Signora mia

Dei cafoni virtuali


            La tecnologia contemporanea consente di metterci in contatto con chiunque, in qualunque momento. Non so come si potesse lavorare prima che inventassero le e-mail con gli allegati, o  avere una vita sociale prima degli SMS.Il miglioramento della possibilità di comunicare ha comportato, di riflesso, l’aumento della maleducazione tra interlocutori. I cafoni virtuali fanno diverse cose, aiutati dalle nuove strumentazioni.Prima, se volevi chiamare qualcuno, gli telefonavi a casa e basta. L’altra persona alzava la cornetta ignara di chi fosse
dall’altro lato. Ora che su telefoni fissi e cellulari compare il numero del chiamante è spesso uno squillare a vuoto, perché chi dovrebbe rispondere si nega, e il 90% delle volte non richiama. D’altro canto, si è diffusa l’abitudine sparagnina di fare un solo squillo e aspettare di essere richiamati, per risparmiare i soldi della telefonata. Passi se questa tecnica è usata tra fidanzati, o tra genitori e figli: ma quando a farlo, e abitualmente, è il tuo caporedattore, significa o che al giornale lo pagano troppo poco (ma comunque più di te che ci lavori gratis) o che lui è imparentato con zio Paperone.         Quasi tutti ormai lavorano via e-mail: preparano documenti, articoli, foto e quant’altro e lo spediscono all’indirizzo del destinatario, per evitare di andare di persona a consegnare il materiale. Buona educazione e buon senso suggeriscono che il destinatario mandi tre parole di risposta (ricevuto-grazie –ciao; ricevuto-orrendo-spàrati) per confermare di aver avuto il
materiale. I tre quarti delle volte questo non accade, e di solito la mancanza di risposta è direttamente proporzionale all’importanza del materiale inviato. Così, il mittente è posto davanti a due scelte: o manda un’altra mail al destinatario per sapere se è tutto a posto (ma visto che non ha risposto alla prima, si degnerà di rispondere alla seconda?), o gli telefona – nei casi più gravi va di persona–. Una volta braccato, alla domanda “Allora hai ricevuto quel file urgnte spedito due giorni fa?” il destinatario sgranerà gli occhioni e risponderà con un tono tra l’infastidito e lo sconcertato per la banalità della questione: “Ma ovviamente; se non mi fosse arrivato te l’avrei fatto sapere!”.         Fuori dal lavoro si cerca di avere una vita sociale (beato chi ci riesce). Per questioni di rapidità sempre più spesso si mandano SMS, e-mail o si lasciano messaggi off-line su Messenger. E altrettanto spesso il destinatario non risponde, nemmeno a una domanda esplicita: (“Ci vediamo domani sera? Domenica andiamo a pescare cozze?”). Intanto il tempo passa,
arrivano giorno e ora dell’appuntamento proposto e tutto tace. Di solito, a meno che non sia davvero importante, non si insiste, e si prende il silenzio come un implicito, cafonesco “No, perché me ne frega così poco di quello che proponi, che nemmeno ti rispondo”.Molto spesso, quattro giorni dopo il nome dell’amico desaparecido appare nella lista delle e-mail ricevute. Alzi un sopracciglio e pensi “Alla fine si è degnato di rispondere…”. Apri la lettera, e abbassi il sopracciglio: non è indirizzata a te, ma a tutta la rubrica dell'(ormai ex) amico; non contiene neppure una parola di scusa, ma un link a un video su Youtube, per assistere all’imperdibile spettacolo del suo gatto che vomita.