Madrid. Dopo una serata trascorsa a bere Cosmopolitan mi sono ritrovata barcollante nell’aria fresca della notte libanese, a reggere per il braccio un norvegese alticcio. 5. Questa è la posizione di una traccia che deve ancora essere suonata. La aggiornerò al momento giusto. Rileggendomi, temo di essermi appena inventata una catena, anzi, un carosello. Qualcun altro vuole raccontare cosa c’è nel proprio Life-pod?