Signora mia

Di una Marmotta e di una Piccola Donna (I parte)


Martedì 27 Maggio. Ho appuntamento con Fayaway, la marmotta giornalista, per un’intervista. E’ la prima volta che incontro dal vivo una blogger di Libero (in teoria è la seconda, ma l’altra volta non ho riconosciuto la persona con cui avevo appuntamento); mi sembra un po’ curioso dare un volto a qualcuno che finora è stato un’arguta pagina online. Mi chiedo se Fayaway sarà come la immagino: alta, bruna e con un sorriso un po’ sarcastico; mi chiedo soprattutto se riuscirò a riconoscerla tra il via vai di persone. So che avrà jeans
ascellari e una borsa felina. Mentre cerco di figurarmi una borsa felina, vedo avvicinarsi una ragazza: ha una grande borsa con su dei gattoni. A poca distanza appare una dottoranda che conosco da anni, e che non vedo da gennaio. Che combinazione. La ragazza dalla borsa felina in verità non ha proprio una faccia sconosciuta e cammina troppo vicino all’altra: non sono arrivate insieme per caso. Sono arrivate insieme perché si conoscono, e perché io conosco ENTRAMBE: all’improvviso recupero dal fondo del cervello il viso di Fayaway, incontrata proprio in compagnia della comune amica. Sono andata a conoscere una persona che conosco già. Anche Fayaway mi scruta e ripesca la mia faccia: intanto C., la comune amica, ride. Superato lo sconcerto iniziale, Fayaway e io ci accomodiamo scoprendo di avere una carovana di conoscenze comuni, tra cui una sua terribile compaesana, una ricercatrice baffuta e un orientalista emigrato. Chiacchieriamo, lei mi racconta qualcosa della sua infanzia americana e di Mamma Marmotta; poi ci ricordiamo che l’intervistata sarei io e cominciamo.Fayaway: In che modo mi hai corrotto per ottenere quest’intervista?Jo: Promettendoti meraviglie. La prima è già avvenuta: al nostro primo incontro scopriamo di conoscerci già…Tu sei una delle rarissime blogger che mi ha vista dal vivo: sono come mi immaginavi? Molto diversa?Sei esattamente come ti immaginavo. Anche perché ti conoscevo già dalle descrizioni sul blog. Ma in quest’intervista non dovevamo parlare di me?Giusto. Riguardo al blog, posso capire i desideri di gloria che ti hanno spinto ad aprirne uno, ma perché hai scelto come piattaforma proprio Libero?Perché ho un istinto innato che mi trascina verso le cose sfigate. Oltre che dall’avida lettura di DipiùTV, da cosa ricavi gli spunti per comporre un post?Ma DipiùTV contiene tutto: le foto di maschietti a torso nudo che cucinano, le rubriche di sessuologi dove non si scrive mai la parola “sesso”, i congiuntivi volanti… è una fonte inesauribile di ispirazione. E quando chiudo le sue preziose pagine, mi piace osservare cose e persone. La realtà offre più della fantasia, e con minor dispendio di energie.Descriviti durante la stesura di un post: posizione, espressione, abbigliamento, ambientazione, sottofondo musicale.Quando scrivo a Napoli, sono alla mia scrivania, su una sedia che in teoria sarebbe da ufficio: rotelle, altezza regolabile eccetera. In realtà la mia padrona di casa l’ha comprata dal rigattiere del rione Sanità, quindi l’unica regolazione possibile è quella che obbedisce alla legge di gravità. Mentre scrivo il sedile si abbassa progressivamente sotto il mio peso, e alla fine di un post lungo mi
ritrovo con le mani all’altezza degli occhi, nella tipica posizione del gobbo di Notre Dame. In Cilento di solito scrivo accovacciata su una poltrona del salotto buono, cercando di finire prima che mia madre mi scopra. Per questo ci sono post pù brevi di altri. L’espressione è di rapita concentrazione, sia che si parli di violenza sulle donne che di punti neri.L’abbigliamento ha due versioni: quella invernale prevede rigorosamente il pigiama di pile (antistupro, completa Fayaway al volo); quella estiva può variare, purchè ci siano maglie grandi, slabbrate e con un vissuto. La mia preferita ha stampati su un cuore e uno stetoscopio e la scritta Cardiologists do it with heart, dono di un’amica che all’epoca era studentessa di medicina e ormai sarà primario. L’ambientazione è la mia stanza 2x3 metri quadri di Napoli, o il salotto buono di cui sopra. Il sottofondo è di solito RDS, o mia madre che predica.Sappiamo che hai un portatile un po’ sfigato e che mangi tanto yogurt; di’ la verità, hai mai scritto mentre ti trovavi assisa in der vaso? Quale post?Appartengo all’esigua minoranza etnica che trascorre in bagno il minor tempo possibile: mai trattenuta abbastanza a lungo da aprire Word. E il mio portatile non è sfigato, solo diversamente fortunato: è sopravvissuto a cose che avrebbero fatto fuori due computer! Faccio furtiva un gesto scaramantico.Di quale blog esistente – o non – desideresti essere l’autrice o co-autrice?Sei dico il tuo sono troppo smaccata? Fayaway mi saetta con lo sguardo. Lo prendo per un sì.Cosa pensi di Kemper? Delle Bigbabol? Delle ArabeFelici?Oddio, mi vuoi far passare guai? Dunque…non conosco le Bigbabol; sul blog delle Arabe Felici ci sono post molto belli, ma in generale non amo la provocazione a tutti i costi. Kemper mi è cordialmente antipatico come blogger, perché fa il giro di Libero copincollando lo stesso commento off-topic che invita a visitare il suo blog, senza nemmeno leggere il post del blog di turno, che parli di lutti familiari o di pesci rossi. Adesso mi devo aspettare qualcuno sottocasa?Ma no, al massimo ti banna, come ha fatto con me. Ah, ok. E’ sempre una soddisfazione essere bannati, dimostra che esisti e sei antipatica.  Mostrerai mai una tua foto – almeno parziale – sul blog? O continuerai a lasciare che i lettori ti immaginino come un ibrido tra una donnina dell’800 e una fricchettona arabist…?La seconda, la seconda!!!!Hai mai fatto fantasie erotiche su un tuo lettore o un altro blogger?Oddio, no! La Rete è così rilassante proprio perché incorporea, chi me lo fa fare di dare corpo ai nickname?Quando chiuderai il blog?Ogni tanto ci ho pensato, in questo periodo.Gasp!Aspetta…. ora ho pochissimo tempo per aggiornarlo, infatti non rispondo sempre ai commenti e non pubblico più di un post a settimana. Poi sta aumentando il numero di lettori che mi conoscono: mi sento meno libera. E a volte la veste di leggerezza che io stessa ho dato al blog mi va stretta. Ma non credo che riuscirei a chiuderlo davvero: ci tengo troppo.                                - Continua nel post precedente -