Creato da julietjolie il 24/07/2008

Casa di nonna

Tessere il futuro col filo dei ricordi.

 

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25 Settembre 2016

Post n°552 pubblicato il 26 Agosto 2018 da julietjolie
 

Amatrice delle genti

Guardo le case. Sono case giovani e moderne. A prima vista non sembrano danneggiate, poi abbasso lo sguardo ed è come quando disegnavo le sezioni degli edifici. Posso vederne l'interno. Sembra che la mano di un gigante abbia spinto lateralmente i piani superiori fino a che i ferri dei pilastri non hanno ceduto piegandosi, strappandosi, uscendo allo scoperto. Arriviamo all'incrocio davanti al parco. Storditi. Sembra di essere dentro un film di quelli del filone catastrofico che andava di moda qualche anno fa. Parcheggiamo davanti al camper di una Assicurazione e chiediamo informazioni per raggiungere la scuola ai vigili urbani. Di Roma. Ne sanno meno di noi e ci mandano dove è stato allestito il Comune. Tre gentili ragazze sorridendo ci offrono un caffè fumante da un thermos. Hanno una pettorina con una scritta, qui quasi tutti hanno una pettorina colorata con scritto sopra qualcosa. Questo dovrebbe aiutarci a orientarci per chiedere alla persona giusta quello di cui abbiamo bisogno. Noi abbiamo bisogno di sapere come si arriva alla scuola e poi, se abbiamo fortuna, parlare con il Sindaco. Visto quanto è stato difficile in questo mese parlare con chicchessia sono intimamente convinta che faremo un buco nell'acqua e un viaggio a vuoto. Chiediamo alle ragazze del caffè, che sono di un movimento studentesco, ma non sono di qui e più che scaldarci il cuore con il loro sorriso ed il caffè non possono fare. C'è tanta gente che aspetta. Non serve prendere il numero, a nessuno salterebbe in testa di passare avanti senza rispettare il proprio turno. Rispetto e dignità. Un gigantesco carabiniere con la pettorina rossa ci "adotta" e gentilmente si informa per permetterci di vedere il sindaco ma anche lui non sa indicarci la strada, viene da Napoli. Dato che l'attesa si protrarrà a lungo ci consiglia di andare intanto alla scuola. Andiamo a chiedere informazioni per raggiungerla nel tendone bianco all'interno del parco dove sono state allestite molte tende delle varie associazioni ed enti. Chiediamo ad un gentilissimo e impegnatissimo signore... di Torino, poi ad uno... di Milano. Alla fine vedo una bella donna con la divisa della polizia che ha un viso familiare e finalmente lei sa indicarci come arrivare alla scuola. Dietro i palazzi lesionati vicini al parco si intravede quello che resta di una casa, uno dei tanti tetti ormai posti al piano rialzato sopra quel pochissimo che resta di due piani di casa. Mi meraviglio che muri e solai occupino così poco posto, una volta crollati. Poco più in là sotto un altro tetto così, sono morti la zia e i cuginetti dei miei nipoti.
La scuola è un allegro arcobaleno ma non basta un pò di colore per tornare alla normalità.
Parliamo con una insegnate, poi con un'altra che infine ne chiama una terza. Spieghiamo e rispieghiamo perchè siamo lì e cosa dovremmo fare tra qualche giorno proprio in quella scuola. Il nostro "contatto", il referente e vicepreside con cui a maggio avevamo organizzato tutto, non è più in quell'istituto scolastico, la segreteria non è ad Amatrice ma diversi chilometri più in là, fortunatamente sulla strada del ritorno. Ci passeremo dopo, penso. Abbiamo già ottenuto i permessi ma sembra che dobbiamo ricominciare tutto da capo.
Torniamo ad Amatrice, mi sento scoraggiata. Solo la mia testardaggine può farmi pensare che sia possibile tornare qui per una giornata a raccontare a questi ragazzi ed ai loro insegnanti e genitori la fatica che fa ogni giorno chi ha un disturbo specifico dell'apprendimento. Penso che gli psicologi che in una riunione  qualche giorno fa mi hanno detto di lasciar perdere tutto perchè in questo momento lì hanno altro a cui pensare, hanno ragione. Ma cancellare questa giornata dal calendario degli incontri mi fa male: è come se cancellassi quei ragazzi, quella città.
C'è un altro motivo per cui ci tengo così tanto, quella scuola sarebbe stata quest'anno la scuola di un bambino con queste difficoltà, quel bambino ora è un angelo. Glielo devo, a lui ed a tutti i bambini speciali come lui.
Ho dentro la testa tutto questo mentre guardo stordita il carabiniere che ci invita ad entrare. Non può essere vero che siamo davanti al Sindaco e gli stiamo raccontando quello che vorremmo fare. In questi giorni ho visto tanti abbracci di questo "gigante" in televisione ma proprio non mi aspettavo che finisse con lui e Romeo abbracciati e commossi fino alle lacrime. Non abbiamo ancora fatto niente ma andiamo via accompagnati dai  tanti "grazie" che senza alcun merito da parte nostra ci hanno detto. Ripercorriamo la strada nel bosco. Scoprirò poi che è la strada che non c'è perchè non è riportata su nessuna mappa o carta, si vede solo una sottilissima traccia bianca nel bosco quando guardi quei posti con Google earth.
Quando  riprendiamo la strada del mare verso casa ho una strana sensazione, mi sembra di essere uscita da un brutto sogno, di essere tornata alla realtà, alla normalità.
A me bastano pochi minuti per tornare alla vita di sempre ma per tutta la gente di Amatrice, di Accumuli e di Arquata chissà quanti mesi e anni ci vorranno per tornare ad una vita che non sarà mai più quella di sempre.

 

Commenti al Post:
Amatrice delle genti
 
CiaoGi_57
CiaoGi_57 il 28/09/16 alle 11:09 via WEB
Ammirevole la dedizione che metti nella tua/vostra "missione" per aiutare i bambini speciali. Ti ammiro davvero tanto Juliet
 

 

 
 
 
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