dodecalogue

Myanmar


30.012.007 Come sensibilizzare gli imbecilli che tra una puntata dell'isola degli stronzi e una seduta d'ignoranza potrebbero trovarsi a riflettere su di un problema a loro del tutto oscuro: la Birmania. Quale il modo per cercare d'attirarne l'attenzione, la sensibilità? Una breve quanto furba disquisizione sui fatti, tanto furba da avvicinarli lentamente, con "le buone" mi verrebbe da dire, a temi che il loro misero quotidiano ignora. La notizia diventa tale quando il tema trattato è degno di attenzione dei più e quando questa, l'attenzione dei più, ne viene catturata con strategie adatte, tali da fare arrivare a capire anche al re degli stolti che, ad esempio, la pena di morte è uno scempio (anche se Berlusconi andrebbe ucciso senza processo), che sono ancora troppi gli stati che in nome della democrazia ne massacrano altri, magari gli stessi a cui hanno venduto armi sino al giorno prima per aiutarli a combattere in nome della democrazia. Che sono troppe le stupidaggini sentite e ancora da sentire sulla debolezza del governo che cade o che cadrà, e che l'uomo responsabile di ciò se la ride perché porta a compimento il suo progetto: modificare una legge che il popolo stesso volle grazie a un referendum (strumento questo simbolo di vera democrazia) e che lo portò a goderne appieno con una maggioranza blindata, facendo sì che, della stessa forza, non ne avrebbe usufruito la coalizione a lui opposta che, causa la sua contingente impopolarità, avrebbe vinto di sicuro. Perdere sì, ma vincendo. Fare capire che il potere, talvolta, può soltanto servire a rafforzare se stessi. Io sono dell'opinione che i media (e chissà che un blog non si possa farlo rientrare nella categoria) debbano formare i cittadini: alla politica, all'arte, alle regole del vivere civile. Ma questa è solo utopia prolissa. Vedete? La gente come me, la gente come noi, annoia. E, ahimé, si annoia. Dinanzi al prevedibile, dinanzi al tutto uguale, sempre e dovunque.