Signora mia

Dei bei tempi andati


Da sempre ricordo come caratteristica dei piccoli luoghi di vacanza la tendenza dei villeggianti (e soprattutto delle villeggianti) a farsi i fatti altrui: nelle mie memorie non si era davvero in vacanza se la mamma non passava almeno mezz’ora a rispondere alle domande dei vicini di casa o di ombrellone. In genere erano interrogatori fini a se stessi: l’impicciona di turno voleva solo saperne di più su chi aveva accanto, e al massimo cercava elementi per sentirsi in qualche modo superiore e godersi di più la vacanza. Il fatto che mia madre non avesse figli maschi ha rallegrato diverse mamme di teppisti nel corso degli anni, e la notizia che in casa nostra non si dava la cera ogni giorno ha portato all’estasi diverse signore devote all’olio di gomito sui pavimenti.Per abitudine continuo a pensare che sia così, e qualche giorno fa ho avuto modo di controllare la validità di questa teoria.Ero al mare dai miei; la stanza in cui dormivo – insieme a un’odorosa cassetta di pesche mature, ma questa è un’altra storia – affaccia su un balcone, che è poco distante da quello dei vicini. Io ero schiantata sul letto a leggere, mia madre era sul nostro balcone, e la nostra vicina, una signora sui 65 anni, era sul suo. La vicina  attacca discorso con mia madre, e subito si arriva al capitolo figli. Io, sempre spalmata sul letto, ascolto questa conversazione:(Vicina) - Signora, tenete figli?(Mia madre) – Sì, ho tre figlie.(Vicina) – TRE figlie FEMMINE?(Mia madre, chiedendosi quale parte della parola “figlie” rechi ambiguità sul fatto che le suddette siano femmine) – Sì.(Vicina) – E quanti anni hanno?(Mia madre) – La prima ha 29 anni (la vostra Jo, ndr), la seconda 25, la terza 21.(Vicina) – Ah che belle figliole.  E che fanno?(Mia madre) – La prima lavora (parole grosse, ndr), le altre due studiano.(Vicina)  – Ah che brave figliole. E sono fidanzate?(Mia madre, vagamente a disagio sotto il fuoco di domande) – Beh, la prima sì, le altre due non saprei.(Vicina) – Ma quindi la prima è fidanzata ufficialmente?(Mia madre, irritata più che a disagio) – Sì.(Vicina)– Quindi non è sposata?(Mia madre, chiedendosi quale parte della parola “fidanzata” rechi ambiguità sul mio stato civile) – No.(Vicina, con voce sospirosa) – Vostra figlia si vuole sposare presto?(Mia madre, chiedendosi perché continua a risponderle) – Vedremo.(Vicina, ancora più sospirosa) – Eh, ventinove anni è l’età giusta per sposarsi; se no, vostra figlia quando vi fa un nipotino?(Mia madre, che comincia a formulare una scusa per andarsene)– Speriamo presto.(Vicina, con voce casuale) – Sapete perché, signora, io vi darei il numero di mio figlio che affitta macchine per accompagnare le spose; ha Mercedès, Ferrari (una sposa in Ferrari? Ndr), tutte quelle macchine eleganti lunghe lunghe, pure scoperte… Vostra figlia se vuole fare un bel matrimonio c’ha bisogno della macchina! E mio figlio sta qua per questo! Voi permettete che vi do il numero, signò?(Mia madre, dopo alcuni secondi di silenzio) – Ehm, sì, dopo vediamo, signora scusate mi squilla/mi suona la pentola a pressione/il telefono… arrivederci, eh?Insomma, ho assistito a una conversazione su di me credendo che la vicina volesse malignare sulla figlia zitella della signora della poera accanto E invece, il terzo grado non era finalizzato a sapere i fatti miei, ma a fare pubblicità all’attività del figlio. La signora sembrava una ficcanaso, in realtà faceva pubbliche relazioni.Ci sono restata male: non ci sono più le impiccione di una volta.